SENEGAL – OLANDA 0-2: PROVE GENERALI DI CALCIO TOTALE.

Analisi del Match:

La storia delle storie in questo Mondiale quella di Louis Van Gaal, illustrissimo erede della tradizione olandese, illuminato architetto della tattica posizionale, esteta del gioco, razionalista geometrico e spinoziano, freddo alchimista della ricerca e della massima espressione calcistica…

Tutto questo oltre al palmares da sogno, grazie ad una carriera passata in patria tra AZ, Ajax e Nazionale maggiore per poi spostarsi in Catalogna(come da copione già scritto) e infine il magistero istituito in Baviera, delineano i tratti di un vero e proprio maestro di questo Sport.

Seguì però il buio da parte sua a fronte del divorzio amaro con il Man United; per cinque anni Van Gaal si tenne lontano dalle panchine, annunciando il ritiro prematuro, sintomo di chi dal calcio sembrava aver avuto abbastanza.

Poi la chiamata irrinunciabile della Federazione Orange lo convince definitivamente a rimettersi alla guida della Nazionale, per la terza volta a settant’anni, in vista della spedizione mondiale in Qatar, con una qualificazione ancora da ottenere.

Durante i gironi qualificatori non sono mancate le polemiche con al centro un Van Gaal che rompeva definitivamente il dogma della difesa a quattro, passando ad un sistema con tre centrali; un Van Gaal, dunque, costretto a “trapattonizzarsi” per far fronte alle lacune lasciate da un deludente Frank de Boer.

Nulla di più falso invece:

affrontate a dovere le qualificazioni, l’Olanda si ripresenta ai campionati del mondo più Orange che mai(pregi e difetti da intendersi) chiamata a riscattare le dolorose partecipazioni mancate ad Euro 2016 e a Russia 2018 e l’eliminazione subita agli ottavi di Euro 2020 per mano di una modesta Repubblica Ceca.

Motivazioni ulteriori arrivano dallo stesso Van Gaal, costretto durante il suo esemplare lavoro in panchina, a lottare contro un brutto male, dal quale aveva tenuto tutti all’oscuro, spogliatoio compreso, preferendo il silenzio e la riservatezza nella preparazione dell’avventura in Qatar con un sapore da ultimo ballo della sua straordinaria carriera.

Ad attendere l’Olanda nel primo Match un Senegal che promette insidie, nonostante la mancanza di Sadio Manè, grazie alla vivacità degli attaccanti e alla fisicità complessiva dell’organico.

Come allenatore l’esatta controparte del tecnico di Amsterdam, ossia Aliou Cissé:

25 anni in meno, condotta della gara energica, sempre a bordo linea pronto a dispensare richiami e indicazioni a mo’ di urlacci, dreadlock sfoggiati al di sotto del cappellino, abito in tuta di felpa e sneakers; da ormai diverse stagioni un’istituzione alla guida dei Leoni della Teranga, che a discapito dell’apparente carattere istintuale e confusionario ha saputo offrire un’organizzazione notevole alla compagine senegalese, come dimostrato dalle due finali di Coppa d’Africa disputate di fila, coronate con il successo nel 2021.

La gara risulterà infatti da subito ostica, difficile a sciogliersi, con un palleggio che va via via peggiorando da parte delle due squadre, nonostante le occasioni a freddo avute dall’Olanda, a seguito di due grandi costruzioni, sciupate però entrambe.

La formazione schierata da Van Gaal appare quasi inintelligibile, che oltre ai soliti tre centrali e due quinti vede un solo centrocampista puro, l’immancabile Frenkie de Jong, accompagnato in mediana da Berghuis, solitamente schierato nella linea di trequarti all’Ajax, con il longilineo esterno Gakpo agente dietro le due punte Bergwijn e l’inaspettato Vincent Janssen,  riscoperto dopo anni anonimi al Tottenham e in Messico, ora in forza all’Anversa.

Il match continua a scendere di qualità dopo i primi minuti, con estemporanee fiammate dei senegalesi, che beneficiano dell’intraprendenza di Ismaila Sarr e di Boulaye Dia, fulmineo numero 9 della Salernitana, e del laterale Sabaly.

Impegnato un paio di volte Andries Noppert, estremo difensore degli Orange, schierato anch’esso a sorpresa, con ottime risposte fornite.

La costruzione olandese è ostruita in particolare da Idrissa Gueye, ex PSG, mastino a tutto campo messo all’inseguimento dei palleggiatori della retroguardia.

Un De Jong a luci ed ombre è invece lo specchio della gara condotta all’Olanda:

Principesco nella conduzione della sfera, troppo superficiale a volte nello smistarla, bisognoso forse di ritrovare brillantezza a seguito dei malumori accusati in maglia blaugrana.

La sfida a distanza preannunciata era quella tra Van Dijk e Koulibaly, i due colossi militanti in Premier League sono di fatto risultati entrambi padroni delle proprie linee difensive, come testimoniato dall’efficacia dei contrasti e duelli arei completati, con  il risultato che conseguentemente è rimasto inchiodato sullo 0-0 fino all’ottantacinquesimo, anche grazie all’inconcludenza dei rispettivi reparti offensivi.

La chiave di volta arriva all’ultimo con lo stesso De Jong che con una parabola perfetta premia l’inserimento di Gakpo, giocatore fino a quel momento più vivace all’interno della manovra olandese, libero di svariare e spesso ricercato come uomo principale in fase di rifinitura.

Caso vuole che lo stesso giocatore, incaricato di battere i calci d’angolo nonostante statura notevole (1.93 m), abbia trovato il gol proprio di testa, colpendo di nuca e trafiggendo un colpevole Mendy, reo di un’uscita a vuoto.

Il match si chiude all’ultimo minuto di un voluminoso recupero, su un altro intervento maldestro del portiere in forza al Chelsea sul quale si avventa  il subentrato Klassen, mezzala duttile a cui mai è mancato il fiuto del gol.

Anche Van Gaal può esultare, per la prima volta scioglie l’espressione algida alzandosi dalla panchina e festeggiando un risultato d’avvio importante.

2-0 un parziale forse ingeneroso per la compagine africana, che paga due incertezze del suo estremo difensore, dopo aver resistito degnamente per quasi tutta la partita.

Il gruppo di Cissé è certo di ripresentarsi contro alla prossima con il sangue agli occhi, orfano della propria stella e con un eliminazione sulle spalle, quella ai gironi del 2018 che ancora grida vendetta.

Dunque dalla prima uscita degli Orange si evince che anche in Olanda il prezzo dell’energia è aumentato, con il rischio di pagare care le intermittenze di una squadra che sembra condurre il gioco a corrente alternata. Quel che è sicuro è che, sia pur con degli enigmi da risolvere, il potenziale per una cavalcata trionfale sia in mano loro, offrendoci uno spettacolo che da troppo tempo manca alle grandi competizioni Nazionali, il tutto nel segno del loro stratega e condottiero Van Gaal, l’olandese più olandese di tutti.

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