Nonostante il pronostico favorevole al Brasile, sono proprio i verdeoro a venir estromessi dal Mondiale per mano di un’ordinata, semplice ed efficace Croazia. Nei tempi supplementari a sbloccare la partita ci pensa una giocata del ritrovato Neymar (in campo dal 1’), a cui risponde Bruno Petkovic a pochi minuti dallo scadere. La lotteria dei rigori dà ragione ai croati: comincia il tripudio a scacchi biancorossi, la Croazia è in semifinale.
Il racconto:
All’Education City Stadium, i 90 minuti, nel loro complesso, riserbano poche emozioni. Un primo tempo bloccato, in cui nessuna squadra ha voluto correre rischi. Tendenzialmente potremmo archiviare i primi 45’ riassumendoli in: soluzioni individuali per il Brasile e ripartenze in contropiede per la Croazia. Le squadre mantengono un assetto corto e compatto. Vinicius e Neymar tentano d’illuminare il match ma i verdeoro sembrano manovrare con un po’ di sufficienza.
Nel secondo tempo è ancora il Brasile a fare la partita: Neymar e Paquetà impegnano più volte Livakovic. Il portiere croato, tuttavia, conferma la strepitosa prestazione andata in scena agli ottavi contro il Giappone. Per la Croazia il più pericoloso è sempre Ivan Perisic, trascinatore indiscusso della sua patria. Folate sporadiche delle due compagini, tanta intensità in campo, le due fazioni rispondono colpo su colpo. Gli ultimi istanti del match sono caratterizzati da un asfissiante forcing verdeoro, con Eder Militao che sfiora il gol decisivo a pochi minuti dal termine dei tempi regolamentari.
Squadre stanche, la Croazia cerca di beffare un Brasile stremato. Rigida e contratta la manovra sudamericana, tanti sprechi. Troppo spesso è mancata lucidità nell’ultimo passaggio, sia da un lato che dall’altro.
Verdetto rimandato ai supplementari. L’andazzo è sempre lo stesso: Brasile arrembante, Croazia attendista. Le squadre si dilatano e si creano più spazi: la Croazia sfiora il gol in due occasioni, ma è il Brasile a sbloccare la partita. Ci pensa un’invenzione di Neymar sul finale del primo tempo supplementare. Il numero 10 brasiliano chiede l’uno-due prima a Rodrygo (subentrato al posto di Vinicius) e poi a Paquetà. Questa giocata apre un varco nella difesa avversaria in cui O’ Ney si infila, scarta Livakovic e deposita in rete. È un soffertissimo 1-0 per il Brasile.
La Croazia, però, non si arrende. La formazione di Dalic riparte a trazione anteriore con l’inserimento di Vlasic e Petkovic nei 90’; Maier, Budimir e Orsic nei supplementari. Intensità, fisicità e velocità. Innesti che, da un lato, garantiscono centimetri e dinamismo alla manovra; dall’altro, rischiano di essere troppo offensivi andando a rovinare la stabilità difensiva che aveva contraddistinto la Croazia per l’arco dell’intero match.
A conti fatti, vanno elogiati Dalic e i suoi cambi. È proprio Orsic, al 117’, ad involarsi sulla fascia sinistra e mettere al centro un pallone delizioso per Petkovic, il quale calcia in rete e – complice una deviazione di Marquinhos – beffa Alisson: punteggio fissato sull’1-1.
Lo scontro Perisic – Antony è il più acceso di tutta la partita; nervi tesi tra i due che sono rivali anche in Premier League con le rispettive maglie di Tottenham e Manchester United. Proprio da uno dei loro battibecchi, nasce l’ultima punizione per il Brasile. Dopo una serie di rimpalli, spreca Casemiro da buona posizione calciando addosso a Livakovic: nulla di fatto.
Il quarto di finale viene dunque deciso dagli undici metri, nei quali la Croazia prevale. Decisiva la parata di Livakovic su Rodrygo ed il palo colpito da Marquinhos. I croati in gol, nel seguente ordine: Vlasic, Maier, Modric ed Orsic.
Serataccia per il Brasile, che dopo l’1-0 pensava di aver già la semifinale in tasca. Hanno forse commesso l’errore di sottovalutare i vicecampioni del mondo? Menzione d’onore, comunque, alla coppia difensiva Gvardiol – Lovren, sontuosamente invalicabili. Il primo è classe 2002 ed è già sul taccuino di tutte le big europee: sarà l’uomo mercato 2023?
La Croazia approda alle semifinali di questo Mondiale con alle spalle un cammino tortuoso, costituito da un secondo posto nel girone ed un ottavo di finale deciso ai rigori contro il Giappone. La parola giusta, seppur estremamente gettonata, per descrivere la formazione a scacchi dell’est Europa è: RESILIENZA.
Luca Lazzaro