CALCIO D’INIZIO DELLA ‘PREMIER DIVISION’ IRLANDESE: ALL’OMBRA DELLA PREMIER LEAGUE

Prima di parlare di calcio giocato e di spiegarvi il motivo per cui una squadra Nord Irlandese, chiamata Derry City FC, la squadra della città di Derry (che non è la stessa Derry dove è stato ambientato il famoso romanzo di Stephen King ‘IT’) si trova oggi a competere nel campionato della Repubblica d’Irlanda, vi racconterò tre storie lontane tra loro nel tempo, ma legate da un filo comune.

Si tratta di tre storie che arrivano da contesti artistici differenti: il cinema, la musica e la scrittura. Nello specifico parliamo del film ‘Belfast’ di Kenneth Branagh del 2022, della celeberrima canzone ‘Sunday Bloody Sunday’ degli U2 scritta nel 1983 e di un libro, ‘Eureka Street’, scritto dal nordirlandese Robert McLiam Wilson nel 1996, libro di cui sono venuto a conoscenza per caso dopo averlo sentito menzionare per la prima volta dal mitico Federico Buffa.

Belfast. 15 agosto 1969.(Cinema)

Siamo in Irlanda del Nord e più precisamente a Belfast, la città dei cantieri navali, la città dove è stato costruito quello che avrebbe dovuto essere il vanto più grande dell’ingegneria navale britannica: il Titanic. Un venerdì come tanti. Una strada popolata di gente apparentemente serena, sorridente. Le classiche famiglie che vivono nelle tipiche villette a schiera fatte di mattoni rossi e finestroni ad altezza strada. Le porte d’ingresso sul fronte strada ed i giardini sul retro. Vicini di casa che si conoscono da una vita e che parlano cordialmente tra loro, scherzando e trattandosi come se fossero quasi parenti.

Bambini che giocano liberamente ai giochi più tradizionali dell’epoca, ma soprattutto che giocano a calcio. Una palla di quelle marroni, in cuoio, con le cuciture in evidenza che quando colpisci di testa ti scavano la fronte, una porta disegnata su un muro, anch’esso di mattoni rossi e via a sognare di essere il nuovo campione della tua squadra del cuore. Tutti sereni, ridono e scherzano.

Tra loro c’è anche Buddy, un bimbo di 8 anni che gira per la strada armato di spada di legno e scudo di metallo preso dal coperchio di un bidone della spazzatura, fingendo di essere un cavaliere medievale.

Tutto d’un tratto l’aria si fa pesante, si ferma il vento. Si avverte un brusio di sotto fondo come quello che producono le fiumane di tifosi quando si recano allo stadio, ma quelli che si sentono non sono i cori tipici dei tifosi. Si sente il tintinnio di catene, il rumore sordo di mazze di legno e ferro che picchiano a terra ed i passi pesanti che si fanno sempre più intensi. Sempre più vicini. Attimi di smarrimento.

Alcuni capiscono subito cosa sta per succedere e iniziano a rincasare con i propri figli trascinati per un braccio o per la maglia. Altri no. Ed è così che Buddy ad un tratto si trova di fronte una folla di persone inferocite e armata fino ai denti che lo puntano. O almeno così crede lui. Terrorizzato inizia a scappare a chiamare la mamma ed il fratello. Nessuno di questi scalmanati, però, lo colpisce. Un miracolo pensa lui. E invece no. In quegli attimi di terrore e confusione dove tutto viene distrutto e dato alle fiamme c’è un agire chirurgico, pianificato e premeditato.

Loro, gli energumeni armati, sono protestanti e stanno attaccando solo ed esclusivamente obiettivi “cattolici”. Buddy e la sua famiglia sono salvi in quanto protestanti e non per miracolo, mentre la violenza si scaglia sugli altri: i cattolici.

Eppure fino a pochi attimi prima erano tutti amici e felicemente uniti in un’unica comunità. Forse era tutta apparenza o forse non tutti la pensavano come quei ragazzi che hanno messo a ferro e fuoco il quartiere. Alcune ora più tardi quella stessa strada è stata barricata, come se una trincea in guerra e resa inaccessibile alla polizia e presidiata 24/7 all’ingresso. Si tratta di una scena incredibile che rappresenta in modo magistrale la realtà dell’epoca. Proprio in quei giorni (agosto 1969) scoppiarono conflitti in tutte le città, da Belfast a Derry, incendiando un intero paese e dando vita ai “troubles” irlandesi.

E pensare che in quegli stessi giorni, dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, prendeva il via il festival di Woodstock; antitesi di due mondi opposti.

Il film poi va avanti, diventa sempre più bello, ma ti lascia riflettere e pensare su quanto fosse complicato vivere in Irlanda del Nord all’epoca. Ti fa riflettere soprattutto alla fine quanto scopri che la trama principale fondamentalmente racconta la storia d’amore tra due bambini, uno cattolico e l’altro protestante, in un mondo crudele e feroce: il nostro.

Derry. 30 gennaio 1972(Musica)

Sono passati 3 anni e questa volta siamo a Derry, sempre in Irlanda del Nord, nel quartiere del Bogside, il cuore della comunità cattolica locale. Una folla numerosa, seppur pacifica, inizia a sfilare per le vie della città con l’intento di raggiungere il Municipio. Il fine della protesta è rivolto alla contestazione e alla sensibilizzazione della “corona” verso la crescente violenza nei confronti dei cattolici residenti nel paese.

I manifestanti fanno tutti parte della ‘Northern Ireland Civil Rights Association’ e dunque semplici manifestanti disarmati per definizione. Arrivati nei pressi di ‘William Street’ vengono bloccati dall’esercito britannico (notoriamente protestante e unionista). Dopo alcune ore di tensione la folla inizia a disperdersi, ma alcuni manifestanti, non riuscendo a sopportare questo tipo di “censura” così prepotente ed intimidatoria, iniziano a lanciare sassi ed oggetti di vario genere addosso ai soldati.

Alle 15:55 i parà dell’esercito, appostati sulla cima di un palazzo fatiscente nei pressi della sassaiola decidono di aprire il fuoco contro la folla: 14 morti. Tutti cattolici. Tutti disarmati. Alcuni feriti direttamente dai proiettili dei soldati, altri addirittura colpiti alle spalle durante la fuga. Altri ancora ammazzati mentre soccorrevano i proprio amici riversi a terra.

Quel giorno lo conoscete tutti, si chiama “Bloody Sunday” e se vi piace la musica l’avrete sicuramente sentito raccontare in musica dagli U2 (inizia con queste parole “I can’t believe the news Today, I can’t close my eyes and make it go away. How long” il resto è storia).

Questo terribile episodio fu la scintilla che incendiò l’I.R.A. e fece impennare le adesioni (sempre su base volontaria) dei ragazzi ti ogni età che da quel momento decisero di combattere e lottare con ogni mezzo, lecito o illecito che fosse, per ottenere la propria libertà all’interno di un paese che non sentivano più il loro.

La città di Derry così come la città di Belfast e altre cittadine diventarono scenari di guerra, città dichiarate pericolose, al punto che era quasi come andare in battaglia ogni maledetto giorno ed è proprio per questo evento che la città di Derry viene chiamata ancora oggi la città dei “troubles”. Epicentro della guerra civile tra protestanti e cattolici, repubblicani ed unionisti.

Belfast.1994(Scrittura)

“Colpito dal rossore di Rosemary, le rivolse un sorriso seducente e le aprì galantemente la porta. Felice, lei ricambiò il sorriso ed entrò, passandogli sotto il braccio. Mentre si voltava a ringraziarlo, la sua esistenza ebbe fine. Nell’esplosione un espositore di vetro si disintegrò, ma Rosemary fu colpita da pezzi di vetro e schegge metalliche abbastanza grandi da ucciderla all’istante. Un frammento di vetro temperato le mozzò il braccio sinistro e l’ammasso contorto di un vassoio metallico le dilaniò gran parte del cranio e del viso. Uno dei tre grandi blocchi da cui era composto il bordo esterno dell’espositore le si infilò nei fianchi, così sinceramente e appassionatamente desiderati, tranciandoli di netto. Alcuni pesanti barattoli di vetro le sfondarono il petto e lo stomaco, disintegrando i suoi organi interni. Un grosso pezzo di vetro si schiantò contro il suo diaframma e fuoriuscì da un ampio squarcio nella schiena portando con sé gran parte di quanto aveva incontrato nel suo cammino all’interno del corpo. Rimase ucciso anche il giovane che le aveva aperto la porta (aveva trentaquattro anni)”.

In questo meraviglio seppur a tratti cruento libro vengono invece raccontate le vicende di due amici: Jake e Chuckie.

Nemmeno a dirlo uno cattolico e l’altro protestante. Siamo nel 1994. Il racconto raggiunge l’apice e la sua massima espressione con questo estratto quando all’interno di un pub scoppia una bomba. Corpi lacerati, morte e dolore, ma anche danni psicologici e riflessioni che partono dirette dalla testa del lettore su come dov’essere vivere in un contesto del genere. Un contesto dove trovarsi al momento sbagliato e nel posto sbagliato poteva fare la differenza tra la vita e la morte e dove la tua unica colpa poteva essere la tua appartenenza religiosa. Un contesto terribile e terrificante.

Parte 1. Breve storia (per quanto possibile) dell’Irlanda.

Stiamo quindi parlando di due stati, Irlanda ed Irlanda del Nord, che a dispetto del nome molto simile sono in realtà due entità profondamente diverse, amministrate e governate in modo indipendente.

MAPPA CON INGHILTERRA, GALLES, SCOZIA, IRLANDA E IRLANDA DEL NORD

La Repubblica d’Irlanda fa parte dell’Unione Europea, mentre l’Irlanda del Nord fa parte del Regno Unito che dopo la Brexit si è reso autonomo dal contesto che lo circonda.

Dal punto di vista strettamente geografico l’Irlanda è un’isola situata ad ovest del Regno Unito e immersa in quello che viene chiamato Mar Celtico: un mare che nell’arco di poche miglia marine prende il nome di Oceano Atlantico. Si tratta di un luogo meraviglioso fatto di enormi scogliere a picco sul mare e grandi paesaggi verdi, avvolto dalle leggende e dai miti della cultura antica e moderna. Un’isola che ha dato i natali a ben 4 premi Nobel per la letteratura (Yeats, Shaw, Beckett e Heaney) e dove nelle sue “grandi” o per meglio dire principali città, Dublino (la città delle parole), Belfast (la città dei cantieri navali) e Derry (la città dei ‘troubles’), gli irlandesi vivono e respirano ogni giorno enormi contraddizioni e dualismi che negli anni sono sfociati troppe volte in episodi sanguinosi e violenti.

MAPPA CON IRLANDA E IRLANDA DEL NORD

L’Isola è stata politicamente suddivisa in 4 provincie (Connacht, Munster, Leinster e Ulster) che a loro volta sono state suddivise in 32 contee.

In questa suddivisione emerge già una prima anomalia: ad oggi 26 contee formano la Repubblica d’Irlanda, mentre le rimanenti 6 contee, tutte appartenenti alla provincia del solo Ulster, fanno parte del Regno Unito e vanno a delineare i confini di quella che viene chiamata Irlanda del Nord.

Dunque l’Irlanda del Nord altri non è che una parte di Ulster e al tempo stesso una sorella di Galles, Scozia ed Inghilterra seppur figlia di un territorio, l’isola d’Irlanda, che attualmente fa parte dell’Unione Europea.

Dal punto di vista storico, cercando di comprimere in pochissime righe e in modo semplice e chiaro la storia dell’isola, possiamo partire dal presupposto che questa “grande roccia in mezzo al mare” è stata da sempre soggetta a conquiste di vario genere. A partire dall’ età pre-cristiana l’Irlanda è stata più volte invasa e colonizzata da parte del popolo “dominante” di ciascuna epoca.

Dovendo fare un riassunto sintetico è bene muoversi per step e ricordare, in primis, la colonizzazione da parte dell’impero romano, periodo durante il quale venne introdotto il cristianesimo con lo sbarco dei cattolici (la storia del santo patrono d’Irlanda, St. Patrick, è nota a tutti, no?) sul territorio locale.

Il secondo step ci porta avanti nel tempo quando i Tudor ri-conquistarono (dopo una precedente colonizzazione inglese dell’isola da parte di Re Enrico II) ed inglobarono l’Irlanda all’interno del Regno Unito che divenne per l’appunto ‘di Gran Bretagna e d’Irlanda’.

Siamo intorno al 1801 e proprio durante questi anni si verificano i fenomeni delle così dette ‘Plantations’ che altri non sono che il “peccato originale” che condurrà ai moderni ‘troubles’ irlandesi.

In sostanza si trattò di enormi flussi migratori di inglesi e scozzesi, per lo più protestanti, che investirono l’isola di smeraldo, all’epoca a maggioranza cattolica, modificando per sempre la struttura sociale e politica dell’Irlanda stessa e dando vita, come detto, a conflitti ‘settaristi’.

Questi conflitti portarono alla creazione di una sorta di scala sociale e gerarchia classista completamente sbilanciata a favore dei protestanti, unionisti e lealisti. In sostanza i sostenitori della corona si ritenevano “superiori” ai repubblicani (non si sa bene per quale motivo) e insuperabili in ogni ambito che andasse dalla politica, al mondo del lavoro o allo sport.

Dublino divenne così la succursale di Londra e dominio della Corona inglese.

Il Terzo step, naturale conseguenza del fenomeno delle ‘Plantations’, si caratterizza invece per le lotte sociali, industriali e culturali del popolo irlandese nei confronti degli inglesi che delineò in modo via via sempre più prepotente anche i conflitti tra cattolici e protestanti.

Il termine ultimo si raggiunse dopo anni di battaglie e lotte civili quando nel 1921, venne stipulato il ‘Trattato anglo-irlandese’ grazie al quale venne riconosciuto ed istituito lo Stato Libero d’Irlanda: siamo all’alba delle Repubblica d’Irlanda.

In quello stesso anno il Regno Unito ebbe tuttavia la “brillante” idea di trattenere, quasi a titolo risarcitorio, sotto la propria egida, proprio le 6 contee dell’Ulster di cui abbiamo fatto menzione in precedenza, lasciandole sotto il comando, l’amministrazione e la legislazione della famiglia reale inglese. Parliamo di una porzione di territorio che da quel momento prese il nome di Irlanda del Nord.

Ed è da qui che originano i moderni “troubles”: all’interno di queste contee, a maggioranza protestante e lealisti (quindi fedeli alla casa reale inglese), vivevano anche un buon numero di cattolici repubblicani (fedeli all’idea di repubblica) che vennero sostanzialmente “intrappolati” all’interno di un territorio a loro ostile, ma in fondo era la loro casa da tempo.

La città di Derry ne è un esempio lampante. Da sempre a maggioranza cattolica, si trovò per “colpa” di poche miglia di distanza dal confine deciso a tavolino, intrappolata all’interno dell’Irlanda del Nord e ancora oggi vi fa parte.

Possiamo fare lo stesso discorso per altre comunità presenti all’interno della città di Belfast, come abbiamo raccontato all’inizio, le quali iniziarono a dar vita a dinamiche sociali, religiose e sportive parallele tra loro.

Ad esempio in ambito calcistico ricordiamo un altro caso, anche se ormai è un ricordo lontano, delle sfide tra i Celtic Belfast (cattolici come i Celtic Glasgow) ed i loro acerrimi rivali del Linfield (blu e unionisti protestanti come i Rangers Glasgow). In quel frangente o eri cattolico e repubblicano e tifavi per il Celtic oppure eri protestante e unionista e tifavi per il Linfield.

O bianco o nero, nessuna tonalità di grigio era ammessa. Cosa che per altro capita ancora oggi, solo che al posto del Celtic Belfast vi è il Glentoran.

I “troubles” che ufficialmente hanno preso il via a partire dalla fine degli anni ’60 e sono terminate all’alba del nuovo millennio (anni 90), sembrano essere tutt’oggi sopiti sotto la brace dell’odio e dell’intolleranza locale.

Pur avendo trovato terreno fertile principalmente nell’Ulster, in Irlanda del Nord, si ebbero manifestazioni di intolleranza e di violenza anche in Scozia e Inghilterra. Il giogo degli unionisti era tale da manipolare addirittura la vita socio-politica del paese. Basti pensare che i cattolici facevano fatica a trovare lavoro, non riuscivano ad essere eletti nelle circoscrizioni locali, perché il sistema dei voti era strutturato in modo che gli unionisti potessero sempre avere la matematica vittoria sul repubblicano.

I cattolici molto spesso venivano ghettizzati e ritenuti “inferiori”, non degni di essere cittadini nord irlandesi, ma nemmeno lasciati liberi di tornare in Irlanda. Per questo motivo continuarono a lottare, protestare e a insorgere. Nacquero varie organizzazioni paramilitari attive sia da una che dall’altra parte del conflitto, con e contro (a seconda di quale fosse il lo schieramento) l’intervento dell’esercito di sua maestà.

IRA e UVF sono i nomi più noti anche al di fuori del confine nazionale. Quante volte abbiamo sentito parlare degli attentati da parte dell’IRA? Le vittime sono state tantissime, si parla di circa 3,500 morti nell’arco di 30 anni. Una lotta di classe, una lotta di quartiere, una lotta che si trasferiva in ogni ambito della vita pubblica e privata. Una lotta che inevitabilmente si trasferiva con orgoglio ed eccessiva passione anche sui campi da calcio.

Parte 2. Il calcio in Irlanda: “You’re now entering free Derry”.

Finalmente parliamo di calcio.

E quando nominiamo l’Irlanda e la parola calcio ci viene subito in mente uno dei più grandi di sempre: George Best. Tuttavia in questi anni di studio, mi sono imbattuto in una serie di innumerevoli storie legate al mondo del calcio “britannico” in generale e devo ammettere che rivolgendo la mia attenzione all’Inghilterra come prima tappa del mio viaggio, sono finito in seconda battuta ed in modo pressocché naturale a documentarmi circa le squadre del campionato scozzese.

Questo perché mentre la Premier League inglese resta il fulcro tecnico ed economico del calcio d’oltre manica, la Scozia rimane ad oggi il secondo movimento calcistico del regno di sua maestà Carlo III. (Peccato dover scrivere così, perché dire sua maestà la Regina Elisabetta II mi piaceva di più; senza contare il fatto che nella mia testa “Re Carlo” è e rimarrà sempre Carlo Ancelotti, ma questa è un’altra storia).

In Scozia ci sono poche grandi squadre, ma ben radicate all’interno delle diverse culture locali e nello specifico troviamo principalmente le “due” di Glasgow (Rangers e Celtic) e di Edimburgo (Hearts e Hibernian) affiancate dall’arcigno Aberdeen, reso famoso in epoca moderna da un “tale” di nome Sir Alex Ferguson (e questa è un’altra storia ancora).

Esistono poi un’infinità di realtà minori, come del resto in Inghilterra, che rappresentano le più svariate zone del paese e spesso ci regalano storie leggendarie e particolari e talvolta qualche ‘Giant Killing’ durante le partite di coppa nazionale.

Come terza tappa del viaggio sulla storia del calcio britannico si sbarca finalmente sull’isola d’Irlanda che presenta una miriade di punti in comune con il calcio e la cultura scozzese (leggendo il paragrafo precedente possiamo ormai facilmente capirne il motivo a patto che sappiate anche voi che a Glasgow c’è una grossa rivalità sportiva tra cattolici e protestanti).

Tuttavia il territorio irlandese resta molto particolare, perché come abbiamo detto ci sono due nazioni e per questo ci troviamo di fronte anche a due federazioni e due campionati ben distinti tra loro: la ‘Premiership’ nordirlandese e la ‘Premier Division’ irlandese. Gestiti rispettivamente dalla F.A.I. – Football Association of Ireland che organizza il campionato della Repubblica d’Irlanda e dalla I.F.A. – Irish Football Association che invece organizza il campionato dell’Irlanda del Nord.

Leggendo del calcio irlandese mi sono trovato di fronte a qualcosa di davvero particolare rispetto agli altri racconti. Qualcosa di inscindibile dalla politica e dalla religione. La questione socio-politica è talmente intrecciata e radicata nelle tematiche sportive del football da non riuscire mai a separare una cosa dall’altra. Senza contare che si tratta di concetti che in epoca moderna e senza essere nato in certi contesti sociali risultano di non facile comprensione. Quindi all’interno di uno scenario di guerriglia urbana si colloca prepotentemente anche il mondo del football, perché lo stadio comunque rimane un teatro sociale, un luogo di aggregazione dove la gente si può radunare, assembrare per cantare le proprie ragioni, esprimere i propri disappunti e lottare contro le tifoserie avversarie (a dire il vero lottare in modo figurato e non proprio pacifico).

Vale lo stesso discorso per i pub, che nel mondo britannico rappresentano ben più di un semplice luogo dove si beve birra e whiskey, ma proprio un posto dove poter condividere storie di vita, scambiare idee, racconti della propria cultura personale… e sbronzarsi ovviamente. Così come nelle piazze o nei College. Tutto risulta incredibilmente interconnesso.

 

Ad ogni modo, fatta questa bella carrellata di storia e di storie, il 17 febbraio 2023 prenderà il via l’edizione numero 103 della ‘Premier Division’ irlandese ossia la massima divisione calcistica nella Repubblica d’Irlanda che agli occhi dei più appare sempre come il fratello minore e “sfortunato” di quello che ad oggi risulta senza dubbio come il campionato più bello (e sicuramente più ricco) del mondo: la Premier League inglese.

Dal punto di vista tecnico ed economico, paragonando i budget ed i nomi dei giocatori delle rose delle squadre che prendono parte ai rispettivi tornei, il ragionamento non fa mezza piega, ma dal punto di vista sentimentale e della passione questo campionato non ha nulla da invidiare a molti altri in giro per il mondo. E perché mai, direte voi?

Prima di tutto gli stadi sono spesso pieni di spettatori e tifoserie organizzate che non vedono l’ora di far aumentare i decibel all’inverosimile, cosa che ad esempio in Italia si è persa da tempo. In seconda battuta, esattamente come avviene in Inghilterra, c’è tutto un rito e una vita “sacra” che caratterizza il pre e postpartita, dove le persone si radunano per bere e divertirsi. Infine vi è pur sempre in gioco il titolo di squadra più forte del paese e dunque come ogni campionato che si rispetti ci sono in ballo la reputazione e l’onore della propria maglia e della propria fede calcistica.

Per chi non la conoscesse la ‘Premier Division’ irlandese è un campionato strutturato con girone all’italiana (quindi andata e ritorno a campi invertiti per due volte) a cui prendono parte 10 squadre. La vincitrice del campionato oltre ad alzare il trofeo di campione d’Irlanda ottiene anche la qualificazione al secondo turno preliminare di Champions League (il che fa capire quale sia il livello tecnico della competizione), mentre la seconda e la terza qualificata accedono al secondo turno preliminare di Europa League. Invece guardando il basso della classifica l’ultima retrocede in First Division (l’equivalente della Serie B italiana), mentre penultima e terzultima si affrontano tra di loro in un play-out nel quale la squadra perdente dovrà affrontare a sua volta la vincente tra la seconda e la terza classificata della First Division in una vera e propria sfida salvezza/promozione tra le due categorie.

In pratica è quasi lo stesso meccanismo che troviamo nella Bundesliga tedesca. Come per la Scozia e l’Irlanda del Nord anche nella Repubblica d’Irlanda le BIG del campionato sono le solite e poche note e provengono quasi tutte dalla capitale: Dublino.

Le due compagini con più partecipazioni alla lega sono gli Shamrock Rovers, una delle squadre di Dublino, che come sempre partono tra i favoriti in quanto si tratta della squadra che per più volte ha sollevato il titolo (20) ed i Bohemians, sempre di Dublino, che dal canto loro vantano 102 partecipazioni con 11 vittorie finali del campionato (un po’ come dire Juventus e AC Milan).

Un altro team di assoluto valore in Irlanda è il Dundalk Football Club proveniente dall’ omonima città di Dundalk e campione per ben 14 volte nella sua lunga storia. Dundalk FC e Shamrock Rovers inoltre hanno dominato la scena nazionale negli ultimi 12 anni imponendosi per ben 5 volte ciascuno. Sligo Rovers, St. Patrick e Cork City sono invece gli “under dogs” che possono inaspettatamente creare confusione negli equilibri del campionato, senza contare poi le piccole realtà come lo ‘University College Dublin AFC’ che ad oggi risulta essere l’unico club di calcio professionistico associato ad una università irlandese. Come se la Bocconi avesse la propria squadra in Seria A.

E poi ci sono i miei preferiti. Loro. I nord irlandesi del Derry City FC che dal 1985 partecipano al campionato della Repubblica d’Irlanda.

Loro che sono il motivo principale per cui mi sono appassionato a questo argomento. Loro che vengono soprannominati “Candystripes” (ogni squadra britannica ha il suo soprannome) e giocano le proprie partite casalinghe al ‘Brandywell Stadium’ o meglio al ‘Ryan McBride Brandywell Stadium’ di Derry (diviso tra l’altro con la squadra nord irlandese dell’Institute che invece gioca nel campionato del nord Irlanda – che confusione!).

Il palmares del Derry City FC non è molto ricco, ma nemmeno così povero in fondo. Vanta appena 1 campionato nord irlandese e 2 campionati irlandesi più una serie di coppe e supercoppe nazionali. Non male, ma nulla al confronto con i rivali dello Shamrock Rovers ad esempio.

Tuttavia questa squadra è il simbolo tangibile dell’indipendenza e dell’autonomia della comunità cristiana all’interno dell’Irlanda del Nord. Seppur nata nel 1928 con l’intento di rimanere un team “neutrale” al dualismo cattolici/protestanti, successivamente alla scomparsa del Celtic Belfast nel 1949 è divenuta gradualmente l’enclave sportiva dei cattolici. Nel 1971 i crescenti ed incontenibili tumulti sociali di cui abbiamo parlato costrinsero la IFA a spostare le gare casalinghe del Derry City sul campo del Coleraine a circa 50km dallo stadio di casa.

L’anno successivo la IFA si oppose al rientro della squadra nel suo stadio casalingo, cosa che fece infuriare i vertici del club che ritirarono definitivamente la squadra dal campionato. Passo così un lungo periodo di 12 stagioni trascorso nelle serie minori del calcio nord irlandese, dopo di ché il Derry City FC decise di affiliarsi alla federazione Irlandese, l’attuale FAI, dove rimase fino al 2009, anno in cui venne espulso per gravi irregolarità sui contratti di alcuni calciatori. Fu l’attuale presidente Phil O’Doherty a salvare la situazione e a far reintegrare il club che ottenne così la licenza UEFA e ripartì dalla First Division. Oggi è un punto di riferimento del suo campionato e simbolo di un’idea di libertà molto radicata in Irlanda.

Inoltre lo scorso 10 febbraio al “The Ryan McBride Brandywell Stadium” si è disputata la finale di Supercoppa d’Irlanda 2023 che ha visto trionfare le Cherrystripes per 2-0 proprio contro lo Shamrock Rovers (detentrice del titolo e campione d’Irlanda in carica). Le reti sono state segnate da Will Patching al minuto ’29 e Michael Duffy al minuto ’39. I due hanno schiantato gli “Hoops” biancoverdi e lanciato un chiaro segnale alle avversarie in campionato: il Derry City FC c’è e farà di tutto per vincere il titolo!

Conclusione

Il calcio d’oltre manica rimane un football di fascino assoluto, passando per la ricca Premier League o le sorelle Premier Division, Premiership irlandese o scozzese che siano.

In tutto questo però abbiamo dovuto studiare la storia dell’Irlanda che è indissolubilmente intrecciata con quella scozzese e inglese per capire e cercare di cogliere i veri significati e il profondo valore che determinate situazioni rappresentano per i suoi abitanti.

La questione dei “troubles” e del settarismo religioso è una ferita ancora aperta che pare si stia lentamente rimarginando soppiantata da altre problematiche e cauterizzata dalla globalizzazione e da una cultura globale, appunto, che apre le menti e la visione del mondo che noi tutti viviamo in modo ormai molto omogeneo e stand

MATTEO CIGNA

BIO: Matteo Cigna è nato a Genova, città nella quale ancora oggi vive, occupandosi quotidianamente di spedizioni marittime.
Le sue più grandi passioni sono il calcio e la scrittura, due mondi che lo portano a leggere e documentarsi costantemente su questo meraviglioso sport e sui personaggi che lo popolano. Tra il 2020 e il 2021 con grande umiltà ed entusiasmo ha fondato, con l’aiuto di un paio di amici, il blog e la relativa pagina Instagram ‘Sport-stories’, ma il progetto è poi “naufragato”. 
Da buon marinaio non si è dato per vinto e dopo mesi di riflessioni e attese ha deciso di rimettersi in viaggio nell’immenso oceano del football. 
“Scrivere per ‘La complessità del calcio’ sarà un piacere e un onore” [cit. Matteo Cigna]

3 risposte

  1. Fantastico! è proprio così il calcio a misura d’uomo che non si separa dal contesto sociale in cui vive. Io che vengo da un paese di provincia d’Italia , ho avuto la possibilità/opportunità di apprezzare e vivere come esperienza , nell’arco di 10 anni di cammino formativo sportivo presso la FAI Irlandese, l’ho definito il calcio di provincia dove ci si conosce per la maggior parte delle persone. Persone, ambienti, regole e cultura che hanno arricchito il mio sapere personale e sportivo. La metafora del pub , che non è solo bar, ma “…un posto dove poter condividere storie di vita, scambiare idee, racconti della propria cultura personale… e sbronzarsi”. Non solo il sabato quando si esce si va al pub (nell’articolo non viene menzionato , ma si canta e si ballano le canzoni della tradizione irlandese per continuare questo continuo intreccio di credenze e sentimenti). Grazie all’autore per aver riacceso il ricordo!

    1. Ciao Cristiano,
      sono molto felice di leggere questi apprezzamenti da te che hai vissuto un’esperienza britannica in prima persona. Tutte le volte che sono stato in Irlanda ho avvertito proprio questo senso di “provincialità” che ridimensiona a “misura d’uomo” il football moderno e lo rende condivisibile a tutti. Come ti ha scritto anche Filippo Galli, se hai aneddoti da raccontare puoi scrivere nella sezione ‘IL VOSTRO ANGOLO’ del blog, dopo di che sarà un piacere leggere la tua storia. Grazie ancora !!!

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