IL PIU’ BEL POMERIGGIO DELLA MIA VITA.

Nella mia vita ho provato forti emozioni.

Credo come tutti.

Amore, gioia, felicità, scoramento.

Ma c’è un momento che, incredibilmente,  oltre alla nascita dei miei figli chiaramente, serbo nel mio cuore gelosamente e come acme di vera e propria felicità.

Ho la fortuna di conoscere bene Davide, amico e collega da una vita.

Suo papà era il mitico Italo Galbiati, a suo volta amico da sempre dei genitori della mia compagna.

Quindi per anni ho fatto di tutto, con discrezione, per provare ad incontrarlo, a conoscerlo di persona.

Qualche volta era capitato di sfuggita, ricordo ad esempio un breve viaggio fatto in macchina in montagna, dove avrei voluto chiedergli di tutto, ma lo squillo di una telefonata ricevuta non mi diede il modo di riuscirci.

Incredibilmente un giorno capitò.

Per un incastro di fattori fortunati Davide mi propose di passare qualche ora nella loro casa in montagna mentre le nostre signore facevano altro.

So che sembra molto puerile per un signore di quasi 60 anni (io) annoverare una chiacchierata di un paio d’ore come momento di vera felicità imperitura ma fu veramente così.

Noi tifosi siamo strani.

Italo mi concesse il piacere di ascoltare direttamente da lui cosa fosse successo in momenti che ricordavo scolpiti nella mia memoria di tifoso ma che avevo vissuto da lontano, attraverso la tv, quindi, come tutto quello che vedi in tv sembrano sempre poco “reali”.

Le due partite con la Stella Rossa, Donadoni rianimato in campo, i rigori che rappresentarono la sliding door per arrivare ad essere la squadra più forte del mondo dopo che appena sei anni prima eravamo in B a giocare con la Cavese (rigori che non ebbi il coraggio di vedere, seduto in un parcheggio, aspettando di cogliere dai rumori che giungevano dalle finestre il risultato finale).

Le confidenze di una leggenda del calcio, milanesissimo nei termini e nella simpatia, gli aneddoti rubati sul Milan stellare di Sacchi, Ibra ai tempi della Juve, gli anni trascorsi con Mister Capello in giro per il mondo.

Mi sembrava, dopo averli vissuti da semplice spettatore, di aver raggiunto, attraverso quelle confidenze, una “concretezza” dei fatti successi.

Allora era vero. Era capitato tutto davvero.

Fu straniante e bellissimo.

Quelle tre ore a parlare di calcio sembrarono lunghissime e brevissime allo stesso modo.

Uniche.

So che chi non è tifoso può faticare a capire ma per me fu davvero così.

In cuor mio speravo ricapitasse ancora.

Ma non ricapito più.

Ma si sa che il Natale è così bello perché capita una volta all’anno.

Le cose davvero belle devono succedere di rado, per essere davvero ricordate come meritano.

E così da allora rimane scolpito nella mia memoria quel pomeriggio fantastico, passato a parlare di calcio con uno dei miti del milanismo, forse poco noto ai più, ma ugualmente importante quanto Sacchi e Capello per quello che vincemmo in quegli anni.

Fu lui il vero uomo di campo a contatto con la squadra, quello che sgrezzò Ibra alla Juve tramutandolo in una macchina da gol, quello che relazionò dal vivo Sheva caldeggiandone l’acquisto.

Ciao grande Mister. 

Fai buon viaggio.

Siediti al tavolo con Nils, Nereo e Gipo e buttate ogni tanto un occhio giù, vegliando sul vostro caro, vecchio e glorioso Milan.

Siamo nelle vostre mani.

Sempre con noi.

Forza Vecchio Cuore rossonero.

BIO: Ivan Frascaroli.

Dirigente d’azienda.

Scrive per diletto da una  decina d’anni.

Ha pubblicato nel 2019 una raccolta di brevi racconti su Amazon “(NON) Volevo una vita come Steve McQueen” legati come questo a brevi flash di vita o di costume.

Appoggia da anni le iniziative della Onlus “Cuori in viaggio” che assiste due scuole a Kidoti a Zanzibar a cui vanno i proventi delle sue opere d’ingegno (!).

Milanista sfegatato dai tempi di Milan Cavese.

Rossonero nell’anima.

5 risposte

  1. Complimenti sinceri Ivan per il pezzo scritto con il cuore e con tanta emozione. Per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo , una persona piena di passione e amore per quello che faceva. Per i giovani di quel periodo.dove ha operato nel settore giovanile del Milan ,un vero padre ,un grande insegnante di tecnica ma soprattutto di vita. R.i.p. Mister anzi Prof. ( Li chiamavamo così )

  2. Credo che se mi fossi trovato anche io al tuo posto avrei fatto la stessa cosa, d’altronde dal 1980 al 1998, di aneddoti da raccontare sul Milan ne aveva, inoltre in pochi lo hanno scritto ma ha portato a casa un trofeo la Mitropa Cup. Personalmente la considero un trofeo vinto, chi ci deride si dimentica che per 45 anni non ha fatto una finale di Coppa dei Campioni….

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