Libera analisi della letteratura sugli infortuni e sulle strategie di prevenzione nel gioco del calcio.
Parte 1 – Il racconto generale
Abstract:
Nel calcio italiano viene data molta enfasi alla prevenzione degli infortuni. Ciò è motivato dall’evidenza che questi avvenimenti nefasti, tengano lontani dal campo di gioco e di allenamento i giocatori e questo, a qualsiasi livello, ha un’influenza elevata sull’andamento dei risultati sportivi di una squadra.
Conseguentemente esiste un impatto economico molto importante in particolar modo sui club professionistici. Tale impatto è spesso addirittura sottovalutato.
Se da un lato quindi, l’attenzione alla prevenzione degli infortuni è certamente importante e giustificata, dall’altro, l’approccio tipicamente utilizzato è alla ricerca di risposte meccanicistiche mentre quasi sempre l’infortunio è un qualcosa di complesso.
Allo stesso modo, le strategie di prevenzione, sono spesso legate a protocolli standardizzati e molto distanti da una realtà individuale ed unica di ciascun soggetto e ciascun infortunio, che nulla hanno di coerente con i fenomeni che determinano gli infortuni stessi.
La letteratura scientifica suggerisce, viceversa, numerosi spunti che indicano come l’unica strada di senso percorribile, si fondi sull’unicità dell’evento infortunio e, conseguentemente, su una umanizzazione dell’approccio metodologico.
Infortunici:
La natura e dei fenomeni viventi è complessa e la loro descrizione passa da una comprensione non lineare della causalità, dove piccole cause possono portare a grandi effetti e viceversa (Schollhorn W. I, 2012).
Negli infortuni sportivi questo è innegabilmente ciò che accade; Un elemento imprevisto ed imprevedibile cambia un progetto motorio più o meno ripetibile o ripetuto in modo non lineare ed il soggetto si infortuna.
Nel calcio, gli infortuni sono frequenti (Ekstrand J. 2011). In nessun contesto specifico è possibile avere, tuttavia un quadro generale, che viceversa può essere descritto solo attraverso studi che coinvolgano un ampissimo numero di soggetti osservati per numerosi anni. In alternativa, l’unica possibilità di descrivere la generalità del fenomeno infortuni è legata a review scientifiche che comprendano, a loro volta, un numero notevole di pubblicazioni descrittive di situazioni parziali. Esistono infatti, pubblicazioni che rispettano i criteri essenziali di numerosità del campione osservato nella descrizione del fenomeno.
L’incidenza di infortuni nei calciatori professionisti è di 8,1 infortuni/1.000 h di esposizione per i giocatori di sesso maschile (López-Valenciano A, 2020), e di 6,1 infortuni/1.000 ore di esposizione per le calciatrici (López-Valenciano A, 2021). A livello amatoriale, generalmente, l’incidenza è di 12,5/1.000 h di esposizione (Szymski D, 2022).
Sia per i professionisti che per i dilettanti, l’incidenza degli infortuni è più alta nelle partite che nelle sessioni di allenamento e le lesioni agli arti inferiori hanno i tassi di incidenza più alti (López-Valenciano A, 2020, Szymski D, 2022). Inoltre, la maggior parte degli infortuni nei calciatori professionisti, dove la raccolta di dati è più diffusa ed è maggiormente possibile avere informazioni, ha portato a un’assenza fino a quattro settimane (Frank TD, 2008).
Vista la numerosità del fenomeno, ma ancor più l’inevitabile impatto su più giorni di assenza dagli allenamenti o le gare, gli infortuni legati al calcio possono avere un forte impatto negativo per i giocatori e le loro società.
Ad esempio, il costo medio di un giocatore infortunato per un mese in una squadra professionistica della Premier League è stato stimato già dieci anni fa, in una perdita media di 500.000 €/mese (Ekstrand J, 2013).
Abbiamo quindi un quadro generale che descrive gli infortuni nel calcio. In sintesi, potremmo dire che ci si infortuna mediamente ogni “tot” ore di attività e che ci si infortuna più in partita che in allenamento e più negli uomini che nelle donne. Ed in ultimo, che questo ha certamente un impatto molto significativo sulle finanze dei club.
Ma nella realtà dei fatti, e nella realtà “applicativa” la domanda da porsi è: “questo che informazioni utili mi da?”.
Se io nel mio club ho più infortuni della media, posso dedurre che mi alleno meno bene e che non attuo corrette strategie di prevenzione? E viceversa se ne ho meno, ciò significa che sono più bravo degli altri?
Definire gli infortuni nel calcio come frequenti e influenti sull’attività è sicuramente corretto. Tuttavia, tutto questo è poco di aiuto e poco significativo se ciascuno di noi dove far riferimento a ciò che accade in un singolo club e magari in una singola stagione sportiva.
La natura peculiare e differente di ciascun soggetto e di ciascun evento infortunio, rende qualsiasi analisi piena di un’infinità di BIAS e conseguentemente, deduzioni e considerazioni casuali e confondenti.
Nei miei anni di esperienza nei club professionistici, al Milan prima ed al Parma successivamente, ho sempre cercato di indirizzare i club a cui appartenevo ad un analisi dei dati infortuni molto onesta e consapevole; la differente natura dei fenomeni infortunio, le differenti caratteristiche dei soggetti infortunati e la sostanziale scarsità dei casi di infortunio che potevamo (fortunatamente) in sintesi osservare nel nostro contesto specifico, ci rendevano impossibile definire alcuna descrizione generale e conseguentemente, alcuna strategia generale di prevenzione.
Non potendo in nessun caso applicativo avere una oggettiva possibilità di analisi del proprio contesto specifico, la strategia di prevenzione infortunio si è quindi orientata a cercare di descrivere le dinamiche di infortunio, nel tentativo di poter definire dei fattori predisponenti ed in ogni caso scatenanti, di tali eventi infortunio.
Tuttavia, come ogni altra cosa che riguarda l’ “accadere delle cose” la dinamica degli infortuni calcistici è, ovviamente, multifattoriale. Ed il tentativo di sviluppare modelli per migliorare la nostra comprensione dei fattori di rischio interni ed esterni che predispongono i giocatori e li rendono più suscettibili agli infortuni, ha determinato risultati generalisti.
La letteratura sugli infortuni sportivi ha a lungo cercato alcune di queste caratteristiche. Ma, le informazioni esistenti su queste caratteristiche, non sono ancora organizzate secondo un complesso quadro di sistema che ci consenta di avere informazioni spendibili sulla prevenzione degli infortuni.
Molto spesso, infatti, le indagini sulla dinamica degli infortuni sportivi assumono una visione riduzionista in cui un fenomeno viene semplificato in unità e analizzato come la somma delle sue parti fondamentali e la causalità è vista in modo lineare ed unidirezionale.
Questo approccio riduzionista è il tentativo usuale di cercare di trovare la ricetta semplice in un sistema complesso e si basa su analisi di correlazione e regressione di data set che viceversa, sono sostanzialmente ed inevitabilmente non “Gaussiani”.
Questo riduzionismo ha aiutato in teoria a identificare alcune relazioni lineari apparentemente esistenti. La linearità presuppone che il risultato sia in qualche modo correlato alla somma delle unità del sistema e che possa essere previsto (sebbene soggetto a errori casuali) cercando queste relazioni dirette.
Un esempio tipico è il ginocchio “valgo dinamico” come fattore di rischio per la rottura del LCA. È stato identificato in numerosi studi (Sedaghati P, 2022), come i soggetti con questo “tipo di strategia motoria” siano più soggetti alla rottura del legamento crociato anteriore.
Tuttavia, questo esempio lineare tipico nell’infortunio sportivo è l’identificazione dell’associazione che caratterizza una singolare circostanza di relazione che rappresenta solo un segmento del quadro totale. Perché anche in questo caso il “valgo dinamico”, sarà sempre un descrittore parziale della realtà che ha determinato l’infortunio. Nessun fattore predisponente è, in ogni caso, mai in grado di spiegare totalmente alcun evento infortunio.
Un singolo fattore di rischio non garantisce il verificarsi della lesione. D’altra parte, l’identificazione del singolo fattore può informare sulla probabilità che si verifichi il danno. Poiché la lesione è un fenomeno complesso caratterizzato da incertezze e non linearità intrinseca, una lesione del LCA emergerà quando si verifica un modello specifico di interazione in presenza di un evento scatenante di un dato valore.
Pertanto, per prevedere una lesione è necessario provare a comprendere le interazioni tra la rete di determinanti e non i determinanti stessi.
La natura complessa multifattoriale degli infortuni sportivi non deriva dall’interazione lineare tra fattori isolati e predittivi, ma dalla complessa interazione tra una rete di determinanti (Bittencourt NFN, 2016).
In questo senso, è sicuramente obbligatorio spostare la ricerca da fattori di rischio isolati al riconoscimento del modello di lesione, mediante l’identificazione del complesso modello di interazioni tra la rete di determinanti.
Sebbene sia difficile, è teoricamente possibile identificare e persino comprendere alcuni aspetti di regolarità di una rete di determinanti utilizzando dati reali e modelli statistici. Questo approccio può essere sicuramente più coerente alla realtà se accettiamo la non linearità e la complessità dell’infortunio sportivo.
L’adozione dell’approccio dei sistemi complessi può spingerci in avanti in termini di concetti e metodi per migliorare la previsione degli infortuni sportivi. (Bittencourt NFN, 2016).
La realtà di oggi è però molto distante. Gli stessi autori pur essendo molto convinti delle prospettive future di questo approccio, concludono che si è ancora davvero lontani dall’avere data set sufficientemente ampi e comprensivi di tutte le differenti variabili e sistemi di analisi vagamente pronti ad un analisi così complessa.
Se quindi descrivere i fattori predisponenti l’infortunio è complesso e di fatto difficilmente realizzabile, in un’altra recente ed interessante review, si è cercato di descrivere le attività svolte al momento dell’infortunio, anche in questo caso, con l’obbiettivo di avere informazioni utili alla prevenzione dell’infortunio stesso (Aiello f. et al. 2023).
Pur avendo provato a sintetizzare un’analisi sulle attività che portano a differenti tipologie di infortunio gli autori segnalano che questi risultati devono essere interpretati con attenzione, poiché le prove disponibili sono limitate e poiché la maggior parte degli studi inclusi nella review ha utilizzato metodi non convalidati per la raccolta di dati sulle lesioni e per l’analisi delle attività di incitamento all’infortunio. A loro volta, le raccomandazioni per le strategie di prevenzione degli infortuni basate sugli eventi scatenanti sono conseguentemente difficili.
Ammesso anche che ad un certo punto si riesca ad avere strumenti di analisi multisistemici, resterà in ogni caso, a pare mio, una parte del quadro indescrivibile.
Nessun sistema sarà mai in grado di contenere tutte le infinite varianti di declinazione della realtà singola ed individuale di ciascun soggetto ed il quadro che ne esce da una lettura della letteratura scientifica orientata alla ricerca della descrizione del fenomeno infortunio, appare chiaro su alcuni fattori.
La natura degli infortuni è complessa e multifattoriale ed è inevitabilmente individuale e personale.
Il generalizzare, anche nel caso degli infortuni e della loro prevenzione è un approccio profondamente sbagliato dal punto di vista metodologico.
Concludendo in maniera un po’ “tranchant” potremmo, a mio parere, pensare che lavorare per protocolli standardizzati per la prevenzione degli infortuni o per il recupero del soggetto infortunato sia probabilmente una pazzia metodologica.
Bibliografia
Schollhorn W. I., P. Hegen, K. Davids. “The Nonlinear Nature of Learning – A Differential Learning Approach”, 2012, Vol. 5, 100-112.
Ekstrand J, Hägglund M, Waldén M. Injury incidence and injury patterns in professional football: the UEFA injury study. Br J Sports Med. (2011) 45(7):553–8. doi: 10.1136/bjsm.2009.060582
López-Valenciano A, Ruiz-Pérez I, Garcia-Gómez A, Vera-Garcia FJ, De Ste Croix M, Myer GD, et al. Epidemiology of injuries in professional football: a systematic review and meta-analysis. Br J Sports Med. (2020) 54(12):711–8. doi: 10.1136/bjsports-2018-099577
López-Valenciano A, Raya-González J, Garcia-Gómez JA, Aparicio- Sarmiento A, Sainz de Baranda P, De Ste Croix M, et al. Injury Profile in Women’s Football: a Systematic Review and Meta-Analysis. Sports Med. (2021) 51(3):423–42. doi: 10.1007/s40279-020-01401-w
Szymski D, Krutsch V, Achenbach L, Gerling S, Pfeifer C, Alt V, et al. Epidemiological analysis of injury occurrence and current prevention strategies on international amateur football level during the UEFA Regions Cup 2019. Arch Ortho Trauma Surg. (2022) 142(2):271–80. doi: 10.1007/s00402-021-03861-9
Ekstrand J, Krutsch W, Spreco A, van Zoest W, Roberts C, Meyer T, et al. Time before return to play for the most common injuries in professional football: a 16-year follow-up of the UEFA Elite Club Injury Study. Br J Sports Med. (2020) 54(7):421–6. doi: 10.1136/bjsports-2019-100666
Ekstrand J. Keeping your top players on the pitch: the key to football medicine at a professional level. Br J Sports Med. (2013) 47(12):723. doi: 10. 1136/bjsports-2013-092771
Bittencourt NFN, Meeuwisse WH, Mendonça LD, et al. Complex systems approach for sports injuries: moving from risk factor identification to injury pattern recognition—narrative review and new concept. Br J Sports Med. 2016;50(21):1309–14. https://doi. org/10.1136/bjsports-2015-095850.
Aiello F, Impellizzeri FM, Brown SJ, Serner A, McCall A. Injury-Inciting Activities in Male and Female Football Players: A Systematic Review. Sports Med. 2023 Jan;53(1):151-176. doi: 10.1007/s40279-022-01753-5. Epub 2022 Oct 31. PMID: 36315396; PMCID: PMC9807506
Sedaghati P, Mohammadi S, Fadaei Dehcheshmeh M. Study of Dynamic Knee Valgus in Male Soccer Players: A Review Article. J Sport Biomech 2022; 7 (4) :238-249
2 risposte
Nei prossimi anni un calciatore di alto livello giocherà 60 partite l’anno ,in media.
Come,a suo parere, deve cambiare la presenza, la strategia dello staff medico riabilitativo nelle decisioni dell’allenatore?
Buongiorno Emilio, seguirà una seconda parte, nella quale proveremo a ragionare su quello che, dal punto di vista pratico, determina ciò che in questo articolo è emerso dal punto di vista teorico e metodologico.
Tuttavia una prima rapida risposta è molto semplice e direi in linea con ciò che costantemente viene evidenziato da questo blog. Non esiste un campo di intervento dell’allenatore. Esiste un gruppo di persone, più o meno ampio, che ha cura dei giocatori, del loro sviluppo, del loro rendimento, della loro possibilità di essere efficaci nel gioco. In questo gruppo di persone (di cui fanno in ogni caso parte anche i giocatori stessi), accomunato da una condivisa conoscenza del gioco, vi sono competenze profonde individuali, legate al proprio back ground culturale e professionale. Ciascuna competenza emergerà nelle differenti situazioni, diventatando in quel momento guida per il gruppo di lavoro.