NAPOLI -MILAN 1-1 (1-2): I ROSSONERI ACCEDONO ALLA SEMIFINALE DI CHAMPIONS!

E’ la quarta recita della stagione tra Napoli e Milan ma, rispetto alle tre precedenti, non ammette repliche perché al termine di questo confronto solo una rimarrà in corsa in Champions League.

Le due ultime vittorie rossonere (0-4 al Maradona in campionato e 1-0 a San Siro sei giorni orsono) potrebbero aver scalfito parte delle certezze partenopee che sino a poche settimane fa apparivano granitiche. Nonostante ciò, il crocevia europeo assume un significato più importante per il Milan, considerato come la squadra di Spalletti abbia ormai archiviato la pratica scudetto in virtù di un calcio frutto di un pensiero mai banale con interpreti motivati, portatori di conoscenze collettive ed individuali di assoluto rilievo.

A vedere le defezioni pare Spalletti il tecnico messo peggio considerato come il rientro di Osimhen  si scontri con le squalifiche di due autentici cardini del sistema di gioco napoletano come Anguissa e Kim Min-jae. Soprattutto quest’ultimo si è erto nel corso delle settimane a leader emotivo del gruppo. Una tipologia di leadership, quella del difensore sudcoreano, caratterizzata dall’esempio, dalla concretezza e dalla mentalità più che dai gesti eclatanti o dalle giocate spettacolari.

A sostituirlo è chiamato Juan Jesus, soldato buono ed affidabile per tutte le stagioni, che si è ben comportato quando è stato chiamato in causa ma che, nell’occasione, vedrà su di sé la responsabilità di non far rimpiangere l’illustre compagno in una gara in cui la pressione avrà un ruolo non marginale.

A centrocampo, Ndombele prende il posto di Anguissa in ossequio ad un esperienza superiore agli altri centrocampisti in rosa che lo rende più adatto a questo tipo di gare. Non una stagione memorabile, sino ad ora, quella dell’ex Tottenham e Olympique Lione che, nella gara di ritorno contro il Milan, ha la chance di lasciare il segno e trascinare i compagni con la sua fisicità.

Dall’altra parte il Milan, dopo i cambi di sistema di gioco di fine inverno, pare tornato alle proprie certezze con la disposizione difensiva a quattro, pronta a ruotare verso sinistra nel tentativo di accompagnare le sgroppate di Theo Hernandez.

Davanti c’è Giroud, che le ultime notizie davano in dubbio, supportato ai lati da Diaz e  Leao,
con Bennacer che, secondo alcuni beninformati, dovrebbe agire a ridosso della punta francese.

La partita inizia nel segno del Napoli i cui primi venti minuti sono da manuale del calcio.

Sarà per la forza dei partenopei, sarà per un atteggiamento passivo dei rossoneri, nella prima parte di gara si gioca solo a ridosso dell’area milanista. Ogni tentativo di ripartenza o azione degli uomini di Pioli viene abortito da subito.

I giocatori del Napoli arrivano sempre prima sulla palla con i difensori che corrono in avanti. Come se non bastasse, le seconde palle sono tutte ad appannaggio di Ndombele e Lobotka con Zielinski che si sdoppia nel ruolo di rifinitore e terzo di centrocampo.

Al 20′ minuto i tentativi verso la porta dei napoletani sono sette a fronte di nessun tiro del Milan. Più che di occasioni clamorose, tuttavia, si tratta di mere potenziali situazioni.

Nonostante un Politano ispirato ed un Kvaratshkelia attivo, ancorché non determinante, Osimhen non viene mai posto nella condizione di battere a rete.

Dal ventesimo in poi,  le cose si mettono in maniera diversa.

Nella prima sortita milanista, Mario Rui abbatte Leao in area con un intervento tanto inutile quanto maldestro.

Il rigore è netto.

L’esecuzione di Giroud è leggibile. Meret para e il Maradona esulta.

A questo punto ci si aspetta che l’inerzia del match si sposti ancora di più, a livello emotivo, in favore dei padroni di casa. Ed invece, il ritmo del Napoli, si abbassa. Vero è che la squadra di Spalletti sviluppa una splendida azione sull’asse di destra con Di Lorenzo che, anziché sovrapporsi, si infrappone attaccando la profondità per vie interne. Il tiro di Zielinski, tuttavia, non preoccupa Maignan.

 E’ il Milan, qualche minuto dopo il rigore fallito, ad avere l’occasione più ghiotta.

Stavolta la giocata di Giroud, almeno per quanto riguarda la preparazione, è per palati fini.

Scorre il 28′ minuto quando il francese traccia, con il solo movimento del corpo e senza toccare la palla, una linea che sbilancia la difesa partenopea e lo pone solo davanti a Meret.

Il portiere partenopeo si dimostra, se possibile, ancor più abile che sul rigore, impattando il pallone con la gamba mentre è in caduta sul lato opposto rispetto a quello verso cui è indirizzato il tiro.

Il rammarico dei rossoneri per l’occasione sprecata durerà sin quasi alla fine del primo tempo.

Kvaratskhelia nel frattempo ci prova sia per la via esterna che accentrandosi e, anche se pare spesso in grado di saltare il primo uomo, Calabria e compagni riescono quasi sempre a neutralizzare gli effetti delle sue giocate.

Il georgiano viene costantemente raddoppiato. La difesa di Pioli è disposta ad accettare uno scarico facile in favore di un centrocampista, ed abbassare così la propria linea difensiva all’interno dei sedici metri, piuttosto che rischiare di trovarsi uno contro uno quando l’esterno di Spalletti si trova in possesso della sfera.

E proprio da uno scarico orizzontale, che trova Ndombele colpevolmente impreparato, nasce l’azione che determinerà l’esito della gara e della qualificazione.

L’errore del centrocampista napoletano è sanguinoso perché permette a Leao di partire palla al piede (e fronte alla porta) senza che nessuno gli metta pressione al momento della ricezione.
L’attaccante portoghese si trova ancora nella propria metà campo quando parte dribblando (senza quasi accorgersene tanta è la superiorità che dimostra) tutti i calciatori che trova sulla sua strada prima di porgere a Giroud la più comoda delle palle goal.

La mente dei meno giovani non può che andare alla cavalcata di Ruud Gullit, all’allora San Paolo di Napoli, nel maggio del 1988 quando, dopo un allungo di 50 metri, serviva a Van Basten il pallone da spingere per il provvisorio 1-3 nella sfida scudetto contro il Napoli di Maradona.

La zona del campo in cui Leao pone in essere il suo strappo è più o meno la stessa. Certo è diverso il modo di correre e diverso il calcio di due epoche così lontane ma chi ha il rossonero nel cuore e qualche capello grigio non può non aver colto la somiglianza di alcuni aspetti delle due azioni. 

Due sono le considerazioni che vengono spontanee.

La prima è riferita alla galoppata di Leao: non è tanto l’accelerazione (di per sé pazzesca) a sorprendere, quanto l’attitudine a rendere tutto semplice mentre corre a mille all’ora.

Il controllo del corpo è di un’armonia incredibile mentre si diletta a dribblare gli avversari.

Cinquanta metri tra scatto e allungo in assoluta scioltezza, conditi da una lucidità da autentico professore nella visione di gioco e nella scelta finale.

Uno slalom alla Tomba, con l’eleganza di Federer, alla velocità con cui Valentino Rossi guidava la propria moto.

La seconda circostanza è riferita all’intervento di Rrahmani. Sbaglia il centrale del Napoli nel cercare di affrontare Leao in una situazione in cui l’attaccante sta correndo verso la porta al massimo della velocità. In quel frangente, con l’avversario nel pieno della convinzione tecnica ed emotiva, l’unica cosa da fare è acquisire a propria volta velocità, virando verso la porta, in modo da affrontarlo nel momento in cui starà forzatamente perdendo ritmo e lo si potrà affiancare facendo pesare, se del caso, la propria fisicità.

Si va così all’intervallo con il Napoli sotto di un goal dopo aver patito le defezioni di Politano (sino a quel momento il migliore dei suoi) e Mario Rui che vanno ad aggiungersi alle già importanti assenze di Kim e Anguissa.

Protestano gli azzurri per un rigore a dir loro negato a seguito di un intervento di Leao su Lozano.

Il secondo tempo si apre con un’occasione per Kvaratskhelia che sembra far presagire 45 minuti di assoluta passione per il Milan. E invece, nonostante l’undici di Pioli rinunci a controbattere e si rintani ai limiti dell’area di porta, il Napoli finirà per manovrare molto e concludere poco.

Avrà, questo è vero, un discreto numero di situazioni in seno all’area di rigore, alcune culminate con colpi di testa di Oliveira da buona posizione, ma non sembrerà mai nella situazione di cambiare l’esito di una qualificazione che, con il passar dei minuti, risulterà sempre più incanalata nei binari rossoneri.

Questo almeno sino al minuto 80 allorché, a seguito di un fallo di mano (tanto netto quanto inevitabile) di Tomori,  al Napoli viene concesso un calcio di rigore.

Non sia mai che Maignan conceda per una sera la gloria al collega avversario.

L’esecuzione di Kvaratskhelia risulterà leggibile al pari di quella di Giroud e il portierone rossonero suggellerà con la parata un doppio confronto da assoluto protagonista.

Da lì in poi sarà un trascinarsi sino alla fine ed il goal di Osimhen nel recupero varrà solo ai fini del risultato ma non a quelli del passaggio del turno.

Il Diavolo approda alla semifinale dopo 16 anni di attesa e aggiunge altri 12 milioni di Euro ai propri “introiti da Champions”, con l’ipotesi per nulla remota di una stracittadina da giocarsi contro i cugini.

L’ultima volta che le due milanesi si sono incontrate in semifinale non è andata poi male per il popolo rossonero…

BIO: Alessio Rui è nato e vive a San Donà di Piave-VE ove svolge la professione di avvocato. Dal 2005 collabora con la Rivista “Giustizia Sportiva”, pubblicando saggi e commenti inerenti al diritto dello sport. Appassionato e studioso di tutte le discipline sportive, riconosce al calcio una forza divulgativa senza eguali. Auspica che tutti coloro che frequentano gli ambienti calcistici siano posti nella condizione di apprendere principi ed idee che, fatte proprie, possano contribuire ad una formazione basata su metodo e coerenza, senza mai risultare ostili al cambiamento

5 risposte

  1. Articolo sontuoso. Racconta tutto senza strafare, anche un pizzico di milanismo qua e là (giustamente 🙂) traspare. Grazie ❤️🖤💖

  2. Il Milan ha meritato il passaggio del turno. Ieri sera ha fatto una prestazione da champions con sostanza. Mi chiedo tecnicamente come il Napoli abbia potuto subire due gol in due partite con cavalcate individuali da 70 metri senza commettere un fallo tattico. Altro errore importante l’intervento di Mario Rui sul rigore. Troppo grossolani per l’evento. In bocca al lupo Milan x la semifinale.

    1. Ciao Alessandro, grazie per il commento. Difficile dare una risposta. Chissà quanti pensieri sono passati nella testa di tutti quei giocatori coinvolti negli episodi che hai citato! A presto.

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