STAGIONE 2009-10: LE PRIME LINEE GUIDA METODOLOGICHE-2^ PARTE

QUALI CARATTERISTICHE TECNICO-TATTICHE

Considerando l’utilizzo prevalente dei sistemi di gioco 1-4-3-3, 1-4-2-3-1 o 1-4-3-1-2 e consapevoli che questi numeri rappresentino soltanto una disposizione statica dei giocatori in campo nella fase di non possesso, le caratteristiche, per ruolo, dei nostri giocatori dovranno essere le seguenti:

  • IL PORTIERE

Non solo deve saper parare ma deve essere in grado di impostare l’azione sia in termini di scelta, sia in termini qualitativi, con le mani e con i piedi.

  • DIFENSORI LATERALI O TERZINI

 Devono in fase di possesso palla, saper dare ampiezza di gioco in entrambe le metà campo , almeno uno di loro deve essere dotato di un buon piede specialmente al cross mentre, nella fase di non possesso palla, devono avere una buona capacità di marcatura e devono sapersi muovere con i compagni di reparto, almeno uno di loro deve avere buone capacità nel gioco aereo.

  • I DUE DIFENSORI CENTRALI

Devono essere forti nella marcatura e nell’1vs1 in campo aperto, forti nel gioco aereo, entrambi devono possedere un buon “primo passaggio” per la costruzione del gioco e, almeno uno di loro, buona personalità per guidare la linea difensiva.

  • IL CENTROCAMPISTA CENTRALE o MEDIANO O IN BASE AL SISTEMA DI GIOCO ADOTTATO, UNO DEI DUE CENTROCAMPISTI CENTRALI

E’ il costruttore del gioco, cioè colui che detta i tempi di gioco, all’eccesso, per le sue qualità tecnico-tattiche, visione di gioco e passaggio corto-lungo, potrebbe essere assimilabile per caratteristiche al trequartista.

  • L’ALTRO CENTROCAMPISTA CENTRALE

pur con buone qualità tecniche, dovrà avere spiccate doti tattiche in fase di possesso palla.

  • LE DUE MEZZALI o INTERNI DI CENTROCAMPO NEL CENTROCAMPO A TRE

Dovranno avere: l’uno buone capacita1 d’inserimento e di conclusione in porta, l’altro, sempre in possesso di un buon standard tecnico, dovrà saper difendere con efficacia.

  • L’ATTACANTE CENTRALE O PUNTA CENTRALE o NEL CASO DI ATTACCO CON DUE ATTACCANTI, LA PRIMA PUNTA,

Deve possedere buoni doti tecniche, buon gioco aereo, buona struttura fisica e la cosidetta capacita1 di “fare reparto”.

  • LA SECONDA PUNTA

Deve essere veloce, rapida, forte tecnicamente e nell’1vs1.

La prima e la seconda punta devono inoltre avere attitudine al goal.

Il trequartista e gli attaccanti o punte esterne devono avere spiccate qualità nell’ 1vs1 e nel tiro in porta.

La composizione dei giocatori schierati nei ruoli offensivi deve essere tale per cui in fase di non possesso palla soltanto uno di loro possa esimersi dal parteciparvi.

QUANTO ESPOSTO È NATURALMENTE, PURAMENTE, INDICATIVO POICHÉ È COMPITO DEI NOSTRI ISTRUTTORI E ALLENATORI FAR CONVIVERE SUL CAMPO TUTTI l GIOCATORI DI TALENTO A DISPOSIZIONE, INDIPENDENTEMENTE DALLE LORO CARATTERISTICHE PIÙ SPECIFICHE.

2. ATTIVITÀ DI BASE (8-14 ANNI)

L’attività di base si differenzia dall’attività agonistica, in cui prevalgono la selezione e la competizione poichè soprattutto nelle fasce più basse prevale l’aspetto sociale che si esplica anche con l’impiego di tutti i giocatori che compongono la “rosa”.

Nonostante ciò il risultato deve sempre assumere la sua importanza.

I nostri giocatori devono sempre essere orientati alla vittoria, vittoria intesa come risultato che deriva dalla costruzione del gioco, frutto della partecipazione di ogni giocatore da cui ne scaturisce la crescita e la formazione nella direzione  indicata dai vertici del club.

È infatti nell’attività di base che inizia l’apprendimento dei concetti che ritroveremo nell’attività agonistica.

Tuttavia l’apprendimento non puo’ prescindere dall’assoluto rispetto delle tappe evolutive riferite all’età del bambino – ragazzo – giocatore nonché dalla considerazione delle fasi sensibili dell’apprendimento.

Nelle categorie “esordienti” e “pulcini” il concetto di possesso palla inserito nel contesto più generale dell ‘insegnamento favorisce | concetti di collaborazione, di costruzione, di visione e di geometria del gioco senza tralasciare la fantasia e la creatività del singolo.

L’addestramento al possesso palla in queste fasce d’età determina nel giovane calciatore una mentalità propositiva che conferma e rafforza l’affermazione:  meglio una vittoria per 4 a 3 che una vittoria per 1-0

oppure

“durante una partita cerco di fare un gol in più degli avversari, piuttosto che pensare di non subirne”.

Così facendo si crea nel giovane quel concetto di “bello del calcio” che favorisce lo sviluppo di tutte le nozioni cognitive che gli permettono di capire che il risultato è una conseguenza di un gioco corale, piacevole e divertente, proprio in considerazione del fatto che, calciare la palla, passarla, dribblare un avversario è sicuramente molto più appagante e stimolante del tentativo di riconquistare la palla.

La cura della “fase di non possesso” deve essere proposta e sviluppata dopo le situazioni di stimolo e divertimento, propri della “fase di possesso”, sfruttando la positività del momento.

È in questo momento che l’istruttore- allenatore deve saper ottenere la massima attenzione e disponibilità dei giovani calciatori.

3. LA SCUOLA CALCIO (6-8 ANNI)

Attraverso le scuole calcio, intese, nell’accezione più ristretta del termine, come l’attività calcistica compresa tra i 6 e gli 8 anni, la società si propone l’obiettivo di educare i bambini all’attività motoria propedeutica al gioco del calcio.

Il compito degli istruttori è quello di suscitare nel bambino il desiderio di imparare stimolandolo, sostenendolo e assistendolo con una serie di proposte adeguate all’età.

La loro attenzione deve essere rivolta indiscriminatamente a tutti i bambini, allargando quanto più possibile la base delle abilità motorie agevolando ed incrementando lo sviluppo delle capacità coordinative, con particolare riferimento a quelle necessarie all’acquisizione dei gesti tecnici propri del gioco del calcio.

Al bambino vengono inoltre insegnati i primi fondamentali gesti tecnici. A tale proposito non si deve dimenticare che il mezzo educativo per eccellenza è il gioco nella sua forma ludica.

Per mezzo del gioco infatti, si sviluppano la sfera motoria, cognitiva e relazionale del bambino, aspetti fondamentali per la sua crescita.

CARATTERISTICHE DELL’ISTRUTTORE-ALLENATORE

  • caratteristiche personali

cordiale, sociale, comprensivo e severo; imparziale ed equilibrato, deve saper trasmettere fiducia.

  • capacità relazionali comunicative

disponibile ad ascoltare.

disponibile al confronto;  capace di creare un clima positivo nella squadra.

capace di gestire il gruppo; abile a guadagnarsi la disponibilità ad imparare.

  • esercizio del proprio ruolo

autorevole e competente.

attento al miglioramento individuale e collettivo.

  • competenze tecnico -tattiche

saper fare, saper far fare e saper correggere.

favorire la libertà creativa e l’iniziativa dei giovani calciatori specialmente in riferimento alle fasce d’età più basse.

deve conoscere, condividere e applicare l principi enunciati nelle linee giuda del settore giovanile.

deve condividere con i colleghi le rispettive conoscenze.

attento all’aggiornamento.

IL CAPITANO DELLA SQUADRA

  • la nomina del capitano

il capitano viene nominato dallo staff tecnico con l’assenso del direttore tecnico;

il capitano può essere cambiato in qualsiasi momento della stagione.

  • le caratteristiche e le funzioni del capitano

il capitano è il leader del gruppo, nello spogliatoio e in campo.

il capitano deve avere grandi doti umane nell’ambito dell’attivitå sportiva ed al di fuori dell’attività sportiva.

il capitano deve porre attenzione all’autostima di ciascun compagno e del gruppo squadra.

il capitano deve saper controllare le proprie emozioni e contribuire al controllo delle emozioni del gruppo squadra.

il capitano deve essere l’intermediario tra allenatore e il gruppo squadra e viceversa.

il capitano deve essere un fedele esecutore della strategia di gioco della squadra.

il capitano deve avere un equilibrio emotivo e nelle situazioni conflittuali, deve saper intervenire in modo positivo.

il capitano deve essere imparziale indipendentemente dalle sue relazion! socio- affettive all’interno del gruppo squadra.

il capitano deve essere un esempio nei rapporti socio-culturali al di fuori dell’attività sportiva.

il ruolo di capitano è un ruolo di grande responsabilitå e di poco privilegio.

il capitano è il massimo rappresentante del gruppo squadra.

tra il capitano e l’allenatore si deve instaurare un rapporto di grande confidenza.

il capitano deve agire affinché propri compagni percepiscano e comprendano la sua funzione ed il suo rapporto con l’allenatore.

il capitano, pur essendo il rappresentante in campo dell’allenatore, deve saper rispettare i ruoli e le aree di competenza.

il capitano deve saper stimolare, nell’allenamento ed in partita, l compagni che non mostrano un adeguato atteggiamento mentale.

il capitano, prima di ogni partita, deve chiedere al dirigente accompagnatore il nome dell’arbitro.

solo il capitano, puả dirigersi verso l’arbitro e, chiamandolo per nome, parlargli in forma corretta, mantenendosi a debita distanza.

il capitano non puo’ dirigersi verso gli assistenti dell’arbitro, salvo in casi eccezionali e comunque richiamando l’attenzione del direttore di gara e rivolgendosi a loro in forma corretta e mantenendosi a debita distanza.

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