Il paradosso di McKinley è quella teoria di origine “fantozziana” per cui comunque vada tu colpirai il palo. Non c’è scampo.
Chi non ricorda la celeberrima scena del ragionier Ugo Fantozzi che guidando, dopo avere perso il segnale radio sul quale stava seguendo un fantomatico match tra Inghilterra e Italia, inchioda, scende dall’auto, rompe il vetro di un appartamento e domanda: “scusi, chi ha fatto palo?”. Per poi prendersi un cazzotto in faccia e cadere a terra. Ed il palo lo “fece” proprio McKinley.
Il ragionier Ugo Fantozzi è stato un personaggio letterario e cinematografico ideato e interpretato dal mitico Paolo Villaggio, attore genovese e tifoso della U.C. Sampdoria e dunque, a mio avviso, perfetto per iniziare questa breve riflessione di parte. Ovviamente il paradosso di McKinley non esiste, ma è un concetto che si adatta perfettamente all’attuale situazione della Sampdoria.
In questo momento (13 maggio 2023) la Sampdoria si trova ultima in Serie A, con soli 17 punti, retrocessa in Serie B, con un organico che dal 2019 viene gradualmente indebolito e che nelle ultime tre sessioni di mercato è stato completamente svuotato di valori tecnici e di leadership. Senza contare lo spettro del fallimento che se prima aleggiava nell’aria come un fantasma, ora come non mai è tutt’altro che intangibile: è reale, forse inevitabile.
Ed è qui che interviene il paradosso di McKinley: qualunque sarà il tipo di conclusione verso la porta del destino blucerchiato, noi (sampdoriani) colpiremo il palo. Siamo retrocessi e ripartiremo dalla Serie B oppure si può fallire e ripartire dalla Serie D.
Non importa. Ogni esito per noi sarà come aver colpito il palo. Sarà come veder la palla tornare sul campo pronta per essere colpita nuovamente, perché come diceva il mitico Vujadin Boskov: “dopo pioggia, viene sole”. E sarà così anche questa volta.
“Colpiremo il palo” vuol dire che accetteremo il nostro destino, qualunque esso sia, perché fino a quando ci saranno i sampdoriani a cantare, la squadra non morirà mai e noi saremo lì per i nostri colori su qualsiasi campo e contro qualsiasi avversario, perché la U.C. Sampdoria (matricola 45950) per noi sampdoriani rappresenta parte delle nostre vite e rappresenta anche un pezzo importante di storia del calcio italiano.
Già le nostre vite. Ora parlo della Sampdoria, perché il problema oggi è focalizzato qui, in una delle due metà della città di Genova, ma lo stesso discorso è valido anche per le altre grandi squadre e tifoserie che hanno avuto problemi di questo genere durante la propria storia e per quelle che ne avranno in futuro (speriamo mai più).
Ed il punto è proprio che purtroppo cose del genere sono già successe in passato (nemmeno troppo indietro nel tempo) ed in piazze per nulla banali, forse anche più importanti di Genova.
Firenze, Parma, Napoli, così come Bologna o addirittura a Catania e Messina, due squadre che ad inizio anni ’00 calpestavano i campi della massima serie italiana e che oggi militano tra dilettanti e semi-pro. Eppure le tifoserie sono sempre lì, imperterrite a portare avanti la loro passione calcistica. Alcune ancora a lottare per risalire la china e altre finalmente a gioire dopo anni nefasti.
Un esempio su tutti. Il più recente ed il più significativo. Anno 2004: La gloriosa SSC Napoli fallisce miseramente. Anno 2023: in Seria A trionfa in modo incontestabile la SSC Napoli (fondata nel 1926), società di proprietà di Aurelio De Laurentis dal 2004, anno in cui appunto venne rilevata dal produttore cinematografico successivamente al fallimento. Fallimento che portò alla conseguente perdita del titolo sportivo e alla necessitò di ripartire dal campionato di Serie C.
Un dramma per tutti i tifosi partenopei, una sconfitta per il calcio italiano.
Ebbene oggi, dopo 19 anni di gestioni magistrali in termini sportivi e commerciali, il Napoli è tornato sul tetto d’Italia, a distanza di 33 anni dall’ultimo trionfo, e questa volta l’ha fatto senza Diego Armando Maradona, ma con la programmazione, la competenza e la tenacia di tutti quelli che hanno preso parte al progetto nel corso di questi anni.
Mi vengono in mente altre realtà importanti, oggi in Serie A, come la ACF Fiorentina (nata nel 1926 e rifondata nel 2002 come Florentia Viola), oppure il Torino FC (nato nel 1906 e rifondato nel 2005) o ancora, in Serie B, il Parma Calcio 1913 (nato appunto nel 1913 e rifondato nel 1970, nel 2004 e nel 2015) che ha dominato in Italia ed in Europa dalla metà degli anni ’90 fino ai primi anni duemila.
Tutte fallite, almeno una volta, ed oggi stabilmente nei piani alti della nostra massima serie o comunque (nel caso del Parma) prossime ad arrivare nuovamente dove gli compete, con il supporto di proprietà solide e di piani industriali precisi, coerenti e sostenibili (o almeno in parte).
Come detto, oggi probabilmente sarà il turno della U.C. Sampdoria (nata nel 1946) ceduta per la cifra simbolica di 1euro nel 2014 dalla famiglia Garrone (che aveva salvato la società dal fallimento nel 2002 grazie all’intervento del compianto Riccardo) ad un personaggio di difficile definizione il cui nome è Massimo Ferrero, esercente cinematografico (proprietario di sale cinematografiche) condannato per bancarotta e visto com’è andata sprovvisto dei capitali necessari a mandare avanti una qualsiasi squadra di Serie A come la compagine genovese, ma forse non sarebbe stato adatto nemmeno per una qualunque squadra dilettantistica. Quindi le domande sono molteplici. “Nessuno si è insospettito del passaggio anomalo di proprietà?” e ancora “Nessuno ha controllato chi fosse l’acquirente?”
Evidentemente no, nessuno l’ha fatto. Eppure sarebbe bastato chiedere un casellario giudiziario per capire subito con chi si aveva a che fare, per capire che le prospettive di vita di quella proprietà erano brevi. Capire che le modalità di cessione fossero state anomale sarebbe stato ancora più semplice, sarebbe stato sufficiente leggere un articolo della Gazzetta dello Sport o Corriere dello Sport o altro semplice quotidiano sportivo. In poche parole sarebbe stato sufficiente un controllo preventivo delle parti.
Tutto ciò non è stato fatto subito e non è stato fatto nemmeno dopo, forse perché a qualcuno faceva comodo così oppure perché “ficcare il naso” nei conti dell’uno o dell’altro personaggio era sconveniente, sapendo che qualcosa di strano sarebbe venuto a galla sicuramente.
Quindi tutti hanno affossato la testa sotto la sabbia, sperando che questo giorno non sarebbe mai arrivato. Tutto è andato bene e ha fatto comodo a tutti fino a quando il malato cronico (la Unione Calcio Sampdoria – matricola 95450) non è diventato un malato terminale, prossimo alla morte, con 200mln (così dicono) di debiti sulla schiena e 300mila tifosi (circa) sulla coscienza.
Eppure mi chiedo io: “Non è possibile mettere in atto una serie di meccanismi di controllo preventivi che possano evitare il manifestarsi di queste situazioni?”. E ancora: “Chi deve vigilare su queste situazioni?”. Qualcuno deve vigilare, qualcuno deve “mettere il naso” dove nessuno può o non vuole metterlo. Non è possibile accettare di vivere in questi stati di omertà, dove potenzialmente chiunque può, anche truffando o raggirando, acquistare una società primaria di calcio e “chiudervisi dentro” portandola al fallimento.
In Inghilterra, ad esempio, dove oggi la Premier League rappresenta l’eccellenza mondiale del calcio, vi è un regolamento preciso nel quale la Football Association vigila essa stessa su dirigenti e proprietà che intervengono a qualunque livello della piramide del calcio britannico (dalla Premier League fino a Football League e addirittura in ambito “Women”) e lo fanno per (cit.“to protect the reputation and image of the game”) proteggere la reputazione e l’immagine del gioco. Esistono regolamentazioni ben precise, nel massimo della trasparenza finalizzata alla tutela del sistema calcio.
Fantascienza per noi italiani.
Ad esempio lo stesso fondo PIF (fondo di stato dell’Arabia Saudita) pur avendo un capitale smisurato da mettere a disposizione del calcio inglese (si parla di qualcosa come 50 volte il capitale messo a disposizione dai proprietari del Manchester City) ha dovuto aspettare un anno e mezzo prima di essere “accettato” all’interno del sistema Premier League e ricevendo il via libera all’acquisto del Newcastle United. Parliamo di controlli non solo finanziari, ma anche politici ed etici. Parliamo di un controllo “a tutto tondo” che mette dei paletti e inserisce dei filtri all’ingresso di un mondo “dorato” che da enormi possibilità agli investitori, ma deve al tempo stesso essere sostenibile. In Italia no, non succede nulla di tutto questo.
I casi negli ultimi anni sono stati fin troppi e nessuno vi ha mai posto rimedio.
Ripeto: “perché nessuno ha vigilato mai in nessuna delle situazioni brevemente raccontate?”
Forse sarebbe questa la soluzione rivoluzionaria da mettere in atto affinché brutte storie come questa, che hanno potenzialmente il potere di rovinare la vita di gente comune che a volte oltre al calcio non ha altro, possano essere evitate e gestite prima che diventino una sciagura.
Basterebbe forse (hai detto niente) implementare un sistema di vigilanza “in tempo reale” e un sistema di “allarmi” continuamente attivo e rivolto alle situazioni presenti e future che possano minare o destabilizzare le proprietà delle società di calcio. Chissà. Purtroppo non sta a me trovare le soluzioni.
Oggi la situazione è triste. Ci sono solo sconfitti da ogni lato ed io come altri tifosi della Sampdoria rischiamo di veder cancellati in un attimo anni interi della nostra storia personale senza poter muovere un dito (un po’ quello che ha magistralmente detto il comico Maurizio Crozza qualche giorno fa nel suo programma “Fratelli di Crozza”).
Per colpa di chi non si sa, ma tutto questo viene spazzato via. Viene cancellato.
Anni di storia gloriosa, molti altri anni di storia meno gloriosa, tutti anni di amore verso dei colori, quelli blucerchiati, tramandati di padre in figlio, di nonno in nipote: tutto cancellato.
Non posso dire che non importi, perché invece mi importa e come. Quello che mi consola è che so che ripartiremo, perché abbiamo il futuro davanti a noi e una passione ardere e da tramandare. Faremo come sempre. Ci saremo con entusiasmo e passione, forse senza il nostro nome per un periodo, ma ci si augura di avere almeno una proprietà degna di noi, degna della nostra storia, con valori etici e morali. Una proprietà capace “tecnicamente” di intervenire in ogni ambito della società e abile a pianificare il futuro, a crescere e tenere i giovani talenti.
Marco Lanna, nostro attuale presidente, potrebbe essere un ottimo punto di partenza, se lo vorrà. Gli altri eroi della Samp d’oro anche. Invernizzi, Lombardo, Mannini, Pagliuca, Vierchowod, Cerezo, Bonetti, Branca, Rossi, Calcagno, Nuciari, Salsano. Sicuramente me ne dimentico qualcuno. Poi c’è lui: Roberto Mancini. E non aggiungo altro, perché non serve aggiungere altro. Avete capito tutto.
Ci sarà da soffrire e da resistere, è vero e lo sappiamo, ma ci sarà anche da cantare e festeggiare, perché “dopo pioggia, sempre viene sole”. E Napoli, per chiudere il discorso, ne è una dimostrazione tangibile.
Gli azzurri partenopei oggi dicono “ricomincio da 3” e lo fanno con il sorriso sulle labbra. Ed io li applaudo e li ammiro perché se lo sono meritati. Noi sampdoriani invece da domani ricominceremo da zero, per tornare più in alto possibile, ma sono certo che tra qualche anno anche noi sorrideremo di nuovo, tutti insieme ricordando i momenti di tempesta trascorsi e passati insieme.
BIO: Matteo Cigna è nato a Genova, città nella quale ancora oggi vive, occupandosi quotidianamente di spedizioni marittime.
Le sue più grandi passioni sono il calcio e la scrittura, due mondi che lo portano a leggere e documentarsi costantemente su questo meraviglioso sport e sui personaggi che lo popolano. Tra il 2020 e il 2021 con grande umiltà ed entusiasmo ha fondato, con l’aiuto di un paio di amici, il blog e la relativa pagina Instagram ‘Sport-stories’, ma il progetto è poi “naufragato”.
Da buon marinaio non si è dato per vinto e dopo mesi di riflessioni e attese ha deciso di rimettersi in viaggio nell’immenso oceano del football.
“Scrivere per ‘La complessità del calcio’ sarà un piacere e un onore” [cit. Matteo Cigna]