Uno de ricordi più vividi della mia storia in Publitalia.
Primo martedi da neoassunto.
Sto tristemente compilando da Ghost writer decine di copie commissioni tutte uguali cosparse talmente di bianchetto per i mille cambiamenti di prezzo da essere paragonabili a mattonelle.
Compare a sorpresa in ufficio un omone in capelli bianchi (già allora) di 1 metro e 90.
“Tu con le guance rosse! Giochi a pallone?”
Mento (non sulle guance rosse ma sul saper giocare a pallone).
“Con risultati alterni ma ci provo”
“Ok vieni con noi che ce ne manca uno.”
“Ma veramente io dovrei rientrare per le due e mezza in ufficio”
(Risata cavernosa)
“Ahahahah! Buona questa! Non ti preoccupare, con i tuoi capi ci parlo io. Giocano pure loro”.
Era vero.
Ramazzando qua e là scarpe e calzoncini di fortuna fui portato di forza in un campo di terra battuta dietro una chiesa. Località Cimiano.
Botte da orbi. Madonne comprese.
Ogni tanto usciva il prete minacciando di chiudere tutto se non la smettevamo.
Davanti giganteggiava lui, in tenuta del Milan completamente bianca e un nome stampato sulla schiena.
BEBO.
“Ma come cazz, fai mulinare le gambe!!
Non tocchi la palla!!
Sembri un Colibrí!!”😄
E fu così che da allora mi chiamò per sempre così
Ad un certo punto provai a scattare verso l’area.
Da dietro sentii arrivare un treno in corsa.
Scivolata. Tackle. Pallone sparito.
Io fuori dal campo. Steso nella polvere.
Mi girai.
Il sosia di John Belushi mi aveva appena portato via anche l’ultimo briciolo di speranza di potermela giocare.
Troppo più forte.
Diventammo però grandi amici e compagni di merende.
Dividemmo negli anni oltre che un ufficio, risate, scherzi, tifo per il Milan e cazzeggi infiniti.
IVANO.
Finita la partita poi tutti a mangiare al bar dei Cigni fino alle quattro inoltrate (non riuscivo a crederci, sicuramente ero finito in paradiso senza saperlo) dove un altro personaggio bizzarro ma divertentissimo, che poco prima aveva stupito tutti pennellando lanci millimetrici con un sinistro magico, mangiando un panino, contemporaneamente raccontava barzellette e cantava a squarciagola “Cosa resterà di questi anni 80” di Raf.
DEZO.
Effettivamente eravamo negli anni 80.
Quasi 90.
Anni indelebili. E indimenticabili.
Non eravamo un’azienda.
Ma una famiglia.
Che ha cavalcato insieme 25 anni di storia.
Anche italiana.
Con litigi, passioni, gioie, dolori.
E purtroppo anche mancanze improvvise.
Li ho voluti ricordare tutti e tre perché stasera me li immagino sorridenti e insieme, mentre preparano le borse, per andare ancora una volta verso quel vecchio campo di sassi dietro una Chiesa, località Cimiano.
“Dai Coli prendi il pallone, alla una tutti pronti in campo!
Tanto Gagno avrà fatto come al solito le squadre sbilanciate per vincere come sempre la coppa di campione d’inverno”
Ciao Bebuccio.
Ciao Ivano.
Ciao Dezo.
Sempre con noi. ❤️
Colibrì.
BIO: Ivan Frascaroli
- Dirigente d’azienda.
- Scrive per diletto da una decina d’anni.
- Ha pubblicato nel 2019 una raccolta di brevi racconti su Amazon “(NON) Volevo una vita come Steve McQueen” legati come questo a brevi flash di vita o di costume.
- Appoggia da anni le iniziative della Onlus “Cuori in viaggio” che assiste due scuole a Kidoti a Zanzibar a cui vanno i proventi delle sue opere d’ingegno (!).
- Milanista sfegatato dai tempi di Milan Cavese.
- Rossonero nell’anima.
4 risposte
Bellissime parole dette da un vero uomo: semplice e molto sensibile come Ivan. Ci mancherà il grande Bebo che ha saputo creare dal nulla, una vera famiglia di ragazzini che amano il calcio. Ciao Bebo
Ciao Giovanni, grazie per il tuo contributo. A presto.
👏👏👏👏👏
Anche io ho avuto il privilegio di conoscerlo e frequentarlo.
Persona meravigliosa
RIP
Lo ricordiamo tutti con grande affetto.Grazie Roberto.