EMERGENZE: TORNIAMO A MANCHESTER CITY – REAL MADRID.

L’INNOMINABILE ATTUALE ( cit. Roberto Calasso )

Thierry Lechanteur Photographe

Guardando ieri sera l’incredibile semifinale di Champions ( sempre che “solo così” possa essere definito quello scenario strategicamente eversivo, quella esperienza di mistico innominabile stupore proiettata su un campo di calcio ) mi è tornata in mente una frase scaturita dal genio di Beppe Viola, mai rimpianto quanto basta. Ecco la battuta :

“Il pugile: “Come sto andando?”. L’allenatore: “Se l’ammazzi fai pari”.

Ci  vorrà del tempo per metabolizzare le immagini di quello che a bocca aperta senza soluzione di continuo siamo stati in grado di vedere ieri sera e giustamente fioccheranno analisi, controanalisi, analisi delle controanalisi, dibattiti, commenti, pronostici. Non la faccio quindi tanto lunga ma strani pensieri girano dentro la mia testa e devo rispettare il fatto che vogliono per forza emergere.

Perché vogliono gridare all’intero mondo quanto il calcio possa concorrere all’emancipazione di ogni individuo inserito in un collettivo, lottando i determinismi  insegnando a tutti a scrivere un futuro che non c’era, stressando gli spazi, i tempi di inserimento, polverizzando le leggi dell’equilibrio, collocando con coraggio un baricentro a 56,4 metri. Una mutazione collettiva della specie, dovuta al felice incrocio di stravaganti sinapsi incredibilmente costrette nella mente di un unico individuo, individuo unico: Josep Guardiola i Sala detto Pep.

La prima questione emergente riguarda il comportamento di Bernardo Silva: un punto fisso all’interno della manovra, pronto a sacrificare la sua proverbiale rapidità a favore del gioco e poi con perfetto timing e lucidità, tirar fuori dal cilindro le due progressioni micidiali che scaraventeranno la palla in rete alle spalle di Curtois al 23’ su spettacolare filtrante di De Bruyne e poi al 37’ di testa, ribadendo a rete la respinta di Curtois sul tiro di Gundogan. L’improvvido telecronista commenta curiosamente la faccenda, come se insaccare un pallone di testa fosse questione esclusivamente di metri d’altezza.

L’evidenza è che la profondità del gioco invisibile, quello senza palla, di questo mancino portoghese, gli permette di occupare con straordinaria freddezza e superiorità l’isola deserta compressa in un mare in continua tempesta, trasformandosi lui stesso in porto sicuro per i suoi compagni di squadra e futura materia da romanzo per tutti i match analysts del mondo.

La seconda questione è che mentre il tempo scorreva inesorabile abbiamo ricevuto la dimostrazione certa, assiomatica direbbe Dedekind, di quanto e di come il gioco efficace sia il vero determinante assoluto soggetto della questione, capace di far trascolorire anche la vikinga prestanza del giovane Haaland, l’insuperabile destrezza di Courtois, la generosa tenacia di De Bruyne che dopo un primo tempo di favolosa intensità ed efficacia continuava a voler sfondare, palla al piede per vie centrali, la perfezione della staffilata di Kroos.

Vengo da un tempo in cui tutti questi fattori sono stati considerati alternativamente determinanti la prestazione nel calcio fino a quando questo allenatore di Santpedor, passato anche attraverso svariate delusioni senza perdere l’entusiasmo però, non ci ha scodellato l’evidenza: il vero maestro che si eleva all’ennesima potenza, signori esperti di tecnica, preparatori “fisici”, pedagogisti, mental coaches, specialisti di schizogonie, tifosi e tutti noi miseri mortali, é SOLO IL GIOCO.

Inchiniamoci dunque tutti alla sua supremazia.

La cosa che più di tutte però mi preme di rilevare, la più strategicamente innovativa, che ho osservato come un Cristoforo Colombo che vede improvvisamente l’inaspettato mondo ( arrivando probabilmente a fine corsa quando tutti hanno già tagliato il traguardo ) è il fatto che le azioni del Manchester se iniziano a destra, a destra terminano. Lo stesso a sinistra e ovunque.

Per anni ho conosciuto un calcio intriso nello stratagemma di Sun Tzu : “Clamore a Oriente attacco a Occidente” .

E invece scopro ora la determinazione assoluta di questi Cityzens nel terminare l’azione senza paura alcuna, esattamente dallo spazio in cui è iniziata, stravolgendo in questo modo la difesa pur accorta dei vari Carvajal, Militao, Camavinga irreparabilmente  privi di certezze e punti di riferimento.

MISSION IMPOSSIBLE dunque: provare e riprovare ad infilarsi con fluidità e caparbietà negli stessi impossibili pertugi dell’area avversa nella certezza di trovare l’uscita dal trouble.

Ma certo, gli è riuscito con Messi. Riuscirà prima o poi anche con Haaland!!! Il desiderio di arrivare è una grande ala per chi vuole spiccare il vero volo e, si sa, si desidera sempre ciò che non è facile ottenere. Un goal di Alvarez ad esempio, dopo soli due minuti dalla sostituzione che ci fa anche qui ripensare con attenzione a tutte le menate sull’adattamento del giocatore al ritmo di gioco.

Eh si, gran brutta cosa la memoria. Ma anche felice memoria pensare e ripensare all’assist inarrivabile di Foden, stigma di un’organizzazione rodata, intelligente, accorta, condivisa, armonica, come quando alle elementari in coro cantammo Fra Martino l’unica irripetibile volta che ci venne veramente bene.

Immagine di Prof. Pedro Mendonça

Chissà come starà Pep Guardiola in questo momento. Questi geni non dormono, non mangiano, va a sapere…e chissà che il Manchester del Bernabeu meno intenso, meno aggressivo meno tutto rispetto a quello visto ieri sera, non fosse proprio lo strumento, la bomba a orologeria ideata per attirare nella tana dell’Ethiad in Alan Touring ( ! ) Way un Real Madrid fiero, equilibrato, sicuro dei propri mezzi, tardivamente consapevole dell’inaspettato, sconcertato di essere rimasto incastrato in una trappola micidiale, capace di far scolorire talenti assoluti come Valverde, Modric, Benzema, Carlo Ancelotti.

Purtroppo a volte ti accorgi che sei in viaggio solo quando la ruota si buca. Buoni futuri viaggi a tutti dunque. Perché questa partita di cui avrei potuto scrivere ancora il mondo universo ( cit.) racchiuso nell’abbraccio tra De Bruyne e Guardiola, la testa china di Benzema, il fervore della tifoseria degli Sky Blues e via discorrendo, ci farà pensare per sempre al calcio in un modo altro.

Non è stata solo una partita ma un corso di aggiornamento in scala mondiale, un prima e un dopo sulla timeline della storia del calcio, per tutti noi un impegno politico. STAY TUNED

Si ringrazia il Prof. Pedro Mendonça per l’immagine in prima pagina.

Bio: SIMONETTA VENTURI

  • Insegnante di Scienze Motorie.
  • Tecnico condi-coordinativo in diverse scuole calcio e prime squadre del proprio territorio (Marche )
  • Ha collaborato con il periodico AIAC L’Allenatore, con le riviste telematiche Alleniamo.com, ALLFOOTBALL.
  • Tematiche: Neuroscienze, Neurodidattica

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