UN ACCORATO APPELLO ALLA F.I.G.C.

Caro Filippo, perdonami per la lunghezza, ma ti scrivo di getto e di cuore, delle osservazioni legate alla mia esperienza di allenatore (come piace dire a te) nella categoria Piccoli Amici nella Scuola Calcio GS Alberino di Siena. 

Parto da questa considerazione della Prof.ssa Lucangeli (https://www.ted.com/talks/daniela_lucangeli_emotional_short_circuits_the_intelligence_behind_mistakes?utm_campaign=tedspread&utm_medium=referral&utm_source=tedcomshare minuto 11:50): 

 “……io adesso mi sono messa ad andare in giro a spiegare alla gente che l’imparare a guardare i bambini negli occhi, l’imparare ad abbracciarli, l’imparare ad accarezzarli, implica mettere nel circuito delle memorie permanenti, che sono di emozioni che costruiscono ben-essere e non mal-essere. È acqua e pane. La scienza è ritornata all’acqua e pane.” 

Ecco, credo che lo stesso principio sia valido per l’apprendimento, a maggior ragione, per l’apprendimento del gioco del calcio nei bambini dell’Attività di Base, non scordiamoci mai, che sono bambini di 5-11 anni!  

Acqua e pane, non parliamo di Fisica Quantistica, di Ingegneria applicata alle Scienze Motorie, etc…”acqua e pane”: un ambiente di gioco sereno, pieno di energia ed entusiasmo, dove il bambino gioca a calcio spensierato, senza paura di sbagliare, dove la voce degli adulti si sente solo per incoraggiamenti positivi, dove si usa il giusto attrezzo, dove i campi hanno le giuste dimensioni, così come il numero di giocatori è in funzione dell’età dei bambini, dove tutto è allineato alle regole scritte, nero su bianco, dalla FIGC Categoria (figc.it), sembra semplice, no? 

Anche il Regolamento del Settore Giovanile e Scolastico della FIGC con l’Art.2 “L’attività del Settore” non lascia dubbi:  

  1. II Settore realizza i propri fini istituzionali mediante le seguenti attività: 

. b) attività con finalità didattico-organizzative:  

– istruzione ed addestramento dei calciatori “giovani” che frequentano i “Centri calcistici di base” e le “Scuole di calcio” riconosciute dalla F.I.G.C. sulla base dei criteri stabiliti d’intesa con il Settore Tecnico; 

Invece, purtroppo, vorrei riportare la mia testimonianza (categoria Piccoli Amici).

Siamo alla fine della stagione, nella nostra Scuola Calcio a Siena non abbiamo visto nessuno della FIGC, nei fine settimana abbiamo fatto i raggruppamenti con doppie squadre, con minimo altre 3 o 4 Società per ogni raggruppamento, ma non abbiamo mai giocato con il pallone di gomma doppio o triplo strato, come indicato dalla FIGC.  

Perché nessuno della FIGC è stato presente nei campi, almeno una o due volte, ha visitato la nostra Scuola Calcio, si è assicurato che i 10 presupposti indicati nella Metodologia FIGC per l’Attività di Base siano applicati ( allenare-lattività-di-base-versione-breve.pdf (figc.it)), perché? 

C’è già tutto, ci sono già definiti i fondamenti filosofici e teorici per favorire l’apprendimento o, se si preferisce, per l‘insegnamento del gioco del calcio, in una parola la “Metodologia”, perché la presenza di tutte queste società di consulenza, perché tutti questi discorsi sui limiti, sui mali del calcio italiano, quando, molto banalmente, non esiste l’applicazione della Metodologia definita dall’Organo responsabile?

Perché la FIGC non investe in questa vitale attività? Perché per la FIGC non è una priorità? Perché non investe in figure professionali, correttamente remunerate, competenti, in ciascuna provincia, per assicurarsi l’effettiva applicazione del suo modello didattico-organizzativo?  

Quando il sabato mattina i Piccoli Amici di 5/6 anni giocano con palloni di cuoio duri come il marmo, con allenatori che assegnano ai bambini posizioni definite in campo, gli gridano istruzioni su dove andare, cosa fare, etc…Dov’è la Federazione Italiana Giuoco Calcio? 

Ti scrivo queste considerazioni con l’amaro in bocca, di un uomo che da grande, ho 48 anni, ha scoperto la meravigliosa esperienza di stare con i bambini, inoltre non ho alcun dubbio nel dire che l’espressione del massimo potenziale di una persona può accadere solo nella gioia più profonda! 

Saluti 

Vanni

La discussione è aperta: Quali sono le esperienze di chi, come Vanni, vive in un medesimo contesto?

BIO Vanni Posta :

Allenatore UEFA C

  • Laurea in Scienze Motorie indirizzo Calcio con la Tesi “La Via è … il GIOCO”, relatore Stefano Ghisleni.

11 risposte

  1. Buongiorno,

    con Vanni sono d’accordo in parte…nel senso che non occorre che la Figc faccia da guardiano, mi sembra un atteggiamento un po’ infantile….una società e di conseguenza gli allenatori di quella società dovrebbero, se ci credono e si fidano, semplicemente applicare le linee date dalla Figc.
    Lo dovrebbero fare perché ci credono e non perché hanno paura che possa arrivare il controllore…mi sembra un atteggiamento infantile.
    Il presupposto fondamentale è sapere qual è il fine di ogni scuola calcio: vincere il raggruppamento dei primi calci o lavorare per provare a formare calciatori facendo crescere i bambini in un ambiente sano, sereno con delle regole chiare e definite? Una volta risposto a questa domanda si può aver ben chiaro quale è la strada da seguire: se l’uovo oggi o la gallina domani….e non è detto che le uova fatte crescere in modo biologico diano delle galline domani…

    1. Grazie Antonio,

      il tuo messaggio mi permette di chiarire un concetto, perché il mio “accorato appello”, non è una richiesta di controllo, ma piuttosto un grido d’aiuto.

      Chiedo aiuto alla FIGC, che non la vedo come un controllore sopra di me, ma la vorrei avere accanto a me, al mio fianco per aiutarmi, in campo, nella realtà, non solo con materiale didattico di alto profilo.

  2. Buongiorno, sempre grazie per la condivisione.
    Beh, caro mister hai ‘toccato’ secondo me uno dei punti focali dell’attività dei settori giovanili e come vengono gestiti. Purtroppo tante volte le linee guida e i vari valori nel calcio vengono solo enunciati ma al lato pratico purtroppo vengono disattesi.
    Ci possono essere linee guida e valori ben definiti ma se poi non si verifica se vengono rispettati purtroppo servono a poco, per questo ogni società che si rispetti dovrebbe affidarsi ad educatori/istruttori (come piace a Filippo ALLENATORI perché sono comprese anche le altre definizioni) qualificati e soprattutto che abbiano un’etica e quindi come obiettivo principale la formazione e la crescita dei bambini/ragazzi.
    Ci sarebbero tante altre considerazione da fare visto l’argomento ma credo di essermi dilungato già abbastanza.

  3. Buongiorno .
    Nel mio piccolo ritengo che allenare l’attivita’ di base e’ amore , passione , divertimento ma e’ anche una missione importante! Forse alla Federazione di questo interessa poco.
    E’ un discorso molto lungo. Posso solo condividere in pieno quello scritto sopra.
    Diamo in mano i bambini a gente che si documenta , si aggiorna (io non mi vergogno a dire che ho cambiato il mio modo di pensare radicalmente a 60 anni).
    Non facendo cosi’ si rischia di fare danni ai bambini. Cara F.I.G.C. intervieni !
    Grazie per l’attenzione!

  4. Buongiorno,
    condivido quanto scritto in pieno. Parlando con responsabile dei CFT proposi di creare figure da inserire nelle società di calcio più piccole, e non (o non solo) in società ben strutturate, per dar modo a chi, con passione segue le categorie Piccoli Amici e Primi calci, possa ridurre il numero di danni. Ed oltretutto insegnando agli allenatori, questi potranno migliorare i giocatori e ne gioverebbe tutto il movimento.
    Il discorso poi è molto lungo ed ampio, ma una cosa credo di averla imparata in tanti anni sui campi, chi allena in queste categorie deve aver voglia di farlo, avere pazienza, essere capace di osservare ed ascoltare, e pensare alla crescita dei bambini e non alla propria crescita “professionale”, i risultati non saranno medaglie o coppe.

      1. Aggiungerei anche una maggior collaborazione tra società e federazione e far capire che i bambini HANNO BISOGNO DI GIOCARE.
        Quindi strutturare le partite in modo che possano avere tanto tempo per sfogare la loro voglia ed espeimersi liberamente.

  5. Gentilissimo Vanni, tu, giustamente, ti concentri sul ruolo pro attivo e di controllo della FIGC, ma credo che il problema sia più ampio.

    Parlo specificamente dell’età da te citata: 5-10 anni e da un punto di vista, di padre e di nonno (non di ex addetto ai lavori.

    La scuola calcio oggi dovrebbe sostituire l’oratorio e la strada come strumento, non avendo come compito prioritario di insegnare a giocare a calcio, ma di divertirsi con altri coetanei giocando a calcio.

    Poi, con il crescere dell’età, per chi rimane nel giro delle scuole calcio, sempre con l’ottica del divertirsi, insegnare calcio sempre più avanzato.

    Quindi, gli addetti ai lavori (in particolare i tecnici), in via prioritaria dovrebbe assecondare il bambino ad esprimere la sua personalità, a migliorare la tecnica di base e a convivere con altri ragazzi.

    A gioire della vittoria ed ad accettare con il sorriso la sconfitta, magari riconoscendo la superiorità degli avversari.

    A qualunque età non credo esista qualche bambino o anziano che giochi per perdere. Questo è insito in noi tutti. Quando ero bambino, che si giocava al fazzoletto, ai quattro angoli, a schienare io volevo vincere ed ero competitivo nel mio atteggiamento. Solo a 10 anni ho iniziato con il calcio, per strada e all’oratorio.

    Ai miei tempi (non bambino ma allenatore-dirigente) la Federazione era strutturata su dei volontari che si limitavano alla parte amministrativa.

    Oggi, non so come funziona, specie a livello locale. Solo che ogni servizio aggiuntivo costa e non conosco la disponibilità dei budget.

    Quindi, va bene la tua critica di base, ma credo che ogni scuola calcio dovrebbe autonomamente utilizzare i criteri i lavoro più adeguati alle varie età in gioco.

    D’altronde, c’è un libero mercato ed ogni genitore può scegliere in base a cosa chiede per il proprio ragazzo.

    Di base, con i limiti economici da me evidenziati, sono comunque molto d’accordo con te. Certo una presenza attiva e pro-attiva della FIGC migliorerebbe di molto le cose.

    1. Caro Giuseppe,

      non hai idea di quanto mi trovi d’accordo con la prima parte del tuo commento, il calcio è un mezzo potentissimo che coinvolge il bambino nella sua totalità come persona, molto prima che come calciatore, quindi è da “maneggiare” con grande cura, perché può avere un profonda incidenza anche sulle abilità di vita del bambino, sulla sua autostima e sulla fiducia in se stesso.

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