WIM VAN HANEGEM: L’ODIO PER LA GERMANIA DI UNO “STORTO” CHE SAPEVA GIOCARE A CALCIO.

“Brutti bastardi maledetti e assassini.

Ci avete fregato ancora.

Come sempre.

Come 34 anni fa, quando avevate giurato che non ci avreste attaccato, che ci avreste lasciati in pace.

Quanto vi odio.

Se c’era una partita nella vita che avrei voluto vincere era proprio oggi, contro di voi.

Poi avrei anche potuto ritirarmi.

Anche se ho solo trent’anni.

Ma lo avrei fatto da campione del mondo e dopo avervi battuto a casa vostra.

Quando siamo andati in vantaggio con Neeskens dopo neanche due minuti di gioco ho pensato che fosse il nostro giorno.

Quello della rivincita, anche se solo sportiva.

Fino ad oggi avevamo subito un solo gol in tutto il Mondiale … e non ce l’avevano neppure segnato gli avversari.

Avevamo fatto tutto da soli.

Poi però siamo stati ingenui e vi abbiamo regalato noi l’occasione per tornare in partita con un rigore evitabilissimo.

Ma anche quando ci avete segnato il secondo gol eravamo ancora convinti di potercela fare.

C’era ancora tutto un tempo da giocare.

Vi abbiamo messi sotto, giocando il nostro calcio, quello che ha stupito il mondo intero e che, dicono, cambierà il modo di giocare a pallone per sempre.

Invece la vostra fortuna (e un buon portiere) hanno avuto la meglio.

Bastardi maledetti e assassini.

Sono in tanti quelli che hanno dimenticato quello che avete fatto al nostro piccolo paese 30 anni fa.

Io no.

Io non posso e non VOGLIO dimenticarlo.

Finita la partita sono scoppiato in lacrime.

Di rabbia.

Scambiare la maglia con voi ? Andare sul palco a ritirare una stupida medaglietta ?

No, me ne sono andato negli spogliatoi, da solo.

Perché questa sconfitta mi fa male, tanto.

Molto più che a tutti gli altri.

Più dei miei compagni e dei tifosi che ci hanno sostenuto durante questo mondiale.

Perché io, per colpa vostra, ho perso molto più di tutti gli altri 30 anni fa …

In questo momento sono tutti al party organizzato per il saluto finale di questo mondiale.

I miei compagni a fianco a fianco con voi, bastardi maledetti e assassini, probabilmente con una coppa di champagne in mano a ridere e a scherzare.

Senza nemmeno pensare un solo secondo a quello che i padri e i nonni di quelli con cui state amabilmente scherzando sono gli stessi che hanno ucciso i nostri di famigliari.

I miei compagni.

Solo Johann ci ha timidamente provato a convincermi ad unirmi a loro.

“Dai Wim, vieni con noi e per qualche ora prova a mettere da parte il tuo rancore”.

“Impossibile Johann. Non dopo quello che hanno fatto. Io li odio e li odierò sempre”

Preferisco starmene in albergo, da solo. A vedere e rivedere nella mia testa la partita e a chiedermi cosa avrei potuto fare di più per evitare questa sconfitta che so che non riuscirò mai a dimenticare.

… in attesa di un’altra occasione per batterli e possibilmente umiliarli.

E’ l’11 settembre del 1944.

La Germania nazista sta perdendo ormai ogni speranza di vincere la guerra da lei stessa scatenata esattamente 5 anni prima con l’invasione della Polonia.

Forse proprio per questo la rabbia dei tedeschi è sempre più cieca.

Gli aerei della Lutwaffe stanno bombardando l’Olanda da giorni.

I morti tra i civili non si contano.

Tante bombe cadono anche su Breskens, la piccola cittadina a due passi da Rotterdam dove vive la famiglia di Van Hanegem.

Stanno tutti sfollando in campagna alla ricerca della salvezza.

Lo e Izaak Van Hanegem, padre e fratello maggiore di Wim, decidono di rientrare a Breskens per prendere delle provviste per la famiglia.

Vengono sorpresi da un altro attacco aereo, l’ennesimo.

Moriranno anche loro, insieme ad altre centinaia di civili.

La guerra, qualche mese dopo, si prenderà anche l’altro fratello e la sorella di Van Hanegem.

Wim, che non ha ancora un anno di vita, è insieme alla madre, entrambi sfollati in campagna e si salveranno dall’ultimo colpo di coda della follia nazista.

“Non chiedetemi di non odiarli. Per me è impossibile” ripeterà ad ogni occasione Wim Van Hanegem.

La guerra con i tedeschi, per lui, non è mai finita.

Willem Van Hanegem nasce il 20 febbraio del 1944 a Breskens, cittadina sul mare nella provincia dello Zeeland.

Ci mette un po’ a convincere i migliori team olandesi delle sue qualità.

Non è esattamente “bello” da vedere e il suo stile suscita parecchie perplessità.

Ha due gambe arcuate, è alto e di struttura robusta e non è certo un fulmine.

Inoltre tende a colpire la palla quasi sempre con l’esterno del piede in maniera apparentemente poco ortodossa. Il piede è quello sinistro, visto che il destro serve solo a sostenerlo.

Quando arriva al Feyenoord, nell’estate del 1968, ha già 24 anni.

Gioca una stagione fenomenale contribuendo con la sua visione di gioco, i suoi passaggi illuminanti ma anche la sua grande capacità di interdizione, alla vittoria in Campionato e in Coppa d’Olanda del Feyenoord.

Arriva immediatamente l’esordio in Nazionale e Wim Van Hanegem diventa immediatamente uno dei giocatori di riferimento per una Nazionale che sta riguadagnando velocemente posizioni di prestigio a livello internazionale.

Ma la svolta vera nella carriera di Van Hanegem arriva la stagione successiva.

Sulla panchina del Feyenoord si siede l’austriaco Ernst Happel che si è fatto conoscere come giovane allenatore innovativo e preparato con l’ADO Den Haag.

Happel introduce un concetto nuovo e rivoluzionario: a centrocampo niente più marcature fisse e duelli con gli avversari ma ogni centrocampista del Feyenoord (ai tempi ancora “Fejienoord”) avrà una zona di competenza di cui occuparsi. Per Van Hanegem, il cui handicap maggiore erano proprio la scarsa mobilità e il passo “lento”, è il paradiso.

Non solo conferma di avere una grande capacità di “lettura” del gioco ma con con questo nuovo sistema può limitare il suo raggio d’azione, senza dover seguire per tutto il campo un avversario ma limitarsi ad affrontare quello che “passa” dalle sue parti … conquistando spesso il pallone con i suoi micidiali tackle.

Il Feyenoord diventa una squadra di altissimo livello e la sua marcia trionfale in Coppa dei Campioni ne attesta in maniera inequivocabile la qualità assoluta di un team che non solo ha un genio rivoluzionario in panchina, ma che in mezzo al campo ha calciatori di valore e con una coesione vista raramente in una squadra di calcio.

Il capitano e libero Rinus Israel, l’ala sinistra Coen Moulijn, il mediano Wim Jansen (imprescindibile nella grande Olanda del 1974) lo svedese Ove Kindvall e il bomber Ruud Geels sono solo alcuni dei calciatori di quella grande squadra che fece suo per primo il concetto di “zona” e di possesso di palla.

Van Hanegem è il faro di questa squadra.

Ne rappresenta appieno l’immagine del club e della sua tifoseria, in gran parte formata dagli operai del porto di Rotterdam.

Van Hanegem è duro come il marmo, i suoi tackle incendiano il “popolo” del De Kuip che si innamora letteralmente di questo capellone mancino che calcia la palla in maniera poco ortodossa (quasi sempre con l’esterno del piede) ma che sembra capace di “pescare” alla perfezione i propri compagni in qualsiasi zona del campo.

Il Feyenoord vincerà la Coppa dei Campioni di quella stagione, prima squadra olandese a riuscirci prima del ciclo dei rivali dell’Ajax che dalla stagione successiva trionferanno per tre volte di seguito.

In Nazionale è un punto fermo fino all’inizio del 1974 quando sulla panchina degli “Orange” si siede Rinus Michels.

Il “Generale” non è un grande fan di Van Hanegem.

Troppo lento e compassato per lo stile di gioco che ha in mente per la sua Olanda.

Molto più adatto Gerrie Muhren, che ha caratteristiche simili ma è assai più mobile … oltre al fatto che Michels lo conosce alla perfezione avendolo allenato ai tempi dell’Ajax.

Alla prima amichevole pre-mondiale contro l’Austria Michels inserisce Van Hanegem in squadra. In quella Nazionale ci sono contemporaneamente in campo Cruyff, Rep, Rensenbrink e Geels. Un po’ troppi attaccanti anche per il calcio offensivo e coraggioso voluto da Michels. A tenere in piedi la baracca quel giorno è proprio Van Hanegem che fungerà da autentica diga, recuperando un’infinità di palloni e convincendo definitivamente Michels dell’importanza del mancino di Breskens per gli equilibri della sua Olanda.

Ai Mondiali del 1974 Van Hanegem sarà un titolare inamovibile di quel meraviglioso team e lo sarebbe probabilmente stato anche in quelli successivi di Argentina del 1978 … se non fosse che il suo carattere duro, spigoloso ed estremamente coerente non lo avessero convinto a rinunciarvi a causa di una gestione, secondo Van Hanegem, poco corretta degli introiti dalle sponsorizzazioni per i calciatori della Nazionale Olandese.

Giocherà la sua ultima partita con gli “arancioni” l’anno successivo, nel 1979, in un amichevole contro il Belgio … a 35 anni suonati !

Dopo alcune stagioni all’AZ 67, all’Utrecht e una stagione negli Stati Uniti con i Chicago Sting, Van Hanegem chiuderà la sua carriera calcistica proprio nel “suo” Feyenoord, alla veneranda età di 39 anni.

Feyenoord dove tornerà come allenatore nel 1992, portando “De Club van het volk” (la squadra della gente) alla conquista del titolo nel 1993 e a due trionfi consecutivi nella Coppa di Olanda nel 1994 e nel 1995.

ANEDDOTI E CURIOSITA’

“De Kromme”, lo “storto”. Questo il soprannome che accompagna Wim Van Hanegem nei primi anni di carriera. Gioca nello Xerxes, da mediano. Ha le gambe storte, arcuate e una postura particolare, con la testa in avanti incassata fra le spalle. Però sa giocare a calcio e quando Ben Peeters, l’allora allenatore del Feyenoord lo vede in azione, capisce subito che “De Kromme” è l’uomo ideale per il suo team.

“E’ brutto, duro e spietato. Sembra appena uscito dai cantieri del porto di Rotterdam. Insomma, per noi è PERFETTO.”

Van Hanegem lascerà il piccolo Xerxes con statistiche da attaccante puro: 68 presenze e 32 reti … davvero niente male per un mediano difensivo !

E’ una fredda mattina di dicembre del 1960. Daan Van Beek sta dirigendo un allenamento del Velox di Utrecht, squadra della Seconda Divisione olandese.

All’esterno delle reti di recinzione che delimitano il campo di allenamento c’è un ragazzo, alto e decisamente corpulento, che ogni volta che la palla oltrepassa la rete ed esce dal campo la rimette in campo con una precisione quasi chirurgica con il suo sinistro.

Van Beek si avvicina al ragazzo e lo invita a partecipare all’allenamento.

Quando entra in campo i giocatori del Velox non riescono a nascondere qualche sorriso ironico.

Il ragazzo è alto più di un metro e 80 ma pesa 94 chilogrammi.

“E’ troppo grasso. E poi è troppo lento e sgraziato e calcia solo con il sinistro !” è quello che Mister Van Beek si sente ripetere praticamente da tutti, dirigenti e membri del team.

Prima ancora di compiere i 18 anni Wim Van Hanegem sarà titolare del Velox … grazie a Daan Van Beek che vide in lui qualcosa che nessun altro riusciva a vedere.

Quando sulla panchina del Feyenoord arriva Ernst Happel rivoluzionando il modo di giocare del team che prevede come detto la marcatura a zona a centrocampo le prime parole a Van Hanegem sono “figliolo, a calcio sai fare praticamente tutto … tranne che correre. Faremo in modo di farti fare tutto il resto facendoti correre il meno possibile”.

La risposta di Van Hanegem è quasi “divinatoria” “Boss, giocando come chiede lei potrei andare avanti fino a 40 anni !”.

… Quasi ci azzeccò il buon Wim … visto che smise di giocare con il Feyenoord a 39 …

A rafforzare questa teoria Wim Van Hanegem riconoscerà sempre grande merito del suo grande amico Wim Jansen, compagno di reparto nel Feyenoord e nella Nazionale olandese.

“Mi dicono in tanti che non corro abbastanza. Che bisogno ho di farlo quando Wim (Jansen) corre per lui e per me … e a fine partita è ancora lucido e fresco !?”

All’apice della sua carriera arrivano tante proposte dall’estero per Van Hanegem.

Alcune delle quali particolarmente vantaggiose dal punto di vista economico.

Una delle più importanti arriva dai francesi dell’Olympique Marsiglia nell’estate del 1975.

L’ingaggio proposto dai dirigenti dell’Olympique pare sia sei volte superiore a quello percepito da Van Hanegem al Feyenoord.

La decisione è difficilissima. Wim ama il suo Club (amore assolutamente ricambiato) e il suo Paese.

Che sia leggenda o meno questa storia merita di essere raccontata …

E’ un giorno di vacanza in Olanda e Wim è a fare un picnic con l’amico Wim Jansen, le rispettive mogli e il suo inseparabile cane Wodan. Van Hanegem menziona l’offerta del Marsiglia chiedendo a moglie ed amici di votare su che decisione prendere.

Alla fine della votazione il bilancio è in parità: due voti per restare due per andare in Francia.

Stallo completo.

Wim si gira verso il suo cane “Tocca a te amico mio. Abbaia e facciamo le valigie per Marsiglia”.

Il cane rimane immobile e muto per due minuti buoni.

“Ok, è deciso. Si resta in Olanda” dirà Wim al termine di questo particolare consulto.

Lo Zeeland, la provincia olandese dove è nato Wim Van Hanegem, nel 1953 fu colpita da una tremenda inondazione che causò quasi 2.000 morti e oltre 70.000 evacuati.

Da allora il motto ufficiale che rappresenta questa zona è “luctor et emergo” (lotto ed emergo) in onore e in ricordo della grande forza degli abitanti della zona nel risollevarsi da una simile catastrofe.

Esiste un motto più adatto per definire Wim Van Hanegem e la sua incredibile carriera ?

IMPORTANTE: la parte iniziale, raccontata in prima persona, è totalmente romanzata e di fantasia. Non sono parole di Wim Van Hanegem che per quanto non abbia mai rinnegato la sua avversione per il popolo tedesco con il passare degli anni è stato capace di assorbire in parte la tragedia che colpì la sua famiglia durante l’invasione tedesca della Seconda Guerra Mondiale.

… che fu l’unico calciatore olandese a non partecipare al party di fine partita è invece verissimo …

La biografia di Wim Van Hanegem è una delle 38 biografie di calciatori raccontate in https://www.urbone.eu/products/questo-e-il-nostro-calcio

BIO: Remo Gandolfi e’ nato e vive a Parma. Ha gia’ 7 libri all’attivo tra i quali il fortunato “Matti, miti e meteore del futbol sudamericano”. Ha una rubrica fissa sul popolare Calciomercato.com (“Maledetti calciatori”) e con gli amici di sempre gestisce un blog www.ilnostrocalcio.it . Quanto all’amato pallone, e’ profondamente convinto che la “bellezza” e “il percorso” contino infinitamente di piu’ del risultato finale.

Una risposta

  1. Remo (perdonami il tu ma è connaturato nel mio essere, per me tutti se proprio non fratelli, li considero almeno cugini o pro cugini), ho studiato, da non addetto ai lavori, le dinamiche della 2° guerra mondiale. Purtroppo sono a conoscenza del martirio cui è stata sottoposta quella popolazione. Persino nella biografia di una delle mie adorate attrici (la Audrey Hepburn) vengono richiamati i sacrifici e gli stenti che ha dovuto subire quel popolo. Ma, va anche chiarito, che siamo nella coda di un odioso animale ferito, che in quella fase cerca di fare il maggior male possibile al suo nemico.

    Ora che Van Anegem, dai racconti dei propri genitori e amici e dai disagi dei suoi primissimi anni di vita possa avere più che rancore verso i tedeschi è più che logico e comprensibile.

    Quindi, nel comprendere il comportamento di Van Anegen, però non lo condivido (ma neanche lo condanno) , quelli che hai difronte sono calciatori che non hanno commesso i crimini subiti dalla tua famiglia, e magari qualcuno dei loro genitori era un oppositore di Hitler (improbabile dato il campione ristretto ma possibile). Comprendo e condivido la voglia di batterli.

    Come calciatore rappresenta il prototipo di un centrocampista che vorrei sempre avere in una mia squadra (parlo di cose ideali poichè ora non ho squadre)., quella che io chiamo la diga ragionante del centrocampo.

    Sul bel gioco la penso come il filosofo Catalano di Arboriana memoria: è meglio giocare bene e vincere piuttosto che giocare male e perdere”.

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