“In Italia manca il talento”, quante volte abbiamo sentito questa frase? E mai come quest’anno essa può ritenersi un falso mito, una bufala da smentire di sana pianta.
La nazionale maggiore è campione d’Europa in carica; l’Under 20 ha disputato una finale Mondiale il mese scorso e l’Under 21 aveva tutte le carte in regola per far bene, salvo poi incappare in un arbitraggio sfavorevole e in una cinica Norvegia. Oggi, invece, è il turno dell’Under 19. Gli azzurrini guidati dal CT Bollini hanno portato a casa l’Europeo dopo 20 anni e l’hanno fatto in grande stile.
L’Italia trionfa 1-0 sul Portogallo, come vent’anni fa, e lo fa grazie alla rete su colpo di testa di Kayode al 19’. Il terzino classe 2004 della Fiorentina Primavera, oltre ad essere uno dei talenti prossimi alla Serie A, è stato bravissimo ad adattarsi nel ruolo di ala destra assegnatogli in occasione della semifinale contro la Spagna e in finale contro i lusitani. Una carriera rosea d’innanzi a sé: mister Italiano lo ha già aggregato diverse volte in prima squadra. Dopo questo Europeo, l’opportunità di vederlo esordire in Serie A è concreta.
Ma l’impresa degli azzurrini comincia da lontano e, guardando in faccia la realtà, in pochi ci credevano. Il cammino è indubbiamente iniziato nel migliore dei modi con il 4-0 su Malta e la complicità di 4 rigori fischiati a favore, di cui 3 messi a segno.
Le maggiori perplessità si sono fatte strada nello scontro ai gironi proprio contro il Portogallo: match che ha visto i lusitani trionfare con un sonoro 5-1 nonostante il vantaggio azzurro iniziale. Tuttavia, è innegabilmente vero che il match è stato fortemente condizionato dall’espulsione di Lipani, mediano classe ’05 scuola Genoa (già aggregato alla prima squadra). Autore, peraltro, del gol del momentaneo 0-1.
La qualificazione alla fase ad eliminazione diretta, dopo le prime due uscite, era tutt’altro che certa. Nel match da “dentro o fuori” contro la Polonia, eravamo persino passati in svantaggio. Ma l’orgoglio azzurro si è fatto largo tra le maglie dei ragazzi, i quali sono riusciti a strappare il pareggio (e la qualificazione) grazie ad un gol di Luis Hasa, meraviglioso trequartista classe 2004 in forza alla Juventus Primavera.
Per Hasa questo è stato l’unico – ed importantissimo – gol nel torneo, a cui si vanno ad aggiungere i 4 assist messi a referto (compreso quello per Kayode in finale) che fanno di lui il miglior assist-man dell’Europeo.
In semifinale arriva la Spagna: la corazzata Roja, con solo 1 gol subito nella fase a gironi. La partita risulta divertente, frenetica. L’Italia passa in vantaggio grazie al numero 10 Vignato (gioiello 2004 del Monza), il quale sfrutta un passaggio di Hasa e beffa Iribarne. Ma le furie rosse pareggiano dopo solo 6 minuti.
Successivamente Pisilli, con un inserimento da campione, sigla il temporaneo 2-1. Centrocampista tecnico, rapido e che ricorda un po’ le movenze di Barella. Nome caldo per il futuro. La Roma Primavera, per il momento, si gode le prestazioni del portento ‘04.
Ciononostante, anche questa volta, la Spagna pareggia dopo una manciata di minuti, grazie ad una sfortunata autorete di Regonesi. Ma è proprio Lipani, rientrante dalla squalifica, a fissare il match sul 3-2 e regalare la finale all’Italia con un colpo di testa su calcio d’angolo di Hasa.
Pressoché tutti, giunti a questo punto, riconoscevano il merito e la determinazione della squadra; ma, come detto in apertura, in pochi credevano nella fattibilità di ribaltare psicologicamente quel 5-1.
Gli azzurrini, da sfavoriti, hanno messo a tacere il chiacchiericcio di un intero continente, persino le malelingue nostrane che ci davano già per spacciati. E capitan Faticanti, alla fine, ha alzato il trofeo al cielo. Lo stesso Faticanti, che si ispira a De Rossi e alla sua carriera, in fin dei conti, così male non ha cominciato la sua.
Il meritato successo è stata opera collettiva, dal portiere Mastrantonio (Roma) che ha difeso egregiamente i pali compiendo prodezze su prodezze, fino a Francesco Pio Esposito (Inter), punta di riferimento per il CT Bollini. Passando per i cugini Dellavalle, abili difensori del futuro che vestono con orgoglio le maglie di Juventus (Lorenzo) e Torino (Alessandro).
C’è anche chi ha firmato un quinquennale con il PSG, Cher Ndour, centrocampista, dopo le brillanti prestazioni con la seconda squadra del Benfica. Così come D’Andrea (attaccante): un volto ben noto ai tifosi del Sassuolo e per chi, in generale, segue il nostro campionato.
E infine Missori (terzino dx-Sassuolo), Regonesi (terzino sx-Atalanta), Amatucci (centrocampista-Fiorentina), Chiarodia (difensore-Borussia M’Gladbach), Turco (centavanti-Juventus), Koleosho (esterno offensivo-Espanyol), Bozzolan (difensore esterno-Milan) e il secondo portiere Palmisani (Frosinone).
Questi ultimi due gli unici a non giocare neanche 1’ della competizione. Sintomo, comunque, di una buona rotazione e di tanta qualità sia in campo che in panchina. Molti di loro, già analizzati nel corso della stagione da @talentscout_official.
L’Italia c’è, con tutte le sue imperfezioni e contraddizioni, ma c’è. Il fatto che i ragazzi delle nazionali giovanili siano andati così in fondo ci fa capire, come detto nella premessa iniziale, che abbiamo il talento. Il problema rimane la sua formazione ed il suo impiego nel calcio adulto.
La vittoria nella competizione europea è una boccata d’aria fresca sulla quale sarebbe un errore cullarsi. Vincere aiuta a vincere. Ora, il pensiero, è raggiungere il Mondiale. Un Mondiale che manca da tanto, da troppo, e che tocca riacciuffare.
Le basi ci sono. In quest’ottica almeno, il futuro, oggi, accenna un sorriso tricolore.
BIO Luca Lazzaro: è nato e vive a Catania, siciliano classe 1998. Diplomatosi al Liceo Linguistico, prosegue gli studi all’Università di Catania divenendo Dottore in Scienze e Lingue per la comunicazione. Tra le sue passioni, oltre il mondo del pallone, troviamo le moto. Il mondo del giornalismo lo affascina: è per tale ragione che ama scrivere e raccontare storie. Da qui nascono le collaborazioni con Talent Scout e Voci di Città, due realtà differenti che, in sinergia, lo hanno formato professionalmente. L’ambizione più grande? Fare della sua passione un lavoro a tempo pieno.
3 risposte
La paura di fare giocare i giovani in Italia e’ davvero devastante.
Non ho altro da aggiungere..
Claudio Butricchi la penso fortemente come te.
L’articolo di Luca Lazzaro mi sembra ben scritto e parte da considerazioni oggettive. I risultati. Ma anche senza di loro credo che in Italia nessuno possa mettere in dubbio l’esistenza di un talento diffuso rispetto allo sport del calcio. Cosa che accade meno per altri sport. Del resto ci sono ragioni antiche che appartengono alla nostra cultura sportiva, alla nostra geografia ecc.
Rispetto alla capacità di accompagnare un giovane talento verso il campione e portare una squadra a vincere tornei internazionali si potrebbe discutere a lungo. Di sicuro c’è bisogno di persone con competenza e passione che sappiano a.guidare questo movimento sia a livello politico che sul campo in modo moderno .Filippo Galli per esempio è una di queste proprio perché accanto al talento e ad una storia importante ha cercato di mettere un aspetto formativo profondo e multidisciplinare.
Ma non sempre in Italia certe risorse vengono viste e utilizzate. Ma questo sì, è un problema evidente del nostro Paese e che non riguarda nemmeno il calcio.