ALEKSEI KHOMICH: IL PORTIERE CHE EBBE LEV JAŠIN COME RISERVA.

Punto di forza della Dinamo Mosca negli anni 40, fu il mentore della Pantera Nera.

Nelle memorie di cuoio del calcio russo un posto di rilievo spetta al portiere Aleksei Petrovich Khomich. Soprannominato “Tigre”, negli Anni 40 difese i pali della Dinamo Mosca prima del lunghissimo e irripetibile ciclo di Lev Jašin di cui Khomich fu il mentore. Grande reattività tra i pali e coraggio senza limiti nelle uscite, il portiere moscovita, classe 1920, non temeva mischie né scontri fisici con gli attaccanti avversari, in tempi in cui ogni azione offensiva poteva trasformarsi in un assalto all’arma bianca contro l’estremo difensore.

Le cronache calcistiche della fine degli anni 30 evidenziarono i grandi riflessi di Khomich, la forza fisica, l’agilità, un proverbiale senso del piazzamento ed uno strepitoso intuito nell’uno contro uno.

Il portiere, dopo aver difeso la porta del Taganka, nel 1942 ricevette la chiamata dell’esercito russo per il secondo conflitto mondiale. Negli anni bellici riuscì a giocare a calcio con la selezione militare sovietica, impegnata in alcuni incontri a Teheran.

Quasi alla fine della guerra per Khomich si aprirono le porte della Dinamo Mosca, la squadra di Lavrentij Berija, braccio destro di Stalin, ministro per gli Affari interni e “anima nera” del sanguinario dittatore sovietico. Nel maggio ‘45, la Tigre dei pali esordì con la sua nuova squadra nel derby di Mosca contro lo Spartak, il club del popolo. Quell’annata si concluse trionfalmente per la Dinamo, vincitrice del campionato davanti a Cska e Torpedo Mosca.

Il tour britannico della Dinamo

La fama di Aleksei Khomich valicò i confini sovietici dopo un tour che vide il club moscovita impegnato in Gran Bretagna, poco tempo dopo la fine della seconda guerra mondiale. Fu la prima volta di una squadra russa in terra inglese.

A Stamford Bridge, contro il Chelsea che schierò tra i pali il forte Vic Woodley, andò in scena un incontro memorabile conclusosi in parità (3-3).

Immagine della partita tra Chelsea e Dinamo Mosca

La Dinamo era reduce dalla conquista del titolo nazionale, vincendo 19 delle 22 partite e perdendone una. Enorme fu l’interesse verso quella sfida. Il 13 novembre ‘45 quasi 75 mila spettatori gremirono gli spalti ed ogni spazio disponibile, compresi i bordi del campo e i tetti delle tribune. Altri si piazzarono negli edifici vicini. Ad accrescere l’interesse verso quella partita fu la presenza, nel Chelsea, di Tommy Lawton, iconico centravanti inglese, prelevato una settimana prima dall’Everton alla cifra record di circa 14 mila sterline. 

La formazione inglese utilizzò anche due prestiti: i difensori Joe Bacuzzi (di chiare origini italiane) e Jim Taylor, entrambi del Fulham. Anche la Dinamo schierò un prestito: Vsevolod Bobrov, uno dei giocatori più celebri dell’Urss, in forza al Cska Mosca. Il Chelsea si portò sul 2-0 nel primo tempo con Williams e Goulden. I sovietici sbagliarono un rigore. Nella ripresa, ad una ventina di minuti dal termine, Kartsev e Archangelski ristabilirono la parità. Khomic, capace di sciorinare alcune prodezze da campione, dovette arrendersi per la terza volta dopo un colpo di testa di Lawton.

Una parata di Khomich contro il Chelsea

A siglare il 3-3 finale fu, pochi minuti dopo, Bobrov, partito forse in posizione di fuorigioco. L’arbitro Clark avrebbe sussurrato a Lawton di aver convalidato la rete per “ragioni diplomatiche”.

Il giorno dopo i giornali britannici definirono quella sfida come una delle migliori partite di calcio mai viste in suolo inglese. Dopo aver demolito il Cardiff City, sconfitto 10-1, la Dinamo Mosca chiuse il trittico d’Inghilterra con un’altra prestazione superlativa contro l’Arsenal. La partita si giocò a White Hart Lane. Ai gunners, battuti 4-3, non bastarono due rinforzi inseriti per l’occasione: Stan Mortensen del Blackpool e Stanley Matthews dello Stoke City. Khomich compì tre parate strepitose in zona Cesarini, negando il pareggio agli avversari. L’ultima partita di quel tour in terra britannica la Dinamo la disputò in Scozia. Contro i Rangers Glasgow finì in parità, con rigore finale neutralizzato dal portiere russo.

L’infortunio, preludio al tramonto calcistico

Pur rinforzata da innesti importanti, – Beskov, Trofimov, Bobrov, Ilyin e Semichastny – la Dinamo Mosca perse l’egemonia in terra sovietica. Supremazia riconquistata nel 1949.

Un anno dopo approdò in prima squadra un giovane portiere: Lev Ivanovič Jašin, classe 1929. A Khomich fu chiesto di aiutarlo nella crescita tecnica. “Mi accorsi subito che Lev aveva grandissime qualità, compresa la meticolosità tipica di chi è destinato a traguardi eccellenti”.

Fino al 1951, la Tigre rimase titolare, con Jašin dodicesimo. A metterlo fuori causa fu un infortunio che spalancò al futuro Ragno Nero la strada verso la maglia di titolare. In un’amichevole contro il Traktor Stalingrado, Jašin commise una topica clamorosa al primo intervento. Un gol seguito da risate generali. Dopo alcune incertezze iniziali, tuttavia, il sostituto di Khomic cominciò ad inanellare prestazioni superlative che convinsero la Tigre a lasciare la Dinamo Mosca per trasferirsi a Minsk.

L’infortunio impedì a Khomic anche di prendere parte alle Olimpiadi di Helsinki del ‘52: a 35 anni compiuti, avendo compreso di non potersi più esprimere ad alti livelli, decise di farsi da parte. Dopo il ritiro, Khomich divenne l’allenatore dei portieri della Dinamo, forgiando Jašin con allenamenti duri e ferrea disciplina. Scelte che contribuirono a fare di quel giovane guardiapali uno dei miti indiscussi della storia del calcio.

Khomic completò gli studi per conseguire la qualifica di istruttore di educazione fisica, preludio al suo nuovo lavoro: fotografo per il settimanale Sovetsky Sport dove si tolse non poche soddisfazioni professionali. Collaborò anche con il settimanale El fútbol, fornendo molte immagini in campo del Ragno Nero.

Aleksei Khomich con Lev Jašin

La Tigre di Mosca esalò l’ultimo respiro il 30 maggio 1980. Le spoglie di Aleksei Khomich, il portiere che ebbe Jašin come riserva, riposano nel cimitero Khovanskoye di Mosca.

BIO: Sergio Taccone, classe 1972, siciliano. Giornalista e tifoso del Milan, è autore di una ventina di libri di storie rossonere, con predilezione per il “Piccolo Diavolo” della prima metà degli anni 80. Da componente del Collettivo Soriano ha vinto, nel 2020, il Premio Selezione Bancarella Sport con un libro sulla vita di Ricky Albertosi. Dirige il portale web Storie Rossonere. 

La storia di Alexsei Khomich fa parte di un’antologia di racconti confluita nel libro “Storie di cuoio”, con prefazione di Darwin Pastorin, uscito nel dicembre 2022.

2 risposte

  1. Leggendo queste poche righe, ho avuto l’impressione di essere presente agli eventi citati. Complimenti Sergio Tacconi.

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