Oggi si chiamano “serie”, allora – negli anni Settanta – erano “telefilm”.
Mi divertiva “Un uomo in casa”, la storia del buffo Robin Tripper convivente con due splendide ragazze, una mora e una bionda, da lui vanamente corteggiate e che anzi sovente lo sbattevano fuori casa per trascorrere la serata in ben altra compagnia. Robin a quel punto si attorcigliava al collo uno sciarpone biancorosso e andava allo stadio a vedere il Southampton.
Cominciai per questo a cercare ogni settimana i risultati di quella squadra inglese, che proprio in quel periodo vinse l’unico trofeo della sua storia, la Coppa d’Inghilterra nel 1976. Motivo in più per innamorarmene, visto che avevo scoperto presto trattarsi di una modesta (tormentata) società, una piccola squadra con una tifoseria calda e incrollabile.
La città stessa (non molto affascinante, in verità) è famosa solo perché vi salpò il “Titanic” nel 1912, pur restando uno dei porti commerciali più importanti d’Europa. Per sapere quanto avevano fatto i Saints dovevo aspettare il martedì, con l’uscita del “Guerin Sportivo” e “La Gazzetta” che in quel giorno della settimana pubblicavano risultati e classifiche dei campionati esteri, per il resto completamente oscurati dalla tv italiana.
“Saints” ( i Santi) è tuttora il soprannome dei giocatori biancorossi, perché il club fu fondato nel 1885 nella parrocchia “St. Mary’s Church of England Young Men’s Association” e questo è anche il motivo per cui lo stadio, il leggendario (tale non solo per me) “The Dell”, fu abbandonato nel 2001 quando fu costruito – in un’area abbandonata al centro della città – l’attuale “St. Mary’s”, 32.000 posti. Dedicato appunto alla parrocchia che ne diede i natali.
Sono stato qualche volta al St. Mary’s, un’oretta di treno da Londra, ci tornerò appena possibile, magari con il mio amico Manuel che da quelle parti ha vissuto e che come me ha nel sangue Milan e Southampton.
La dimensione provinciale del club, assai lontana da quelle dei top inglesi, non gli impedisce di essere una delle scuole di talenti più fertili, nonché uno degli esempi di scouting più attenti e capaci del Regno Unito: il Liverpool finalista in Champions per 2 volte consecutive nel 2018 e 2019, per esempio, schierava tra le sue fila ex Saints come Lovren, VanDijk, Lallana, Chamberlain, Mané, mentre José Fonte (capitano) e Cedric Soares furono titolari del Portogallo campione d’Europa nel 2016, così come Terry Paine divenne campione del mondo in Nazionale mentre militava in biancorosso, proprio nel 1966: anno in cui – per la prima volta nella sua storia – il Southampton approdò in Premier League, in serie A.
Storie individuali che stridono con quella di una squadra sempre in lotta per la salvezza e che pochi mesi fa, ahimè, dopo 11 anni consecutivi in Premier e uno storico 6° posto nel 2016 (miglior piazzamento di sempre dopo quello del 1984, quando i Saints sfiorarono il titolo chiudendo secondi), è retrocessa in Championship, la serie B inglese… Sono stati 2 lustri fantastici, con allenatori del calibro di Adkins e Pochettino, Koeman e Pellegrino, Hughes e soprattutto Hasenhuttl, formatosi alla scuola del Lipsia dei miracoli, chiamato a guidare (e salvare ripetutamente) una rosa smantellata anno dopo anno, dal 2017 in poi, anche a seguito di un torbido cambio di proprietà.
Sono moltissime le stelle che hanno indossato la maglia biancorossa da quella prima storica promozione 57 anni fa: Kevin Keegan, tanto per cominciare, e poi Mick Channon, il leggendario portiere Shilton, Jimmy Case, il giovanissimo Alan Shearer che detiene tutt’ora il record della tripletta “più giovane” della Premier, quando realizzò il suo hattrick all’Arsenal in una gara di campionato nel 1988: aveva 17 anni e 8 mesi.
E poi in ordine sparso Walcott, James, Beattie, Pahars, Gareth Bale (cresciuto nel settore giovanile), WordProwse, gli italiani Gabbiadini e Pellè che hanno disputato al St. Mary’s forse le migliori stagioni della loro carriera. Nella straordinaria finale di Coppa di Lega (oggi Carabao club per motivi di sponsor), a Wembley nel 2017 Gabbiadini in 3′ riagguantò lo United da 0-2 a 2-2 con una doppietta che è entrata nella storia dei Saints, poi battuti dal Manchester solo all’87’ grazie a un colpo di testa di… Zlatan Ibrahimovic. Gol peraltro da annullare per fuorigioco, come confessò lo stesso Mourinho allenatore del ManUtd, ma è acqua passata ormai.
Merita per sé tutto il finale di questo atto d’amore, la più grande leggenda del Southampton: Matthew Le Tissier, uno dei talenti più limpidi del football britannico, sebbene abbia indossato soltanto 8 volte la maglia della Nazionale (in una di quelle rare occasioni io c’ero, fu a Wembley nel 1997, Inghilterra-Italia 0-1 con rete di Zola).
Genio e fuoriclasse acclarato, con la maglia biancorossa giocò 443 partite segnando 164 gol in 16 anni compresi tra il 1986 e il 2002. Nonostante offerte reiterate da parte di tutti i più grandi club europei, non volle mai lasciare il Southampton e tutt’ora, nel ruolo di opinionista tv, non nega mai la sua passione. Tanto da cantare a squarciagola in diretta l’inno “When the saints go marching in”, quando la sua squadra – e la mia… – tornò in Premier nel 2012.
Un traguardo che, per quanto male è iniziata la stagione in Championship quest’anno, appare oggi assai lontano. Non potrà aiutarci in alcun modo nemmeno il Premier inglese attuale, Rishi Sunak, nato a Southampton nel 1980 e tifosissimo dei Saints.
BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.
3 risposte
Luca Serafini il miglior giornalista sportivo sul Milan 😍
Grande Luca !! Quando leggo i tuoi articoli mi risuona nella mente la tua inconfondibile voce e cadenza. Sai che ti seguo ovunque e sono un tuo strenuo sostenitore anche come scrittore . Per Fiippo un’ottimo ed oculato acquisto la tua penna.
Buongiorno! un ottimo articolo . Farmi rivivere certi nomi , certe situazioni che ricordo (sono un 57) mi ha fatto venire malinconia di un calcio che non c’e’ piu’, ma nello stesso tempo gioia . Un carissimo saluto sperando di leggere altri articoli .