THE KING IS BACK!

Parte 1: Il ritorno del Re.

Iniziamo dalla fine di questa storia. Siamo nel 1995, domenica 1° ottobre, esattamente come oggi. Siamo ancora una volta in Inghilterra, ma questa volta ci troviamo a Manchester e lo stadio è il leggendario Old Trafford : il teatro dei sogni.

Un ragazzino, in mezzo a tanti altri tifosi festeggia, esulta e grida con gioia: “Il re è tornato! Il re è tornato!”. Il ragazzino non è il solo ad esultare.

Tutti i tifosi presenti sulla Stretford End , lo spicchio di stadio dove risiede il tifo più acceso e passionale dei Red Devils esultano e sorridono come se fosse una festa, proprio perché quella è una festa. La Stretford End è anche chiamata K-Stand, dove ‘K’ casualmente sta per ‘King’, ma in questo caso il King in questione è Dennis Law.

Ad ogni modo il Re è tornato, finalmente, con il suo numero 7 sulle spalle e addosso l’iconica maglia rossa con il colletto nero, rigorosamente alzato verso l’alto. Il Re è tornato e lo ha fatto più precisamente al minuto 71 quando con un calcio di rigore, calciato rabbiosamente, ha trafitto il portiere degli avversari, David James, fissando il punteggio finale in parità e scrollandosi di dosso mesi di fastidi e sofferenze. Manchester United 2 Liverpool 2.

The King is back.

Eric Cantona is back.

Il Re torna, il Re segna. Viva il Re.

Da quel giorno e fino al termine della stagione 1996/97 Eric Cantona ci delizierà con i suoi numeri e le sue giocate per poi ritirarsi una volta per tutte dal calcio giocato appendendo gli scarpini al chiodo. Troppo presto per noi, troppo presto per tutti gli appassionati di Premier League e forse troppo presto per tutti gli appassionati di calcio.

Parte 2: Esilio.

Ad ogni modo per capire dove il Re fosse andato a finire dobbiamo fare un passo indietro e tornare al 25 gennaio di quello stesso anno: il 1995.

Quello fu il giorno in cui King Eric venne esiliato. Qual giorno le cose andarono così. Era un pomeriggio freddo e piovoso a Selhurst Park un giorno come tanti altri ce ne sono in Inghilterra. Durante quella partita Eric Cantona e compagni stavano vedendo sfumare il loro sogno di vincere la Premier League e nello specifico Cantona stava perdendo l’occasione di vincere il suo secondo titolo di fila (l’anno prima lo vinse con il Leeds United). Oltretutto l’occasione stava per essere buttata al vento non contro una “BIG” del campionato, ma contro un piccolo e agguerrito Crystal Palace, il che rendeva la cosa ancora meno accettabile. Il tutto di fronte a 18,224 spettatori infuriati che ancor prima del calcio d’inizio avevano iniziato ad inveire contro i rossi di Manchester. Tra quella massa di gente urlante c’era un ragazzo in particolare che quel giorno sarebbe, a sua insaputa, entrato nella leggenda della Premier League: Matthew Simmons.

Il nome di Matthew Simmons probabilmente non dirà molto a nessuno di voi, ma sono sicuro che molti ripensando a quanto accadde quel pomeriggio lo metteranno a fuoco molto bene nella propria mente.

E così quel pomeriggio, con la partita inchiodata sullo 0-0 e con una serie infinita di tentativi da parte del Manchester United di sbloccare il risultato, la tensione e l’agonismo salirono alle stelle. Tiri ravvicinati, tiri dalla distanza, cross dalla fascia e colpi di testa sotto porta. Nulla da fare. Il portiere del Crystal Palace, Nigel Martyn, quel giorno sembrava davvero insuperabile e mentre il Blackburn Rovers (vera rivelazione e futuro vincitore del campionato con Kenny Dalglish in panchina e Alan Shearer in attacco) stava scappando in vetta alla classifica, gli animi si fecero a dir poco “roventi” sia sugli spalti che sul rettangolo di gioco.

Il primo tempo terminò sullo 0-0. L’intervallo non cambiò le cose e soprattutto non rasserenò gli animi della gente, giocatori e tifosi. Quando iniziò il secondo tempo, la tensione rimase altissima, talmente alta che al minuto 47, appena due minuti dopo l’inizio della ripresa, il portierone danese del Manchester United, Peter Schmeichel, lanciò in profondità per Cantona senza riuscire a servirlo in modo adeguato, il francese, frustrato per l’ennesima occasione persa, scalciò l’avversario (Richard Shaw) che crollò a terra come se gli avessero sparato alle gambe con un fucile dalle tribune. L’arbitro dell’incontro, Alan Wilkie, non ci pensò su due volte, si avvicinò a Cantona sventolandogli in faccia il cartellino rosso. Fuori! Espulso, senza possibilità di replica. Il sogno di vincere nuovamente la Premier League al minuto 47 finì definitivamente in frantumi.

Eric voltò le spalle al campo e sconsolato si diresse verso gli spogliatoi. In quel momento la pioggia di insulti che continuava a piovere sul Re (e non solo) dall’inizio del match diventò improvvisamente una tempesta di epiteti e parolacce che apostrofavano lui, sua madre ed il suo paese natale.

Dirigendosi verso l’ingresso degli spogliatoi arrivò la classica goccia che fece traboccare il vaso e che decreterà l’esilio del Re. Un insulto di troppo che in quel momento richiamò l’attenzione di Eric. Il Re individuò un volto in particolare tra la folla, una vittima sacrificale su cui sfogare tutta la propria rabbia. Lo sentì, lo vide agitarsi come un pazzo, lo mise nel mirino. Forse provò anche a calmarsi, ma subito un altro insulto, uno di troppo. È il buio! Eric perde la testa e prende la rincorsa, salta in alto e con tutto lo slancio possibile e tutta la forza necessaria a far male colpisce con un calcio in pieno petto il mal capitato rifilandogli a seguire anche un pugno in pieno volto. Il malcapitato è proprio lui: Matthew Simmons. Il danno è fatto. Il Re deve andare via. In un attimo il trono perde il suo regnante, il trono è libero, il popolo è senza Re.

CANTONA PERDE IL CONTROLLO E COLPISCE UN TIFOSO AVVERSARIO. IL DEPLOREVOLE GESTO GLI COSTERÀ UNA SQUALIFICA DI NOVE MESI.

Ma i Re non scappano dal proprio regno, mai. I Re vengono mandati in esilio oppure vengono sconfitti o e quando un Re viene allontanato dal proprio trono ha la tendenza a tornare, ad ogni costo, per riprendersi tutto, perché il regno senza la sua guida non può esistere. E Cantona fece proprio così.

Dopo quell’increscioso episodio Eric si troverà costretto ad abdicare per nove lunghi mesi. Nove lunghi mesi che lo videro travolto dalla critica, additato come un animale, sbeffeggiato come se la sua carriera fosse terminata per sempre, giudicato per un gesto deplorevole, ma in parte “giustificato”. Un gesto che d’altra parte avrebbe potuto fare solo uno come lui, perché anche in quello ci vuole un’enorme personalità. La punizione: lavori socialmente utili, multa in denaro e squalifica di nove mesi, questa la pena da scontare.

Tuttavia Eric non era nemmeno troppo pentito di quello che aveva fatto, tanto che nella sua conferenza stampa di “scuse” (o presunte tali) si presentò vestito di tutto punto in abito elegante. Riuscì di nuovo a sbalordire tutti com’era nella natura del suo personaggio. La conferenza stampa durò davvero poco. Giornalisti e tifosi provarono ad indovinare, prima di ascoltare le sue dichiarazioni, le parole con le quali Eric avrebbe cercato di discolparsi e di chiedere scusa al tifoso, alla nazione e a tutti.

‘King Eric’ entrò in sala stampa e disse una sola e semplice frase che tradotta suonò così:

“Quando i gabbiani seguono il peschereccio è perché pensano che le sardine saranno lanciate in mare. Grazie”.

Fu semplicemente geniale.

Il Campionato della stagione 1994-95 alla fine lo perderà a vantaggio del Blackburn, ma vincerà i due campionati di Premier League successivi, quelli delle stagioni 1995-96 e 1996-97 ovviamente indossando la maglia del Manchester United, che sarà anche la squadra con cui terminerà la sua carriera da calciatore.

Eric Cantona diventerà un’icona del football d’oltre manica, un’icona del football mondiale. Diventerà testimonial di una storica pubblicità nella quale trafiggeva epicamente, con un tiro potentissimo, niente meno che il Diavolo in persona, tirandosi su il colletto prima di calciare il pallone e dicendo: “Au revoir”. E quello per me rimarrà per sempre Eric Cantona.

Terminata la carriera nel calcio professionistico ed appese le scarpe al chiodo, Eric inizierà a dare sfogo al suo estro e alla sua personalità vivendo una lunga serie di esperienze cinematografiche e giocando anche per la nazionale francese di beach soccer, vestendo la fascia di capitano. Un personaggio favoloso che ancora oggi potete ammirare in TV nei panni dell’attore. Un lavoro che con il calcio non ha nulla a che fare, ma dove Eric il barbuto interpreta diversi ruoli , sempre molto seri e caratteristici, con una naturalezza disarmante e con eccellenti risultati. Un artista a 360 gradi insomma. Un personaggio magnifico, dentro e fuori il rettangolo di gioco.

Parte 3: Semplicemente Eric.

Eric Cantona è sempre stato un personaggio particolare, tanto eclettico quanto carismatico. Il francese, d’altra parte, non poteva che essere così. Nato a Marsiglia, città francese notoriamente ricca di diversità e problematiche sociali, di origine catalane da parte di madre e sarde da parte di padre (il bisnonno era della provincia di Sassari), ha sempre vissuto fuori dalle righe. Dall’alto del suo metro e 90, forte fisicamente ed elegante nelle sue movenze si è da sempre caratterizzato per la sua “irrequietezza” che lo ha portato più volte a scontrarsi con compagni, allenatori e presidenti (ma non solo).

Nell’ordine si è fatto cacciare dall’Olimpique Marseille, dopo un’amichevole di beneficenza giocata contro la Torpedo Mosca nel 1988. Dopo di che è passato dalle parti di Bordeaux, Montepellier e Nimes senza mai riuscire fermarsi per troppo tempo a causa dei suoi comportamenti e dei suoi atteggiamenti intollerabili per compagni e dirigenza. Finite le proprie chance in Francia è sbarcato in Inghilterra grazie all’aiuto “occulto” di un certo Gerard Houllier.

In Inghilterra vince al primo tentativo il titolo con il Leeds United, per poi passare agli acerrimi rivali del Manchester United di Sir Alex Ferguson. Cantona è sempre stato un “tipo” curioso, dotato di acuta intelligenza e spirito di osservazione tanto da avere sempre e comunque una parola e un pensiero per tutti e per tutte le situazioni. A riprova di questo gira voce che arrivato allo United il mitico Sir Alex pose una domanda ben precisa a Cantona per stuzzicare il carattere del francese:

Sir Alex: “Mi chiedo se tu sia abbastanza bravo per giocare a Old Trafford”.

Cantona: “Mi domando se il Manchester sia abbastanza per me”.

Ironico, sfacciato e sicuro di sé fuori dal rettangolo di gioco e al tempo stesso completo, moderno e ricco di classe dentro al campo. Uno a cui non potevi dire nulla, perché tutto sommato lui, Eric, aveva sempre ragione. Uno di quei giocatori dalla personalità straripante che puoi solo trattare in due modi. Amare alla follia oppure odiare con tutto te stesso. Uno che può essere appunto il Re di una tifoseria oppure durare meno di una stagione in squadra.

Palmares

In carriera Cantona ha vinto 1 Coppa di Francia con il Montpellier, 1 campionato francese con l’Olympique Marseille, 1 Charity shield e una First Division inglese con il Leeds United, 3 Charity shield, 2 coppe d’Inghilterra e 4 Premier League con il Man United.

Con la nazionale ha vinto solamente un Europeo U-21 nel 1988, perché nel 1998 non venne selezionato dal CT Aimè Jacquet. Un ottimo Palmares quindi, ma nulla di che se messo a confronto con le sue successive apparizioni cinematografiche. Artista.

BIO: Matteo Cigna è nato a Genova, città nella quale ancora oggi vive, occupandosi quotidianamente di spedizioni marittime.

  • Le sue più grandi passioni sono il calcio e la scrittura, due mondi che lo portano a leggere e documentarsi costantemente su questo meraviglioso sport e sui personaggi che lo popolano. Tra il 2020 e il 2021 con grande umiltà ed entusiasmo ha fondato, con l’aiuto di un paio di amici, il blog e la relativa pagina Instagram ‘Sport-stories’, ma il progetto è poi “naufragato”. 
  • Da buon marinaio non si è dato per vinto e dopo mesi di riflessioni e attese ha deciso di rimettersi in viaggio nell’immenso oceano del football. 
  • “Scrivere per ‘La complessità del calcio’ sarà un piacere e un onore” [cit. Matteo Cigna]

Una risposta

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