“EL BUFALO”: MATÍAS AREZO. 🐃

L’arte sudamericana del soprannome è un piccolo grande patrimonio culturale.

Con una sola parola si può condensare, se si ha talento, l’identità di una persona in modo cristallino e inequivocabile.

Uno di questi casi è rappresentato da Matias Arezo centravanti uruguaiano in forza al Peñarol, ma di proprietà del Granada, per tutti El Bufalo.

Perché El Bufalo? Non certo per la stazza o la mole, Arezo a stento arriva al metro e ottanta e non è certamente il classico panzer.

Tuttavia per gli amanti dei documentari non sarà una novità sapere che in Africa esistono pochi animali letali come il Bufalo, ben distante per temperamento dai docili cugini domestici.

Il bufalo è temibile quando carica, per la potenza, per la caparbietà e per la risolutezza con cui affronta l’eventuale nemico.

Ovviamente tutte caratteristiche che rivediamo nel modo di stare in campo, ma anche nella personalità di Matias Arezo.

Come il bufalo, Arezo sa essere letale, in area è un finalizzatore micidiale, ma soprattutto è di un carattere impossibile da piegare. Se arretra lo fa per prendere la rincorsa ed attaccare ancora più forte.

Sembra proprio la storia della sua carriera.

La storia

Nato nella capitale uruguaia, il 21 novembre 2002, cresce in una famiglia umile ed appassionata viscerale di pallone.

Secondo di quattro fratelli, il maggiore Ezequiel ed i più piccoli Beckham, si mamma Arezo stravedeva per lo Spice Boy, e Iker, il babbo apprezzava di più il portiere dei Galacticos.

Inizia a calciare il pallone giovanissimo. A tre anni è nel club baby futbol 3 de Abril, a Paso de las Arenas.

Lo piazzano in porta, prende cinque gol.

Mai più si dice.

E inizia a risalire il campo, fino all’attacco.

Bastano poche gare per capire che Matias è nato per attaccare la porta più che per difenderla.

Ad otto anni viene notato ed entra nelle giovanili del River Plate de Montevideo, il club che lo svezzerà e lo porterà nell’elite del calcio nazionale.

La sua ascesa è sfavillante, tanto che il modesto budget del Darsenero viene messo a repentaglio dalla sua prolificità nei campionati giovanili.

In una stagione da 55 reti il club non dispone di risorse economiche per regalare al ragazzo il pallone ad ogni tripletta e chiede infatti di commutare il dono del pallone regolamentare in una targa onorifica.

Il River Plate infatti non è una società particolarmente ricca e molti club cercano di convincere Matias a lasciare i colori biancorossi.

Arezo però è convinto del progetto di carriera che la società ha in serbo per lui.

Si affaccia in prima squadra prestissimo, stregando il tecnico Pablo Triscornia che lo inserisce nel gruppo ad appena 15 anni d’età e viene tenuto in alta considerazione da tutto il corpo tecnico.

L’esonero di Triscornia e la necessità di migliorare la posizione di classifica rapidamente posticipano il debutto di Arezo, che avverrà sotto la guida di Jorge Fossati, tecnico di calibro internazionale che alla prima giornata del Torneo Intermedio 2019 lo fa debuttare da titolare. 16 anni e 235 giorni.

Il primo gol arriva quaranta giorni dopo, saranno tre nel campionato.

E da questo punto in avanti inizia una crescita costante.

Con la maglia del River Plate scenderà in campo 91 volte, mettendo a segno 37 reti e regalando 14 assist.

Nel 2021, dopo aver resistito a diverse tentazioni è giunto il momento del salto europeo.

Ci sono gli interessi di Benfica, Ajax ed Atletico Madrid, ma più svelti di tutti sono gli andalusi del Granada.

5 milioni e 700 mila euro nella casse del Darsenero e biglietto per il sud della Spagna staccato.

Lo attende una situazione però complicata.

Il Granada non è quello degli anni precedenti, abituato a lottare per stazionare al limite della zona europea. Arezo fatica ad inserirsi ed è comprensibile, per un ragazzo alla prima esperienza lontano da casa.

Un nuovo contesto tecnico e culturale è sempre in incognita a maggior ragione quando a metà di una stagione complicata si viene sbalzati dall’altro lato del mondo. 

A fine anno accadrà l’imponderabile, ovvero la retrocessione sul campo di un Espanyol già salvo.

In Liga2 il Granada guida e vince il campionato, ma Matias non rende a dovere.

Mancano gli spazi e Arezo ha bisogno di minuti e fiducia assoluta.

Il Bufalo deve fare il passo indietro per prendere la rincorsa, così dopo appena una rete in 415 minuti, a gennaio 2023 ritorna in patria in prestito annuale al Peñarol.

In aurinegro l’impatto è assoluto.

In Uruguay Arezo torna a segnare come un indemoniato.

Al momento di scrivere il tassametro segna 20 reti, con due assist, in trenta partite.

Primo posto in classifica ed esordio in nazionale maggiore (3 presenze ed una rete), ma anche una campagna continentale deficitaria in Copa Sudamericana.

La sensazione è che in questa Liga complicata per il Granada una bocca da fuoco come Arezo sarebbe stata una opzione da tenere cara.

Marcelo Bielsa invece lo ha già inserito nella sua lista di candidati alla Celeste, altro indizio che ne fa un talento più che intrigante.

Profilo tecnico

Matias Arezo ha sempre dichiarato di aver come referente calcistico Edison Cavani, per etica professionale e per capacità di allenarsi al massimo livello durante tutta la carriera, tuttavia è chiaro come il suo modello tecnico sia molto più vicino a Luis Suarez.

Chavo Diaz, suo tecnico al River, è stato fra i primi ad avanzare questo paragone, ma ci tiene a precisare che fa riferimento al Suarez di Groningen, non quello affermatosi poi in maglia Ajax, Liverpool e Barcelona.

Non ha probabilmente il veleno di Lucho, il suo carattere è più serioso e responsabile che guascone, ma resta un professionista ed ottimo lavoratore a detta di compagni.

Fisicamente è piuttosto massiccio, sebbene non possieda una statura da panzer risulta un cliente complicato per ogni difensore. Gambe forti e baricentro basso lo rendono molto difficile da spostare spalle alla porta e la sua capacità di movimento rapido è pericolosissima, soprattutto in area.

Tecnicamente abile, capace in conduzione tanto nello stretto, quanto in allungo, possiede un buon 1vs1 che però con gli anni ha utilizzato sempre meno, probabilmente per un mutato contesto tattico.

È un attaccante piuttosto completo nella fase di conclusione, trovando la rete in molti modi diversi. Può colpire dalla distanza grazie ad un buon calcio da fuori, ma è dentro i sedici metri che dà il meglio di se, grazie a una ottima velocità di base, cambi di direzione e lettura attenta della difesa.

Quando è innescato risulta implacabile.

Può crescere nel contributo alla manovra o in fase di rifinitura. Possiede le qualità tecniche per dialogare con i compagni, ma tende a lavorare poco in collaborazione con il resto della squadra, comportandosi più da 9 d’area che di raccordo.

Resta la sensazione è che questo atteggiamento sia esasperato dall’impostazione di gioco del Peñarol, dato che durante la sua esperienza darsenera aveva dimostrato maggiore predisposizione al gioco di sponda ed al fraseggio corto.

Lontano dalla palla tiene fede al soprannome, testardo e irruento ha certamente grande voglia nel pressare e nel cercare il recupero, ma può migliorare per efficacia e stile, crescendo in disciplina e attenzione.

Il futuro?

Non facciamoci ingannare dalla prima esperienza europea di Arezo. Ha faticato in Andalusia a causa di un contesto in piena confusione, non perché gli mancassero le doti tecniche e caratteriali.

Il ritorno in patria in maglia Carbonero è stata una esperienza di crescita e di leadership, convivendo senza paura con le pressioni di un grande club.

Chiaramente c’è molto da maturare e da crescere, ma le qualità del giovane charrua sono di quelle su cui scommettere. Ovviamente accompagnando la crescita di questo Bufalo indomabile in un contesto adatto e dove possano essergli garantite fiducia e continuità di impiego.

La ricompensa saranno gol a grappoli.

Che gli avversari si preparino ad essere caricati ed incornati.

BIO: Stefano Follador.

Sono nato a Valdobbiadene, provincia di Treviso nel 1988.

Enologo presso l’azienda vinicola di famiglia, laureato a Udine e con esperienze lavorative e di studio negli Stati Uniti ed Argentina.

Sposato con Desiree, ho due bambini che crescono più svelti di quanto vorrei.

Scrivo  per Sottoporta, collaboro con la webzine Juvengers e con il sito UK Calcio.

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