FRANCO ZUCCALÀ E BEPPE MASERI: “STAVAMO BENE INSIEME”.

Non dirò se fosse migliore, peggiore o uguale: ogni generazione cresce nei secoli dei secoli, sentendosi dire dai propri avi “ai miei tempi…”.

Era diverso, semplicemente, come in ogni tempo appunto. Ai campi di allenamento i giornalisti ci andavano una volta la settimana, di norma per la conferenza stampa di una vigilia. Prima di noi, all’epoca di Beppe Viola per intenderci, non ci si andava affatto. Qualcuno faceva un salto ogni tanto per assistere a una seduta, fare due chiacchiere, ma le interviste si concordavano e del resto (a parte i quotidiani sportivi) la Rai era concentrata sulle partite della domenica, non c’erano altre televisioni e nemmeno un notiziario giornaliero che non fosse quello della carta stampata. 

I rapporti tra giornalisti, dirigenti, allenatori, calciatori, erano fondati sulla fiducia e sul rispetto, si sviluppavano ad personam qualche volta soltanto per simpatia. A cantori eleganti come Franco Zuccalà non si negava nessuno, a profondi conoscitori della materia come Beppe Maseri nemmeno.

Franco era elegante nei modi e nel vestire, fine nel racconto come nella parafrasi e nelle argute metafore. Beppe si curava più del contenuto, della sostanza, della notizia. Del resto, Zuccalà lavorava in Rai e Beppe a “Il Giorno”. Franco era una zanzara che non pungeva la preda ma il linguaggio, Beppe un interista che giocava a pallone – fino a tarda età, fino a quando ha potuto – con tale slancio e passione da meritarsi il soprannome di “Turbo”. 

Ho incontrato Zuccalà poco prima della pandemia, mi ha invitato a pranzo per raccontarmi cosa stava facendo: documentari, qualcuno per il pubblico, la maggior parte per sé stesso. Viaggiava molto, era entusiasta come quando affrontava ogni situazione con quel sorriso sottile e pungente: mi ha raccontato di luoghi e di incontri suggestivi, unici, dai quali si era fatto rapire. Voleva che collaborassi, non aveva però bene in mente come. Ci scambiammo un paio di idee su cui lavorare, poi venne il Covid.

Mi è rimasta cucita addosso la discrezione di quando mi circuiva per sapere qualche piccolo segreto di Milanello, niente di più che la formazione o l’entità di un infortunio quando se ne contavano uno o due al mese in verità. Per il resto era un compagno di viaggio prezioso, puntuale, educato, ironico pungente quale che fosse l’argomento di cui si conversava. Gli piaceva la battuta, farla e ascoltarla. Per questo Franco Zuccalà si trovava bene con Beppe Viola, che il 18 ottobre del 1982 in uno studio di montaggio della Rai in Corso Sempione a Milano, morì quasi tra le sue braccia. 

Il Turbo Maseri per anni è stato uno dei pilastri della Nazionale giornalisti che nacque per caso. Facevo parte della nascitura “Calcio Tv” (che divenne poi “Artisti Tv”), la quale faticava a trovare avversari per partite di beneficenza che non fosse la stratosferica “Nazionale cantanti”. Allora dissi ai fondatori di “Calcio Tv”, Osvaldo Bresciani imparentato con Cesare Prandelli, e Vittorio Fagioli che ancora la guida, che potevo radunare i miei colleghi per andare a sfidarli su qualche campo di provincia, raccogliendo fondi per qualche associazione.

C’erano sempre anche Enzo Palladini, firma del “Corriere dello Sport” e poi di “SportMediaset” come Giampaolo Gherarducci, Alberto D’Aguanno, tre produttori dello sport Fininvest (Marco Baldini, Marcello Petrone, Fabio Cazzaniga), Giorgio Gandolfi de “La Stampa”, Alberto Zardin e Nicola Cecere della “Gazzetta dello sport”, Amedeo Goria della “Rai”: ne dimentico sicuramente qualcuno, quindi mi fermo qui per non farlo restare male. Con Maseri mai uno scambio di sfottimenti calcistici, mai un diniego per un impegno: solo lunghe conversazioni su tattiche, campioni, partite. Pallone. 

Hanno deciso di andarsene insieme, qualche giorno fa, e io resto ancora un po’ qui su questa terra ad interrogarmi se – con gentiluomini come loro – il mio mestiere fosse migliore. Di sicuro, ripeto che era molto diverso e, come disse poi Massimo Ambrosini a proposito del suo Milan, stavamo bene insieme.

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.

Una risposta

  1. Due Signori , che si sono dati appuntamento per raccontarsi chssa quante altre cose ! Bella la menzione di Alberto Zardin che ho avuto modo di conoscere alla Pinetina . Si fece anche una partita ad Appiano . Grazie come sempre Luca .

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *