SHINJI ONO: UNA CARRIERA INCREDIBILE.

La fine del campionato in Giappone (conclusosi con la vittoria del Vissel Kobe) è concisa con il ritiro dal calcio giocato di Shinji Ono, alla veneranda età (per un calciatore, s’intende) di quarantaquattro anni.

Nato a Numazu, nella prefettura di Shizuoka, Ono è stato uno dei talenti più brillanti prodotti dal movimento calcistico del Sol Levante. Per alcuni il migliore, più di un Hidetoshi Nakata o di uno Shunsuke Nakamura, alfieri del sakkā (soccer in giapponese) e protagonisti anche da noi in Italia quando il campionato nostrano era ancora il migliore del Mondo.

Soprannominato il genio, 56 presenze con la nazionale del suo Paese, di Ono si parlava già prima che sbarcasse in Europa, quando cioè si era rivelato negli Urawa Reds come uno dei talenti emergenti che avrebbero dovuto guidare il Giappone ai Mondiali organizzati a metà con la Corea del Sud nel 2002.

Proprio l’anno prima di quel torneo, Ono era sbarcato nel Vecchio Continente per giocare con gli olandesi del Feyenoord. Con il club di Rotterdam Ono arriverà a vincere la coppa Uefa (battendo in finale ai rigori il Borussia Dortmund), diventando così il primo calciatore del Giappone a sollevare un trofeo europeo.

In Olanda Ono era arrivato dopo aver già preso parte (da diciottenne) al Mondiale di Francia 1998 con la sua nazionale, il primo torneo iridato a vedere la partecipazione del Giappone. Ma sarà proprio nel torneo giocato in casa quattro anni dopo che Ono si imporrà definitivamente all’attenzione internazionale, guidando i suoi connazionali ad una storica qualificazione agli ottavi di finale in una squadra che, oltre a lui e a Nakata, contava su altri elementi che giocavano in Europa (Junichi Inamoto) o che ci finiranno qualche tempo dopo, con alterne fortune (Atsushi Yanagisawa, Tsuneyasu Miyamoto, Kōji Nakata).

Purtroppo per Ono, la sua intera carriera è stata costellata da numerosi infortuni che hanno finito per impedirgli di esplodere. Dopo cinque anni in Olanda arriva per Ono il rientro in Giappone, anche per esigenze familiari. Torna agli Urawa, con i quali riesce a conquistare campionato e Champions League asiatica, prima di un nuovo tentativo in Europa.

Stavolta va in un campionato più prestigioso e con più visibilità, quella Bundesliga che diventerà ben presto torneo di elezione per molti dei connazionali di Ono che sbarcheranno in Europa nelle stagioni successive. Il club dove si accasa però non è di primo piano. Ono infatti viene ingaggiato dal Bochum. Anche qui gli infortuni ne limitano il rendimento e, dopo due annate, complice ancora una volta la necessità di stare accanto a moglie e figli, il ragazzo decide di tornare in Patria, stavolta allo Shimizu S-Pulse.

Anche la successiva avventura fuori dai confini nazionali (in Australia con il Western Sydney) dura poco e così Ono torna definitivamente in terra nipponica per giocare a due riprese con il Consadole Sapporo (con un intermezzo all’FC Ryūkyū). Proprio col Sapporo Ono ha concluso questa stagione, per poi appunto ritirarsi.

Che dire dell’Ono giocatore? Dal punto di vista tecnico parliamo di uno dei migliori calciatori della sua generazione, quella che ha contribuito a portare il movimento giapponese negli anni Duemila, passando dagli albori della JLeague e dai primi anni di grande entusiasmo verso il football, soprattutto da parte dei giovani.

Regista, mezzala, trequartista, Ono era in grado di svolgere diverse funzioni in campo grazie ad un bagaglio tecnico completo e ad un vasto repertorio di giocate. Senza i numerosi infortuni avrebbe potuto imporsi in Europa, diventando per i tifosi occidentali più di un giocatore di nicchia.

Anche per questo motivo, nonostante lo straordinario talento e le tre coppe del Mondo alle quali ha preso parte, non mi sento di poterlo avvicinare ai grandi del calcio nipponico come i già menzionati Nakata e Nakamura o Yasuhito Endō e nemmeno ai migliori talenti delle generazioni successive (i vari Keisuke Honda, Shinji Kagawa e Shinji Okazaki). 

BIO: Michele Tossani, giornalista, match analyst, storico e filosofo. Lo trovate un po’ qui e un po’ lì, nel web o su carta stampata. Cura il sito lagabbiadiorrico.com. Su Twitter @MicheleTossani

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