Alla scoperta dell’Esteghlal
“Perché non mi racconti un po’ della tua esperienza in Iran?” chiese Filippo durante il nostro incontro a Desenzano.
All’inizio, mostrai un certo scetticismo, ma poi pensai: perché no? E dopo averlo risentito telefonicamente, decisi di condividere con lui e con voi la mia entusiasmante esperienza come allenatore di calcio professionista all’Esteghlal in Iran, un viaggio attraverso la passione del calcio, la ricca cultura, la cucina e la situazione generale di vita di questa misteriosa ma allo stesso tempo affascinante nazione.
Nel cuore della Persia
L’opportunità di lavorare all’Esteghlal è stata una splendida avventura nel mondo del calcio asiatico. Iniziando dalla lingua, loro parlano il “farsi” e non l’arabo, un punto al quale sono molto attenti. Gli iraniani, infatti, si considerano persiani e non arabi. L’Iran è una nazione molto estesa con circa 85 ML di abitanti e si possono trovare enormi differenze culturali tra le varie città, soprattutto quelle influenzate dalla vicina nazione, come ad esempio Tabriz, una città al confine della Turchia, rispetto al cuore pulsante e capitale dell’Iran, Tehran.
La sconfitta nel derby e la rinascita
Da giugno del 2019 e per sei mesi ho avuto il privilegio di far parte, come vice allenatore, di una squadra di giocatori talentuosi e affamati di successo approdando all’Esteghlal F.C., uno dei club più prestigiosi e seguiti (oltre 30 milioni di tifosi) in tutta l’Asia.
Durante il mio periodo ci sono stati molti momenti che mi hanno fatto percepire l’importanza del Club nel quale eravamo approdati, ma uno degli eventi più memorabili è stato senza dubbio il derby contro il Persepolis. Era la quinta giornata di andata, una partita attesa da migliaia di tifosi, una partita che metteva in gioco molto più del semplice risultato sul campo e di un incontro calcistico. Con una cornice pazzesca di 70.000 tifosi suddivisi in due colori, il blu che ci rappresentava (Esteghlal significa “indipendenza” nella lingua farsi) e il rosso dei tifosi del Persepolis, l’atmosfera era elettrizzante, i cuori battevano all’unisono e le emozioni si mescolavano nell’aria densa di passione.
AZADI STADIUM
La rinascita: rialzarsi dopo la delusione
Purtroppo, nonostante la fervente dedizione dei nostri giocatori che avevano espresso un impegno fuori dal normale e il sostegno continuo dei nostri tifosi, quella partita si concluse con una sconfitta. Delusione, amarezza, scoramento per l’ennesimo risultato negativo, soprattutto contro i “cugini” del Persepolis, avevano preso il sopravvento sui nostri stati d’animo. Dopo cinque partite eravamo a ridosso delle ultime posizioni in classifica e sembrava che il nostro sogno di riportare l’Esteghlal nelle prime posizioni dopo tanti anni trascorsi all’ombra degli altri club stesse svanendo.
Il supporto dei tifosi e la forza del gruppo
Ma se quel risultato ci abbatté moralmente, la prestazione effettuata, l’impegno visto dai nostri giocatori, la coesione che si stava creando sempre di più nei nostri uomini, fece risplendere una fiamma più intensa che mai in tutti noi. Eravamo sulla strada giusta!
SELFIE CON LA SQUADRA
Il calore del nostro pubblico, che ci aveva sempre sostenuto, diventato oramai il “12° uomo in campo”, ci spronò a non mollare e a continuare in quella direzione. Ci rialzammo, affrontammo le partite seguenti con ancor più determinazione e crescemmo insieme come squadra; migliorammo il nostro gioco, trovammo un miglior equilibrio in campo; stavamo diventando dominanti e protagonisti sul terreno di gioco. Il gruppo era diventato più che solido e il senso di appartenenza che si era creato era sempre più forte ogni giorno che passava.
”Azadi Stadium” la nostra casa
Dalla sconfitta nel derby, inanellammo una serie pazzesca di risultati positivi oltre che prestazioni veramente importanti. La nostra ultima gara giocata in un “Azadi Stadium” tutto esaurito e davanti ai nostri fantastici tifosi fu la gara decisiva. L’atmosfera era unica, tutto lo stadio era dipinto di blu e il calore del pubblico ci avvolgeva come in un tenero ma allo stesso tempo forte abbraccio che ci accompagnò durante tutto l’incontro. Era un momento cruciale, e noi sapevamo che solo la vittoria ci avrebbe portato in testa alla classifica dopo tanti anni di insuccessi.
Dopo la vittoria il forzato addio
E così fu. Lottammo con grinta e passione, fu un incontro difficile per la tensione che si respirava oltre che per l’elevata qualità di entrambe le squadre; ognuno stava dando più del proprio massimo, una gara giocata fino all’ultimo respiro.
OMAR DURANTE UNA SESSIONE D’ALLENAMENTO
Con il sostegno incondizionato dei nostri tifosi, segnammo il gol della vittoria contro lo Shahr Khodrou scavalcandolo in classifica, in quel momento primo. L’energia nel nostro stadio era palpabile. Tutti erano in festa, una gioia incontenibile. Bellissimo vedere la felicità travolgente dei nostri tifosi. Un’immagine che ancora oggi mi porto indelebile nel cuore.
Purtroppo, la situazione societaria che perdurava da inizio campionato, ci costrinse a lasciare tutto con tanto rammarico. Le difficoltà interne del club resero impossibile continuare il nostro percorso, nonostante il sostegno incondizionato dei tifosi. Dovemmo dire addio a un’esperienza unica, con il cuore da un lato colmo di gratitudine verso i nostri giocatori e tifosi e dall’altro lato pieno di amarezza e tristezza per il forzato abbandono di un cammino che oramai aveva intrapreso la strada giusta.
Questo sport è un catalizzatore per l’unità e la passione, capace di trasformare sconfitte in vittorie e di dare speranza anche nei momenti più difficili, ma allo stesso tempo può decidere di farti interrompere un percorso di un viaggio intrapreso con tanto trasporto e determinazione per fattori scollegati dal rettangolo verde, com’è capitato a noi.
Qualsiasi esperienza è un’opportunità di crescita
Come una citazione di Helen Keller (insegnante e scrittrice americana nonostante la sua disabilità fin da piccolissima) recita: “La vita è una successione di lezioni che devono essere vissute per essere comprese” questa esperienza ci rese più forti, più saggi e ci insegnò l’importanza di affrontare le avversità con coraggio e resilienza.
Ma l’Iran è molto più di calcio e tifosi appassionati.
Iran: gusti e sapori decisamente irresistibili
“Chissà come si mangia in Iran”, mi chiedevano in tanti.
A chi piacciono i gusti decisi, la cucina iraniana è una delizia per il palato. Il “Kebab” (chicken o beef) è il piatto tipico dell’Iran. I sapori e gli aromi delle pietanze locali mi catturarono sin dal primo assaggio. Il riso saffronato, gli stufati ricchi di spezie e gli assortimenti di dolci offrirono una gustosa scoperta culinaria. La cucina iraniana è un viaggio gastronomico che riflette la ricchezza della sua cultura e la diversità della sua gente.
Città incantevoli: un viaggio nella storia e nella cultura iraniana
“E le città? Come sono?”.
Nei mesi vissuti in Iran, ebbi l’opportunità di visitare alcune delle città più importanti e affascinanti del paese. Ogni viaggio fu un incontro con la storia millenaria, la cultura vibrante e l’ospitalità calorosa del popolo iraniano. Stavo toccando con mano la “Persia” nella sua profondità storica.
Tehran: una metropoli vibrante tra modernità e tradizione
Vissi per sei mesi a Tehran, una capitale vivace e in continuo movimento. Visitai il mausoleo di Khomeini, uno dei luoghi più importanti del paese, dove potetti percepire la spiritualità e l’influenza di questa figura storica. Nella Golestan Palace, mi immersi nella ricchezza e nell’eleganza dell’antica dinastia Qajar. E ancora l’Azadi Tower e Milad Tower, due monumenti tra i più conosciuti. A Tehran, scoprii un’energia contagiosa, una città in forte crescita che batte al ritmo della modernità mantenendo la sua profonda tradizione, un incrocio di culture e stili di vita. Una metropoli di quasi 10 milioni di abitanti.
AZADI TOWER IN TEHERAN
Shiraz: poesia e giardini incantati
Shiraz, con i suoi giardini incantati e la poesia che fluttua nell’aria, fu una delle prime tappe del mio viaggio che visitai con la mia famiglia venuta a trovarmi in quell’estate. Passeggiammo tra gli alberi frondosi dei Giardini di Eram, ammirando la bellezza dei suoi fiori e dei suoi ruscelli. Respirammo l’aria intrisa di poesia nel mausoleo di Hafez, uno dei più grandi poeti della storia persiana. In ogni angolo di Shiraz, sentimmo l’anima dell’Iran antico che si intrecciava con il presente.
Esfahān: magnificenza e bellezza senza tempo
Ma non posso dimenticare la splendida città di Esfahān, con il suo maestoso Palazzo Ali Qapu e la magnificenza della Piazza Imam, una delle più grandi al mondo. Ho trascorso ore a esplorare la maestosità della Moschea di Sheikh Lotfollah e dell’Imam. La vivace cultura iraniana è stata evidente nei mercati affollati e nei negozi pittoreschi, ricchi di colori e oggetti di ogni genere.
Sfide sociali e sogni di parità in Iran
Tuttavia, nonostante tutte queste bellezze, ho avuto l’opportunità di riflettere anche su alcune questioni sociali, tra cui la situazione delle donne in Iran. In Iran, le donne affrontano sfide sia nell’ambito sportivo che culturale. Restrizioni rigide limitano la partecipazione femminile nello sport, come le regole sul velo e la segregazione di genere. Tuttavia, un movimento sempre più crescente di donne lotta per la parità di opportunità e alcuni successi atletici internazionali hanno ispirato altre a perseguire le proprie passioni sportive. Culturalmente, leggi discriminatorie riguardanti il matrimonio e il lavoro limitano l’indipendenza delle donne. Nonostante ciò, le donne iraniane dimostrano determinazione nel superare gli ostacoli, e organizzazioni femminili emergenti sottolineano la volontà di promuovere un futuro più equo e inclusivo. Sostenere l’empowerment femminile può contribuire a una società più giusta e prospera in Iran.
Un grazie e la speranza per il futuro dell’Iran
Sono grato ad Andrea Stramaccioni per questa incredibile avventura in Iran, per l’amore dei tifosi, per l’atmosfera indimenticabile delle partite e per il sostegno incondizionato alla nostra squadra.
OMAR DANESI CON ANDREA STRAMACCIONI
È stato un viaggio meraviglioso, un capitolo speciale della mia carriera di allenatore che porterò sempre nel mio cuore. E mentre porto con me le splendide esperienze e le memorie di questo paese, spero che il futuro dell’Iran possa essere un cammino verso un’uguaglianza di genere sempre maggiore, dove tutte le donne possano avere le stesse opportunità e libertà di perseguire i loro sogni, sia nel calcio che in ogni altro aspetto della vita.
BIO: Omar Danesi, nato a Brescia il 20-02-1971, è un Allenatore UEFA A con esperienze significative come Vice Allenatore nelle Prime Squadre in diversi paesi, tra cui Qatar (Al Gharafa), Iran (Esteghlal), Repubblica Ceca (Sparta Praha) e Grecia (Panathinaikos). Ha lavorato anche con i settori giovanili dell’ AC Milan (2010-2016), del Brescia Calcio (2004-2010) e ha iniziato il suo percorso come allenatore presso l’FC Ospitaletto 2000 (2000-2004). Oggi è vice Head Coach al L.R. Vicenza.
3 risposte
Bella intervista , Danesi persona molto preparate e intelligente !!! Complimenti per il Blog !
Bhe se consideriamo come Vengono CALPESTATI in quella nazione i diritti umani e delle donne c’è poco da definirla ESPERIENZA INDIMENTICABILE
Uno li non va per il progetto ma per il denaro ( che in quella nazione è macchiato di sangue )
Buongiorno Marco, mi permetto di risponderle in attesa, se lo vorrà, della risposta di Omar. Fermo restando quello che lei afferma rispetto all’Iran, che può essere condivisibile, credo sia opportuno, non solo guardare, ogni luogo, anche i più lontani, ma, sarebbe opportuno guardare, oltre alle situazioni macro, quelle relative agli ambienti personali (micro). A quel punto, credo che, ognuno di noi avrebbe qualcosa da rimproverarsi. Detto questo ciò che non capisco è la sua affermazione riguardo all’esperienza indimenticabile: indimenticabile può essere un film d’amore, dell’horror, comico, d’avventura,biografico e via dicendo, lo stesso dicasi per il vissuto personale. Ancor meno capisco quando si arroga il diritto di affermare che qualcuno, che non conosce, accetti un lavoro per soldi e non per un progetto.
La ringrazio per il contributo che però ritengo offensivo nei confronti dell’autore.
A presto
Filippo