I PRIMI SEI MESI ALLA PARK UNIVERSITY DI PARKVILLE (MISSOURI).
Una nuova fase della vita.
“Una grande opportunità per studiare e fare sport di livello perché purtroppo in Italia è difficile portare avanti entrambi”, è così che Alfonso Vigna, 19 anni compiuti ad ottobre scorso, ha spiegato la sua scelta di volare negli Stati Uniti per una nuova fase della sua vita. Diplomatosi al Liceo “Sante Simone-Morea” di Conversano (Bari) nel mese di luglio, meno di un mese dopo, ai primi di agosto, era già al di là dell’Atlantico presso la Park University di Parkville, nello Stato del Missouri, località alla periferia di Kansas City.
Questa università privata ospita nel suo campus circa 12.000 studenti ed il settore sportivo, iscritto ai campionati NAIA (National Association of Intercollegiate Athletics), conta ben diciotto discipline tra squadre maschili e femminili con risultati anche di prestigio soprattutto nella pallavolo universitaria. La scelta di Alfonso non è stata un colpo di testa o un’improvvisazione ma tutto è stato ben ponderato e di certo non gli manca la determinazione e l’entusiasmo della sua seppur giovane età. Ci racconta che tutto è nato durante il periodo della pandemia, con le interminabili giornate trascorse in casa. Guardando le partite di basket NBA ma anche quelle del campionato NCAA riservato agli universitari, ha constatato la grande attenzione riservata ai giovani che studiano e fanno sport e che, attraverso la formula del “draft”, cioè la selezione attraverso una apposita graduatoria, possono essere scelti dalle squadre che disputano i campionati nazionali.
“Negli Stati Uniti – ci dice Alfonso – gli studenti atleti universitari sono il fiore all’occhiello, sono apprezzati dagli insegnanti i quali danno molta fiducia ma chiedono serietà e alto rendimento. È stata una sfida, anche con me stesso, che ho accettato di buon grado”.
La carriera in Italia e la scelta di una nuova esperienza.
Alfonso proviene da una lunga esperienza calcistica. I suoi primi passi sono stati a Turi con Loris Susca, poi con la Kids Club di Conversano e con La Quercia di Putignano. In seguito ha fatto parte dei settori giovanili nazionali di Monopoli, Virtus Francavilla e Bari, della cui squadra è stato anche il capitano in alcune partite.
ALFONSO VIGNA CON LE GIOVANILI DEL BARI – IL PRIMO DA DX, IN BASSO
Con la Juniores del Fasano ha debuttato in prima squadra a 16 anni nel Campionato Nazionale Dilettanti per poi passare al Martina Franca. E poi cosa è accaduto? “Con l’inizio dell’università sapevo che molte cose sarebbero cambiate. Ho cominciato ad informarmi pian piano, poi sono venuto in contatto con la College Life Italia che negli ultimi cinque anni ha permesso a più di duemila ragazzi e ragazze italiane di studiare e fare sport negli Stati Uniti. Ho sostenuto l’esame di ammissione in lingua con la piattaforma GoLingo, mi sono iscritto a Business Management ed ho ottenuto una borsa di studio che copre la quasi totalità della retta annuale che ammonta ad una cifra abbastanza importante. Ovviamente spetta a me confermarla anno per anno con il mio impegno e il mio rendimento scolastico. È il coach, l’allenatore, che decide la quota della borsa di studio valutando lo studente atleta”.
Vivere negli States.
La vita accademica e sportiva americana di Alfonso scorre cadenzata e impegnativa: lezioni la mattina dal lunedì al venerdì, pranzo e allenamenti pomeridiani tutti i giorni, studio e cena per poi trascorrere la serata o preparandosi ai vari esami o in compagnia degli altri studenti del campus. Le verifiche valutative sono spalmate durante l’intero semestre, le prove sono quindi continue e non solo finali come in Italia. Le partite, invece, sono due a settimana, il mercoledì ed il sabato. La stagione sportiva coincide con quella accademica. Si parte ai primi di agosto per arrivare a novembre. Poi una lunga pausa, dal 5 dicembre al 10 gennaio, che ha permesso ad Alfonso di rientrare in Italia e a noi di incontrarlo per questa chiacchierata. A gennaio inizia la stagione indoor, al chiuso, fino al termine del semestre a maggio e quindi rientro in Italia per le vacanze estive. “Mi trovo molto bene – ci dice Alfonso – anche se all’inizio una esperienza del genere può spaventare. Il mio compagno di stanza è di Miami ma è di origine brasiliana. Ci sono una decina di italiani nel campus: sei giocano a calcio come me, tre ragazze ed un ragazzo a pallavolo più uno che studia e basta. Ma ci sono ragazzi che provengono da tutto il mondo. Oltre noi italiani, in squadra il portiere è tedesco ed è stato terzo portiere del Bayer Leverkusen, c’è un sudafricano ed una folta colonia di cileni. Il calcio è in continua fase di sviluppo, ovviamente non ha lo stesso seguito dei tre sport nazionali, basket, football americano e baseball ma gli Stati Uniti sono all’avanguardia nella crescita sportiva e professionale dei giovani. Quest’anno abbiamo anche dato delle belle soddisfazioni ai nostri Park Pirates. Abbiamo raggiunto il quarto posto su quattordici squadre della nostra conference che ha permesso ai Pirates di accedere ai play-off dopo alcuni anni, dal 2019. La nostra conference è tra quelle più difficili, a detta di tutti, assieme a quella californiana. È capitato di giocare amichevoli con squadre di altre conferences ed abbiamo agevolmente vinto. Purtroppo siamo usciti ai quarti di finale contro i Ravens della Benedctine College in una partita dove non siamo proprio riusciti a fare goal e che in campionato avevamo già sconfitto. Siamo una squadra giovane composta da ben 13 “freshmen” (i nuovi iscritti all’università) su 20 giocatori ma ci siamo trovati subito bene come gruppo”.
Emozioni e futuro.
Abbiamo chiesto ad Alfonso qual è il momento più bello di questo primo semestre ed ovviamente è stata la presenza dei suoi genitori Gino e Simona ad ottobre: “in quei dieci giorni abbiamo vinto tre partite su tre e l’emozione più grande è stata fare goal davanti a loro, con lo speaker dello stadio che annunciava il mio nome e salutava i miei genitori seduti in tribuna. Gioco come mediano ma quel giorno, contro gli Eagles della Central Methodist University, eravamo in emergenza ed il coach mi ha fatto giocare esterno alto. Ho fatto la partita perfetta, segnando il secondo goal per la mia squadra al 58esimo minuto, partita finita poi 3 a 0 per noi”.
ALFONSO VIGNA IN GOAL CON LA PARK UNIVERSITY
Per quanto riguarda il futuro Alfonso ha già le idee abbastanza chiare: “Durante il percorso accademico si viene contattati da varie aziende che permettono di fare esperienze lavorative. Kansas City è una città molto bella, in fase di espansione e sarà anche una delle sedi del mondiale di calcio del 2026. Io, durante questi anni però vorrei tentare, se possibile, una nuova esperienza. Mi piacerebbe passare all’Università di Miami, ho visitato Miami e la Florida durante la mia permanenza qui e mi è piaciuta molto. Mi manca l’Italia, tornare per un mese e rivedere la famiglia e gli amici è stato bello ma ormai mi sento a mio agio in questa esperienza americana. Non so se anche mio fratello farà un’esperienza del genere, lui frequenta il quarto anno delle superiori e gioca centravanti nella Juniores del Martina Franca ed ha ancora un po’ di tempo per decidere. Io, invece, sono convinto di aver fatto la scelta giusta”. Ed anche noi ne siamo convinti vedendo tutto il tuo entusiasmo, la serietà e la passione del tuo racconto. Congratulazioni Alfonso.
BIO: FABIO ZITA
- Nato a Taranto nel 1972, laureato in Scienze Politiche all’Università degli Studi di Siena e Dottore di Ricerca in Storia delle Relazioni Internazionali, vive a Turi (Bari) dove svolge la professione di insegnante di scuola superiore. Impegnato da sempre in associazioni di prevalente carattere culturale e sportivo, scrive come articolista per il magazine “il paese”, ultratrentennale mensile di informazione e cultura di Turi. Appassionato di Storia e di fotografia, accomuna i suoi hobbies nel tempo libero ed a cui associa una grande rilevanza dal punto di vista comunicativo e divulgativo.
- email: fabiozita@gmail.com
Una risposta
Credo che la differenza importante stia sempre nelle strutture.
Credo che anche in Italia se ci fossero delle università con campi sportivi,si riuscirebbe a fare lo stesso.
La cultura non sta nel studiare e giocare,sta nel cambiare e soprattutto noi italia,essendo un paese che parla di storia,non avrà mai la cultura del cambiare e seguire il futuro invece di ricordare solo il passato