JIMMY GREAVES: LONDRA, RETI E BOTTIGLIE.

«Sono il primo ad ammettere che finora non ho reso secondo le aspettative.

Dal sottoscritto tutti si attendono i gol.

E’ normale che sia così.

Fare gol è il mio mestiere.

Di gol ne ho sempre fatti tanti e, modestia, a parte, ne faccio più di chiunque altro.

Almeno qui in Inghilterra.

Sono quasi dieci anni che «la butto dentro» nel calcio professionistico.

Ne avevo solo 17  quando ho iniziato a fare gol con il Chelsea in First Division.

Da allora non ho mai smesso.

Neppure in Italia dove pare siano più felici non quando fanno gol … ma quando di gol non ne subiscono.

Eppure anche laggiù, nei sei mesi più brutti della mia vita, sono riuscito a metterla in fondo al sacco per nove volte in una dozzina di partite.

Sono tornato in Inghilterra, nella mia Londra (Dio ti ringrazio !) con il Tottenham e da allora fare gol è diventata una piacevole, bellissima abitudine.

Anche con la Nazionale del mio paese il mio score parla chiaro: all’inizio di questo Campionato del Mondo ci sono arrivato segnando 43 reti in 51 partite.

Quasi un gol a partita.

Non mi sembra male che dite ?

All’esordio con l’Uruguay nessuno di noi ha giocato al top.

Inutile nasconderlo.

Sentivamo tutti la pressione dell’esordio.

Ma non è stata l’unica ragione.

L’idea del nostro commissario tecnico Alf Ramsey di giocare senza “ali” non ci ha certo facilitato.

Soprattutto a noi attaccanti.

Non siamo mai riusciti ad aggirare la loro difesa e poi dobbiamo essere onesti: non sono affatto una brutta squadra.

Le poche volte che siamo riusciti a superare la loro linea difensiva ci ha pensato il loro portiere, davvero bravo, a sventare ogni minaccia.

Cinque giorni dopo contro il Messico le cose sono andate un pochino meglio e pur senza incantare abbiamo vinto.

I due gol della nostra vittoria li hanno segnati Bobby Charlton e Roger Hunt ovvero gli altri due della formazione che oltre al sottoscritto hanno questa responsabilità nella squadra.

Adesso però è ora di fare sul serio.

Domani giocheremo contro la Francia.

Per l’amor di Dio !

Bravi in cucina e a produrre champagne …

Ma a giocare a calcio … insomma, niente di speciale.

Sono quattro partite consecutive che non faccio gol con la mia Nazionale.

Non era mai successo prima.

Per cui direi proprio che è ora di riprendere le vecchie sane abitudini!»

Purtroppo per Jimmy Greaves le cose non andranno affatto come il grande attaccante allora in forza al Totthenam si auspicava.

Nella terza partita del girone di qualificazione l’Inghilterra batterà la Francia per due reti a zero ma per Greaves non ci sarà il tanto agognato gol.

Ci sarà invece un’entrata assassina del mediano francese Joseph Bonnell che “aprirà” letteralmente un polpaccio all’attaccante nato a Manor Park nel febbraio del 1940.

Greaves rimarrà stoicamente in campo ma al termine dell’incontro saranno necessari quattordici punti di sutura per rimediare allo squarcio provocato dal calciatore francese.

Nella partita successiva, i quarti di finale contro l’Argentina, mentre Greaves sarà costretto ad assistere al match dalla tribuna, Geoff Hurst, il suo sostituto, firmerà il gol della vittoria inglese nel match passato alla storia per la clamorosa protesta del capitano degli argentini Rattin.

Per Greaves inizia una disperata corsa contro il tempo per recuperare e rientrare in campo per la semifinale con il Portogallo.

Non ci sarà nulla da fare.

L’Inghilterra giocherà la partita migliore di quel Mondiale e saranno due splendide reti di Bobby Charlton a dare ai bianchi d’Inghilterra la vittoria contro il temibile Portogallo di Eusebio e a qualificarli per la finale contro la Germania Ovest.

Per quel match Jimmy Greaves pare pienamente recuperato ma a quel punto è Alf Ramsey che decide di confermare al centro dell’attacco Geoff Hurst e i suoi dieci compagni che hanno sconfitto i portoghesi in semifinale.

I fatti daranno ragione al tecnico inglese.

Protagonista assoluto della finale sarà proprio Geoff Hurst autore di una tripletta nel quattro a due finale.

“Alla fine della partita ero in campo a festeggiare insieme a tutti i miei compagni, ma anche in quei momenti di grande gioia non riuscivo a non sentire dentro di me una profonda tristezza. Fin da bambino sogni di giocare una finale della Coppa del Mondo. E’ la partita della vita e io non l’ho giocata … e il dolore c’è e ci sarà per sempre”

Queste le parole di Jimmy Greaves ripensando a quel giorno.

Il precocissimo talento di James Peter Greaves con un pallone tra i piedi è in tutta Londra l’equivalente del segreto di Pulcinella.

La lotta per inserirlo nel proprio settore giovanile è serrata.

La spunterà il Chelsea, soffiando sul filo di lana l’acquisto del 15enne attaccante al Totthenam Hotspurs.

Pare che nella trattativa siano state decisive le cinquanta sterline che Jimmy Thompson, scout del Chelsea, allungò al padre di Jimmy.

Se la prima stagione nel settore giovanile dei “Blues” di Stamford Bridge sarà eccellente (cinquantuno le reti all’attivo del giovane Greaves) la seconda sarà semplicemente strepitosa: centoventidue reti.

Uno score del genere convince tutti quanti in seno alla società che il percorso tradizionale (squadra giovanile, squadra riserve e infine prima squadra) con Greaves non ha alcun senso.

Nell’estate del 1957 firmerà il suo primo contratto professionistico e pochi mesi dopo, in agosto, verrà fatto debuttare in prima squadra … e proprio in un derby contro il Tottenham al White Hart Lane !

Uno a uno sarà il risultato finale.

Indovinate chi sarà a segnare il gol del Chelsea …

L’impatto del giovanissimo Greaves è enorme.

Si fanno paragoni con il povero Duncan Edwards e nel giro di poche settimane dal suo esordio diventerà  il calciatore più mediatico del calcio inglese.

Le attenzioni nei suoi confronti sono tali da indurre il manager del Chelsea Ted Drake a tenere Greaves fuori squadra per oltre un mese “per preservarlo dall’esagerato interesse nei suoi confronti e per evitare che il ragazzo perda il contatto con la realtà”.

Greaves tornerà in squadra il giorno di Natale del 1957 per il match contro il Portsmouth … segnando quattro reti nella vittoria del Chelsea per sette a quattro.

Dopo quattro stagioni al Chelsea (dove segnerà 132 reti in 169 incontri ufficiali) per il poco più che ventenne Greaves si apre un’autentica asta.

A spuntarla sarà il Milan che metterà sul piatto 80 mila sterline per il Chelsea ed un contratto faraonico di tre anni per Greaves.

Neanche il tempo di firmare che l’attaccante inglese si pente della scelta fatta.

Ha appena messo su famiglia e non vuole lasciare Londra.

Supplicherà la dirigenza milanista di annullare l’accordo. Non c’è nulla da fare. Il Milan è irremovibile.

E’ con queste premesse che Greaves inizia la sua avventura in rossonero.

Saranno i mesi più difficili di tutta la carriera di Greaves e tutto questo nonostante sul campo le cose non vadano affatto male.

Il livello di disciplina e il controllo sui giocatori anche nella sfera privata imposto all’epoca dalle nostre principali squadre di club è qualcosa di lontano anni luce dalla mentalità britannica, molto più permissiva e aperta.

Il suo rapporto con il “Paron” Nereo Rocco è tutt’altro che idilliaco.

Il punto più basso viene toccato durante una partita di campionato a San Siro contro la Sampdoria. Il risultato è sul due a due e Greaves ha segnato entrambe le reti rossonere.

Siamo nel finale di partita quando Greaves reagisce allo sputo di un calciatore della Sampdoria sferrandogli un calcio. L’arbitro vede solo la reazione di Greaves e concede un calcio di punizione alla Sampdoria … dal quale scaturirà però il gol vincente per i blucerchiati.

Greaves sarà al centro dell’ira di Rocco che lo definirà “ingenuo e poco professionale”.

E’ lo strappo finale.

Greaves inizierà a comportarsi sempre peggio per forzare il ritorno in Inghilterra.

Verrà accontentato nel dicembre di quello stesso anno con il Tottenham che non esiterà a sborsare 99.999 sterline per il suo cartellino … una in meno di centomila per evitare a Greaves il peso e la responsabilità di essere il primo calciatore britannico ad essere costato sei cifre …

Il Tottenham è una squadra di altissimo livello.

Nella stagione precedente hanno conquistato per la prima volta nella storia del calcio inglese moderno il “double” ovvero la vittoria in First Division e in FA CUP.

In una squadra di questo spessore non solo Greaves riuscirà finalmente a mettere le mani su diversi trofei (cosa che non gli era mai riuscita con il Chelsea da lui stesso definito un team composto da “persone splendide ma da giocatori scarsi”).

JIMMY GREAVES CON LA MAGLIA DEGLI SPURS

Già in quella prima stagione Greaves conquisterà la FA CUP, ripetendosi poi nel 1969, mentre nel 1963 arriverà un trionfo europeo nella defunta Coppa delle Coppe.

Con il titolo non ci sarà invece nulla da fare. Un terzo posto nella sua prima stagione agli Spurs e un secondo in quella successiva.

La stagione 1969-1970 sarà l’ultima di Jimmy Greaves al Totthenam.

Dopo anni ai vertici del calcio inglese gli Spurs sono alle prese con una stagione decisamente mediocre.

Uno dei primi a pagarne le conseguenze sarà proprio Greaves che si vedrà estromesso con sempre maggiore frequenza dall’undici titolare.

E’ così che nel marzo del 1970 il Tottenham accetta un’offerta dal West Ham.

Sarà una decisione che Greaves accetterà con molta fatica e con grande rimpianto.

Nello stesso periodo c’è però un’altra squadra che offrirà le stesse condizioni agli Spurs e a Greaves: il Derby County, allenato dal giovanissimo e brillante manager Brian Clough.

Greaves però non riesce proprio a lasciare la “sua” Londra decidendo così di accettare l’offerta degli “Hammers”.

Quello che vedranno in campo i fedelissimi di Upton Park sarò solo una sbiadita controfigura di quello che è stato uno dei più grandi attaccanti della storia del calcio britannico.

Siamo nel gennaio del 1971.

Greaves è al West Ham da meno di un anno.

I “claret & blue” del manager Ron Greenwood sono impegnati il giorno successivo in un match di FA CUP a Blackpool.

Quando arrivano nella cittadina del Lancashire le condizioni meteo sono pessime. Infuria un’autentica bufera di neve. E’ praticamente certo il rinvio dell’incontro.

A questo punto Greaves, insieme a tre compagni di squadra fra i quali c’è anche Bobby Moore, si lanciano in una session alcolica memorabile.

Quando si svegliano al mattino le condizioni meteo sono nettamente migliorate e a questo si aggiunge l’impegno profuso da centinaia di tifosi del Blackpool che liberano dalla neve il terreno di gioco e le tribune del Bloomfield Road.

La partita si gioca regolarmente e i padroni di casa, ultimissimi in First Division, umiliano con un secco quattro a zero gli Hammers.

Greenwood è inferocito con i suoi quattro calciatori accusandoli della sconfitta ma mentre gli altri tre accettano di assumersi le loro responsabilità Greaves affronta il proprio manager.

“Non abbiamo perso per colpa dell’alcol. Abbiamo perso perché tolti tre o quattro calciatori siamo una squadra scarsa”.

Messo ai margini della squadra e con una carriera ormai al capolinea Jimmy Greaves inizia sempre con più frequenza a cercare conforto nella bottiglia.

Sono in molti a raccontare che nei suoi ultimi mesi al West Ham lo si vedeva praticamente ogni giorno lasciare il centro sportivo Chadwell Heath per dirigersi direttamente nel suo pub preferito a Romford dove rimaneva fino all’ora di chiusura.

Nel maggio del 1971, a soli 31 anni, Greaves si ritirerà dal calcio professionistico. Per oltre due anni sparirà completamente dalla scena. Il suo alcolismo è conclamato.

Metterà su peso in maniera importante e all’apice della sua dipendenza arriverà a bere una ventina di pinte al giorno e una bottiglia di vodka ogni sera prima di addormentarsi.

Ma il richiamo per il suo adorato pallone riesce ad essere più forti dei suoi problemi personali.

Nel dicembre del 1975 torna a infilarsi gli scarpini da calcio per giocare in campionati semiprofessionistici, riuscendo nonostante tutto a giocare ad ottimi livelli in campionati meno stressanti e soprattutto con meno controllo sulla vita privata dei calciatori.

Abbandonato dalla moglie e dai quattro figli ci vorranno ancora un paio di anni abbondanti prima di toccare davvero il fondo ed iniziare la lunga e faticosa salita.

Nel 1978 ammetterà pubblicamente la sua dipendenza dall’alcol.

Ci vuole molto coraggio perché ai tempi questo problema veniva tenuto nascosto e vissuto con grande vergogna.

Jimmy Greaves vincerà questa sfida e nel giro di pochi anni diventerà una delle figure più amate e popolari della televisione britannica. Il programma “Saint & Greavsie”, ovviamente incentrato sul calcio, sarà seguitissimo e Jimmy Greaves ne diventerà la star assoluta grazie alla sua competenza calcistica ma anche e soprattutto per lo spiccato senso dell’humor.

ANEDDOTI E CURIOSITA’

Sono in molti a ritenere che la mancata partecipazione alla finale del Mondiale del 1966 e il suo declino a fine carriera siano le due cause principali della discesa nell’inferno della dipendenza da alcol di Greaves. In realtà le radici sono assai più profonde e lontane nel tempo.

Il 26 ottobre del 1966, dopo aver giocato e segnato nell’amichevole vinta dalla Nazionale inglese contro la Spagna di Alfredo Di Stefano, al suo rientro a casa Greaves scopre che il piccolo Jimmy Jr., di soli quattro mesi, è deceduto a causa di una grave forma di polmonite.

“La morte del piccolo Jimmy fu devastante per mia moglie Irene e per il sottoscritto. Fu il giorno peggiore delle nostre vite e la ferita di quel giorno non si è mai veramente rimarginata”.

Con quel dolore impossibile da superare meno di un anno dopo Greaves firma per il Milan. Si pente immediatamente della sua scelta. Il denaro, inizialmente apparso così allettante, in realtà non ha nessuna importanza per Greaves che vuole rimanere a Londra con la moglie e la piccola Lynn. Il Milan come detto è irremovibile ma il cuore di Greaves è rimasto nella sua Londra e nonostante in campo le sue prestazioni siano sempre ad ottimo livello quello che firma pochi mesi dopo per il Totthenam Hotspurs e il suo ritorno in patria è un uomo felice.

Sarà proprio durante la sua permanenza al Totthenam che inizierà ad acuirsi la dipendenza di Jimmy Greaves dall’alcol. Problema che a fine carriera diventerà per un determinato periodo di tempo totalmente fuori controllo.

Emblematico l’episodio che vede coinvolto Greaves e il compagno di squadra Alan Gilzean.

Gli Spurs sono impegnati una partita di FA CUP a Bradford.

I due chiedono al manager Bill Nicholson il permesso di raggiungere la cittadina delle West Midlands con la propria auto invece che con il pullman della squadra.

Poco prima di arrivare in città di fermano in un pub dove consumano un pasto completo annaffiato da tre pinte di birra.

Arriveranno al campo mezz’ora prima dell’inizio del match … e Jimmy Greaves segnerà il gol della vittoria degli Spurs dopo un solo minuto di gioco …

E’ nel gennaio del 1978 che Greaves decide di rivelare al Sunday People la sua dipendenza dall’alcol.

“Ormai dei miei problemi lo sapevano in tanti. Sarebbe stata solo una questione di tempo per cui decisi che se si doveva sapere era meglio fossi io a raccontare tutta la storia. Mi odiai profondamente per un bel po’ di tempo dopo quell’intervista … mi ci vollero mesi per capire che in realtà quella scelta mi aveva salvato la vita”.

Proprio in quei giorni farà la scelta che darà la svolta alla sua esistenza.

Chiederà alla figlia maggiore Lynn di accompagnarlo al Warley Psychiatric Hospital di Brenwood dove inizierà il suo percorso terapeutico per disintossicarsi.

Poco prima di arrivare all’ospedale chiederà alla figlia di fermare l’auto.

Jimmy Greaves scenderà dall’auto ed entrerà nel pub a bordo strada.

Chiederà una birra e un brandy.

“Questi, figlia mia, saranno gli ultimi alcolici della mia vita”.

E così è stato.

Dopo pochi anni, ripreso pienamente il controllo della propria vita e con diverse attività commerciali di successo (inclusa una popolarissima agenzia di viaggi) Greaves inizia il suo percorso televisivo con la trasmissione “Saint & Greavsie”, insieme all’ex attaccante del Liverpool degli anni ’60 Ian St. John.

La sua popolarità diventerà tale che per tutte le nuove generazioni Jimmy Greaves sarà “quel simpatico conduttore televisivo” oscurando quasi la sua fama di fenomenale ex-attaccante.

Sono diversi i momenti esilaranti durante le puntate di “Saint & Greavsie” (andato in onda alla tv inglese tra il 1985 e il 1992) ma uno in particolare merita menzione.

Nel corso della carriera di Greaves sono stati proverbiali i suoi scontri con Tommy Smith, soprannominato “Iron Man” per la sua durezza nei contrasti e la sua forza fisica.

Durante un servizio sul Liverpool, viene inquadrata una zona delle tribune a pochi metri dalla linea laterale.

“Mi è capitato spesso di trovarmi da quelle parti” commenta Greaves.

“Scusa Jimmy, ma quando mai tu sei venuto ad Anfield a vedere il Liverpool ?” gli chiede uno stupito St. John.

“E chi ha parlato di venire a vedere il Liverpool ? In quelle gradinate mi ci mandava Tommy Smith a calci !” è la risposta di “Greavsie”.

Conosciutissimo è l’episodio che vede sempre protagonisti i due. Si gioca Liverpool vs Totthenam e dopo pochi secondi di gioco Tommy Smith si avvicina a Jimmy Greaves porgendogli un biglietto.

Greaves guarda Smith stupito.

“Leggilo” gli dice Smith.

Greaves lo legge e poi ancora più sorpreso si rivolge al difensore del Liverpool.

“Scusa, ma cosa dovrei farci io con il menù dell’ospedale di Liverpool ?” chiede Greaves.

“Studialo con attenzione. Perché è il luogo dove sarai a mangiare stasera” è la sentenza di Tommy Smith.

Jimmy Greaves nel febbraio del 2012 è stato colpito da un ictus dal quale aveva recuperato perfettamente. Nel 2015 però ne arriva un altro e stavolta la situazione è assai più complessa. Greaves perde l’uso della parola e pur recuperando bene a livello generale sarà impossibilitato per sempre a camminare.

Nel febbraio del 2020 Greaves ha compiuto 80 anni … e subito dopo ha trovato il modo di comunicare alla sua famiglia che “dopo tutto quello ho superato non arrivare a 90 sarebbe una grossa delusione !” … a conferma che il meraviglioso senso dell’humour di Jimmy Greaves non se n’è andato insieme alla parola e all’uso degli arti inferiori.

Infine qualche statistica fondamentale per capire la grandezza di questo calciatore:

6 volte capocannoniere in First Division

3° miglior realizzatore di sempre con la Nazionale d’Inghilterra alle spalle di Bobby Charlton e Gary Lineker.

Miglior realizzatore nella storia del Totthenam Hotspurs.

… e infine la statistica forse più significativa.

Nella storia dei cinque campionati europei più importanti sapete chi sono i tre calciatori ad avere segnato più reti ?

1° Cristiano Ronaldo

2° Lionel Messi

3° Jimmy Greaves

… al 4° posto c’è “un certo Gerd Muller” …

BIO: Remo Gandolfi e’ nato e vive a Parma. Ha gia’ 9 libri all’attivo. Dopo “Matti miti e meteore del calcio dell’est” che aveva fatto seguito al precedente libro di gran successo intitolato “Matti, miti e meteore del futbol sudamericano”, Remo, in collaborazione con Cristiano Prati, figlio dell’indimenticato campione, ha scritto, pubblicato da Urbone Publishing: “PIERINO PRATI – Ero Pierino la Peste” .

  • Ha una rubrica fissa sul popolare Calciomercato.com (“Maledetti calciatori”) e con gli amici di sempre gestisce un blog www.ilnostrocalcio.it . Quanto all’amato pallone, e’ profondamente convinto che la “bellezza” e “il percorso” contino infinitamente di piu’ del risultato finale.

4 risposte

  1. Sarebbe bello farlo leggere a più persone possibili in modo da far capire che si può essere grandi e problematici e poi riprendere il proprio destino.
    Bellissimo racconto

  2. Ciao Remo . Hai scritto la storia di questo formidabile personaggio, che ho visto a San Siro pochissimo sia per la poca permanenza , sia per la mia tenera età come al solito in modo esemplare. Sia mio papà che i suoi amici ,ricordo , lo osannarono molto e abitando a 100 metri dallo stadio andavano a vederlo sempre. Grazie per il bellissimo ricordo di questo campione

  3. Di Greaves ricordo il modo di driblare come un granchio: affrontava il difensore di fianco. Poi si portava la palla all’interno oppure palla alla sinistra e lui alla destra dell’avversario.
    Coi tifosi era indisponente e spesso svogliato in campo. Comunque un giocatore indimenticabile.

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