LA LEVA CALCISTICA CHE VERRÀ.

La Leva Calcistica che verrà. Quale traiettoria per il nostro calcio?

                                                   “ Sole sul tetto dei palazzi in costruzione
                                                       sole che batte sul campo di pallone
                                                          e terra e polvere che tira vento
                                                                      e poi magari piove
                                                      Nino cammina che sembra un uomo
                                                          con le scarpette di gomma dura
                                                      dodici anni e il cuore pieno di paura.”

Come sta il calcio giovanile italiano?

Osservando gli altri Paesi, ci accorgiamo che stanno portando alla ribalta giovani di prospettiva, in particolare calciatori nati nel 2006, 2007, 2008, che potrebbero diventare i futuri campioni a cui tutti, grandi e piccoli vorranno assomigliare.

La Germania campione d’Europa e del Mondo, non a caso, ha battuto, in entrambe le finali, i rivali francesi.

Le due Nazionali finaliste, insieme a Inghilterra, Spagna, Olanda, Danimarca e Portogallo, in questi anni hanno curato molto la formazione dei loro giovani partendo dalla formazione degli allenatori dedicati al settore giovanile.

Cosa accade in Italia? Cosa si sta facendo a tal proposito?

La realtà è avvolta dalla nebbia generata, in particolare, ma non solo, dal fenomeno sempre più diffuso dell’abbandono della attività sportiva in giovane età, spesso definito con il termine inglese drop-out. Sono stati ben 1400 i giocatori svincolati, U17 e U16, dalle società professionistiche.

Estendendo il discorso anche al calcio dilettantistico, l’abbandono è indotto, da una parte, dal comportamento di quegli allenatori che, con il loro stile di conduzione, determinano un blocco emotivo nei giovani calciatori, dall’altra, a onor del vero, da una generazione non proprio innamorata dello sport a differenza di quelle passate disposte ad andare a piedi fino al campo di allenamento e a giocare su campi di terra e fango, insomma, superando anche le condizioni più difficili legate alla logistica e alle strutture. Oggi le distrazioni per i giovani sono molteplici e ancor più di prima è necessario che gli allenatori favoriscano un clima accogliente, acquisendo una formazione multidisciplinare, che non si limiti agli aspetti tecnici.

Non abbiamo veri formatori e abbiamo poche idee di lavoro e poco metodo.

Se andassimo sui campi ad osservare l’allenamento o le partite delle scuole calcio o dei settori giovanili, noteremmo che molti di loro sono degli “Animali da Panchina” : sbraitano, urlano, rivolgendosi a bambini e bambine o ragazzi e ragazze, avendo come unico obiettivo il risultato e con l’intento, errato nelle modalità, di motivarli.  

Diciamo che altrove il talento viene curato da allenatori che svolgono la loro attività con passione ma anche conseguendo una dignità lavorativa mentre, da noi, è considerato nella gran parte delle realtà, un dopo lavoro.

                                   “ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore
                                                                     non è mica da questi particolari
                                                                           che si giudica un giocatore
                                                                       un giocatore lo vedi dal coraggio
                                                                          dall’altruismo e dalla fantasia.”

Un altro argomento su cui occorre riflettere, e che si dovrà approfondire, è legato alle lacune in ambito cognitivo, motorio, relazionale ed emozionale, dei nostri giovani. Lacune notevoli certamente dovute anche all’impossibilità di vivere più attività sportive che aiutino poi, il ragazzo o la ragazza, a scegliere a quale sport dedicarsi.

Rimanendo in “ambito calcistico”, dobbiamo ricordare come tanti paesi utilizzino il futsal come sport  propedeutico al calcio. Molti sono infatti i nomi illustri che sono passati per le vie del Futsal.

Poiché i piccoli giocano con strutture da Futsal, con dimensioni da Futsal, con porte da Futsal, sarebbe idoneo che i ragazzi giocassero ispirandosi al Futsal, da cui poter attingere molto, come la lettura di spazio e tempo, l’attenzione alle posture, i concetti di tattica individuale difensiva, offensiva, la velocità di pensiero, essere universali e saper vivere ogni spazio del gioco, gli scambi stretti, il controllo di suola tanto caro a De Zerbi. Conoscenze che aiuterebbero i giovani preparandoli al calcio adulto.

Potremmo così, forse, evitare di sentire allenatori dare indicazioni quali: “tu fai il terzino!” (in una struttura di gioco 1(P)+5!.

Basti pensare a vari nomi come Rodrigo il più moderno, ma anche Iniesta, Ronaldo, Neymar, tutti passati per il Futsal. David Luis, Douglas Costa, Figo, tanti giocatori aiutati da questa disciplina sportiva, potrebbe essere uno step importante.

La libertà di giocare e pensare è certamente influenzata dagli incontri che il ragazzo farà nelle fasi più importanti della sua crescita. Va da sé che se li ingabbiamo in schemi forzati inibendo il loro estro e la loro fantasia non dobbiamo meravigliarci se scopriamo che più di 1400 ragazzi, di cui la metà u17 e u16 (nati nel 2007 e 2008).

                                              “ Nino capì fin dal primo momento
                                                               l’allenatore sembrava contento
                                                          e allora mise il cuore dentro le scarpe
                                                                  e corse più veloce del vento
                                                        prese un pallone che sembrava stregato
                                                            accanto al piede rimaneva incollato
                                                             entrò nell’area tirò senza guardare
                                                                   ed il portiere lo fece passare”

Il nostro sistema presenta certamente delle criticità. L’ho già denunciato nel precedente articolo: per formare giocatori è innanzitutto fondamentale mettere a loro disposizione tecnici preparati in grado di formare-allenare i nostri ragazzi con competenze non solo tecnico-tattiche ma anche psico-pedagogiche, relazionali, empatiche.

Formati gli allenatori occorre poi porre le condizioni affinchè il loro lavoro venga svolto in condizioni dignitose, anche dal punto di vista economico, onde evitare che il loro stipendio sia garantito da uno “sponsor” che, generalmente, costringe a dinamiche poco chiare.

                                        “e chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai

di giocatori tristi che non hanno vinto mai                                                                                                                    
                                                  ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro
                                                                     e adesso ridono dentro al bar
                                                                     e sono innamorati da dieci anni
                                                         con una donna che non hanno amato mai
                                                                        chissà quanti ne hai veduti
                                                                           chissà quanti ne vedrai.”

I giovani sono il futuro: c’è chi (pochi) farà il giocatore professionista, chi farà l’allenatore, chi ancora continuerà a giocare ma dovrà prepararsi ad un altro lavoro, chi invece lascerà il calcio perché non potrà conciliare studi o lavoro con gli allenamenti.

Facciamo in modo però che tutti possano educare nel miglior modo possibile il proprio talento.

Chiudo con una provocazione: “non possiamo sempre sperare di trovare calciatori da inserire nella nazionale scoprendo le loro origini tricolori!”.

                                                                       Il ragazzo si farà
                                                               anche se ha le spalle strette
                                                                   quest’altr’anno giocherà
                                                                    con la maglia numero 7

BIO: Vincenzo D’Aniello è nato ad Aversa (CE) il 25-5-1985 . È in possesso della licenza di allenatore UEFA/B e ha allenato in diverse categorie e in diverse scuole calcio della provincia di Caserta e Napoli.

6 risposte

  1. Filippo ciao, ho letto con attenzione e riletto dove trovavo coesione con ciò che anche il mio pensiero.
    Credo che il futuro del calcio passi essenzialmente da un fattore: l’allenatore del settore giovanile.
    Per mia esperienza ho trovato e continuo a trovare allenatori con patentino che non hanno nessuna delle caratteristiche descritte nell’articolo anzi l’esatto opposto.
    Credo che finché non si cambierà in modo radicale questo sistema di dare la possibilità di prendere il patentino a caso o solamente in base ad un punteggio non si potrà’ cambiare la tendenza del nostro calcio.
    Ad esempio potrebbe essere un idea che ogni società proponga un potenziale allenatore per avere il patentino perché ci possono essere anche potenziali allenatori con caratteristiche idonee, specialmente nell’attività di base, che sono le fondamenta del futuro calciatore.

    1. Ciao Andrea, la tua è una proposta interessante ma credo che nelle società ci siano sempre persone idonee e competenti per proporre l’allenatore con le giuste attitudini? Occorre un profondo cambiamento culturale. Grazie per le tue considerazioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *