QUEL (QUASI) DIAVOLO DI DRAGAN STOJKOVIC

Nel primo dei tanti libri di Carlo Ancelotti (“Preferisco la Coppa”), possiamo trovare alcuni versi dedicati ad un giocatore che definirei straordinario.

Si esprime così:

“Abbiamo incontrato Pauly (arbitro) al Marakàna di Belgrado, contro la Stella Rossa in Coppa dei Campioni, l’anno dopo dello scudetto. Ancora adesso odio Pauly. Lui, e quell’animale di Stojkovic. All’andata a San Siro ci eravamo beccati per tutta la partita, gli avevo dato qualche scarpata ed ero anche stato ammonito, ma per me era finita li. Non per lui, mi ha aspettato nel tunnel che porta agli spogliatoi. Nella sua lingua mi ha dato appuntamento alla partita di ritorno, io nella mia gli ho spiegato che non vedevo l’ora, che speravo che quelle due settimane passassero in fretta. Lui parlava in austro-ungarico, io gli rispondevo in emiliano […]”.

 Il racconto va avanti ancora un po’ finchè al ritorno dopo 4 minuti il nostro Mister rifila un calcione a Pixie (o meglio ancora Piksi) che gli costa in ordine:

– Ammonizione;

– Squalifica perché diffidato;

– L’inc….. incontrollata di Arrigo Sacchi che gli rifilò una multa di 50 milioni (di lire però eh…).

Stojkovic era il leader di quella squadra. Un leader a 360 gradi. Uno di quei Serbi tosti che incuteva rispetto a chiunque affrontasse la temibilissima Crvena Zvezda, la Stella Rossa di Belgrado. La squadra di Pixie, ma anche di Savicevic, Prosinecki, e della futura Scarpa D’Oro Pancev, indimenticabile fuoriclasse dell’Inter che alla sua prima intervista da giocatore dichiarò “Sono molto felice di essere al Milan…”.

Ma questa è storia.

Stojkovic invece, fuoriclasse lo era davvero. Non tutti sono riusciti a mettere a sedere Franco Baresi alla Scala del calcio, lui sì, segnando un gol formidabile, dopo che per tutto il primo tempo ha dato spettacolo. C’era solo da sperare che quel pallone lo perdesse, ma niente da fare, non lo perdeva mai. Gli si staccava dal piede solo quando se ne liberava lui, quando decideva di calciare in porta, di lanciare millimetricamente un compagno di squadra o quando dettava i tempi di gioco con passaggi semplici ed efficaci. Dialogava spesso con uno che indossava la casacca numero 8: un certo Dejan Savicevic. Come a Belgrado, in occasione del gol del pareggio. Quando Dejan spalle alla porta, si gira e lancia Pixie che fa rimbalzare la palla e di sinistro fulmina Giovanni Galli, eroe della partita.

Era la ripetizione della partita del giorno prima, quella della nebbia. Quando guardando la televisione, si vedeva, anzi, non si vedeva, e si sentiva la voce di Bruno Pizzul: sembrava di essere a Milano, non a Belgrado. L’allora allenatore della Stella Rossa Stankovic si sentiva talmente superiore al Milan che volle giocare subito il giorno dopo nonostante la ferma opposizione di Stojkovic che disse “Ma come facciamo a giocare, siamo morti!!”. Il destino dette ragione al capitano e numero 10 serbo.

L’esito della gara lo conosciamo tutti, ne abbiamo parlato per tanto tempo e ancora se ne parla adesso: senza quella nebbia come sarebbe finita? Non ci importa. Come per Pancev, il resto è storia.

Ma Stojkovic, continua a deliziare il pubblico che va a vedere la Stella Rossa, così come quello che segue la grande Jugoslavia ad Italia ’90 che, ironia della sorte, ancora una volta vede Pixie e compagni eliminati ai calci di rigore, questa volta contro l’Argentina di Diego Armando Maradona. A proposito di Maradona, Dragan, veniva soprannominato il Maradona dell’Est, termine che in quegli anni veniva utilizzato anche per Georghe Hagi “il Maradona dei Carpazi” che quell’anno anch’egli fu vittima del Diavolo in Finale.

Insomma, nel 1988 avevamo battuto Maradona al S.Paolo, nel 1989 invece avevamo schiantato quello dell’Est ed infine quello dei Carpazi.

Milan-Maradona 3-0.

Coppa dei Campioni che Pixie non vinse neanche nel 1991 a Bari, quando i suoi ex compagni della Stella Rossa gliel’alzarono in faccia (sempre ai calci di rigore) mentre lui militava nell’Olympique di Marsiglia con cui, dopo una parentesi al Verona nel 91-92, riuscì a far sua proprio contro il Milan a Monaco di Baviera.

E dire che il destino di Dragan Stojkovic poteva essere proprio a tinte rossonere per ben 3 volte!!

La prima fu nel 1989 quando Adriano Galliani, manca l’accordo col Maradona dell’Est per sole due ore; Dragan infatti, aveva firmato 120 minuti prima un pre-accordo con Tapie che volò da lui in jet privato.

Niente da fare.

Ci riproviamo nel 1991, con un invito a giocare un’amichevole a Madrid contro l’Atletico. Si allena 3 giorni a Milanello, ma la federazione, gli nega la possibilità di giocare con la maglia con cui io sognavo di vederlo. E non soltanto io. Io, lui e qualche centinaia di migliaia di tifosi rossoneri.

Forse anche Carletto Ancelotti sarebbe stato contento; mi piacerebbe chiederglielo.

Il Presidente ci prova per l’ultima volta durante la stagione 91-92 quando Stojkovic viene portato in Italia dal Verona (!!) per 8,5 miliardi. Niente da fare, problemi al ginocchio gli negarono l’approdo al Diavolo e chissà, magari la Coppa Dei Campioni (che bello chiamarla così) avrebbe potuto alzarla con la casacca più bella del mondo.

La Nostra.

Quella del Milan.

Vabbè, l’approdo di Stojkovic, non avrebbe poi aperto le porte a Savicevic su cui il Milan virò proprio per i problemi al ginocchio del suo ex capitano. Diciamo che male non è andata.

Chissà come sarebbe stato però il Milan di Fabio Capello con l’estro e la fantasia di Stojkovic al servizio di Marco Van Basten. Me lo chiedo spesso, così come mi chiedo spesso come avrebbe reagito Zvone Boban, croato, all’ingaggio di Dragan Stojkovic, serbo ,dopo che nel 1991 durante un Dinamo Zagabria-Stella Rossa successe come direbbe Ezio Luzzi, un “grande parapiglia”.

Con i se ed i ma, si fa sempre poco, ma sicuramente, Stojkovic era, è e sarà sempre il più grande giocatore della storia del suo paese. Questo è sicuro.

A proposito, sapete perché lo soprannominarono Pixie?

Pixie, Dixie e Ginxi, sono 3 protagonisti di “Braccobaldo Show”, una serie televisiva di cui Pixie era un topolino dispettoso, piccolo, furbo e che vinceva sempre.

O come nel caso di Pixie Stojkovic, quasi sempre.

BIO: Diego Canavero, classe 1980 di Torino e Milanista prima di nascere.

  • Esserlo nella città degli juventini è ancora più bello soprattutto dopo il 28 maggio del 2003, devo spiegarne il perché?
  • Sono un progettista nel settore automotive, marito felice di Etta e papà di due splendide bambine, Elisa ed Alessia, Rossonere come me.
  • Ho un debole per la Coppa Intercontinentale, soprattutto per le trombette elettroniche di Tokyo, ma non chiedetemi il perché. Colleziono maglie del Milan che appendo nel mio studio-museo.

5 risposte

  1. Stoikovic sbagliò il rigore sia nel quarto di finale di Italia 90 contro l’Argentina che l’anno dopo in finale di Coppa Campioni a Bari durante la quale, dev’esser ricordato, entrò da infortunato nei supplementari e si rese assai pericoloso.
    Vedeva il gioco come un regista, dribblava come un’ala e rifiniva come untrequarti.
    E’ pur vero, tuttavia, che la sua carriera ad alti livelli è durata poco.

    1. Ciao Alessio, credo che l’aspetto fondamentale di questo giocatore fosse il suo modo di stare in campo e come i suoi compagni seguissero ogni suo movimento per farsi trovare pronti alle sue giocate. I rigori li hanno sbagliati tutti a Chri noi ne sappiamo qualcosa purtroppo.

      1. Oltre a quanto scrivi possiamo aggiungere un carisma straripante e un’abilità nel giocare il filtrante unica.
        Ho assistito a Jugoslavia-Spagna di Italia 90. È stata la sua grande recita. Trovi il racconto in questi blog, pubblicato a dicembre 2022

  2. Chiedo scusa, ha sbagliat il rigore contro l’Argentina mentre non lo ha calciato, nonostante fosse il rigorista, contro L’OM.

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