IL GABBIONE

Le localita’ di mare hanno  da sempre, per chiunque, un fascino particolare in qualsiasi stagione dell’anno:  con il colore dei tramonti, gli scenari, i suoni e lo stile di vita…. Livorno, infatti, non sfugge a questa regola, e’ la “mia” citta’ dove sono nato e cresciuto prima di trasferirmi a Firenze.

Affacciata sul Mar Ligure (e non Tirreno come molto spesso accreditato) e’ stata nell’antichità’ un porto Mediceo diventato in seguito, nell’era moderna, importante scalo marittimo europeo.

Livorno e’  storicamente un grande mix di razze e culture (olandese, ebraica , moresca, anglosassone ed infine statunitense) che nello scorrere dei secoli si sono intrecciate tra loro differenziandosi dal resto delle altre citta’ della Toscana (Firenze, Pisa, Lucca, Siena .. intrise di storia e bellezze), dando vita ad una popolazione variegata un po’ anarchica ma piena di originalita’ ed inventiva.

E proprio questo ultimo connubio “originalità ed inventiva “ che in un’assolata estate labronica del 1953 nacque in uno dei tanti stabilimenti balneari della città, i Bagni Fiume, una variante del gioco del calcio che da li in poi divenne conosciuto in tutta Italia, IL GABBIONE . 

Padre di questa nuova versione estiva del gioco piu bello del mondo fu un personaggio di assoluto valore, il capitano della grande Inter di Angelo Moratti, l’indimenticato Armando Picchi che, in compagnia di amici  livornesi, trasformo’ il campo da basket dei bagni Fiume in un campo da calcio,  dando così vita  a quella che tuttora viene chiamata “GABBIONATA” ed a cui in seguito parteciparono ai match  pure i prestigiosi compagni di squadra, Corso, Suarez e Facchetti in vacanza in Toscana.  

Iniziamo questo viaggio dicendo che gli incontri vengono giocati in un rettangolo di cemento all’incirca grande come un campo da calcetto da 5 vs 5 completamente circondato da una gabbia rigida ai quattro lati e coperto da una rete morbida in alto.

Le porte sono alte circa due metri e larghe uno, con una piccola area lunga un paio di metri nella quale al suo interno in caso di tocco di mano viene sancito il calcio di rigore che viene calciato dal dischetto di meta’ campo a porta vuota.

Le squadre sono composte da 4 giocatori, tutti di movimento compreso il portiere, che non e’ altro che il  giocatore piu stoico nel prendere pallonate  (chiunque puo’ stare in porta durante i match) e puo’ respingere i tiri solo con il proprio corpo senza prendere il pallone con le mani.

La palla è sempre in movimento, le reti realizzate sono valide solo quando  il tiro viene scoccato  dall’interno della meta’ campo avversaria mentre, bisogna fare molta attenzione nel caso di passaggio indietro  da qualsiasi parte del terreno di gioco  perche’ se il pallone entra nella propria porta l’autorete viene convalidata.

Il tempo di gioco nei tornei e’ di 20 minuti per tempo, che posso assicurare bastano e avanzano per l’intensita’ continua, i contatti sono fischiati dall’arbitro solo se eclatanti dando vita, quindi, ad un gioco molto fisico fatto di grande pressione e ritmo.

Le azioni di attacco solitamente partono dal basso caratterizzate da veloci scambi 1,2 tocchi, non ci sono ruoli specifici ma e’ presente comunque un terminale offensivo che si posiziona davanti all’area con compiti di sponda e correzione a rete dei rimbalzi del pallone quando cade nei pressi la porta avversaria, sui lati destro e sinistro si posizionano gli altri 2  giocatori e indietro ultimo uomo …il portiere che partecipa all’azione ma che e’ il primo a ripiegare in caso di perdita di possesso palla.

La difesa è speculare il vertice alto e’ il primo a pressare, i due laterali che difendono cercano di schermare  gli eventuali tiri e passaggi e chi presidia la porta sta dentro l’interno della piccola  area  , il giro palla e’ veloce e continuo e la concentrazione deve essere sempre al massimo.

Frequentemente viene utilizzato anche il gioco di sponda per saltare l’uomo e poter prendere campo, le conclusioni a rete che non sono indirizzate verso l’interno dello specchio della porta spesso rimbalzando si tramutano in contropiedi micidiali, il pallone generalmente viaggia rasoterra per cui il gioco aereo entra in  scena raramente, se non come detto prima, nei rimbalzi sottoporta.  

Per capire pero’ al 100% cosa e’ il GABBIONE bisogna innanzitutto capire chi sono i livornesi, popolazione cresciuta in simbiosi con il mare che da maggio a settembre praticamente  “vive” nei vari stabilimenti balneari disseminati lungo il viale Italia tornando alle proprie abitazioni solo per dormire, per cui all’interno delle lunghe giornate fatte di bagni, partite a carte, pranzi e cene luculliane davanti alla cabine… si inserisce la partita pardon… la GABBIONATA.

Il giocatore medio ha al suo attivo migliaia di incontri e non sto esagerando, calcoliamo infatti che ” l’attivita’ “ inizia a 10/12 anni e termina ben oltre i 60.

In estate gioca praticamente un giorno si ed uno no e, finita la stagione balneare, prosegue “l’attività” nei Gabbioni che intorno a metà degli anni 70 sono stati costruiti anche nei vari circoli e associazioni all’interno della citta’, percio’ il calcolo e’ presto fatto.

Naturalmente anche io appartengo a questa meravigliosa “tribù” malgrado abbia lasciato Livorno da diversi anni, la Gabbionata ha rappresentato una parte meravigliosa della mia vita balneare e non, ed ho ancora vivi i ricordi di match infuocati fatti ad orari killer tipo mezzogiorno oppure le prime ore del pomeriggio con il sole allo zenith: gli scontri fisici e le terribili pallonate sulla schiena, perché il pallone una volta di gomma (il mitico Yashin marrone) venne sostituito in seguito da quello di cuoio, e per concludere i favolosi “terzi tempi” che non  erano altro che il classico tuffo in mare finita la partita tutti assieme nelle acque gelide e trasparenti del nostro bellissimo mare che serviva spesso a stempere gli animi e ci faceva tornare in “vita”. Ed a proposito degli orari esisteva una regola non scritta che tutti dovevano “ossequiosamente” rispettare, come una vera e propria gerarchia. La mattina, dall’apertura dei bagni fino a circa il “tocco” (gergo livornese per indicare le ore 13.00), erano i bambini e gli adolescenti a poter giocare. All’ora sacra del pranzo per i frequentatori dei bagni , spettava ad un circolo ristretto di amanti delle ore particolarmente calde con l’età che poteva oscillare dai 20 anni a salire. Nel primo pomeriggio intorno alle 15 fino a circa le 18.30 era l’orario dei match dei Tornei. Dopo le 18.30 fino a circa le 20.00, lo spazio esterno del gabbione incominciava a riempirsi di pubblico perché iniziavano le due gabbionate dei “top player” un vero spettacolo .

Il GABBIONE nel corso degli anni ha visto protagonisti di prim’ordine oltre i sopracitati giocatori della grande Inter, le bandiere del Livorno Protti e Lucarelli , il grande Bruno Conti, Mister Allegri che lo ha citato spesso nelle sue conferenze stampa e Mister Orrico che lo adotto’ come metodo di allenamento quando era alla guida dell’Inter.

Questa singolare variante del calcio ha anche evidenziato che spesso interpreti illustri hanno trovato non poche difficolta’ ad adeguarsi a questo stile particolare di calcio, chi entra dentro il gabbione pensando di fare il giocoliere o il dribblomane e’ meglio che vada a farsi una nuotata……

Quindi, se capitate a Livorno e fate una passeggiata lungo il Viale Italia potete scorgere all’interno degli storici stabilimenti balneari livornesi: Fiume, Lido, Nettuno, Pejani e Pancaldi (col tempo diventato il “WEMBLEY”  dei Gabbioni e distrutto da una recente mareggiata) quelli che per noi  livornesi sono stati veri e propri stadi, dove sudore, salmastro e passione hanno accompagnato la nostra vita e le nostre meravigliose estati. 

BIO: Stefano Salerno nato a Livorno classe 1963, vivo a Firenze dal 1997  lavoro nel campo delle Telecomunicazioni, sono milanista dalla nascita appassionato di calcio inglese dai primissimi anni 70  e sostenitore della squadra dei 3 Leoni .   

11 risposte

  1. Credo che dai primi anni 80 fino a metà anni 90 (se non di più) si giocava a calcio nei parchetti (cambi da basket recintati) con le stesse regole del Gabbione.. si giocava dalle 3/5 persone per squadra , dove si imparava a giocare a calcio e si affinava la tecnica ..il fatto di avere la “porticina” di un metro permetteva di imparare a tirare da tutte le posizioni (poiché la palla era sempre in movimento) . Purtroppo al giorno d’oggi manca il gioco di “strada” come anche : “agl’unici” o “la pelotas” ai miei tempi si cresceva così. Adesso i ragazzini pensano tutt’altro e vengono buttati direttamente sul campo da calcio…

    1. Concordo. Oggi è scomparso un po’ tutto il calcio di strada.
      Questo tipo di gioco Noi lo chiamavamo il portiere “all’americana” .
      Una pota di circa 1.5 mt senza un portiere fisso con un massimo di 4 giocatori e Minimo 2.
      Imparavi il tocco di prima,essenziale per ripartire e trovare la squadra avversaria scoperta .

  2. grazie del tuo intervento… si questo tipo di gioco a mio parere, come ho scritto nell’articolo, comunque allenante perché ti faceva stare concentrato sempre ,dovevi essere veloce nello smistamento del pallone e imparavi ad attaccare e difendere ed a soppo il contatto fisico

  3. Avere avuto in via Farini a Milano ,l’oratorio di Sant’Antonio dove si giocava sull’asfalto ma la palla non usciva mai ,e stata una grande fortuna . Aggirare l’avversario con il muro , tirare in porta e la palla ti ritornava.Che divertimento!!!! Si giocava dalle 15.00 fino alle 22.00 d’estate . Ora manca molto a tutti e a tanti. Complimenti per l’articolo!!!

  4. Per chi fosse interessato all’ argomento, esiste su YouTube il documentario “Gabbiadimatti” dove si vedono le interviste agli inventori del Gabbione (più di sessanta anni dopo) e anche dei frammenti di una partita. Esiste anche un libro tratto dal documentario, dallo stesso titolo (presso Astarte editore) che parla anche del Gabbione dei Pancaldi negli anni ’80

  5. Carissimo Stefano, anzitutto mi complimento per l’articolo scritto benissimo e con quel sapore di retro’ tipico degli anni del boom economico che data la mia età mi fa letteralmente saltare dalla gioia. Sai che il tuo “Gabbione” è un po’ simile alla vecchia campana dipinta col gesso dalle femminucce piuttosto che la vecchia pista disegnata dai maschietti. Ebbene ieri sera al marciapiede sotto casa, forse complice un bel ponentino ad attenuare la morsa dell’afa, un gruppetto di adolescenti ha disegnato, gesso alla mano, una campana e con un sasso, posati sulla panchina i loro smartphone, hanno iniziato a giocare. Mi sembrava di visionare un film…. invece un gessetto od un Gabbione possono cambiare la vita!
    Un caro abbraccio.
    Massimo 48

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