Il calcio vive di storie.
È una narrativa in continua evoluzione, che cambia alla velocità della luce, alberga nei campi di gioco, tra le mura degli stadi, nel cuore dei tifosi.
Storie bellissime che si prestano a entrare nel tessuto audiovisivo e a diventare film, cinema d’autore, epico, romantico, delle emozioni, come quello di John Ford e Steven Spielberg.
Storie di bandiere e talenti, di giovani che diventano campioni, di partite all’ultimo sangue, adrenaliniche e mozzafiato, di gioie incontenibili e trionfi che scatenano l’entusiasmo di popoli interi.
Il pallone è la casa dello storytelling, il gioco ha il potere di unire culture e paesi, generare appartenenza e identità, esportando la passione in ogni angolo del pianeta.
L’Atalanta è l’esempio più bello di come i sogni, se cullati e accarezzati quotidianamente, possono diventare realtà. La Dea, per una notte, si trasforma in Bellerofonte e uccide la terribile chimera cavalcando il cavallo alato Pegaso (come il leitmotiv di Mission: Impossible 2).
Spazzato il Bayer Leverkusen, tritato come un rullo compressore, privato della medicina che nei dintorni della Renania conosco bene: il gegenpressing, la filosofia lanciata da Roger Schmidt e poi rivisitata da Xabi Alonso in modo più ragionato, miscelando gli altri “pillar” del suo calcio, ovvero l’occupazione degli spazi e il comando della manovra con triangolazioni sempre disponibili.
Tre pilastri che cadono all’Aviva Stadium di Dublino e diventano le colonne dell’Atalanta, eroica nel modo di stare in campo e di giocare, di servire il conto ai tedeschi cucinando un calcio che in Germania è pietanza nota. Un calcio di altissimo profilo, skillato e meritocratico, sviluppato negli anni attraverso il lavoro quotidiano, la gestione attenta e la sostenibilità, la volontà di abbattere la cultura capitalista con la contro-cultura delle idee, rilanciando il movimento provinciale ai vertici del calcio europeo.
3-0 netto, stampato in faccia agli avversari, violento, con un impeto devastante a livello tecnico, tattico e prestazionale.
L’Atalanta domina il Bayer e vince l’Europa League
Dal minuto 1 non c’è partita. O meglio. c’è una partita a senso unico, quello rivolto verso la squadra di Gasperini, Imperatore di Bergamo e deus ex machina del calcio orobico, un modello che impreziosisce il territorio e l’Italia intera, lanciato dal tecnico di Grugliasco ed emulato in lungo e in largo da tanti allenatori (su tutti Motta, Palladino e Juric).
Il Bayer Leverkusen esce dal rettangolo verde con le ossa rotte, fratturato dalla furia indomabile dei barricaderi nerazzurri, distrutto dall’intensità e dalla mentalità tosta della squadra del Presidente Percassi.
Pressing asfissiante a tutto campo, eclettismo tarantiniano e orange, aggressività rabbiosa, predominio territoriale, rottura delle linee di passaggio, assetto corto e compatto, cesura del terzo uomo e del palleggio avversario, qualità elevata nello sviluppo e in rifinitura, vocazione spirituale al gol e al gioco offensivo, scacco matto alla squadra degli invincibili imbattuta da 51 gare.
Il Bayer ci prova, tenta di costruire la manovra ma viene rimesso nella propria metà campo e viene travolto, resta a guardare gli uomini nerazzurri e in particolare “Look Man”, quell’Ademola col numero 11 sulle spalle che nel nome contiene il motto di Bergamo: “Mola mia”.
Tripletta superlativa e MVP, con le ultime due marcature a esaltare le sterzate fulminee e la tecnica in velocità – elementi fondamentali del calcio moderno – dell’attaccante nigeriano.
Cuore, furore e bel calcio
L’armata orobica strapazza letteralmente il Bayer Leverkusen, lo stordisce fino a somministrargli un’aspirina (un must in Renania del nord), gioca un calcio mercuriale e di alto livello, spettacolare ed entusiasmante, energico ed esaltante, mette in ginocchio i tedeschi con un “Furore” agonistico degno del film di John Ford con Herny Fonda (1940), domina i duelli a uomo e copre gli spazi con rigorosa applicazione.
Il club di Percassi sale sul tetto d’Europa e regala emozioni indescrivibili non solo ai suoi tifosi ma a tutti gli appassionati di calcio. Perché il potere dell’Atalanta è quello di aver ricevuto consensi e simpatie esterne attraverso il gioco esibito e le idee, la cultura per il lavoro e la pazienza, la partecipazione e lo spirito identitario, il mindset vincente che raccoglie un profondo senso di appartenenza.
Gasperini si conferma un allenatore Top, il più influente in Europa insieme a Guardiola, l’uomo che guardava l’Olanda di Cruijff e ha cambiato il modo di ragionare in Italia, impiantando il seme della difesa a 3, chimera e tabù nel Paese della linea a 4, e dimostrando che con un certo tipo di assetto il dominio nel gioco è possibile. Dominio che ha innescato un effetto domino, con tanti adepti o seguaci a intraprendere la new wave del tecnico di Grugliasco.
D’altra parte, lo stesso Guardiola quando affrontò l’Atalanta in Champions nel 2019 disse testualmente: “Affrontarli è come andare dal dentista”. E quando esci, poi, dal dentista non ci sono farmaci che tengano. Nemmeno se a produrli sono i soci della Bayer, proprietari dello 04 Leverkusen Fußball.
Dal tormento della finale persa in Coppa Italia all’estasi della finale vinta di Europa League: l’Atalanta conquista la Coppa e alza al cielo il trofeo, impartendo una lezione di calcio totale e consegnando alla propria gente una felicità indescrivibile. Il coronamento di un lungo percorso basato sull’abnegazione, l’impegno, la costanza, il mestiere. E ancora: la convinzione di portare avanti un pensiero, il duro lavoro per realizzarlo, il tempo di modellare forma e sostanza, la distribuzione di una mentalità vincente nei giocatori, il senso di responsabilità e la condivisione, la mis en scene di un gioco che esprime divertimento, libertà e ambizione.
Mentalità vincente, lavoro e spirito di squadra
Hristo Stoičkov diceva che il calcio è semplice perché “devi solo avere la giusta mentalità, combattere in ogni partita, in ogni allenamento e su ogni palla”, che poi, così semplice non è.
Esattamente come l’Atalanta di Gian Piero Gasperini, una magnifica realtà italiana che nell’ultimo decennio ha dispensato calcio virando il suo status da Cenerentola provinciale e Dea dell’Olimpo e delle Elite. Una squadra incredibile, capace di rinnovarsi e innovarsi ogni anno, figlia di quel “gasperinismo” che in Europa ha lasciato il segno stringendo la mano al “guardiolismo”. Un team che ha esportato un metodo ripreso da molti, ispirato club e allenatori, incontrando le simpatie e l’approvazione di milioni di appassionati. Una vera e propria famiglia che è riuscita ad emozionarsi facendo emozionare i suoi tifosi.
Citando il film di Paolo Sorrentino, l’Atalanta è “La grande bellezza” del calcio italiano. Un club che, restando nel perimetro del regista bergamasco Ermanno Olmi, “Un certo giorno”, precisamente il 22 maggio 2024, ha ottenuto il suo primo Oscar vincendo l’Europa League.
Complimenti alla Dea, luminosa e splendente a Dublino, eccellenza italiana fondata sulla programmazione e l’autofinanziamento, sull’ottimizzazione delle risorse e i principi, sulla resilienza e sensibilità di guardare al lungo periodo, senza fretta o frenesia.
Dopo 25 anni dalla vittoria del Parma di Malesani, la Coppa UEFA torna in Italia.
Merito dell’Atalanta, una realtà sana che ha dato vita a una storia radiosa e bellissima, da raccontare dalle future generazioni, una pagina memorabile che resterà impressa nella storia del club e del calcio italiano.
Un capolavoro destinato a durare in eterno.
BIO: Andrea Rurali
Brianzolo Doc, classe 1988. Da sempre appassionato di cinema, tv, calcio, sport e viaggi.
- Lavoro a Mediaset dal 2008 e attualmente mi occupo del palinsesto editoriale di Cine34.
- Sono autore del programma di approfondimento cinematografico “Vi racconto” con Enrico Vanzina e co-regista dei documentari “Noi siamo Cinema” e “Vanzina: una famiglia per il cinema”.
- Dal 2014 dirigo la rivista web CineAvatar.it (http://cineavatar.it/)
- Nell’autunno 2022 ho fondato la community Pagine Mondiali e nell’estate 2023 la piattaforma sportiva Monza Cuore Biancorosso.
- Da agosto 2023 collaboro con la testata giornalistica Monza-News, scrivendo le analisi delle partite dei biancorossi e partecipando alla trasmissione Binario Sport.
- Dal 2019 collaboro con la casa editrice Bietti, in particolare per la realizzazione di saggi sul cinema inseriti nelle monografie di William Lustig, Manetti Bros, Dario Argento e Mike Flanagan.
- Tra le mie pubblicazioni, il saggio “Il mio nome è western italiano” nel volume Quando cantavano le Colt. Enciclopedia cine-musicale del western all’italiana (F. Biella-M. Privitera, Casa Musicale Eco, 2017).
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