IN CURVA CON I MIEI GENITORI: CHE BATOSTE…

E’ stato 50 anni fa: era il 1974 e avevo convinto i miei genitori a venire a vedere il derby nella “Fossa dei leoni”, quella che oggi è la Curva Sud. Non era la prima volta: eravamo già stati insieme allo stadio, poco meno di un anno prima, a Verona il 20 maggio 1973: il Milan 4 giorni prima aveva vinto la Coppa delle Coppe a Salonicco contro il Leeds (1-0, gol di Chiarugi su punizione appena iniziata la partita, poi un assedio inglese senza sosta con un monumentale Vecchi tra i pali). 

Dunque, partiamo da quel ricordo di Verona. Io avevo 12 anni e avevo convinto mamma e papà, mia sorella Elena e il cugino Antonio (al quale devo la mia fede riveriana) con la moglie Norma ad affrontare la trasferta su due auto.

La partita era alle 14.30 ma imboccammo l’autostrada (ancora a due corsie) poco dopo le 10 di quella domenica. Scelta intelligente perché era intasata: un’interminabile colonna di vetture, pullman, furgoni, roulotte con la bandiera rossonera fuori dai finestrini. A un certo punto, credo nei pressi di Brescia, il rumore dei clacson, delle trombe e dei cori salì all’improvviso: affiancammo e superammo il pullman della squadra, erano partiti da Milanello anche loro di domenica mattina, senza fare ritiro a Verona. Uno dei tanti errori della vigilia… Nereo Rocco aveva chiesto al presidente Albino Buticchi di rinviare la partita al lunedì: troppe feste dopo il Leeds e tutti troppo convinti di andare a fare una scampagnata al Bentegodi… Buticchi però era convinto che si poteva tranquillamente giocare domenica, in contemporanea con Roma-Juventus e Napoli-Lazio che erano le altre 2 partite che valevano lo scudetto. E così fu, fischio d’inizio alle 14.30.

Detto che la serie A era composta da 16 squadre e che la vittoria valeva 2 punti, all’ultimo chilometro (30a giornata) si presentarono in classifica il Milan primo (44) davanti a Juventus e Lazio (43). Lo stadio veronese era tutto rossonero, si contavano solo una mezza dozzina di bandiere gialloblù: il Verona era già salvo aritmeticamente e quindi gli stimoli nella tifoserie come (si presumeva) nella squadra erano davvero pochi. Era tutta una festa milanista insomma.

Prima di salire sugli spalti, mio padre mi aveva portato nella zona del parcheggio dei pullman perché era amico di due consiglieri del Milan, Corda e Ghizzo, così potei vedere Buticchi prendere sottobraccio il presidente del Verona, Saverio Garonzi, e dirgli ridendo: “Oggi sei mio ospite, vieni a vedere com’è bella San Siro…”, perché in effetti sembrava di essere in una dependance del nostro stadio.

All’epoca le squadre facevano riscaldamento negli spogliatoi, quindi scattò un piccolo allarme quando – un’oretta prima dell’inizio – uscì in tuta Karl Heinz Schnellinger – buonanima -, fece qualche allungo in campo e poi si avviò al tunnel scuotendo il capo.

Giocò Maurizio “Ramon” Turone al suo posto e quindi il Milan si schierò con Vecchi, Anquilletti, Zignoli, Sabadini, Rosato, Turone, Sogliano, Benetti, Bigon, Rivera, Chiarugi. Pronti, via: primo quarto d’ora sonnacchioso, poi segna Sirena per loro al 17′. Pochi minuti e un autogol di Sabadini fissa il 2-0, solo 4 minuti e ancora il Verona con Luppi.

Non siamo neanche alla mezz’ora: 3-0, Incredibile. Restituisce un po’ di speranza Roberto Rosato che al 31′ segna per i rossoneri, al riposo sul 3-1. La squadra è sulle ginocchia, il Verona non deve nemmeno accelerare più di tanto, ma lo scudetto non è ancora perduto. 

Nell’intervallo ripartono i cori e i canti, però: Radio Rai inizia “Tutto il calcio minuto per minuto” e arrivano le notizie della Juventus in svantaggio a Roma 1-0 e la Lazio inchiodata sullo 0-0 al San Paolo. La ripresa è un calvario, al 70′ ancora Luppi e al 72′ un’altra autorete, Turone, portano il risultato sul 5-1. Il Bentegodi è annichilito. Nel frattempo la Juventus acciuffa l’1-1 all’Olimpico e quindi sono tutte in vetta a 44 punti: sarà spareggio a 3 per il tricolore. Sussulto d’orgoglio dei rossoneri con Sabadini e Bigon nel finale, mentre da Napoli arriva la notizia del gol di Oscar Damiani che elimina la Lazio dal fotofinish. Giusto allo scadere però Cuccureddu con una zampata dal limite dell’area, batte il portiere giallorosso Ginulfi e porta in vantaggio la Juventus. E’ finita: Juventus 45, Milan 44, Lazio 43.

Ricordo le urla di un veronese che ci accompagnarono per tutta la discesa della rampa: “Umiltà! Umiltà! Umiltà!”, non mi uscirà mai più dalla testa. 

Scende il rimmel mischiato alle lacrime sulle guance di mia sorella, mi abbracciano i miei genitori: sono stordito e attonito. Ricordo una cena mesta e avvilita la sera a Brescia, ma ricordo anche la rivincita un mese dopo quando il Milan superò la Juve in finale aggiudicandosi la Coppa Italia. Quelle due coppe non mitigarono però la sofferenza insopportabile del 20 maggio 1973.

E siamo al 24 marzo 1974, Milan-Inter. Diluvia ma papà e mamma mi avevano promesso che sarebbero venuti comunque, 3 biglietti a 2.200 lire in Fossa. Rossoneri e nerazzurri sono lontani dalla Lazio che fugge verso il primo scudetto della sua storia, ma il Milan è ancora in corsa per la Coppa delle Coppe: 3 giorni dopo quel derby ci sarà a San Siro la semifinale di andata contro il fortissimo Borussia Moenchengladbach.

Altro incubo, altra Verona… Oriali al 5′, autorete Sabadini al 7′, Boninsegna al 9′. Nemmeno 10 minuti, 0-3. Non abbiamo parole, non so cosa dire e i miei genitori nemmeno. Chiarugi al 20′ ci restituisce un po’ di coraggio, ma prima della fine del 1° tempo Mazzola segna il 4° gol nerazzurro e Mariani, nella ripresa, il 5-1. 

Due volte allo stadio con mamma e papà, 10 gol al passivo. Mai più, mi dicono per consolarmi, ma mi dispiace: per le batoste e perché in effetti non sarebbero mai più venuti allo stadio con me… Comunque, 3 giorni dopo il Milan vince clamorosamente 2-0 a San Siro con i tedeschi e volerà in finale, dove sarà però sconfitto dal Magdeburgo.

E’ così, la storia rossonera: vittorie esaltanti e sconfitte cocenti che imprimono nel cuore e nell’anima un marchio destinato a sciogliersi, colorando il sangue con quei colori. 

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.

2 risposte

  1. Bellissimo articolo Luca che mi riporta in un periodo bello .. perché ragazzino… ma terribile dal punto di vista milanista …

  2. Il giorno della fatal Verona , ero a fare una finale a Milano con gli allievi del Milan. La vincemmo ma furono piu’ gli insulti che i festeggiamenti. Chiaramente rappresentavamo il Milan e poteva essere capibile….forse.
    Comunque bei ricordi , ottimo articolo Luca!

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