DEMIR XHEMALIJA SARÀ UNO DEI TALENTI PIÙ CERCATI IN EUROPA

È l’ottavo minuto della sfida tra Croazia e Svizzera, valida per il Campionato Europeo Under 17 del 2023; il punteggio è ancora fermo sulla parità e gli svizzeri stanno attaccando. La squadra elvetica si è qualificata agli Europei di categoria per la prima volta nel 2002, riuscendo addirittura a vincere clamorosamente la competizione. Nei successivi vent’anni, però, avrebbe raggiunto la fase finale solamente altre sette volte e in una singola occasione avrebbe superato la fase a gironi.

I rossocrociati sono considerati gli avversari più abbordabili di un girone ostico dove sono presenti anche i Paesi Bassi, detentori del maggior numero di successi nella manifestazione (4), e l’Inghilterra. In realtà all’esordio la Svizzera ha invero sorpreso i Paesi Bassi, vincendo 2-0 e sbagliando anche due rigori negli ultimi due minuti di gioco. L’Europeo del 2023 si rivela diverso dai precedenti anche alla luce di ciò che succede in quell’ottavo minuto di gioco della sfida tra Croazia e Svizzera.

Xhemalija si presenta

La palla arriva sui piedi dell’ariete Winsley Boteli, stellina delle giovanili del Borussia Mönchengladbach; Boteli è defilato sull’out di destra e vede lo spazio ridursi per via del recupero del terzino destro croato. Il numero 9 temporeggia e controlla con la suola, con la leggerezza guizzante e un po’ insolente che hanno i giovani consci delle proprie capacità. Avanza lentamente, mentre con dei giochi di gambe tenta di disorientare l’avversario, ma alla fine la sua protervia si sgonfia con il raddoppio della marcatura. Sterza bruscamente e scarica ad un compagno di squadra: è un ragazzo dai capelli ricci e un’espressione fiera e battagliera, ha il numero 6 sulle spalle e la fascia sul braccio, ed emana grande carisma. Per una curiosa fatalità, è proprio il protagonista di questo articolo, ovvero Demir Xhemalija.

Una regola non scritta sul campo è quella di contenere il più possibile i giocatori più bravi. La natura repressiva intrinseca del concetto di regola, tuttavia, non può che collidere con quello di bravura, la quale consiste nella capacità di saper trovare le soluzioni più rapide, efficaci e congeniali per costruire un vantaggio per sé e i propri compagni di squadra. Questa è una caratteristica fondamentale del ragazzo che ha appena ricevuto il pallone da Boteli.

Non ha ancora compiuto 17 anni, ma può vantare una comprensione del gioco già superiore rispetto ai suoi coetanei. È lasciato solo dalla retroguardia croata, non sufficientemente reattiva in questa occasione; del resto, si trova a circa 30 metri dalla porta. Xhemalija può servire comodamente il compagno libero alla sua sinistra, temporeggiare o tentare un’imbucata per uno dei due centravanti; invece opta per una soluzione diversa. Si porta avanti il pallone con uno stop a seguire, controlla in una frazione di secondo il posizionamento del portiere, quindi calcia direttamente in porta. Come se fosse stata anch’essa colta di sorpresa da una scelta così inaspettata, la palla segue una traiettoria strana, indecifrabile, impronosticabile. Fluttua per alcuni lunghi decimi di secondo, quindi tocca la parte inferiore della traversa e s’infila nell’angolino alto, alle spalle dell’estremo difensore. Un gol strano, indecifrabile, impronosticabile, che rende pienamente l’idea del perché questo ragazzo, nato il 7 giugno 2006 a Möhlin, sia reputato uno dei talenti in Europa più interessanti da seguire.

Caratteristiche tecniche

Xhemalija ha compiuto tutta la trafila delle giovanili del Basilea, probabilmente il miglior settore giovanile del paese elvetico. La società rossoblù è stata capace di sviluppare, per esempio, giocatori come Alexader Frei (il miglior realizzatore della storia della Nazionale), Ivan Rakitić, Yann Sommer o Noah Okafor. Nell’elenco devono essere inseriti altri due importanti prodotti come Xherdan Shaqiri e Granit Xhaka, i quali tradiscono, al pari di Xhemalija, origini kosovare. L’ambiente in cui un giovane si trova immerso agli albori della sua carriera costituisce un elemento imprescindibile per la sua successiva evoluzione e per l’edificazione di solide basi tecniche e mentali che ne garantiscono il successo in una fase più matura della carriera. In tal senso, Basilea rappresenta allora un ambiente ideale e, seppur lontano dai fasti degli scorsi decenni, vanta una tradizione solida e comprovata nel lavoro a livello giovanile. Non a caso ha a disposizione attualmente una delle generazioni più promettenti degli ultimi anni, avendo già lanciato in prima squadra e in Nazionale alcuni dei migliori talenti del paese, come il difensore Marvin Akahomen, il centrocampista Leon Avullahu o il centravanti Arlet Junior Zé. Lo staff del Basilea sa formare i giocatori sul piano tecnico e tattico, ma anche e soprattutto su quello mentale: non è un caso che così tanti ragazzi riescano poi a imporsi ai massimi livelli.

Xhemalija si è inserito appieno nel solco della tradizione appena illustrata. È un regista che rende al meglio in un centrocampo a tre, per quanto abbia dato buona prova di sé anche in un centrocampo a quattro. Ama posizionarsi dinanzi alla difesa, dove mostrare le sue raffinate doti nella costruzione del gioco ed altre speculari, ma altrettanto efficaci, come incontrista. Nonostante un’altezza (180 cm) e una massa (77 kg ca.) nella media, sa usare abilmente il fisico per imporsi, in fase d’interdizione, sui diretti avversari; è molto aggressivo sul portatore di palla e sa contrastare con determinazione e la giusta scelta di tempo. Le sue doti difensive sono coadiuvate dalla sua innata abilità nel leggere in anticipo le situazioni di gioco e lo schieramento avversario; ne consegue la sua spiccata tendenza scegliere tempestivamente la posizione migliore in campo per anticipare le giocate avversarie, di intervenire con maggior efficacia sull’uomo e, in fase di transizione positiva, di farsi trovare libero per costruire l’azione o per inserirsi.

Estremamente sicuro di sé, attento a guidare il reparto e a dialogare costantemente con i compagni, non teme il pressing avversario: ha mostrato spesso in campo di possedere un’intelligenza calcistica e una reattività superiori alla media e di eccellere nei processi di decision-making, motivo per cui sa eludere con sicurezza gli interventi degli avversari e trovare le soluzioni migliori per il proseguimento dell’azione. Per quanto difetti ancora nella capacità di ricorrere con frequenza a passaggi progressivi per aggredire lo spazio e velocizzare la manovra (caratteristica del connazionale Xhaka), sa trovare con una certa frequenza linee di passaggio pulite e sa raggiungere i suoi compagni sia sulla corta che sulla lunga distanza, supportato da una tecnica di base e balistica di alto livello per la sua età.

Un’ultima caratteristica peculiare del giovane talento svizzero è emersa proprio nell’Europeo Under 17 dello scorso anno, ovvero la sua abilità nel creare pericoli e occasioni da gol dalla lunga distanza, sia su azione che da calcio piazzato. Torniamo alla famosa sfida contro la Croazia, dove già si è avuto modo di vedere quanto efficace sia il giovane elvetico se ha l’opportunità di calciare. Il tiro di Levak intorno alla mezz’ora ha ristabilito la parità e la Svizzera non è riuscita a portarsi nuovamente avanti. Fino a quando Xhemalija si incarica di battere una punizione sulla trequarti, nell’out di sinistra, al minuto 83: colpisce in maniera secca e tesa, la parabola fende l’area di rigore e trova la fronte di Akahomen: Svizzera 2-1 Croazia. Qualche giorno dopo il giovane regista si sarebbe ripetuto contro l’Inghilterra, nel play-off valido per l’ultimo posto UEFA alla Coppa del Mondo di categoria, con un calcio di punizione diretto dal limite dell’area che è valso il temporaneo vantaggio rossocrociato.

Limiti da superare e potenzialità da esprimere

Alla luce delle caratteristiche ivi presentate, Xhemalija può essere accostato ad un giocatore che ha costruito le sue fortune in Italia e che, con la sua Nazionale, è arrivato sino in finale di Coppa del Mondo. Marcelo Brozović ha giocato a lungo in Serie A con la maglia dell’Inter ed è stato uno straordinario interprete di un ruolo delicato e peculiare. Nello stile di gioco del regista croato hanno convissuto, così come pare nel caso del giovane diamante del Basilea, le capacità demiurgiche di creare e distruggere il gioco a proprio piacimento. È un giocatore determinante e affidabile, che sa imporsi fisicamente per dettare i propri ritmi di gioco, capace di recuperare silenziosamente un’enorme mole di palloni da ridistribuire e sfruttare nella maniera più veloce, intelligente e sicura.

Paradossalmente, anche alcuni limiti di Xhemalija possono essere ravvisati nel centrocampista croato. Xhemalija è un giocatore che talvolta si lascia trascinare dalla foga agonistica: nelle 4 presenze totali accumulate in Youth League tra la scorsa stagione e quella attuale ha collezionato 4 cartellini gialli. Tale tendenza è sicuramente accentuata dall’aggressività del suo stile di gioco e dalla perseveranza con cui ricorre al contrasto e al duello fisico in una porzione delicata di campo. Tale caratteristica non va confusa con una mancanza di disciplina, dato che non si è mai fatto espellere, bensì evidenzia il coraggio e la determinazione con cui affronta gli avversari.

In secondo luogo, per quanto già giochi da sotto età nella squadra Under 21 del Basilea in terza serie e nella Nazionale Under 19, non possiede ancora un’accelerazione e un’agilità adeguate a campionati più intensi e maggiormente probanti sul piano fisico: probabilmente questo è uno dei motivi che ha portato lo staff rossoblù a non ritenerlo ancora sufficientemente pronto per l’esordio con la prima squadra.

Si tratta, però, di una questione di tempo: le caratteristiche particolari di Xhemalija lo rendono un giocatore raro e ricercato; le sue doti di leadership lo rendono un compagno di squadra ideale da avere in campo e nello spogliatoio; le sue doti tecniche lasciano intravedere un potenziale da centrocampista top a livello continentale in un futuro prossimo.

La partita dell’Europeo Under 17 contro la Croazia ha offerto l’essenza stessa di quanto cristallino sia il talento del ragazzo, ma anche di quanto solide siano già le sue basi e quanto profondi siano i suoi margini di crescita e miglioramento. Xhemalija è uno dei migliori prospetti di una delle migliori generazioni prodotte dalla Svizzera negli ultimi anni: sarà un piacere seguire la sua evoluzione e scoprire dove la sua indubbia classe lo porterà. Ci si può concedere una scommessa: in pochi anni Demir Xhemalija sarà uno dei talenti più cercati in Europa.

BIO: MATTEO CIPOLLONE

Sempre alla ricerca di una storia particolare da raccontare, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo da scoprire. Amo studiare storia e rimango affascinato da quello che essa ci offre. Accumulo libri e talvolta li leggo pure. Unisco due belle passioni: il calcio e la scrittura.

2 risposte

  1. Buongiorno, solo per precisione: Arlet Zé Junior non é un “centravanti” come definito dall’articolista, bensí un attaccante trequartista esterno sinistro e Boteli non é un “ariete” nell’accezione del termine.
    Sul centrocampista centrale oggetto del focus, che peraltro conosco da anni avendolo seguito sin dalle prime convocazione con l’U15, si possono condividere le caratteristiche tecniche ivi descritte, mentre sulla chiosa finale dovremo aspettare l’assorbimento definitivo al salto tra i senior.
    É un centrocampista certamente interessante, ma definirlo “raro” mi pare ancora eccessivo per quanto marginabile.
    Nella sua generazione, e mi riferisco alla sola Svizzera, quindi classe 2006, stanno facendo molto bene anche Alessandro Romano della Roma e Corsin Konietzke del San Gallo dove gioca in Promotion League (entrambi 1.85 mt e buonissime capacitá di regia con tempi di gioco fluidi e doti balistiche).
    In Europa invece, mediani molto interessanti e giá di prima fascia top sono per esempio il formidabile Warren Zaire-Emery del PSG (ormai proiettato nell’elite mondiale essendo titolare da un anno in prima squadra), Martin Kern dell’Accademia Puskas (normolineo esile ma regista di qualitá e notevole visione di gioco), Winners Osawe del Red Bull Lipsia U19 (1.90 mt di altezza, che puó anche agire da mezzala grazia a resistenza allo sprint e doti di inserimento), Lewis Orford del West Ham U21, Sami Wattel del Nizza U19 e in N3, Aladji Bamba del Monaco U19, Christian Fopossi Kouam del Bayern Monaco U19, Lucas Bergvall del Djurgarden (centrocampista centrale di 1.87 mt raffinato ed elegante con attitudine di regia e rifinitura, anch’egli impiegato davanti alla difesa o da interno e trequartista a sostegno), Pape Daouda Diong appena prelevato dal Chelsea per 18 milioni (mediano senegalese di 1.90 mt completo nella fase di costruzione e interdizione), Charlie Crew gallese del Leeds, i nostri Andrea Bonanomi e Leonardo Mendicino entrambi dell’Atalanta U23 (diversi nello stile di gioco e nei posizionamenti ma simili nella visione e decision making), l’italo canadese Alessandro Biello del Montreal e chissá quanti ne dimentico.
    Grazie comunque per il focus che ho letto con attenzione.
    Buon lavoro a tutti e un caso saluto a Filippo.

    1. Buongiorno Christian, la ringrazio per il commento articolato e per le ulteriori indicazioni forniteci.
      PS: il blog è aperto, qualora volessi offrirci contributi saremmo ben lieti.
      Buona domenica!

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