Stadio: Monumental Antonio Vespucio Liberti
Capacità: 72000
Annodi costruzione: 1935
Città: Buenos Aires
Stadio Antonio Vespucio Liberti vi dice niente? Forse si, forse no. Ma se vi dico stadio Monumental? Se la risposta è ancora no, probabilmente siete tifosi del Boca Junior. Lo stadio Vespucio Liberti più comunemente noto come Monumental, è stato soprannominato così proprio per le sue dimensioni. Con i suoi circa 72000 spettatori, risulta essere l’impianto più’ grande d’Argentina. Il catino si presenta con un’elegantissima forma ellittica che contribuisce a rendere l’esperienza dello spettatore molto coinvolgente, garantendo una visibilità eccellente ed un’acustica con pochi eguali.
Il “bowl”, e’ concepito su due anelli e, come comunemente accade, tra uno e l’altro trovano collocazione gli spazi hospitality.
L’impianto è stato sottoposto a svariate ristrutturazioni. Il concetto contemporaneo di stadio-piazza (a me piace definirlo così non come molti che paragonano gli stadi moderni a dei centri commerciali!!!) ha portato in dote l’inserimento di svariate funzioni quali: il museo del club, piscine, palestre, pub ed altri esercizi commerciali. C’è anche il River Plate Institute, una scuola per i giovani calciatori del River e per i soci del club di ogni età, che va dall’asilo alle scuole superiori. Mentre guardo le foto, rimango colpito dal carattere di questo stadio! I gradoni logorati dall’acqua, le sedute in ferro e legno arrugginite, l’odiatissima pista d’atletica, sono tutti elementi che in qualunque altro impianto andrebbero riparati o eliminati del tutto. Ma non qui! Questo catino appartiene al popolo argentino! Il valore di ogni singolo elemento, per quanto logoro possa essere, va oltre la sfera materiale.
Amore, appartenenza e orgoglio trasudano da ogni singolo elemento del catino. Volete godervi una partita comodi comodi sulle vostre poltroncine in pelle!?? Questo non è il posto giusto per voi. Perché qui la passione….non è in vendita.
Evento memorabile
Titolo: Patada Monumental
All’inizio degli anni 80, il Boca Juniors stava attraversando uno dei periodi più complicati della sua storia. Una proprietà poco seria e alcuni avvoltoi travestiti da dirigenti stavano affossando una delle squadre più celebri del mondo. Nello stesso periodo, il suo storico rivale, il River Plate, godeva di ottima salute e si stava preparando a vivere uno dei periodi più floridi della sua epoca.
La nostra storia parte da qui; più precisamente, parte da quando Ricardo Gareca e Oscar Ruggeri, giovani stelle del Boca, decidono, nell’estate del 1985, dopo essersi svincolati dal club xeneize, di passare proprio al River Plate, evento che contribuirà a portare la tensione tra i due club alle stelle.
È in questo contesto che, il 27 ottobre del 1985, al Monumental di Buenos Aires, storico stadio del River Plate, si giocherà uno dei più famosi superclásicos della storia. Il derby terminerà uno a zero per i padroni di casa, ma la copertina di giornata sarà tutta per Roberto Passucci, centrocampista del Boca, che verso la metà del primo tempo deciderà di sacrificarsi e terminare anzitempo la sua gara pur di rifilare un calcione volontario a Oscar Ruggeri. L’entrata killer che, solo per fortuna, non lesionerà gravemente il difensore, futuro capitano della seleccion argentina, diventerà per tutti la “patada de Passucci”.
Le registrazioni dell’epoca contribuiscono a rendere leggendario il gesto: il Monumental è pieno, la giornata è ventosa e non è neppure facile distinguere il pallone a causa della bassa definizione delle immagini e della incredibile quantità di cartoncini bianchi lanciati sul campo dai tifosi, tipica coreografia da stadio argentino. All’improvviso, emerge un uomo con i baffi, Passucci, che si allunga il pallone in direzione di Ruggeri e, tra le immagini poco nitide, si nota la gamba tesa del primo impattare con violenza sulla caviglia dell’ex compagno di squadra. Un gesto duro e quasi folle, che per il mondo Boca, però, diventerà leggendario come l’atto che vendicherà tifosi e compagni dal doloroso tradimento subito mesi prima.
Passucci, espulso, abbandona il campo da gioco con estrema calma, tra gli assordanti fischi di un Monumental che schiuma rabbia, mentre con la mano incita i tifosi del Boca presenti. Non c’è più distanza tra spalti e campo, un enorme filo sta legando migliaia di persone ad un uomo solo. In quegli istanti, il senso di appartenenza dei tifosi si trasforma in identità collettiva pura.
Passioni e follie di un mondo in cui il calcio viene vissuto in maniera totalizzante, specie per chi, come spesso accade in Argentina, non ha altro che la propria squadra. Un mondo fatto di luoghi, come il Monumental, dove anche una patada può diventare leggenda.
EMMANUELE SANNA & ANDREA FERRARO
Bio: Emmanuele Sanna.
Savonese, professore di geografia, appassionato di calcio. Ama esplorare le dinamiche urbane e comprendere come le città si evolvono e come le persone interagiscono con il loro ambiente. Dalla geografia e dal calcio ha imparato l’importanza della relazione tra spazio e tempo.
BIO: Andrea Ferraro è un architetto.
Durante la sua carriera, avuto la fortuna di lavorare per alcuni dei più importanti studi di architettura d’Europa e del mondo. La sua passione per il calcio lo porta a specializzarsi in architettura sportiva, e collabora attivamente alla progettazione di alcuni degli impianti che, negli anni avvenire, saranno il nuovo punto di riferimento nel settore delle sport venues.