BORUSSIA DORTMUND – REAL MADRID: IL PREPARTITA DELLA SERATA DELLE STELLE

Va in scena a Wembley la finale per assegnare la sessantanovesima Coppa dei Campioni; 

Una data storica per il calcio quella del primo giugno 2024, che vedrà disputarsi l’ultima partita prevista nel formato classico della Champions League, prima del cambio di regolamento previsto per la prossima edizione.

Le due contendenti non potrebbero essere più agli antipodi per storia, tradizione e successi, soprattutto recenti. 

A sfidarsi saranno infatti Real Madrid e Borussia Dortmund; da una parte i sovrani indiscussi della competizione con quattordici coppe dalle grandi orecchie in bacheca, di cui 5 soltanto nell’ultimo decennio, dall’altra l’eterna seconda del campionato tedesco, che, proprio come nel ‘97 contro la Juventus, anno del primo e unico successo nel massimo torneo continentale, vuole ribaltare i pronostici tutti in favore degli avversari.

Il BVB si è dimostrata negli anni una squadra totalmente imprevedibile, che ha spesso abbinato ad una spregiudicatezza offensiva anche grandi lacune difensive ed una tenuta spesso carente nei momenti decisivi delle varie stagioni.

Per più di un decennio la compagine giallonera si è vista sfuggire di mano il titolo nazionale, senza mai riuscire ad intaccare il dominio del Bayern Monaco, la rivale storica contro la quale dovettero capitolare anche nella finale di Champions del 2013.

In quest’ultima stagione le speranze di titolo sono state presto accantonate, visto la lotta serrata tra i soliti bavaresi e il Bayer Leverkusen, risultato alla lunga vincente e maggiormente dominante nell’arco delle 34 partite.

Al Borussia rimane un magro quinto posto, risultato deludente anche considerando il secondo posto dell’anno precedente, con il titolo sfumato all’ultimo minuto sempre per merito dei rivali del Bayern.

Sebbene i risultati entro i confini nazionali siano stati deludenti, una buona somma di energie è stata reinvestita nella campagna europea, portando il BVB da “underdog” a finalista. La squadra tedesca infatti ha concluso al primo posto il girone più complicato di tutta la competizione, qualificandosi davanti a Paris Saint-Germain, Newcastle e Milan.

Nella fase ad eliminazione diretta il Dortmund ha eliminato il PSV, l’Atletico Madrid e il PSG, conquistandosi la clamorosa possibilità di giocare la finale ed arricchire il proprio palmares con la più ambita delle coppe.

Dopo il passaggio agli ottavi contro la squadra di Eindhoven, le prime difficoltà sono sorte contro i madrileni, reduci dalla vittoria agli ottavi contro l’Inter, finalista dell’anno precedente; infatti, dopo una prima sconfitta per 2-1 al Wanda Metropolitano, i gialloneri sono riusciti a ribaltare il risultato con un rocambolesco 4-2, frutto della prestazione disattenta da parte di entrambe le difese.

La vera conquista arriva alle semifinali, ai danni di un PSG vittorioso al Camp Nou contro il Barcellona.

I due 1-0 rifilati ai campioni di Francia rispecchiano poco l’andamento del doppio scontro, con i parigini che colpiscono ben sei legni tra andata e ritorno, indicando sia una scarsa attitudine alla finalizzazione delle azioni sia una certa dose di sfortuna.

Tra meriti e demeriti il Borussia Dortmund è riuscito comunque a fare un percorso completo fino all’ultima partita, sebbene il fiore all’occhiello del club tedesco rimanga sempre il tifo, tra i più accesi d’Europa, che con il suo “Muro Giallo” non mancherà di impreziosire anche la cornice londinese.

Veniamo ora al Real Madrid, la regina assoluta delle Coppe dei Campioni, squadra dal prestigio indissolubile e che, entrando in materia di finali, non è solita far prigionieri.

Otto su Otto da quando la competizione prende il nome di Champions League, una vera sentenza per quanto riguarda la partita secca.

Il percorso di quest’anno è stato ancora una volta netto e spietato; dopo il primo posto nel girone il Real ha eliminato in ordine Lipsia, Manchester City e Bayern Monaco, prima di approdare all’ultima sfida.

Nonostante l’ipoteca pesante sulla coppa, il Real non sempre ha dimostrato un dominio assoluto in questa competizione.

Claudicante il passaggio con il Lipsia; dopo l’1-0 dell’andata, i Blancos soffrono al ritorno giocatosi in Germania, terminato 1-1.

La finale anticipata del torneo contro il City di Guardiola viene risolta alla lotteria dei rigori, al finire dei 210 minuti ed un risultato complessivo di 4-4.

Spettacolare anche l’andata delle semifinali a Monaco di Baviera, conclusasi 2-2, al quale segue il 2-1 del Bernabeu, con i padroni di casa che ribaltano il risultato nel recupero.

La dote più grande del club madrileno si è sempre dimostrata essere, come ribadito anche dai recenti risultati in campo internazionale, una calma glaciale e una tenacia ferrea nei momenti decisivi delle grandi notti europee.

Scendendo più nel dettaglio cerchiamo di capire come potrebbero disporsi in campo le due formazioni e quale approccio tattico decideranno di scegliere i due allenatori:

Edin Terzic, tecnico tedesco, giunge da un percorso intrapreso sempre in seno alle mura del Westalenstadion, dopo diversi anni come vice, viene assunto in qualità di capo allenatore nel 2022.

Lo schieramento tattico adottato più frequentemente con il suo Borussia Dortmund è quello di un 1-4-2-3-1 in fase di possesso, mentre in fase difensiva la scelta è quella di un 1-4-5-1, con una linea di centrocampisti molto compatta, con lo scopo di creare filtro e ripartire.

Gli interpreti oscillano tra esperti e giovani promesse, con un’attitudine generale alla duttilità e alla fluidità nei ruoli, come da dottrina standard del calcio tedesco.

Il portiere Kobel si distingue per la sua statura(196 cm) e una buona abilità acrobatica; efficace anche nel parare i tiri dal dischetto, l’estremo difensore svizzero si dimostra un giocatore di livello importante, anche se, come tutti i portieri di scuola tedesca, può a volte peccare di disattenzione, sia con le mani che con i piedi.

La linea a 4 è composta da due terzini di grande spinta, Ryerson a destra e Maatsen a sinistra e dalla coppia centrale Hummels-Schlotterbeck.

Di questi due soprattutto il secondo ha dimostrato nell’ultimo anno una crescita importante nell’ultimo anno, un marcatore puro che non disdegna però il gioco al piede, specialmente per quanto riguarda i lanci lunghi;  Mats Hummels, esponente di lunga data del calcio tedesco ai massimi livelli, rappresenta più un libero vecchio stile, con forse qualche lacuna in più nella marcatura, ma dotato di grandissima intelligenza tattica e posizionamento, oltre che decisività nei colpi di testa sia nella propria area che in quella degli avversari.

La mediana svolge egregiamente il doppio compito di interdizione e costruzione, grazie al capitano Emre Can, vecchia conoscenza di Liverpool e Juventus, uomo di agonismo e di contrasto, agisce principalmente nello schermare la difesa, mentre l’austriaco Sabitzer, ex di Bayern Monaco e Manchester United, abbina duttilità nel sapersi riciclare nelle due fasi, dove spicca però quella di rifinitura, dove l’eccellente tiro da fuori lo rende pericoloso come centrocampista box to box.

La batteria di trequartisti è senz’altro l’arma offensiva predominante del Borussia che, grazie alle due ali, ha la possibilità di innescare dei contropiedi letali per la velocità e l’esplosività dei ribaltamenti e mentre Adeyemi a sinistra agisce maggiormente sul binario, date le impressionanti abilità atletiche(giocatore più veloce della Bundesliga con picco massimo di 37 km/h), a Sancho sulla destra viene concessa la possibilità di svariare su tutto il fronte e creare superiorità numerica grazie alle spiccate doti nel dribbling.

Da sottopunta viene schierato Brandt in qualità di numero 10 classico; giocatore raffinato ed estroso, il tedesco rappresenta il catalizzatore delle azioni offensive e il maggior rifinitore della rosa, con ampie percentuali di successo nei passaggi chiave e nelle rifiniture.

A completare l’undici è Füllkrug, ariete d’area dalla stazza imponente con il fascino tipico del bomber d’altri tempi; sebbene non brilli per estetica, la sua efficacia non è messa in dubbio, come ha confermato dopo esser stato il mattatore della doppia sfida con il PSG.

Per quanto riguarda il Real Madrid il tecnico non ha bisogno di presentazioni:

Carlo Ancelotti infatti, oltre ad essere il detentore del maggior numero di panchine in Champions League (200), è anche il più vincente nella stessa competizione con quattro titoli a referto.

Si ipotizza per lui il classico 1-4-3-1-2, che come spesso capita per il moduli con linea difensiva a 4 diventa un 1-4-4-2  in fase di non possesso.

Tra i pali Courtois dovrebbe riprendere il posto da titolare a scapito di un Lunin non al meglio. Il belga è al rientro da un grave infortunio che lo ha lasciato lontano dal campo da inizio stagione e sebbene la sua caratura come interprete non sia in discussione, il merito della finale forse sarebbe spettato alla sua riserva, che ha ottimamente condotto la squadra nel suo percorso vittorioso, prendendosi anche gran parte della gloria dopo i tre rigori parati nella serie contro il Manchester City.

La linea a 4 composta da Mendy, Nacho Fernandez, Rudiger e Carvajal forse non sorprende a primo impatto per valori tecnici, nonostante ciò l’applicazione con cui i difensori riescono a prevenire gli inserimenti degli avversari, senza far mancare una fase di prima costruzione di livello.

La velocità di Nacho consente recuperi in campo aperto, cosicché Rudiger possa alzarsi a seguire, come solitamente accade, la punta avversaria, facendo valere le proprie caratteristiche da marcatore purissimo.

Ferland Mendy e Carvajal alternano benissimo i compiti, mentre il primo infatti rimane spesso in copertura, al secondo viene concessa la licenza di accompagnare l’azione per sfruttare il suo cross.

I tre della mediana costituiscono il fulcro del gioco di Ancelotti:

Camavinga offre copertura e fisicità, senza dimenticare l’educatissimo mancino di cui è certamente dotato, solidissma spalla di Kross, uno dei più illuminati registi dell’ultimo quindicennio, a cui è affidato l’incarico, seppur su ritmi più compassati, di gestire i tempi della manovra in staffetta annunciata con lo storico compagno di reparto Luka Modric, che potrà far valere la caratura di un Pallone d’Oro a partita in corso. Valverde, ultimo dei tre, rappresenta l’uomo di maggior dinamismo della squadra, giocatore con grande senso dell’inserimento e capacità aerobiche, non è nuovo a decidere partite di questo calibro; suo è infatti il gol vittoria nella finale di Champions League del 2022.

Jude Bellingham, grande ex della gara, è forse l’uomo simbolo della stagione delle Merengues, oltre che miglior realizzatore della Liga e principale indiziato per la vittoria del Pallone d’Oro. 

Egli agisce in qualità di falso nove, le sue qualità universali gli consentono essere sia accentratore di gioco che finalizzatore o rifinitore dalla distanza, l’emblema, nonostante la giovane età, della massima completezza possibile per un interprete di questo calibro.

A terminare la formazione le due mortifere ali brasiliane, Vinicius e Rodrygo, due funamboli legati indissolubilmente da un intesa pienamente virtuosa oltre che spettacolare; entrambi sono risultati decisivi in vari passagi cruciali delle recenti stagioni madrilene.

Sulla carta i Blancos appaiono nettamente favoriti per la conquista della loro quindicesima coppa dei campioni, sebbene il Borussia abbia delle caratteristiche per poter infastidire il dominio degli uomini di Ancelotti.

E’ possibile aspettarsi la squadra di Terzic rimanere maggiormente attendista con le due linee molto strette, che dovranno arginare soprattutto la possibilità di accentrarsi a Vinicius e Rodrygo, capaci di creare triangolazioni pericolosissime dal limite dell’area.

La difesa giallonera infatti, come evidenziato nelle semifinali, è parecchio suscettibile ai tagli e agli inserimenti rapidi alle spalle della difesa. 

Questa fatica nelle letture può avvantaggiare senz’altro Valverde, che come detto è maestro nel seguire l’azione e concludere lo sviluppo a destra.

Se vorranno avere la meglio sarà importante per gli uomini di Terzic portare raddoppi immediati sulle due ali e cercare di ingolfare i principali motori del gioco madridista, ovvero Kroos e Bellingham.

Fattore cruciale saranno le palle inattive, su cui il Dortmund possiede un sostanziale vantaggio fisico, aspetto da non sottovalutare per il Madrid.

Inoltre le salite di Carvajal potranno a volte lasciare il fianco scoperto alle corse di Adeyemi, principale indiziato per quanto riguarda il ribaltamento di fronte; occhio anche all’ingresso dalla panchina di Marco Reus, all’ultima partita con la squadra, e alla sua pericolosità sul tiro dalla distanza.

Un uomo chiave su tutti per i gialloneri è Emre Can; se infatti ci si attende una partita difensiva, il capitano dovrà fornire aiuto sostanziale alla retroguardia, principalmente nel coprire le linee di passaggio più immediate per gli attaccanti del Madrid per poi scatenere repentinamente delle ripartenze brucianti.

Gli uomini di Ancelotti hanno il coltello dalla parte del manico:

la possibilità di gestire il possesso è preannunciata e l’arma migliore sarà la pazienza nel trovare il varco giusto alle spalle della linea tedesca.

Se nei big match precedenti a premiare il Real era stata la solidità difensiva, ora l’applicazione e l’attenzione dovrà essere convogliata nello scardinamento della retroguardia avversaria.

Uomo decisivo può essere Valverde, per la sua precedentemente citata abilità nel creare scompiglio inserendosi nelle pieghe dello schieramento giallonero.

L’abilità richiesta sarà anche quella di non cedere al nervosismo, soprattutto per i due attaccanti brasiliani, nel non poter scatenare immediatamente il ribaltamento di fronte e nel dover lavorare con pazienza alla ricerca del gioco corale, con un Bellingham che per lo più dovrà combattere spalle alla porta e ricevere la sfera in zone arretrate per potersi poi accendere.

Se Rudiger si dimostrerà il solito mastino, per lui Füllkrug sarà ordinaria amministrazione, dunque i pericoli principali potranno arrivare principalmente dalla trequarti con il tiro da fuori o la ripartenza immediata, oppure sui calci d’angolo e punizioni.

Sarà in grado il Real di far valere il suo blasone oppure il Borussia riuscirà ad intaccare l’aura di imbattibilità dei Blancos?

Il verdetto è consegnato alla partita di stasera; l’unico augurio è che il match possa restituire uno spettacolo degno del palcoscenico internazionale più prestigioso, attorniato dalla cornice di Wembley, per celebrare un ultimo addio alla Champions League come siamo sempre stati abituati a conoscerla.

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