Deutschland uber alles? Sì, magari, una volta…L’ultima nel 2014 in Brasile, Mondiale vinto grazie a una rete di Mario Goetze all’Argentina nei supplementari.
Ma l’ultima gioia europea è datata 1996 in Inghilterra, golden gol di Oliver Bierhoff alla Repubblica Ceca.
E poi? Malissimo al Mondiale 2018 in Russia, una sola vittoria e ultimo posto in un girone che comprendeva anche Svezia, Messico e Corea del Sud.
Male all’Euro 2020, fuori negli ottavi contro l’Inghilterra con crollo nell’ultimo quarto d’ora e i gol di Sterling e Kane. E ancora molto male al Mondiale in Qatar 2022: di nuovo fuori al primo turno, eliminata da Giappone e Spagna.
Nel settembre 2023, dopo un poker subìto dal Giappone in amichevole, via anche il c.t. Flick (stessa fine del suo predecessore Loew, quello che aveva vinto il Mondiale) e dopo un interregno di una sola partita il d.t. Rudi Voeller ha puntato su Julian Nagelsmann, 36 anni, un ragazzo-prodigio tra i tecnici tedeschi visto che allena da quando aveva vent’anni e ha fatto ottime cose con Hoffenheim, Lipsia e Bayern Monaco, secondo c.t. più giovane della Germania dopo Otto Nerz nel 1926.
Se le sconfitte di novembre in amichevole contro Turchia e Austria l’avevano fatto finire sulla graticola di critica e tifosi, le successive vittorie di marzo su Francia e Olanda hanno riportato ottimismo e fiducia, tanto che a metà aprile il suo contratto è stato rinnovato fino al 2026.
Un entusiasmo ridimensionato da risultati e prestazioni degli ultimi due test pre-Europei: 0-0 con l’Ucraina e un sofferto successo per 2-1 sulla Grecia.
Alla Germania il talento non manca. E il nuovo c.t., legato all’ 1- 4-2-3-1 ma aperto anche ad altri moduli, ha inculcato in fretta i suoi concetti-base: possesso palla, aggressione alta, pressing in ogni zona del campo anche a costo di rischiare (e molto) in una difesa probabilmente composta da Kimmich, Tah, Rudiger e Mittelstadt, il miglior dribblatore della Bundesliga.
Difesa un po’ lenta e con la tendenza a scoprirsi, correndo pericoli negli uno contro uno e nei rovesciamenti veloci. Altro problema: la concretezza.
Scordiamoci i bei tempi dei Klinsmann, Voeller, Bierhoff. Manca un centravanti classico, uno che la butti dentro. Forse toglierà le castagne dal fuoco Niclas Fullkrug del Borussia Dortmund: è arrivato in nazionale all’alba dei trent’anni e si è imposto con una media realizzativa notevole, 11 gol in 16 partite. Altre certezze: i ritorni degli eterni Neuer e Kroos, che dopo aver dipinto calcio anche nell’ultima fase col Real Madrid vuole lasciare il segno pure al passo d’addio con la “Nationalmannschaft”.
Il lavoro oscuro ma prezioso in copertura di Andrich, mediano-falegname del Bayer Leverkusen. Il talento del suo compagno di squadra Florian Wirtz, classe 2003, il prototipo del trequartista moderno, capace pure di segnare 11 gol nell’ultima Bundesliga. La fantasia di Havertz (all’occorrenza anche “falso nueve”) e di Musiala, altro talento del 2003 , il dribbling nel sangue, bravissimo a saltare l’uomo e autore di 10 reti in campionato col Bayern. Anche lui in nazionale difetta un po’ di concretezza , quella che non dovrebbe mancare a gente come Gundogan e Sanè.
Insomma, questa Germania vuole e deve recuperare il cinismo tedesco, magari anche con l’aiuto del fattore campo e di un pubblico che sogna l’impresa : si è stancata di sentirsi ripetere che è diventata il Brasile d’Europa, bella e perdente.
MASSIMO TECCA