Pensando all’Ungheria calcistica non possono non riaffiorare ricordi storici che rimandano alla leggendaria Aranycsapat. La squadra d’oro dell’Ungheria strabiliò il mondo con un calcio pionieristico e tatticamente fluido. Un saggio della forza d’urto della compagine guidata dal leggendario Ferenc Puskas si ebbe quando l’Ungheria sconfisse per 6-3 dell’Inghilterra a Wembley nel 1953. Nándor Hidegkuti mise a segno una tripletta, ma Puskás rubò la scena a tutti, umiliando Billy Wright e segnando quello che, prima della rete di Maradona contro gli inglesi nel 1986, fu reputato “il gol del secolo”.
Sei mesi dopo, l’Ungheria concesse il bis, asfaltando gli oramai ex maestri per 7-1 a Budapest, con Puskás di nuovo in rete per due volte. Il “Maggiore galoppante” e l’Ungheria non hanno tuttavia mai vinto un Mondiale. Come noto, l’Aranycasapat perse la finale di Coppa del Mondo contro la Germania Ovest nel 1954 per 3-2, nel match noto come “il Miracolo di Berna”. La sconfitta ebbe ripercussioni nel Paese, con gli ungheresi che si accalcarono per le strade di Budapest per sfogare la loro rabbia contro il regime totalitario comunista.
I fasti del passato non sono mai stati più rinverditi. Nel 2016 l’Ungheria è tornata all’Europeo dopo ben 44 anni. Ai Mondiali manca addirittura dal 1986. Segno di una crisi senza fine e che quei tempi non torneranno più. A dare un bagliore di speranza a una nazione governata nuovamente da un regime poco democratico è il CT Marco Rossi, tecnico italiano. Un allenatore snobbato nel Belpaese ma che nel Paese magiaro è un’istituzione. L’Ungheria ha dominato il girone di qualificazione, arrivando davanti a Serbia e Montenegro, non perdendo nessuna partita e subendo appena sette reti.
Terza partecipazione consecutiva agli Europei per la nazionale magiara, seconda con Marco Rossi alla guida. Nel 2021 gli ungheresi hanno sfiorato la qualificazione in un girone di ferro. Inseriti nel raggruppamento comprendente Germania, Francia e Portogallo, gli uomini di Rossi sono stati rimontati nel finale dai tedeschi per effetto della rete di Goretzka.
I PUNTI DI FORZA
Il calciatore più rappresentativo è senza dubbio Dominik Szoboszlai. Da tempo immemore l’Ungheria non sfornava un talento di questo spessore. Nativo di Fehervar, città situata a meno di un’ora dalla capitale, Szoboszlai è un prodotto dell’inesauribile vivaio del Salisburgo. Dopo il passaggio alla casa madre Leipzig è arrivata la chiamata dal Liverpool per il centrocampista ungherese. Talento purissimo, Dominik è stato allenato dal padre in modalità singolari, tra bottiglie in plastica e palline da golf.
Rispetto al 2020 l’Ungheria si è impreziosita di altri talenti. Pensiamo a Milos Kerkez, velocissimo terzino sinistro del Bournemouth con un passato al Milan, a Marton Dardai, figlio di Pal, bandiera dell’Hertha Berlino, e a Callum Styles, versatile centrocampista inglese che ha optato per la nazionale magiara per via delle origini dei nonni.
Due delle colonne del Leipzig, il portiere Gulacsi e il centrale Orban, sono altri due calciatori di spessore ed esperienza internazionale. A conferire gioco, coesione e solidità a questa nazionale ci pensa il già citato Marco Rossi. Il tecnico italiano è ritenuto un indiscusso valore aggiunto.
I PUNTI DEBOLI
Se l’Ungheria ha guadagnato in consapevolezza, qualità ed esperienza in termini di rosa, ha invece perso il centravanti. Adam Szalai si è ritirato per ragioni anagrafiche. I capocannonieri magiari nel girone sono stati Szoboszlai e Barnabas Varga. Quest’ultimo è la rivelazione degli ultimi due anni. Carriera anonima fino ai 28 anni di età, Varga è esploso in patria nell’ultimo periodo, segnando caterve di gol. In nazionale non ha deluso. Troppo poco, tuttavia, per poter affermare che gli ungheresi hanno ritrovato una punta affidabile.
Sallai è un buon giocatore ma non è un centravanti, mentre gli altri attaccanti convocati giocano in piccole squadre e non hanno fatto nulla di incredibile. Segnare a quest’Ungheria non è semplice, ma la squadra di Rossi dipende tanto, forse troppo, dai gol di un centrocampista e di un 30enne da poco esploso.
LA PROBABILE FORMAZIONE
Salvo imprevisti, Marco Rossi dovrebbe schierare la sua Ungheria con un 1-3-4-2-1. La probabile formazione dovrebbe essere: Gulacsi; Szalai, Balogh, Orban; Nego, Styles, A. Nagy, Kerkez; Sallai, Szoboszlai; Varga.
Lang e Schafer sono due degli elementi che reclamano e avranno spazio.
Rossi ha iniziato la sua avventura alla guida della nazionale magiara proponendo un 1-4-2-3-1, che ha funzionato in maniera più che discreta. Da qualche anno è passato a un 1-3-4-2-1 che ricorda un po’ il calcio di Gasperini. Squadra più temeraria, transizioni offensive e difensive uomo contro uomo, due creatori di gioco vicino alla punta e tanta corsa da parte degli esterni. Curiosità: l’Ungheria si è qualificata a Euro 2024 avendo il predominio del possesso in tutte le partite disputate.
I CONVOCATI DEFINITIVI
Portieri: Denes Dibusz (Ferencváros), Peter Gulácsi (RB Lipsia), Peter Szappanos (Paks).
Difensori: Botond Balogh (Parma), Endre Botka (Ferencváros), Marton Dárdai (Hertha BSC), Attila Fiola (Fehérvár FC), Adam Lang (Omonia Nicosia), Willi Orbán (RB Lipsia), Attila Szalai (Friburgo).
Centrocampisti: Bendeguz Bolla (Servette), Mihaly Kata (MTK), Milos Kerkez (Bournemouth), Laszlo Kleinheisler (Hajduk Split), Adam Nagy (Spezia), Zsolt Nagy (Puskás Academy), Loic Nego (Le Havre), Andras Schäfer (Union Berlin), Callum Styles (Sunderland).
Attaccanti: Martin Adam (Ulszan Hyundai), Kevin Csoboth (Újpest), Daniel Gazdag (Philadelphia Union), Krisztofer Horváth (Kecskemét), Roland Sallai (Friburgo), Dominik Szoboszlai (Liverpool), Barnabas Varga (Ferencváros).
OBIETTIVI
I Magyarok sono inseriti nel gruppo comprendente Germania, Scozia e Svizzera. Un raggruppamento che vede i tedeschi chiari favoriti mentre si prospetta bagarre per il secondo posto. La Svizzera non è quella dei tempi migliori mentre la Scozia è in crescita.
Lotta per il secondo posto che potrebbe essere decisa sul filo del rasoio (o anche sul filo di lana). A farla da padrone saranno i dettagli, ma anche la condizione fisica del momento. In termini di solidità la squadra di Rossi è perfettamente in grado di centrare il secondo posto nel girone. In quel caso l’avversaria sarebbe la seconda del girone degli Azzurri.
Troppe variabili in gioco, ma l’impressione è che l’Ungheria abbia tutte le carte in regola per passare il girone. Agli ottavi sarà gara secca e non è opportuno cimentarsi in pronostici affrettati. I magiari partirebbero sfavoriti contro la maggior parte delle compagini affrontabili. Il superamento del girone è quindi l’obiettivo minimo mentre il sogno è quello di accedere a un quarto di finale che manca da ben 52 anni.
BIO: VINCENZO DI MASO
Traduttore e interprete con una spiccata passione per la narrazione sportiva. Arabista e anglista di formazione, si avvale della conoscenza delle lingue per cercare info per i suoi contributi.
Residente a Lisbona, sposato con Ana e papà di Leonardo. Torna frequentemente in Italia.
Collaborazioni con Rivista Contrasti, Persemprecalcio, Zona Cesarini e Rispetta lo Sport.
Appassionato lettore di Galeano, Soriano, Brera e Minà. Utilizzatore (o abusatore?) di brerismi.
Sostenitore di un calcio etico e pulito, sognando utopisticamente che un giorno i componenti di due tifoserie rivali possano bere una birra insieme nel post-partita.