“Foden è il più grande talento che abbia mai visto, da calciatore e da allenatore. Ha tutto per diventare uno dei migliori al mondo e lo aiuterò”.
Quando parla Pep Guardiola, l’uomo che ha rivoluzionato il calcio moderno, non è mai banale. Soprattutto se i temi in questione sono la qualità e la progressione del talento nel tempo. Il tecnico del Manchester City non è soltanto un manager brillante, ma uno scout che alleva, fa crescere, migliora e motiva i giovani spronandoli ad emergere per far esplodere il loro potere.
Uno dei casi più emblematici nella cattedrale giovanile dei Citizens è Phil Foden.
Cresciuto nei campetti d’asfalto sognando Jimmy Grimble, il ragazzo entra nell’Academy del City e debutta tra i grandi a 17 anni. A lanciarlo è proprio Guardiola, il suo mentore e padrino calcistico, l’allenatore che lo guiderà alla consacrazione portandolo a diventare la bussola di riferimento del dream team celeste.
Un perno che si muove nella zona centrale del rettangolo verde – prima mezzala, poi falso nove e infine (con l’arrivo di Haaland) trequartista di rinforzo – pronto ad agire tra le linee e in quello spazio in cui è più complicato ripulire il pallone, ma dove le sue hard skills fanno visibilmente la differenza.
Qualità, a inchiodare l’asset avversario scardinando le posizioni difensive attraverso invenzioni o filtranti visionari in lillipuziani fazzoletti di terra. Personalità, nel dare libero sentimento alla propria creatività, senza paura o pressione di sorta.
Pensare, dunque essere
Lo Stockport Iniesta è uno di quei giocatori che, secondo Guardiola, “quando fa un errore lo dimentica in un secondo e pensa già a cosa fare dopo”.
Ragionare una frazione di secondo avanti rispetto agli altri, convergendo tecnica e geometrie per ordinare la stanza e dettare i movimenti dei compagni: è questa l’arma di Foden, l’egemonia del suo calcio vivo e peritale che si manifesta nella posizione in campo, molto dinamica, e nei controlli orientati, fondamentali per superare gli avversari e ovviare i duelli fisici.
Un giocatore che regola flussi e automatismi, trequartista nobile e universale che rende fluida la circolazione favorendo il gioco d’appoggio spalle alla porta, terzo uomo mobile e specialista del “dai e vai”, rifinitore d’estro e tiro mancino, guizzo rapido e imprevedibilità, abile nell’inserimento e sensibile alla lettura delle situazioni.
La danza di Foden, coi suoi movimenti ondulatori, finte e contro finte a disorientare i nemici, ridisegna continuamente la sua geografia, come uno scacchista (Guardiola ne sa qualcosa) che attende la risposta del rivale per poi colpirlo.
Doti da assistman e senso del gol: l’inglesino del 2000 è il fulcro imprescindibile degli Sky Blues, il folletto invisibile e onnipresente, moltiplicatore di ruoli e funzioni, termovalorizzatore e incubo delle difese nemiche, top player capace di cambiare marcia e alzare il livello della squadra, un talento intelligente che, sotto l’egida di Guardiola, ha contribuito in modo attivo a rendere perfetto il meccanismo del Manchester City.
Foden è stato nominato “Player of the Season” della Premier League per aver aiutato il suo club a conquistare il quarto titolo consecutivo (non era mai accaduto prima d’ora), segnando 19 gol e fornendo 7 assist. Solo tre giocatori in campionato hanno realizzato più reti di Foden, che si è anche classificato settimo nella divisione per occasioni create (73) e quarto per palloni conquistati nel terzo atto di gara (35 volte).
Al centro della Nazionale inglese
Il CT dell’Inghilterra Gareth Southgate ha promesso a Phil Foden un ruolo centrale in Nazionale a Euro 2024.
Con le presenze di Jude Bellingham, stella del Real Madrid, e Bukayo Saka, il talento del City dovrebbe agire da sinistra, variando il suo raggio d’azione a seconda delle circostanze e cercando di influenzare i match con le sue giocate.
Southgate è consapevole della necessità di garantire libertà di posizione al numero 11 inglese, come ribadito di recente in una conferenza stampa (ripresa da BeinSports):
“Phil ha giocato a destra e a sinistra, la chiave è dove finirà, non la sua posizione di partenza. Con il City gioca a sinistra, a volte resta largo, ma gli è permesso “derapare”, e anche con noi è sempre stato così.
Poi un calciatore deve saper anche difendere. Ad esempio, Bellingham ha giocato da trequartista centrale per tutta la stagione nel Real e qualche volta ha difeso a sinistra.
È evidente la brillante stagione che ha disputato Phil, il modo in cui si è salito in cattedra nelle partite più importanti spaziando spesso centralmente. In Nazionale c’è quella libertà, dobbiamo trovare il modo migliore per far sì che lui possa incidere al meglio”.
Phil Good, Feel Foden: il piccolo squalo dei Three Lions, piede di zucchero e pensiero veloce, è pronto a brillare nell’europeo in Germania.
BIO: Andrea Rurali
Brianzolo Doc, classe 1988. Da sempre appassionato di cinema, tv, calcio, sport e viaggi.
- Lavoro a Mediaset dal 2008 e attualmente mi occupo del palinsesto editoriale di Cine34.
- Sono autore del programma di approfondimento cinematografico “Vi racconto” con Enrico Vanzina e co-regista dei documentari “Noi siamo Cinema” e “Vanzina: una famiglia per il cinema”.
- Dal 2014 dirigo la rivista web CineAvatar.it (http://cineavatar.it/)
- Nell’autunno 2022 ho fondato la community Pagine Mondiali e nell’estate 2023 la piattaforma sportiva Monza Cuore Biancorosso.
- Da agosto 2023 collaboro con la testata giornalistica Monza-News, scrivendo le analisi delle partite dei biancorossi e partecipando alla trasmissione Binario Sport.
- Dal 2019 collaboro con la casa editrice Bietti, in particolare per la realizzazione di saggi sul cinema inseriti nelle monografie di William Lustig, Manetti Bros, Dario Argento e Mike Flanagan.
- Tra le mie pubblicazioni, il saggio “Il mio nome è western italiano” nel volume Quando cantavano le Colt. Enciclopedia cine-musicale del western all’italiana (F. Biella – M. Privitera, Casa Musicale Eco, 2017).