EURO ’24 – PRE GARA 2 – GIRONE D: AUSTRIA-POLONIA, UNA POLTRONA PER DUE

La Polonia è uno stato soggetto a diverse spartizioni nel corso degli ultimi secoli, alcune delle quali hanno visto l’Austria come protagonista. Ambo le nazioni sono identificate come appartenenti alla Mitteleuropa. Milan Kundera spiegava che “La Mitteleuropa non è uno stato. È una cultura o un destino. I suoi confini sono immaginari e devono essere ridisegnati al formarsi di ogni nuova situazione storica”. Il concetto era stato teorizzato dai principali esponenti del pangermanesimo, Neumann in primis, e riproposto nel corso dei decenni.

Nel periodo della Guerra fredda, della Cortina di ferro e del regime comunista in Polonia, si assistette a un deciso incremento della diaspora polacca in Austria. Le relazioni tra i due Paesi sono state altalenanti. Dalla caduta del comunismo in Polonia le due nazioni sono unite a doppio filo. L’Austria è stato il Paese che ha guidato la transizione polacca verso un ritorno nel mondo occidentale dopo un lungo periodo di sovietizzazione.

Inoltre, i due Paesi condividono una gastronomia simile; pur non essendo confinanti ma sono vicini. Tali analogie hanno radici storiche. La monarchia asburgica acquisì le terre polacche durante la prima e la terza spartizione della Polonia nel 1772 e nel 1795. Oltre 2,65 milioni di persone vissero sotto il dominio austriaco per 123 anni e a Vienna si formò una vivace comunità polacca. Ben 65.000 cittadini polacchi risiedono in Austria. Molti di più sono gli austriaci che hanno sangue del Paese dell’est Europa.

A livello calcistico non sarà un derby ma quasi. Non sarà, oltretutto, un derby danubiano, in quanto il fiume protagonista del valzer di Strauss, non scorre in territorio polacco. E sarà una gara da dentro o fuori. Entrambe hanno perso la prima gara del girone. Francia e Olanda erano superiori, ma hanno vinto solo di misura. Per giunta gli Oranje in rimonta. L’Austria ha creato poco contro i francesi, in quanto non possiede un bomber di spessore, ma ha concesso relativamente poco.

Le due nazionali mitteleuropee interpretano il calcio in maniera ben diversa. I polacchi hanno optato per un 1-3-4-3, gli austriaci per un 1-4-2-3-1. L’Austria punta sulla densità in mezzo al campo, la Polonia sfrutta invece le fasce laterali con le due catene. Probierz può contare su un centravanti di spessore (seppur non sia partito titolare alla prima gara), Rangnick deve invece fare di necessità virtù.

Il CT polacco ha ben impressionato in termini di atteggiamento e grinta impartita alla sua compagine. La Polonia non era al meglio e, gioco forza, non ha potuto provare a imporre il proprio gioco. Come un Giano bifronte, le Białe Orły hanno tuttavia mostrato anche un volto arrembante in determinate fasi del gioco, ad esempio all’inizio di ambo i tempi. Probierz ha provato a ergere un muro ma quest’ultimo è stato scardinato dalla qualità degli Oranje e la resistenza polacca è stata tradita anche dagli errori individuali difensivi. Ai fini del passaggio del turno, la conditio sine qua non è il rientro di Lewandowski.

Se la Polonia è una nazionale dalle mille sfaccettature, nel bene e nel male, Das Team è lo specchio del suo popolo: organizzata fino a rasentare la maniacalità, disciplinata, attenta e coesa, a cui manca quel tocco di genio. La Francia ha tenuto il pallino del gioco ma ha segnato solo su autogol di un centrale avversario. Per contro, la squadra di Rangnick ha costruito poco. Non potendo fronteggiare i Bleus sul piano del possesso, gli austriaci hanno provato a giocare d’astuzia, puntando sulla propria tattica. L’Austria non poteva permettersi di snaturarsi, ma ha puntato su una fase difensiva organizzata e sperando nel calci piazzati. La mancanza di contropiedisti o vere punte ha reso improbo il compito offensivo.

I polacchi si sono chiusi ancor più, ma la gara contro l’Olanda ha dimostrato che tre uomini difensivi in linea non bastano, viste le qualità non eccelse dei centrali. Per evitare di essere così vulnerabili, le Aquile devono “involvere” verso tattiche difensive più rudimentali ma che garantiscano più solidità. La coperta è tuttavia corta, in quanto mancano gli strappi dei big dei tempi d’oro. Le maglie sono state troppo larghe nelle gara inaugurale, ma si sono visti sprazzi interessanti. Se la nazionale di Probierz, difendendosi in maniera più coesa, riuscirà a sfruttare il momentum potrà puntare ai tre punti. In caso contrario partirà sfavorita. I centrali ne hanno commesse più di Ravetta, il famoso scavezzacollo lombardo, ma Szczęsny ha tenuto la gara in bilico fino alla fine.

L’Austria è una squadra che cura i dettagli e vanta diversi centrocampisti in grado di fare male alle difese avversarie. Più di un calciatore nel reparto nevralgico è dotato di un tiro da fuori estremamente preciso ed è particolarmente bravo nelle incursioni. D’altronde la Polonia non possiede una fase difensiva o una qualità minimamente paragonabili a quelle della Francia. A fare la differenza potrebbero essere i calci piazzati. Le due squadre saranno chiamate a duelli aerei in cui i calciatori si incorneranno con impeto e furore.

A centrocampo l’ago della bilancia pende a favore della nazionale di Rangnick. Laimer è incontrista principe, tenace, corretto, generoso. Vedere giostrare Sabitzer a centrocampo è un piacere. Non un’icona di stile ma un centrocampista tosto e puro, con una spiccata propensione per l’inserimento. La Polonia potrà impedire questo predominio nel reparto nevralgico solo se si accenderà la lampadina di Piotr Zielinski. Il neo acquisto dell’Inter è uno dei facilitatori di gioco più puri che il calcio italiano ha offerto negli ultimi anni. Il problema è che la sua luce va sempre più ad intermittenza. In verità nell’ultima stagione è stata piuttosto fioca.

In conclusione, i favori del pronostico pendono dalla parte austriaca. Nazionale che ha acquisito fattezze rangnickiane, ma non animata e sorretta da inventiva. Dal canto suo la Polonia è una nazionale “spirito libero”. Meno solida e dotata tecnicamente ma capace di non abbattersi e di reagire alle avversità. La sua difesa, tuttavia, non deve inciprignirsi nei vizi palesati contro l’Olanda. E, in quel caso, ad Arnautovic piacendo, Gregoritsch e Sabitzer potrebbero penetrare come una lama nel burro tra le maglie delle Aquile.

BIO: VINCENZO DI MASO

Traduttore e interprete con una spiccata passione per la narrazione sportiva. Arabista e anglista di formazione, si avvale della conoscenza delle lingue per cercare info per i suoi contributi.

Residente a Lisbona, sposato con Ana e papà di Leonardo. Torna frequentemente in Italia. 

Collaborazioni con Rivista Contrasti, Persemprecalcio, Zona Cesarini e Rispetta lo Sport.

Appassionato lettore di Galeano, Soriano, Brera e Minà. Utilizzatore (o abusatore?) di brerismi.

Sostenitore di un calcio etico e pulito, sognando utopisticamente che un giorno i componenti di due tifoserie rivali possano bere una birra insieme nel post-partita.

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