EURO ’24 – POST GARA 2 – GRUPPO D: OLANDA-FRANCIA 0-0, UN PAREGGIO CHE STA BENE AD ENTRAMBE

All’Arena di Lipsia va in scena una delle classiche del calcio continentale tra due nazionali che detengono il record di palloni d’oro (7 ciascuna) e che, seppur in epoche diverse, hanno caratterizzato il football del vecchio continente nell’ultima metà del secolo.

Inserite in un giorne ad alto tasso di competitività, hanno entrambe esordito con una vittoria; gli olandesi in rimonta contro la Polonia e i francesi di misura ai danni dell’Austria, risultando così a pari merito al termine della prima giorna

Nel momento in cui, a metà degli anni 80, la Francia di Platini saliva sul tetto d’Europa, l’Olanda ammainava le bandiere per riprendere centralità da lì a pochi anni grazie ad una nuova generazione di fenomeni, affidata al vecchio demiurgo Michels, che nell’88 la porterà alla vittoria succedendo proprio ai francesi che torneranno grandi un decennio dopo

Nonostante l’importanza rivestita da entrambe nella storia del calcio, sono pochi i confronti diretti in occasione di grandi eventi per nazion

Entrambe tacciate in passato di essere più belle che efficaci, si ritrovano allenate da due tecnici a cui non fa difetto il pragmatismo e che, nonostante, l’elevata qualità (soprattutto in casa francese) a disposizione, non si fan problemi a postporre l’estetica al risultato.

Il match si apre tra la curiosità di comprendere il livello della Francia in assenza dell’asso Mbappe e le difficoltà dei Paesi Bassi, costretti a reinventare l’intero reparto di centrocampo, “smaterializzatosi” a causa delle defezioni dei titolari De Jong, Koopmeiners e De Roon ed imbastito in pochi giorni alla vigilia dell’Europeo.

In totale difformità dai principi cari al calcio olandese, Ronald Koeman opta per uno schieramento più statico rinunciando alla pulizia e al tempismo dell’uscita palla di Ake, non più posizionato sul centro sinistra ma schierato sulla fascia che negli ultimi quindici anni è stata ad appannaggio di Blind, e preferendo l’usato sicuro De Vrij all’attitudine alla corsa in avanti e all’accorciare le distanze di  De Ligt.

La rinuncia al centro della difesa dei due esponenti più “moderni” la dice lunga sul pensiero del CT che da calciatore, peraltro, ha trionfato in un campionato europeo giocato a fianco di Rijkaard componendo con quest’ultimpo un’accoppiata di centrali difensivi con piedi, attitudine e visione di gioco da centrocampisti.

 Il centrocampo come detto, è dettato dall’emergenza. Si chiede a Reijnders di sdoppiarsi (o se possibile triplicarsi) in una doppia (o tripla) fase che prevede dinamismo ed inserimento oltre che gestione del gioco e capacità di interdizione.

Schouten e Frimpong completano una mediana che di fronte al gigante francese dovrà essere particolarmente attenta ed efficace a non concedere linee di passaggio con il secondo più portato all’inserimento rispetto a Verman che ha giocato la prima gara.

Per il resto, il copione prevede Depay al centro dell’attacco con Gapko che, per ottimizzare il movimento di ricezione palla sull’out sinistro e convergenza propedeutica al  tiro, eventualmente dopo uno-due con il compagno di reparto, relega sulla fascia destra la “stellina” Simons apparso un po’ troppo scolastico all’esordio e desideroso di mostrare nel suo stadio il talento che lo contraddistingue.

La compagine degli orange, vittoriosa meritatamente all’esordio, per tenere testa ai favoriti francesi sa di dover proporre un calcio più ordinato rispetto alla gara contro i polacchi. Lasciare ai galletti spazio tra le linee potrebbe risultare assai deleterio.

Questi ultimi, dal canto loro, si trovano a fare i conti con l’assenza di Mbappe e qualche proclama elettorale da parte di alcuni protagonisti in un momento particolare per la più multietnica tra le nazioni europee

Le assenze di Varane, leader indiscusso del pacchetto arretrato e di Lucas Hernandez non si sono sentite contro l’Austria. L‘Olanda, tuttavia, dovrebbe rappresentare un test più probante.

Il CT Deschamps, poco avvezzo ai fronzoli, conferma Saliba a fianco di Upamecano e decide di coprirsi a destra con Koundè, in ossequio ad un sistema rodato che prevede un difensore bloccato su quel lato per ruotare verso sinistra mentre Theo Hernandez “sale” ed il mancino di Griezmann, in modalità compasso, va a cercare l’uomo da quella parte.

A fronte di un imbarazzo nella scelta per “pescare” il sostiuto di Mbappe tra i vari Giroud, Coman, Barcola e Kolo Muani, il tecnico, tanto per non smentirsi, propende per l’inserimento di un centrocampista… E che centrocampista (!!) dato che si tratta di  Tchoumeni, assoluto protagonista durante il campionato del mondo in Qatar nel 2022.

Sarà lui ad accompagnare il redivivo Kante in mezzo al campo permettendo a Rabiot, non tanto le sgroppate palla al piede a cui ci ha abituato, ma un continuo movimento senza palla a pendolo atto ad allungare la squadra olandes

La macchia orange è in assoluta maggioranza sugli spalti ma sentir suonare e cantare dal vivo la Marsigliese è sempre un’esperienza suggestiva.

Si comincia e non si ha nemmeno il tempo di ironizzare sulle dimensioni extralarge del galletto apposto sulle divise dei transalpini che Simons lancia verso la rete Frimpong il quale, anche per merito del rientro di Hernandez, è costretto a calciare da posizione defilata rendendo non impossibile l’intervento di Maignan

L’inserimento in velocità cercando di prendere in controtempo la line difensiva sarà il leitmotiv della fase offensiva olandese; a volte propiziato da un attaccante che di prima intenzione cerca l’infilata, in altre occasioni a seguito di uno-due con alla ricerca del terzo uomo

Per un quarto d’ora i Paesi Bassi appaiono concentrati, dinamici e reattivi con Reijnders a guidare i compagni sin tanto che una giocata sullo stretto, ispirata da una meravigliosa sponda di Thuram, pone Rabiot in condizione di concludere a rete a pochi metri dalla porta. Trovandosi la palla sul destro, lo juventino rinuncia alla conclusione preferendo l’assist per il più comodo dei tap in che Griezmann fallisce perchè anch’egli si trova la palla sul piede sbagliato e perde incredibilmente il tempo della battuta a porta vuo

Dopo un bell’intervento di Maignan sul classico movimento ad accentrarsi di Gapko concluso con tiro sul secondo palo, la Francia prende possesso del campo. La pulizia tecnica nei passaggi e nelle giocate ruba l’occhio anche in virtù della postura sempre perfetta che alcuni tra i calciatori transalpini sono soliti mostrare. Tecnica, fisicità e padronanza visiva non bastano, tuttavia, a scardinare un’Olanda che, dal canto suo, fa salire raramente i terzini e rimane compatta, concentrata e reattiva.

La prima parte di gara si chiude con un paio di spunti orange a cavallo del 36′.

Il primo di questi, che porta Frimpong ad attaccare l’area di rigore, merita d’essere citato per esaltare l’imperiale intervento di Van Dick che ad altezza della metà campo  sradica la palla dai piedi dell’avversario portandosi dietro tutta la squadra e trasformando l’azione da difensiva in offensiva con un unico movimento

Il secondo spunto vede Simons liberarsi al tiro senza, tuttavia, impegnare il portiere avversario.

Nel secondo tempo gli olandesi abbassano ritmi e raggio d’azione.

La difesa regge bene anche se con atteggiamento insolitamente passivo per il calcio  di quelle parti.

De Vrijj si erge a muro e Van Dick è sempre molto attento all’interno dell’area.

I pericoli maggiori arrivano da Rabiot (ma la palla ancora una volta gli capita sul destro) e da un colpo di testa di Tchoumen

Al 64′ però il vantaggio francese sembra cosa fatta.

L’azione sviluppata da Kante, sublimata da un assist di tacco di Thuram, manda  Dembele letteralmente in porta se non fosse che Ake, con un intervento tanto difficile quanto pulito gli toglie la sfera dai piedi nel momento in cui l’esterno francese tenta di portarsela sul sinistro. Sul proseguo dell’azione, peraltro, la palla carambola sui piedi di Griezmann il quale nemmeno stavolta riesce a marcare a due metri dalla porta.

Davvero insolito che un campione del suo livello fallisca due goal come quelli mancati in una gara in cui, per il resto, ha dipinto calcio agendo in una posizione diversa dal solito che lo ha visto partire da centro sinistra per stabilizzarsi dietro la punta (Thuram), liberando così l’out mancino ora in favore di Hernandez, comunque più conservativo del solito, ora a beneficio di Rabiot abile nell’attaccare la profondita senza palla

Ammirevole il trequarti francese nella capacità di opzionare di volta in volta la scelta migliore secondo lo sviluppo dell’azione e la situazione che si palesa mentre sta per entrare in possesso di palla.

Da lì in poi non vi saranno più importanti occasioni ad eccezione del minuto 69 quando, a seguito di una respinta di Maignan dopo una magia di Depay, finalmente determinante in area di rigore, Simons gonfia la rete e fa esplodere la tifoseria aranacione. Nel gruppo olandese che esulta manca la figura di Dumfries che, anziche esaltarsi con i compagni, rientra mogio per conto suo consapevole di essere in posizione di off side in zona di pertinenza del portiere.

L’arbitro annulla dopo consulto con l’assistente.

Il controllo al Var serve esclusivamente a ratificare l’infrazione ai danni del portiere che, comunque, non sarebbe riuscito ad intervenire sul un tiro totalmente al di fuori della sua portata.

Nessuna delle sotituzioni operate dai tecnici risulterà dirimente per l’esito dell’incontro con Koeman più attento a bloccare i tentativi avversari che a provare a vincere un incontro il cui esito di parità è da ritenersi corretto e sostanzialmente ben accetto da ambo le compagini.

La Francia nelle prime due gare ha fallito occasioni clamorose che soltamente gente come Mbappe e Griezmann non fallisce. Non incanta dal punto di vista estetico per coralità di manovra e sviluppo del gioco ma è squadra che alza il livello a seconda dell’avversario con il rammarico di chi auspica un calcio propositivo e meno soggetto alle speculazioni

Colpisce al momento lo scarso sfruttamento della fasce.

Non arriva mai al cross la nazionale d’oltralpe. Predilige entrare nel campo con gli esterni alti schierati sul lato del piede debole, secondo costume attuale, per liberare i suoi frombolieri alla battuta ma, così facendo, si dovrebbero aprire corridoi per i terzini o le mezze ali che si allargano.

Al momento nulla di tutto ciò. Theo Hernandez, contro l’Olanda, raramente è giunto sul fondo preferendo anch’egli la giocata verso l’interno o la combinazione con Rabiot.

Ad ogni modo, nessun’altra nazionale può vantare una rosa così qualitativa.

I Francesi ci sono e non dovrebbe rappresentare un problema la gara contro una Polonia oramai fuori dai giochi.

L’Olanda si scopre solida, con De Vrij e Van Dick concentrati ed attenti, anche se meno propensa alla costruzione. La difesa non contempla i concetti del dinamismo e della linea alta propri del football dei Paesi Bassi e i terzini salgono poco. Sulla destra lo strapotere fisico di Dumfries appare bloccato mentre, sull’altro lato, Ake ricopre una funzione meno “pensante” rispetto a quella a cui ci ha abituato con Guardiola al City e con Van Gaal in nazionale.

La novità è rappresentata da Verbruggen, portiere sicuro e convincente nonostante la giovane età

Il centrocampo manca delle linee guida e della tecnica dei nobili assenti ma contro la Francia ha tenuto le distanze giuste. Davanti ci sono tecnica e talento anche se arrivare al goal non sembra semplicissimo.

In attesa di capire se Zirkzee potrà essere utile alla causa, c’è da affrontare un’Austria che è squadra ricca di conoscenze e sembra aver assimilato i concetti di Rangnick.

Partita difficile la prossima ache se un pareggio potrebbe ancora una volta far comodo ad entrambe.

BIO: Alessio Rui è nato e vive a San Donà di Piave-VE ove svolge la professione di avvocato. Dal 2005 collabora con la Rivista “Giustizia Sportiva”, pubblicando saggi e commenti inerenti al diritto dello sport. Appassionato e studioso di tutte le discipline sportive, riconosce al calcio una forza divulgativa senza eguali. Auspica che tutti coloro che frequentano gli ambienti calcistici siano posti nella condizione di apprendere principi ed idee che, fatte proprie, possano contribuire ad una formazione basata su metodo e coerenza, senza mai risultare ostili al cambiamento.

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