Croazia-Italia 1-1, il gol di Zaccagni al 98' - Foto via Football Italia

EURO ’24 – POST GARA 3 – GRUPPO B – CROAZIA-ITALIA 1-1, FINO ALL’ULTIMO RESPIRO: ZACCAGNI FA VOLARE (A BERLINO) GLI AZZURRI AGLI OTTAVI

Fino all’ultimo respiro. No, non è il film manifesto della Nouvelle Vague di Jean-Luc Godard, ma la perla di Mattia Zaccagni che, al 98′ di Croazia-Italia, regala agli azzurri il passaggio agli ottavi di finale come seconda forza del Gruppo B. Un gesto che, rientrando nei confini del neorealismo italiano, potrebbe abbracciare il titolo di un’opera di Vittorio De Sica, con una leggera variazione di location: “Miracolo a Milano“, trasformato per l’occasione in “Miracolo a Lipsia“.

Ad infilarsi nel clima euforico post partita è una massima del politico americano Roy T. Bennett, emblematica per raccontare lo stato dell’arte dell’Italia e la voglia irresistibile di modificare il flusso degli eventi attraverso le proprie virtù: “quando il gioco si fa duro, metti un piede davanti all’altro e continua ad andare avanti. Non arrenderti”.

Perché, sempre secondo Bennett: “Non aspettare che le cose accadano. Falle accadere“. Il cerchio si chiude, il teorema di Spalletti sul destino e gli uomini forti è compiuto. La lezione di Shakespeare e dei luminari latini è salva. Esattamente come la Nazionale azzurra, rediviva al fotofinish e ancora in corsa a Euro 2024, aggrappata al guizzo improvviso (e insperato) di uno dei suoi 24 moschettieri. L’esterno della Lazio si sostituisce all’Insigne di Euro 2020 e pennella un tiro a giro perfetto a battere Livakovic, su assist di un monumentale Riccardo Calafiori, il giocatore di maggior carattere del Team italiano.

Croazia-Italia 1-1, l'esultanza degli azzurri dopo il gol di Zaccagni - Foto via Sky Sport
Croazia-Italia 1-1, l’esultanza degli azzurri dopo il gol di Zaccagni – Foto via Sky Sport

Mister Personalità: Riccardo Calafiori

Calciatore d’impostazione, marcatore roccioso, mancino educatissimo e smaltato, fisicità e grande temperamento, uomo vitruviano-davinciano d’immaginazione, l’ufficiale delle risalite a rompere le linee, perno carismatico dello scacchiere di Spalletti, Mister Personalità della Nazionale azzurra: talento da vendere per l’atleta di proprietà del Bologna, miglior difensore italiano in circolazione, che determina e incide all’interno del sistema.

Sua l’iniziativa al 97′, una percussione centrale a rompere il blocco croato e a propiziare, con un suggerimento in allungo, la pennellata di Zaccagni. I numeri di Calafiori contro la Croazia sono significativi: 100% cross riusciti, 93% di passaggi riusciti, 3/5 duelli vinti, 73 tocchi totali, 57 passaggi riusciti, 3 occasioni create, 1 assist.

A sintetizzare la prestazione del numero 5 azzurro è Andrea Mitri, ex calciatore del Monza nel 1982/83. Parole che racchiudono l’essenza, l’epica, la magia e la bellezza del calcio: “Fregarsene della zona di competenza, reinventare la costruzione dal basso portando palla senza farla girare, allungare il piede fino a dismisura per effettuare il passaggio. Scardinare le regole e poi restare solo a piangere su di un prato. Nonostante tutto, nel calcio si continua ad inventare”.

croazia italia 1-1
Croazia-Italia 1-1, il pianto liberatorio di Calafiori a fine partita – Foto via Tutto Sport

Approccio compatto, finalizzazione imprecisa

Nel primo tempo la formazione di Spalletti tiene il campo con ordine, reparti corti e distanze equilibrate, con linee molto strette a togliere spazi e verticalità agli Scaccati. La strategia del CT di Certaldo è chiara: costruire dal basso per attirare la pressione della Croazia e uscire in palleggio, cambiando fronte con “sciabolate morbide” (cit. Sandro Piccinini) a pescare la corsa dei fluidificanti (costantemente con i piedi sulle righe) e sfruttare la massima lateralità.

Dimarco e Di Lorenzo spingono in ampiezza sulle corsie esterne, ma peccano nella finalizzazione sbagliando l’ultima scelta, dal cross per l’attacco alla porta di Retegui ai cutback per l’inserimento al limite dell’area dei compagni. La Croazia cerca di imporre il suo ritmo conservando il possesso palla e lavorando sulla mobilità del tridente offensivo, con continue inversioni di posizione fra Kramaric e Pasalic a levare riferimenti ai due centrali azzurri.

Nella ripresa il team di Dalic alza il baricentro, accorcia le marcature e prova a pungere. È Luka Modric, con i suoi 39 anni di calcio poetico e la leggerezza dei numeri primi, a rubare la scena. Al 54′ si fa ipnotizzare su rigore da Donnarumma, ancora decisivo con le sue parate; poi al 55′ sblocca il match con un tapin sotto porta su respinta del portiere azzurro.

La leggerezza difensiva di Bastoni complica la gara dell’Italia togliendo fiducia e convinzione: il pallone scotta, le gambe tremano, la lucidità viene meno, gli errori si moltiplicano. La squadra appare svuotata mentalmente, la Croazia forma una barriera a protezione della propria area, aggrappandosi alla tattica del contenimento e del gioco in ripartenza con transizioni rapide.

Spalletti mette mano allo scacchiere inserendo Frattesi al posto di Pellegrini, Chiesa a destra e Darmian spostato a sinistra con l’uscita di Dimarco. Gli azzurri provano a sviluppare la manovra ma le combinazioni non sono fluide, così come la qualità nella circolazione e la lettura delle situazioni. Gli Scaccati salvaguardano il vantaggio sporcando il gioco avversario e annegando l’Italia con la fisicità e la dominanza nei duelli uomo contro uomo. Nell’ultimi 15 minuti il CT tenta il tutto per tutto, gettando nella mischia Scamacca, Fagioli e Zaccagni e comandando il forcing totale. Saltano schemi, ragionamenti e architetture.

Poi al 98’, quando tutto sembrava perduto, una prodezza del numero 20 azzurro fa esplodere il Lipsia Stadium e i tifosi italiani fissando il punteggio sul definitivo 1-1. Doccia gelata per la Croazia, che incassa il gol della beffa nel recupero e chiude il girone al terzo posto con 2 punti, azzerando le speranze di ripescaggio alla fase a eliminazione diretta.

Croazia-Italia 1-1: l'esultanza di Zaccagni - Foto via Sport Mediaset
Croazia-Italia 1-1: l’esultanza di Zaccagni – Foto via Sport Mediaset

Il merito, la fortuna e la sentenza di Cruijff

L’Italia vola, di nuovo, a Berlino, là dove nel 2006 conquistò il suo quarto Mondiale ai rigori contro la Francia. Sabato 29 giugno alle 18 gli azzurri sfideranno la Svizzera di Yakin, un avversario ostico e non semplice da affrontare, capace di mettere in difficoltà la Germania nell’ultima gara sfiorando persino la vittoria.

Attenzione, concentrazione, abnegazione: la squadra di Spalletti è chiamata ad alzare l’asticella e il livello generale, indipendentemente dai moduli o dagli assetti, migliorando la proposta e gestendo con intelligenza le fasi di gioco, possesso orientato alla ricerca del terzo uomo e alla mobilità degli effettivi, non possesso centrato e pressing sostenuto, ritmo e intensità, transizioni rapide e cattiveria negli ultimi 16 metri. Senza dimenticare lo spirito e la voglia di non mollare del gruppo, imprescindibile, con quel “segnale” in extremis a dare un booster in termini di entusiasmo, energia e mentalità. E a spazzare via le critiche dei rematori nichilisti (è bene ricordare che c’è “Un solo Spalletti di fronte a 60 milioni di allenatori“) dei tifosi che tifano contro a prescindere, di di oracolisti che ripongono le speranze nella Dea Fortuna.

Ma la fortuna nel calcio è un concetto complesso e ininfluente, come ribadito nei mesi scorsi da Pep Guardiola citando il suo maestro di sempre: “Johan Cruijff mi diceva che la fortuna non esiste, e sono abbastanza d’accordo. Alla fine non siamo riusciti a fare gol e basta”.

Croazia-Italia 1-1, l'esultanza di Calafiori al gol di Zaccagni
Croazia-Italia 1-1, l’esultanza di Calafiori al gol di Zaccagni

Giocare e dare il massimo: la lezione di Sacchi

L’Italia invece il gol lo ha realizzato non con fortuna ma con merito, portando la fortuna dalla sua parte con i propri mezzi, con la tecnica e la fantasia, incidendo con una giocata personale di Calafiori e l’invenzione splendida di Zaccagni. Perché il pallone dell’1-1 non è entrato con la forza del pensiero ma con un tiro calibrato, preciso e letale dell’attaccante azzurro. Sotto il 7, a 7 secondi dalla fine.

A riassumere il discorso è una frase di Arrigo Sacchi, estrapolata dal documentario “Arrigo Sacchi – La favola di un visionario” di Nevio Casadio: “Il calcio è uno sport di squadra offensivo che noi lo abbiamo tramutato in uno sport individuale difensivo. Ma quando facciamo squadra tutto cambia. La testimonianza è la vittoria dell’Europeo nel 2020: non fu un miracolo, ma l’impresa di una squadra. Tutti hanno dato tutto quello che potevano dare”.

Dare il massimo sempre: il messaggio migliore da restituire allo sport e a tutto il movimento calcistico azzurro.

BIO: Andrea Rurali
Brianzolo Doc, classe 1988. Da sempre appassionato di cinema, tv, calcio, sport e viaggi.

  • Lavoro a Mediaset dal 2008 e attualmente mi occupo del palinsesto editoriale di Cine34.
  • Sono autore del programma di approfondimento cinematografico “Vi racconto” con Enrico Vanzina e co-regista dei documentari “Noi siamo Cinema” e “Vanzina: una famiglia per il cinema”.
  • Dal 2014 dirigo la rivista web CineAvatar.it (http://cineavatar.it/)
  • Nell’autunno 2022 ho fondato la community Pagine Mondiali e nell’estate 2023 la piattaforma sportiva Monza Cuore Biancorosso.
  • Da agosto 2023 collaboro con la testata giornalistica Monza-News, scrivendo le analisi delle partite dei biancorossi e partecipando alla trasmissione Binario Sport.
  • Dal 2019 collaboro con la casa editrice Bietti, in particolare per la realizzazione di saggi sul cinema inseriti nelle monografie di William Lustig, Manetti Bros, Dario Argento e Mike Flanagan.
  • Tra le mie pubblicazioni, il saggio “Il mio nome è western italiano” nel volume Quando cantavano le Colt. Enciclopedia cine-musicale del western all’italiana (F. Biella-M. Privitera, Casa Musicale Eco, 2017).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Leggi anche