ELOGIO AL PENSIERO DIVERGENTE

Vita che cammina, che abita, che cambia

Ho letto il libro, l’ho letto tutto di un fiato. Ho sottolineato tanto, ho imparato molto, ho ricordato con piacere i trionfi del grande Milan, ma soprattutto ho letto una storia umana, una storia colma di fatica e sofferenza, una storia di possibilità, di rinascita e di sogni. Filippo è riuscito ad “umanizzare” un mondo troppo spesso distante dalla quotidianità sociale delle persone comuni; è riuscito a rendere concreta una dimensione astratta, è riuscito a mettere insieme le sue molteplici vite, parlando ai giovani calciatori, agli allenatori, ai formatori e alle famiglie, attraverso una forma di narrazione generativa. 

La metafora della poetessa Livia Candiani “Fare orto delle nostre vite” sintetizza e abbraccia perfettamente la vita di Filippo, perché diventare “orti” significa essere “coltivabili”; spesso le persone dicono: “Ormai alla mia età certe cose non si cambiano più”. Non è vero. Il libro che può e deve essere letto più volte da prospettive diverse, offre principalmente una visione di vita libera, una visione che si connette con il nuovo senza rinnegare il passato. Filippo è la prova pratica vivente del cervello plastico, l’ultima grande scoperta delle Neuroscienze. 

Ma, andiamo con ordine. Il racconto offre una prospettiva multidisciplinare della vita, riesce a parlare ai giovani calciatori e non di oggi, raccontandogli quanta sofferenza ci sia dietro un sogno, descrive la bellezza allontanandosi dalla cultura moderna della perfezione. Riflette sulla gavetta in Serie C, sugli infortuni, sulle vittorie e le sconfitte, sulle finali vinte da protagonista e su quelle mancate, ma senza mai perdere di vista il privilegio di esserci stato. Nel Filippo giocatore traspare l’anima del guerriero gentile, ambizioso e altruista, emerge una forte personalità che non ha bisogno di schiacciare nessuno, riconoscendo i meriti altrui, grande esempio di umiltà. Badate bene, parliamo di un calciatore che ha vinto tra le altre cose; 5 Campionati Italiani e 3 Champions League. 

Poi c’è il Filippo Galli figlio e padre a sua volta, riuscendo a parlare con grande delicatezza al mondo genitoriale, un mondo fragile che non lo vede escluso. La vita come l’apprendimento richiede momenti di pieno e momenti di vuoto, c’è bisogno di sole e pioggia, di nuvole e vento, di neve e caldo.

La seconda vita professionale invece lo vede coinvolto nuovamente con anima e cuore, lo vede trasformarsi e rigenerarsi più volte. Allenatore prima, Coordinatore Tecnico poi. Filippo offre il meglio di sé insieme a quelli che lui definisce i suoi compagni di viaggio (leggere il libro per scoprirli). È proprio in questa reincarnazione calcistica da giocatore a direttore che si scopre eretico, soprattutto si ri-scopre attento al prossimo e sensibile a ciò che è giusto. Osserva, ascolta, rielabora e perfeziona idee, ha la capacità dei grandi saggi di sospendere il giudizio sull’altro e di accogliere con curiosità tutti; dall’amico campione Marco Van Basten, al ragazzino appassionato di calcio che sogna di fare l’allenatore, con grande umiltà e umanità. Questo è ciò che mi ha impressionato di più quando ci siamo conosciuti telefonicamente, mi ha lasciato impietrito ed emozionato. Io giovane allenatore 30enne, lui campione affermato e direttore prestigioso che mi saluta così: grazie per il tempo che mi hai dedicato

È una scoperta continua la sua, che mette quotidianamente in discussione tutto ciò in cui ha sempre creduto, ma le grandi menti sono così, non si fermano alla loro esperienza soggettiva, vogliono sapere di più, vogliono conoscere altre esperienze, perché l’anima si coltiva con la condivisione e la collaborazione. Diventa quindi naturale per lui avere una costante riflessione pedagogica critica, dove la tensione dialogica all’interno del gruppo di lavoro è vista come condizione necessaria per la comprensione. Il calcio ormai è visto in varie forme, la vita e la sua complessità diventano la similitudine più attuale che si possa avere per questo meraviglioso gioco. La proposta di gioco e la metodologia non sono solo strumenti di apprendimento ma veri e propri contesti trasformativi della persona. 

Noi diventiamo le idee in cui crediamo (Jack Mezirow) 

Ecco Filippo è diventato quello che il Sociologo Statunitense scrisse nel 2012, idee che lo hanno spesso allontanato dal mondo che ama e che in parte l’ha cresciuto, niente però è riuscito a fargli cambiare rotta, restando fedele, ricercando sempre la verità. 

Perché diventi soddisfacente una teoria “studiata”, deve essere convincente non solo da un punto di vista logico-razionale; deve toccarmi nel corpo, parlare di me. (Laura Formenti)

Essere le idee in cui crediamo non implica forse diventare responsabili per esse? Il concetto di responsabilità non è quindi associato soltanto all’azione ma anche al pensiero. Percepire la responsabilità che le idee portano con sé, e metterle in discussione, in un processo continuo di studio e confronti. 

La vita di Filippo Galli andava raccontata, ora va letta!!

BIO: Riccardo Catto

Papà di due meraviglie; Andrea e Vittoria.

Marito di un splendida donna; Carlotta

Laurea in scienze dell’educazione

Tesi; Apprendimento Pedagogico

Master in Pedagogia Montessoriana

– Fc Torino Calcio season 2023/2024 Head Coach U15

-Youth Sector OfK Ostersund Consultant since 2022

– Fc Juventus Head Coach U14 2021-2023

– Fc Juventus Assistent Coach U15 2018-2021 

– Fc Ivrea 1905 Head Coach U19 2016-2018

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