“Per essere grande, sii intero: non esagerare
E non escludere niente di te.
Sii tutto in ogni cosa…”
Con queste parole Fernando Pessoa apriva le soglie dell’intimità per rivolgersi a qualcuno, trasferendo al prossimo l’invito a riflettere e ragionare. Una poesia che lo scrittore portoghese consegna al suo eteronimo Ricardo Reis e manda in stampa alla rivista Presença n. 37 del 1933.
Parole sincere e di esortazione che racchiudono un sguardo morale e il consiglio a conservazione con devozione il proprio animo. Parole che sembrano intercettare il modus operandi di un connazionale di Pessoa, Cristiano Ronaldo, l’uomo dei record, il miglior realizzatore della storia del calcio, giocatore unico col suo movimento perpetuo a infrangere le leggi della fisica e del tempo.
Integrità, rettitudine, completezza: qualità che definiscono l’uomo Cristiano e il personaggio Ronaldo, nella vita e nello sport, nella perseveranza e nel percorso di costruzione del suo talento, allenandolo e portandolo al massimo attraverso il lavoro, l’ambizione e una ferrea mentalità.
Essere forti significa anche essere fragili, senza paura o vergogna, ma con la consapevolezza di dare sfogo alle emozioni. Il pianto è un atto nobile di libertà, segno di un’autodeterminazione che cavalca l’onda dei secoli a partire dai miti omerici dell’antica Grecia – con Achille e il suo tallone che è emblema di vulnerabilità – fino ai simboli delle società postmoderne.
“Uomini, siate umani, è il vostro primo dovere”: la massima di Jean-Jacques Rousseau è un valido esempio di impegno morale e civico, non solo come comandamento dell’io ma anche e soprattutto come precetto del noi, di individui e collettivo.
Essere umani è una virtù. Pura, vera, autentica. E come tale va protetta, a prescindere dalle rigide istanze di un sistema ipertrofico che tende sempre più a comprimere le personalità, talvolta isolandole. Forse aveva ragione Gianluca Grignani quando nel suo brano Liberi di sognare diceva: “e forse non sapremo mai chi siamo, ma siamo quelli che la vita è lacrime, e sappiamo dire no se non è umano”.
LACRIME DI DISPERAZIONE, LACRIME DI GIOIA
Immo homines. Dal pensiero di Seneca alle lacrime di Cristiano Ronaldo: al Deutsche Bank Park di Francoforte accade qualcosa di inaspettato al termine di Portogallo-Slovenia.
3-0 per i lusitani DCR. Dopo calci di rigore. Dopo Cristiano Ronaldo e il suo pianto fanciullesco alla fine dei tempi supplementari, trascinato dalla delusione per aver fallito un penalty al 105’.
Merito di Oblak, abile a balzare come felino sulla linea di porta e a disinnescare il tiro di CR7.
Partita dominata dalla Nazionale di Roberto Martinez, condotta nel gioco e nel possesso palla, ma povera di occasioni. Sussulti improvvisi, qualche chance isolata e punizioni dal limite dell’area: ai lusitani non bastano le oltre due ore di gara per spezzare la Repre, tignosa e ordinata a livello tattico, a ranghi serrati e con una sola dimensione di gioco: recupero palla e ripartenza.
Gli sloveni si abbassano oltre misura nella ripresa, schiacciati dall’offensiva sempre più caparbia dei portoghesi. Ma il gol non arriva. Ronaldo e compagni attaccano a testa bassa, gli alfieri di Kek resistono e al 61’ sciupano persino un’incredibile occasione con Sesko che inciampa davanti a Diogo Costa e mette a lato. All’89’ è ancora una volta Oblak a blindare la porta, bloccando in area di rigore la conclusione potente di Ronaldo.
Nei tempi supplementari saltano gli schermi, l’inerzia prende il sopravvento, le energie si assottigliano. Al 95’ Verbic non trova la porta pescando la deviazione di Ruben Dias, poi al 103’ si prefigura il climax della partita. Orsato assegna il penalty, CR7 si presenta sul dischetto, calcia forte sull’angolo destro ma è di nuovo Oblak a compiere il miracolo, con un riflesso clamoroso. Al 115’ Sesko si divora letteralmente il match point trovando la respinta di un provvidenziale Diogo Costa, che rimanda il discoro qualificazione ai rigori.
L’ESSENZA PROFONDA DELLO SPORT
Al momento della scelta dei tiratori, Ronaldo si abbandona in tutta la sua abissale amarezza: scoppia a piangere, chiede scusa ai compagni, ci mette la faccia, sente il peso della maglia e la responsabilità, respira col suo popolo ed entra in contatto coi sentimenti della gente.
A 39 anni suonati e una voglia matta di lasciare ancora il segno, il GOAT portoghese si spoglia dei suoi gradi e, da Re Nudo, abbraccia l’essenza più profonda del calcio, il legame col pallone, il desiderio di competere per vincere, la passione totale per il gioco. Il tutto restituendo al mondo una lezione di umanità che trascende i brand, il business e i milioni.
“Soffrire e piangere significa vivere” sottolineava Dostoevskij. Verità.
Lo sfogo di Cristiano Ronaldo è un inno allo sport, alla sua bellezza e complessità. Dal tormento per l’errore all’estasi per il successo: un momento toccante, con tutti i calciatori della Seleção das Quinas a rincuorare il proprio leader. Lacrime che rappresentano il valore di un’intera carriera, la fatica e il sacrificio di un professionista encomiabile che ha conquistato traguardi straordinari. E non c’è cosa più pura delle lacrime dei grandi.
Grandi, come le prodezze di Diogo Costa, eroe di giornata, nell’ultimo extra atto del match.
3 rigori su 3 neutralizzati: l’estremo difensore del Porto sforna parate strepitose che traghettano i lusitani ai quarti di Euro 2024 grazie anche alle trasformazioni di Cristiano Ronaldo, Bruno Fernandes e Bernardo Silva. Il team di Martinez passa non senza difficoltà, contro una Slovenia che tiene botta fino alla fine, sorretta da un monumentale Jan Oblak.
Poi, quando il cerchio si stringe, i valori emergono. E così il Portogallo avanza, al grido di “Duri a morire” (come il film Die Hard con Bruce Willis), e lancia il guanto di sfida alla Francia di Mbappè e Griezmann, vincitrice nell’altro ottavo contro il Belgio per 1-0.
BIO: Andrea Rurali
Brianzolo Doc, classe 1988. Da sempre appassionato di cinema, tv, calcio, sport e viaggi.
- Lavoro a Mediaset dal 2008 e attualmente mi occupo del palinsesto editoriale di Cine34.
- Sono autore del programma di approfondimento cinematografico “Vi racconto” con Enrico Vanzina e co-regista dei documentari “Noi siamo Cinema” e “Vanzina: una famiglia per il cinema”.
- Dal 2014 dirigo la rivista web CineAvatar.it (http://cineavatar.it/)
- Nell’autunno 2022 ho fondato la community Pagine Mondiali e nell’estate 2023 la piattaforma sportiva Monza Cuore Biancorosso.
- Da agosto 2023 collaboro con la testata giornalistica Monza-News, scrivendo le analisi delle partite dei biancorossi e partecipando alla trasmissione Binario Sport.
- Dal 2019 collaboro con la casa editrice Bietti, in particolare per la realizzazione di saggi sul cinema inseriti nelle monografie di William Lustig, Manetti Bros, Dario Argento e Mike Flanagan.
- Tra le mie pubblicazioni, il saggio “Il mio nome è western italiano” nel volume Quando cantavano le Colt. Enciclopedia cine-musicale del western all’italiana (F. Biella-M. Privitera, Casa Musicale Eco, 2017).