EURO ’24 – PRE GARA – SEMIFINALI: SPAGNA-FRANCIA

Se Spagna-Germania rappresentava ragionevolmente una sorta di finale anticipata poiché metteva al reciproco cospetto le due compagini più belle della contenutisticamente scarna rassegna continentale di scena all’interno dei confini teutonici (epiteto giustificato a posteriori da un incontro esaltante, pittoresco, tatticamente ed agonisticamente di rilievo assoluto), la gara di quest’oggi fra i sopravvissuti iberici e l’altra metà dei Pirenei racchiude ulteriormente il meglio del calcio europeo non già per l’espressione di cui si è sinora rivestita la Francia (oltremodo pallida, fioca, individualmente  statuaria ma tutt’altro che elegante e dominante), quanto perché sintesi suprema di antipodi allo stesso modo valenti: la “roja”, sin qui sempre vincente, è indubitabilmente la selezione che ha sciorinato il calcio migliore del panorama europeo, rimarcando peculiarità storicamente tipiche della tecnicamente elevata scuola spagnola; la Francia, benché stranamente abulica e con l’amaro record di un penultimo atto conquistato senza che alcuna delle marcature caratterizzanti la balbettante cavalcata continentale sia giunta su azione da prodezze di matrice autoctona, detiene ancora, va da sé, lo scettro di formazione migliore per qualità individuale, nonostante le non esaltanti performance degli elementi chiamati a fare la differenza, Mbappè su tutti.

È per questo che Deschamps è frettolosamente chiamato ad estrarre dai vice-campioni del mondo in carica quanto meno quella personalità, quella rabbia agonistica, quegli assopiti tratti confacenti ad una mentalità più consona al valore intrinseco dei più volte vincenti fuoriclasse in maglia transalpina, per far sì che l’incontro con la brillante selezione di uno straordinario De la Fuente acquisisca i contorni di una partita da tramandare ai posteri.

Anche perché, ca va sans dire, è doveroso riecheggiare fattori di natura squisitamente statistica volti a delineare l’importanza planetaria delle due compagini negli ultimi venticinque anni di storia del football: dal 1998, anno del primo trionfo mondiale dell’antica Gallia all’interno delle mura domestiche (sublimato dalle auliche prodezze di Zinedine Zidane, peraltro autore di una doppietta in finale e conseguentemente pallone d’oro per la dittatura tecnica imposta), la Francia ha preso parte a quattro atti conclusivi della più importante manifestazione internazionale nella totalità delle sette edizioni disputate ex eo tempore.

Al successo contro il Brasile nell’ultima rassegna iridata dello scorso secolo vanno infatti aggiunte le finali perse contro Italia e Argentina soltanto dopo i calci di rigore nel 2006 e nel 2022 e il titolo conseguito nel 2018 ai danni della Croazia, il secondo nella storia.

In questo stesso arco temporale i “galletti” hanno dominato di meno la scena continentale rispetto a quella planetaria pur disputando due atti conclusivi nei campionati europei, trionfando nel 2000 contro gli azzurri di Dino Zoff, amaramente caduti dinanzi alla rete di Trezeguet e or dunque condannati dalla discutibile regola dell’allora (e per poco tempo) vigente “golden gol”, e capitolando all’interno dei confini contro il Portogallo otto anni fa.

Il computo totale, ergo, è di sei finali negli ultimi 26 anni fra Mondiali ed Europei (con la straordinaria prospettiva del settimo sigillo in caso di successo odierno sulla Spagna), con tre successi e altrettante sconfitte.

La Spagna, dal canto suo, ha collocato in bacheca tre dei quattro maggiori titoli internazionali della propria storia (il trionfo contro l’Unione Sovietica a Madrid del 1964 apre la cronologia storica) nell’irripetibile quadriennio caratterizzante i moti di rivoluzione fra il 2008 e il 2012: due campionati europei surclassando Germania e Italia ed il titolo mondiale sudafricano del 2010 soffrendo più del previsto contro la sempiterna declassata Olanda.  

Successivamente inanellate delusioni in alcuni casi oltremodo penalizzanti il reale valore della rosa di volta in volta a disposizione, la Spagna è però reduce dalla semifinale persa dal dischetto contro l’Italia tre anni or sono e dal successo in Nations League contro la Croazia alla terza edizione del discusso torneo organizzato dall’UEFA in sostituzione di amichevoli per lo più inutili e volto, per darne un senso, altresì a delineare le fantomatiche griglie per le qualificazioni mondiali ed europee.

Un progetto che si fonda sulla coesione tecnica ed umana di un gruppo fondamentalmente cresciuto insieme nel percorso delle diverse selezioni giovanili e guidato nella crescita dall’attuale commissario tecnico: la Spagna non può replicare le gesta individuali di una generazione che ha sostanzialmente racchiuso il meglio del calcio iberico (e non solo) di ogni epoca ma ha ampiamente dimostrato quanto elevata sia la caratura degli attuali protagonisti e quanto l’espressione collettiva possa esaltare i limiti individuali.

Dani Olmo, in rete contro la Germania e verosimilmente uno dei giocatori più sottovalutati del panorama europeo, sarà chiamato a sostituire Pedri, il cui torneo si è concluso nel momento dell’impatto falloso con Toni Kroos: diverse le situazioni di Carvajal e Le Normand, squalificati ma disponibili in caso di passaggio del turno, e sostituiti presumibilmente da Jesus Navas e Nacho. Assenze sicuramente pesanti che potrebbero influire sull’andamento dell’incontro; la Francia, dal canto suo, abbraccia nuovamente Rabiot ed è alle prese con alcuni ballottaggi di natura tattica ed individuale: in base al sistema di gioco scelto saranno sciolti i dubbi sull’impiego dei vari Camavinga, Kolo Muani, Dembele e Thuram.

Difficilmente Deschamps si presenterà al cospetto della Spagna diminuendo le forze nel reparto nevralgico per affidarsi ad un offensivo 1-4-2-3-1: a Rodri, Fabian Ruiz (probabilmente due dei cinque migliori calciatori della corrente edizione)e Dani Olmo non può essere spianata la strada di un dominio territoriale già concettualmente intrinseco .

Kante, Tchouameni e Rabiot dovranno innalzare, come l’intera selezione transalpina, il livello complessivo: con una retroguardia per i due quarti nuova spetterà a Mbappè e ai colleghi di reparto indirizzare la qualificazione e ottenere la finale di Berlino.

BIO: ANDREA FIORE, con DIEGO DE ROSIS, gestisce la pagina INSTAGRAM @viaggionelcalcio.

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