IL COMMISSARIO ZLATAN E IL GIALLO DEL NUMERO 9

C’era un identikit, un fortissimo indiziato, uno sulle tracce del quale il Milan era da mesi e mesi: Joshua Zirkzee, eccellente profilo segnalato in molte stazioni. Grande fisico, grande tecnica, bella età, mentalità (dicono) da registrare, però ci siamo. Cosa ha impedito la sua cattura? Qualche non trascurabile incaglio sulla strada della soluzione al problema. Primi interrogativi legati al suo ruolo, alle sue mansioni: centravanti? Trequartista? Seconda punta? Esterno? Dice: l’hanno seguito per una stagione, avranno capito… Già. Poi però al comando è arrivato Paulo Fonseca, il quale nella conferenza stampa dell’8 luglio ha espresso un concetto molto chiaro: “Dovrà essere uno d’area, lavorerà da solo e in spazi stretti”. Ecco quando forse ha iniziato a dissolversi l’identikit dell’olandese quale toccasana della prima fila rossonera presente e futura. A quel punto probabilmente persino i giochi al rialzo del suo rappresentante Kia (commissioni da 8, 10, poi 15 milioni a fronte di una clausola da 40) sono diventati secondari e il commissario Zlatan, insieme con il fido Moncada, ha dirottato altrove le attenzioni. 

Artem Dovbyk, per esempio, madre mia come mi piace! Dico madre mia perché è un’espressione tipica spagnola, questo ragazzone di 27 anni per 189 centimetri di altezza infatti gioca a Girona dove nell’anno del miracolo (l’ultimo) del piccolo club, ha giocato 36 partite e segnato 24 gol, niente meno. Mancino, per molto tempo lontano dai radar dei grandi club – in precedenza aveva giocato 3 stagioni nel Dnipro con 71 presenze e 44 reti – ma perno della Nazionale dell’Ucraina (31 partite, 10 gol), è sbocciato un po’ tardi. Prezzo ragionevole, perplessità sulle sue doti reali rispetto allo statino.

Lasciatemi pensare che Romelu Lukaku sia stato un grande fumo sprigionato dalla cappa del suo manager: dopo una stagione alla Roma onestamente senza infamia e senza lode, divenuto nomade in prestito da 5 stagioni di cui 2 di ritorno (una al Chelsea e una all’Inter), questo ragazzone belga sembra esprimersi alla grande solo sotto l’ala di Antonio Conte, il quale ha per lui una cotta tattica singolare. Un gioco da ragazzi tirare la corda con il Napoli, buttandoci in cagnara anche l’interesse del Milan: il club rossonero è famoso per i suoi silenzi, anche in tema di smentite, quindi tirarlo in mezzo ogni 3 per 2 è gratis e funzionale.

Ecco allora il manifesto di Santiago Gimenez (tra i “Reward”, i ricercati, in un western che si rispetti non manca mai un messicano), sbocciato al Feyenoord nelle ultime 2 stagioni con 38 reti in 62 partite, ma solo 4 in 30 presenze con la Nazionale che però non è esattamente uno squadrone: se n’è andata quatta quatta dalla Copa America in corso di svolgimento, segnando un solo gol nell’unica vittoria sulla Jamaica, 0-0 con l’Ecuador, sconfitta 1-0 dal Venezuela e arrivederci. Normolineo, buon prezzo, ma la resa?

E poi Jonathan David, che Fonseca ha innaffiato a Lilla nelle ultime 2 stagioni trasformandolo da uomo d’area a centravanti capace di tessere le fila. Ha bei numeri, il piccoletto canadese (180 centimetri per 70 chili) di 24 anni: prima 26 gol in 50 partite al Gent, poi appunto al Lilla dal 2020 un bottino da 71 gol in 146 partite. E con la sua Nazionale dell’edera rossa, un pochino meglio del Messico persino, 27 reti in 53 gare. 

Adesso sembra che il giallo del numero 9 stia per essere risolto dal commissario Zlatan: ha parlato manifestamente di poco tempo, di aver centrato di bersaglio individuato a suo tempo. Colpo a sorpresa: Alvaro Morata, summa e sunto di tutte le puntate precedenti, perché lo spagnolo ha esperienza, tecnica, senso del gol e della partecipazione, un prezzo ragionevole, rispecchia quelle caratteristiche indicate da Fonseca. Girovago del gol tra Torino, Madrid ambo i lati e Londra, 32 anni il prossimo 23 ottobre, amante delle coccole della stampa, del club, dell’allenatore, dei compagni e dei tifosi, è per questo un po’ riottoso adesso con la sua nazione. L’Europeo è sotto allo striscione del traguardo per le furie rosse, le furie rossonere non dovranno aspettare a lungo per sapere.

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.

5 risposte

  1. Tutto bello, tutto preciso, tranne il racconto su Zirkzee. La voglia nascosta tra le righe di giustificare il fallimento della trattativa dicendo che non è il profilo cercato da Fonseca mi sembra non corretto e mi meraviglio molto che venga date.

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