L’UTILIZZO DEI GPS NEL CALCIO – 1 – ANALISI “ORIGINALE” DELLE AZIONI AD ALTA INTENSITÀ IN UNA SQUADRA “PRIMAVERA 3” ED IMPLICAZIONI PER L’ALLENAMENTO

INTRODUZIONE AGLI ARTICOLI DEL PROF. GUALTIERI DOMENICO

Inizia, con questa prima pubblicazione ( saranno 7), un interessante serie di articoli di Gabriele Toschi. Conosco Gabriele da molti anni, abbiamo frequentato insieme il corso per preparatore atletico professionista a Coverciano. Era l’anno 2002. In questi vent’anni e più, abbiamo sempre continuato a sentirci ed ho sempre avuto modo di apprezzarne la curiosità e la competenza.

Credo che Gabriele Toschi sia tra i maggiori esperti conoscitori di informazioni ricavate dai GPS ed applicate al gioco del calcio con cui io abbia avuto modo di confrontarmi.

Non tutte le informazioni ricavate da questo strumento (GPS) sono ugualmente precise, non tutti modi di elaborare i dati sono ugualmente corretti e, soprattutto, non tutte le scelte dei dati osservati sono sensate, utili e oneste.

Spesso, alcuni dati utilizzati, sono del tutto inutili alle scelte applicative dell’allenamento ed al miglioramento della prestazione calcistica, viceversa sono utilizzati per consuetudine o ancora per darsi un’aurea di competenza dietro numeri matematici, come se il numero di per sè fornisse garanzia di oggettività e pertinenza al contesto. Gabriele Toschi, per il grande lavoro svolto in più di vent’anni, si distacca da queste consuetudini ed attraverso questa serie di articoli, condivide con noi, un differente approccio alla scelta dei dati, permettendoci di ragionare su informazioni che possano, finalmente, avere maggiore senso e coerenza con il gioco del calcio.

ARTICOLO 1

Negli ultimi anni, nel mondo dello sport, si sono moltiplicati e perfezionati i sistemi di monitoraggio degli allenamenti e delle gare. Il calcio non ha fatto eccezione. Il volume di dati raccolti è diventato così grande da richiedere esperti per il loro trattamento e interpretazione.

L’analisi dei dati ha catturato la mia attenzione, in particolare la tecnologia GPS, attualmente la più utilizzata nel calcio per monitorare gli allenamenti e, a livello medio e basso, anche le partite. Il vantaggio di questa tecnologia è che consente di raccogliere informazioni mentre il calciatore gioca, monitorando come i vari parametri si sviluppino durante il gioco.

Le informazioni fornite dai software che analizzano i dati GPS sono molto utili, ma spesso non rappresentano chiaramente i movimenti. Ad esempio, parametri come le accelerazioni intense, le azioni metabolicamente impegnative e la distanza ad alta intensità sono diffiicili da associare a una specifica tipologia di movimento. È proprio questo il punto che mi ha stimolato a rielaborare i dati, affinché dai numeri potessero emergere azioni e movimenti riproducibili.

Avere tali informazioni può aiutare a creare contesti in cui osservare e correggere i movimenti, migliorando il trasferimento delle attività di allenamento alla performance. Riuscire a rilevare movimenti specifici permette di contestualizzarli nelle complesse dinamiche del gioco, fatte di interventi neuromuscolari, dinamiche tecniche, tattiche, emotive e relazionali.

Attraverso dei piccoli algoritmi applicati ai dati grezzi dei GPS ho individuato alcune tipologie di movimento:

  • azioni di scatto individuando le varie sottofasi: o accelerazione iniziale o progressione o velocità massima
  • corsa curvilinea
  • azioni di frenata
  • azioni di cambio di direzione
  • azione di riaccelerazione dopo una frenata La rilevazione di questi dati ha fornito elementi molto utili per il monitoraggio e la presa di decisioni nella strutturazione degli allenamenti e dei percorsi individuali di crescita dei calciatori. Vi presenterò i dati e le mie considerazioni per ogni tipologia di azione, per fare ciò farò principalmente riferimento ai dati raccolti su una squadra partecipante al campionato di primavera 3. I valori di riferimento in partita sono stati calcolati in base alla registrazione delle 11 partite disputate in casa, sono rientrati nel calcolo della media di squadra solo i calciatori che hanno giocato almeno 70’. I giocatori con dati che rispettassero questo criterio di inclusione sono stati 21 per un totale di 86 registrazioni. I dati registrati sono poi stati normalizzati su 90’, per cui la media di squadra si riferisce al numero di azioni svolte in 90’.

Ho avuto la possibilità di confrontare questi dati con quelli relativi ad una squadra partecipante al campionato di primavera 1 che utilizzava lo stesso modello di gps. Questo aspetto è molto importante quando andiamo a confrontare i dati perché le case produttrici impostano filtri di varia natura nella registrazione per cui, se non rispettiamo questo criterio, rischiamo di confrontare mele con pere.

Per limitare le possibilità di errore, la letteratura scientifica consiglia di monitorare ogni atleta con lo stesso dispositivo durante la stagione perché sono stati rilevati valori discordanti anche tra dispositivi della stessa marca e stesso modello (Bucheit, 2014).

Per questa squadra di primavera 1 sono state monitorate 8 partite, ho considerato gli stessi criteri di inclusione dei dati della squadra di primavera 3 e ho avuto 72 registrazioni valide da 20 giocatori.

Nell’analisi delle esercitazioni di allenamento farò riferimento ai dati di 2 esercitazioni che estremizzano il concetto di spazio disponibile per giocatore, questo consente di analizzare quali siano le azioni maggiormente stimolate in situazioni che si allontanano molto dal modello prestativo.

La prima esercitazione è un 4 contro 4 con portieri in gabbia (campo 50x40m, completamente recintato con muretto e rete, la palla non può mai uscire, 2 porte regolamentari). L’altra è un 7 contro 7 più portieri, a tutto campo, con marcatura a uomo. Entrambe le esercitazioni si sono svolte senza regole o restrizioni particolari.

LE AZIONI DI SCATTO
Le azioni di scatto sono state individuate iniziando da una fase di accelerazione intensa di almeno 4 decimi di secondo e terminando con una frenata intensa o un calo di velocità progressivo per almeno 6 decimi di secondo. La lunghezza minima di tale azione, per essere percepita visivamente, è stata definita in 5 metri.

In questa azione di scatto ho individuato 3 sottofasi che implicano diverse azioni biomeccaniche:

1. La fase di accelerazione iniziale nei primi 5 metri.

2. Una fase di progressione o aumento di velocità tra i 5 e i 20 metri.

3. Una fase di picco di velocità.

ACCELERAZIONE INIZIALE
Studiando ciò che avviene in partita e prendendo in esame la fase di accelerazione iniziale (Fig. 1), vediamo che la quantità di scatti che partono sostanzialmente da fermo (0-3,6 km/h) rappresenta solo il 35%. Questo dato dovrebbe indurre noi preparatori atletici a riflettere su come alleniamo questa capacità e a considerare le differenze di intervento muscolare tra una partenza da fermo e una partenza “lanciata”.

Inoltre, questi dati ci portano a riflettere sulle esercitazioni di allenamento. In Figura 2 riporto i dati risultanti dal monitoraggio del 4 contro 4 in gabbia e del 7 contro 7 a tutto campo confrontati con i dati della partita.

Nell’esercitazione in gabbia (con spazi ridotti rispetto alla partita) si ha un incremento della distribuzione delle accelerazioni iniziali nelle 2 fasce di velocità iniziale più basse (0-3.6 kmh e 3.6-7.2 kmh), mentre c’è esattamente un comportamento opposto nel 7c7 a tutto campo (dove gli spazi sono maggiori rispetto a quelli in partita).

Questa semplice osservazione rende evidente come esercitazioni diverse possano manipolare le tipologie di azioni richieste, e come la loro “miscelazione” sia fondamentale per stimolare in modo e&icace tutte le richieste della partita.

Considerando le intensità massime nelle azioni di accelerazione in partita e confrontandole con i massimi risultati raggiunti nei test o in altre attività di allenamento, possiamo trarre ulteriori considerazioni per migliorare la performance dei calciatori.

Nella Figura 3 sono riportati i dati di un attaccante centrale con ottime doti di velocità. Per questo atleta, si nota come in partita raggiunga i valori massimi nelle zone di velocità iniziale > 7,2 km/h e sia abbastanza vicino al massimo nelle altre. Possiamo dedurre che la partita solleciti al massimo le sue potenzialità, per cui si può considerare un lavoro di miglioramento dell’aumento del potenziale organico di accelerazione iniziale.

Figura 3

Figura 3: Nella tabella sono riportati i dati massimi della dierenza di velocità nei primi 5 metri di un giocatore di primavera 3 ruolo attaccante.
I valori sono calcolati come segue:
delta velocità = velocità massima raggiunta entro i primi 5m – velocità iniziale dello scatto.

Sono riportati i dati massimi registrati in partita e i valori massimi in assoluto che comprendono: tutte le partite, tutti gli allenamenti e tutti i test da campo svolti.

Al contrario, il giocatore con i dati riportati in Figura 4, in partita, rimane sempre lontano dai suoi parametri massimi. Per questo calciatore, il primo aspetto da considerare è quello tecnico, per individuare eventuali limiti che condizionano un’espressione lontana dal suo massimo potenziale. Solo in seconda battuta si può prendere in considerazione un lavoro di miglioramento del potenziale organico di accelerazione iniziale.

Figura 4

Figura 4: Nella tabella sono riportati i dati massimi della dierenza di velocità nei primi 5 metri di un giocatore di primavera 3 ruolo centrocampista.

Dall’analisi di questi dati, altre indicazioni importanti possono emergere dal confronto di diversi livelli di prestazione. In Figura 5 si vede come, in un campionato di livello tecnico più alto, le richieste di forza o di abilità motoria nel gesto specifico (legate alla fase di accelerazione iniziale) siano maggiori. Questo suggerisce che un giocatore di Primavera 3, per crescere di livello, dovrebbe lavorare sulla capacità di produrre alte accelerazioni iniziali in fase di gioco.

Figura 5

Figura 5: Nella tabella è riportata la media di squadra dei dati massimi della dierenza di velocità nei primi 5 metri relative a gare di campionato primavera 1 e primavera 3.

IN SINTESI
Analizzando le dinamiche delle partite, emerge che solo il 35% degli scatti inizia da fermo (0- 3,6 km/h). Questo dato ci invita a riflettere su come allenare questa capacità e a considerare le di&erenze muscolari tra una partenza da fermo e una in corsa.

Nelle sessioni di allenamento, come il 4 contro 4 in spazi ristretti e il 7 contro 7 a campo intero, si osservano di&erenze significative nelle accelerazioni iniziali. Nei giochi in spazi ristretti, aumenta la frequenza delle accelerazioni nelle velocità iniziali più basse (0-3,6 km/h e 3,6-7,2 km/h), mentre nel 7 contro 7 a campo intero, con spazi maggiori, si verifica l’opposto. Questo dimostra come diverse esercitazioni possano modulare i tipi di azioni richieste, suggerendo la necessità di variare gli esercizi per stimolare e&icacemente tutte le richieste della partita.

Confrontando le intensità massime di accelerazione in partita con i risultati dei test di allenamento, possiamo ottenere ulteriori indicazioni per migliorare le performance dei calciatori. Per esempio, un attaccante centrale con buone doti di velocità raggiunge in partita valori massimi nelle fasce di velocità iniziale sopra i 7,2 km/h, indicando che la partita sfrutta al massimo le sue potenzialità. Pertanto, è opportuno lavorare sul miglioramento del suo potenziale di accelerazione iniziale.

Al contrario, un centrocampista che non raggiunge i suoi massimi valori in partita deve prima concentrarsi sugli aspetti tecnici per individuare eventuali limiti, prima di lavorare sul miglioramento dell’accelerazione iniziale.

L’analisi dei dati tra diverse categorie di prestazione mostra che, in campionati di livello tecnico più alto, le richieste di forza e abilità motoria sono maggiori. Questo suggerisce che un giocatore di Primavera 3 dovrebbe lavorare sulla capacità di produrre alte accelerazioni iniziali per poter crescere di livello.

In partita gli scatti con partenza sostanzialmente da fermo (0-3.6 kmh) rappresenta solo il 35% di tutti gli scatti e&ettuati.

Nelle esercitazioni con spazi ridotti rispetto alla partita si ha un incremento della distribuzione delle accelerazioni iniziali nelle fasce di velocità iniziale più basse (0-3.6 kmh e 3.6-7.2 kmh).
Il confronto tra il livello di accelerazione raggiunto in partita e il massimo assoluto può dare indicazioni importanti per definire gli obiettivi di allenamento individuali.
Aumentando il livello di competizione (da primavera 1 a primavera 3) è richiesta una maggior performance di accelerazione iniziale.

BIO Gabriele Toschi:

Nato a Lucca il 19/04/1973

Laureato in scienze motorie, Insegnante di sostegno scuola media.

Preparatore atletico prime squadre maschili (tra le altre Livorno, Pistoiese, Siena, L’Aquila), femminili (Aglianese, Lucchese) e settore giovanile.

Preparatore atletico di prime squadre di basket e pallavolo.

Affascinato da tutti gli sport e dai loro risvolti culturali e sociali. Appassionato di innovazione e credo che la tecnologia nel calcio possa aiutare ad avere una comprensione sempre più approfondita delle dinamiche di gioco.

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