INTRODUZIONE
Nel calcio, l’arte di frenare correttamente è una competenza spesso sottovalutata, ma assolutamente fondamentale per ogni giocatore. Ogni sprint o cambio di direzione comporta una decelerazione, e i calciatori devono saper gestire questa fase per evitare infortuni e migliorare le prestazioni. Alcuni autori nella ricerca scientifica internazionale (Harper, Dos Santos, McBurnie) considerano l’allenamento di questa capacità come un “vaccino” per prevenire lesioni muscolari.
I calciatori frenano con diverse strategie a seconda delle situazioni di gioco: possono rallentare progressivamente oppure frenare bruscamente. Quest’ultima modalità sviluppa intense sollecitazioni sugli arti inferiori, che solo una buona tecnica di frenata può gestire in modo ottimale sia per la performance che per la prevenzione degli infortuni.
I software in commercio che analizzano i dati dei gps utilizzano varie soglie di decelerazione e di durata per contare le frenate, nessuno di quelli che ho utilizzato prende in considerazione un’azione sufficientemente ampia da poter essere considerata una frenata completa.
Avendo bisogno di superare questa carenza per confrontare quello che avviene con la palla e quello che proponiamo sul campo, sia a livello di esercitazioni di agility che a livello di forza specifica. Per far ciò sono andato ad individuare tutte quelle azioni che prevedessero una decelerazione intensa (<-2m/s), un calo di velocità costante tenuto per almeno 6 decimi di secondo e che tale azione proseguisse fino ad un arresto completo. Per evitare disturbi dovuti al movimento del tronco (dove è posto il GPS) e azioni successive alla frenata, ho considerato la frenata terminata al raggiungimento dei 6 km/h.
IN PARTITA
Secondo questi criteri, la nostra squadra di Primavera 3 (11 partite analizzate, 21 giocatori, 86 registrazioni valide) ha registrato 78 frenate a partita per giocatore (Fig. 15). La maggior parte di queste avviene partendo da velocità basse (<15 km/h). In situazioni di velocità superiori a 20 km/h, abbiamo una media di 10,8 eventi per calciatore (14% di tutte le frenate). Considerando che le azioni totali sopra i 20 km/h erano circa 33 a giocatore, possiamo dedurre che non sempre le situazioni di gioco richiedono una frenata intensa per ridurre la velocità. Quindi, quando non necessario, l’atleta opta saggiamente per un decalage meno traumatico e impegnativo.
FIGURA 15
Figura 15: In tabella numero di frenate registrate in partite di primavera 3. Sono riportate la media ± deviazione standard. Le frenate sono suddivise in base alla velocità iniziale di inizio della frenata stessa. Nella seconda riga è riportata la distribuzione percentuale degli eventi in base alla velocità iniziale.
Passando ad una analisi qualitativa del movimento, e per avere idea delle forze in ballo, ho considerato l’intensità della frenata come la media di decelerazione durante tutta l’azione, perché fosse più comprensibile ho utilizzato un’unità di misura poco convenzionale: kmh/s. Questa scelta mi è sembrata la migliore per mettere in relazione la velocità (in kmh che per molte persone è più facilmente rappresentabile rispetto ai m/s, e i secondi che sono un’unità di misura adeguata per ra4igurarsi delle azioni osservabili a “occhio nudo”). In sostanza ogni frenata è valutata in base a quanti kmh di velocità si riescono a diminuire ogni secondo di azione.
La figura 16 riporta le intensità di frenata ed evidenzia come le intensità maggiori si ottengano a partire da velocità più basse, segno che le forze in ballo nelle alte velocità richiedano strategie di frenata che puntino ad una gestione meno traumatica.
FIGURA 16
Figura 16: In tabella intensità della frenata calcolata come di#erenza di velocità tra inizio e fine della frenata in rapporto alla durata della stessa. Il dato è espresso in kmh/s, l’intensità di squadra è calcolata come la media del valore massimo raggiunto da ogni calciatore.
Sono riportate la media ± deviazione standard.
IN ALLENAMENTO
Analizzando le frenate durante un’esercitazione in gabbia (4c4 + portieri, campo 50×40 completamente recintato, (Fig. 17), si nota come siano sollecitate principalmente le frenate con velocità iniziale <20 km/h. Questo è prevedibile, dati gli spazi stretti e la rarità di azioni ad alta velocità in questa esercitazione. Quindi se pensiamo di allenare le frenate con questa esercitazione dobbiamo considerare che non alleniamo tutto lo spettro possibile delle frenate che avvengono in partita.
Fig. 17
Figura 17: In tabella numero di frenate registrate durante un’esercitazione in gabbia.
Le frenate sono suddivise in base alla velocità iniziale di inizio della frenata stessa, è riportato il numero medio di azioni per giocatore.
Nella prima riga sono riportati i valori in partita, nella seconda riga sono riportati i valori dell’esercitazione in gabbia.
Per ogni categoria di velocità sono riportati: il numero di eventi totale, il numero di eventi al minuto, la di#erenza in percentuale tra gli eventi al minuto dell’esercitazione e gli eventi al minuto della partita.
Sono evidenziati in arancio i valori >200%, in giallo i valori >150%, in rosso i valori inferiori al 90%.
Anche considerando le intensità raggiunte (Fig. 18), vediamo che si raggiungono intensità vicine a quelle delle partite solo nelle categorie di velocità inferiori ai 20 km/h. Questi valori, intorno al 90%, abbinati al numero elevato di eventi al minuto, indicano che questa esercitazione stimola più la parte quantitativa dell’allenamento di frenata a velocità medio- basse. Per un allenamento qualitativo di questa tipologia di frenata, è necessario utilizzare altre esercitazioni. Nella mia esperienza ho notato che nelle esercitazioni con la palla si raggiunge questo obiettivo quando proponiamo situazioni con ampi spazi e diamo l’indicazione ai ragazzi di andare in pressing. Invece, se programmiamo delle esercitazioni senza palla, dobbiamo considerare che per poter frenare da velocità superiori a 20 kmh il calciatore ha bisogno di almeno 15m per poter raggiungere quelle velocità.
Figura 18
Figura 18: In tabella l’intensità delle azioni di frenata registrate durante un’esercitazione in gabbia.
Nella prima riga sono riportati i valori in partita, nella seconda riga sono riportati i valori dell’esercitazione in gabbia.
Le frenate sono suddivise in base alla velocità iniziale di inizio della frenata stessa, per ogni categoria di velocità sono riportate: la decelerazione media dell’azione di frenata, la di#erenza in percentuale l’intensità dell’azione durante l’esercitazione quella in partita. La media è calcolata considerando la frenata più intensa per ogni calciatore.
Le medie delle categorie di velocità >25kmh e 25-20kmh sono condizionate dal fatto che alcuni calciatori non hanno svolto nessuna di queste azioni durante l’esercitazione per cui è stato considerato il valore 0.
Sono evidenziati in rosso i valori inferiori al 90%.
Un altro concetto introdotto negli ultimi anni da alcuni studiosi (Harper su tutti) riguarda la ripartizione delle forze di frenata durante l’azione. In particolare, si ritiene che una ripartizione il più equa possibile tra la prima parte della frenata e la seconda parte garantisca una migliore performance e una migliore salvaguardia dell’integrità muscoloscheletrica delle componenti coinvolte in questa azione (Fig. 19).
Figura 19
Fig. 19: grafico del profilo forza velocità istantaneo in azione di frenata. (D. Harper).
A questo scopo, la fase di frenata viene suddivisa in due parti: la prima parte dal picco di velocità fino al 50% della velocità, e la seconda parte dal 50% della velocità fino all’arresto. Quanto più il rapporto percentuale tra la prima e la seconda fase della frenata si avvicina al 100%, tanto più efficace e “salutare” viene considerata la strategia di decelerazione. I dati riportati in figura 19 e in letteratura fanno riferimento a test di valutazione. Applicando questo concetto alla mia analisi, ho considerato come test la frenata più intensa registrata in ogni categoria di velocità per ogni calciatore in partita (Fig. 20).
Figura 20
Figura 20: In tabella l’intensità delle azioni di frenata registrate in partite di primavera 3. L’azione di maggior intensità per ogni categoria di velocità è stata suddivisa in 2 fasi, di ognuna è stata calcolata la decelerazione media in kmh/s.
Nella terza riga è calcolato il rapporto percentuale tra decelerazione media della prima fase e decelerazione media della seconda fase.
Figura 21
Figura 21: In tabella l’intensità delle azioni di frenata registrate in partite di primavera 3. L’azione di maggior intensità per ogni categoria di velocità è stata suddivisa in 2 fasi, di ognuna è stata calcolata la decelerazione media in kmh/s.
Nella terza riga è calcolato il rapporto percentuale tra decelerazione media della prima fase e decelerazione media della seconda fase.
Confrontando i valori tra le due categorie, si vede chiaramente che in tutte le fasce di velocità i giocatori della Primavera 1 hanno valori più vicini al 100%, indicando una migliore strategia
di frenata e, probabilmente, migliori qualità di forza eccentrica, peculiare in questo tipo di azione. In ottica di allenamento, appare evidente come un lavoro sulla tecnica di frenata possa essere e4icace per migliorare le abilità specifiche. Un’analisi di valutazione individuale e più approfondita potrebbe evidenziare la necessità, per alcuni calciatori, di interventi per migliorare la struttura muscolare, al fine di sostenere meglio queste sollecitazioni.
IN SINTESI
Le frenate nel calcio sono una componente fondamentale ma spesso sottovalutata. Ogni sprint o cambio di direzione comporta una decelerazione, e i calciatori devono saper gestire questa fase per evitare infortuni e migliorare le prestazioni. Le frenate possono essere progressive o brusche, con quest’ultime che mettono a dura prova gli arti inferiori.
Durante le partite della squadra Primavera 3, ogni giocatore e4ettua in media 78 frenate a partita, soprattutto da velocità inferiori a 15 km/h. Solo il 14% delle frenate avviene da velocità superiori a 20 km/h, dimostrando che i calciatori preferiscono rallentamenti meno traumatici quando possibile. Questo evidenzia l’importanza di allenare la tecnica di frenata in diverse situazioni di velocità.
In allenamento, le esercitazioni in spazi stretti (come quella in gabbia) sollecitano prevalentemente frenate da velocità inferiori a 20 km/h, limitando la preparazione per situazioni di gioco con frenate ad alta velocità. È quindi necessario integrare queste esercitazioni con altre che stimolino frenate più intense.
Infine, un’analisi approfondita delle frenate rivela che una distribuzione equilibrata delle forze durante la decelerazione è cruciale per migliorare la performance e prevenire infortuni. I giocatori di categorie superiori mostrano strategie di frenata più e4icaci, indicando una maggiore capacità di forza eccentrica e una migliore tecnica di decelerazione. Allenamenti mirati a migliorare queste abilità specifiche possono quindi essere molto benefici per i calciatori.
Possiamo quindi dedurre che la gestione delle frenate è essenziale nel calcio e richiede un allenamento specifico che consideri tutte le possibili situazioni di gioco. Migliorare questa capacità non solo ottimizza le prestazioni, ma può ridurre il rischio di infortuni, rendendo i giocatori più resilienti e pronti per ogni sfida in campo.
BIO Gabriele Toschi:
Nato a Lucca il 19/04/1973
Laureato in scienze motorie, Insegnante di sostegno scuola media.
Preparatore atletico prime squadre maschili (tra le altre Livorno, Pistoiese, Siena, L’Aquila), femminili (Aglianese, Lucchese) e settore giovanile.
Preparatore atletico di prime squadre di basket e pallavolo.
Affascinato da tutti gli sport e dai loro risvolti culturali e sociali.
Appassionato di innovazione e credo che la tecnologia nel calcio possa aiutare ad avere una comprensione sempre più approfondita delle dinamiche di gioco.