INTRODUZIONE
In questa lunga carrellata abbiamo esaminato le azioni intense in maniera isolata, ma durante la partita queste si susseguono in maniera casuale determinando fasi più o meno intense. Negli ultimi anni c’è stato un crescente interesse per la ricerca del cosiddetto worst case scenario, per identificare quei momenti in cui i calciatori sono sottoposti a sforzi massimi. Per individuare tali situazioni durante una partita, sono stati considerati vari intervalli temporali e parametri di riferimento.
Ma perché è importante comprendere e allenare il “worst case scenario”? Per preparare i nostri atleti ad affrontare le fasi più intense del gioco, sia dal punto di vista mentale che fisico, al fine di mantenere la lucidità e gestire al meglio le proprie energie.
Quindi, anch’io ho condotto un’analisi su questo aspetto (FIGURA 35), che è stata retrospettiva poiché non ho potuto sperimentare direttamente sul campo i risultati. Tuttavia, condividerò con voi alcuni aspetti interessanti emersi da questa analisi.
IN PARTITA
Come detto in premessa, a me piace riscontrare il collegamento tra numeri e azioni ben identificabili e riproducibili. Concentrandomi sulle azioni ad alta intensità in partite di Primavera 3 (11 partite analizzate, 21 giocatori, 86 registrazioni valide), ho analizzato quanti eventi si verificano nel minuto più intenso. Ho considerato le accelerazioni iniziali, le frenate, i cambi di direzione e le corse ad alta velocità, escludendo la corsa in curva (poiché compresa nell’alta velocità) e le riaccelerazioni (già considerate nell’accelerazione iniziale). Il periodo temporale considerato era di 1 minuto.
Osservando i video di queste fasi intense notavo che dopo una parte iniziale veramente intensa, si passava ad una fase ad intensità più bassa con poche azioni intense. Ho quindi ridotto il tempo considerato a 30”. Anche in questo caso, seppur in maniera meno accentuata, si assisteva ad una fase iniziale veramente intensa seguita da una fase finale dove appariva evidente che scemasse l’intensità. Ho ridotto ulteriormente i tempi a 20” e 15”. In entrambi i casi nei video si apprezzava come il tempo considerato fosse effettivamente molto intenso anche da un punto di vista visivo. Valutando i dati della FIGURA 35 si osserva che in 30” rappresentanti solo il 50% di un minuto si registra il 79% delle azioni intense, mentre in 15”, corrispondenti al 25% di 1 minuto, si registrano ben il 65% delle azioni intense rispetto al minuto più intenso. Spesso i 15, 20 o 30” più intensi si concentrano nel minuto più intenso evidenziando un picco di intensità in un intervallo temporale di 15-20″, mentre i restanti 45 – 40″ mostrano un’attività meno intensa, con poche azioni intense..
FIGURA 35
FIGURA 35: nella prima riga è riportato il maggior numero di azioni intense registrate in partita. Il dato rappresenta la media di tutti i massimi valori registrati dai singoli calciatori.
Nelle 3 righe inferiori le percentuali di azioni intense rispetto alle durate temporali più lunghe.
Un altro aspetto interessante, analizzando diversi intervalli temporali per il worst case scenario, è il diverso comportamento dei singoli giocatori, che riflette le loro caratteristiche di ruolo e forse anche metaboliche (FIGURA 36).
FIGURA 36
FIGURA 36: in tabella sono riportati il numero massimo di azioni intense registrate da 2 giocatori considerando 2 archi temporali diversi: 1’ e 15”.
Nell’ultima colonna è riportata la percentuale tra numero di azioni in 15” e quelle in 1’.
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Il giocatore 1 è un difensore centrale molto esplosivo mentre il giocatore 2 è un centrocampista centrale molto dotato dal punto di vista metabolico ma molto meno nelle espressioni di forza. Salta subito all’occhio come il centrocampista abbia una distribuzione più graduale dello sforzo: in 15” riesce a fare 8 azioni intense e nei restanti 45” ne fa altrettante. Il difensore in 15” riesce ad esprimere 9 azioni intense, 1 in più del centrocampista, ma il di,erenziale nei restanti 45” è solo di 2 azioni intense.
Questi due calciatori rappresentano gli estremi di questa squadra Primavera ed esemplificano le notevoli di,erenze che possono riscontrarsi in uno sport come il calcio, il quale richiede sforzi diversificati a seconda delle posizioni.
SINTESI
Il worst case scenario per le azioni intense risulta apprezzabile da un’osservazione visiva se limitato ad un arco temporale di 15-20”.
Essendo un arco temporale molto breve potrebbe essere interessante valutare ogni calciatore quanti altri periodi con un numero simile di azioni riesce ad eseguire nel match e l’intervallo tra queste varie fasi moto intense.
CONCLUSIONI
In un calcio che si proietta in partite sempre più intense, ritengo che l’analisi di queste azioni sia sempre più cruciale. Per condurre un’analisi efficace, ho adottato un approccio sia visivo che numerico, utilizzando i dati del GPS per isolare le azioni che posso immaginare mentalmente e calcolarne la frequenza e l’intensità. Dall’analisi dei dati raccolti durante le partite e gli allenamenti di una squadra di Primavera 3, confrontandoli con quelli in partita di una squadra di Primavera 1, sono emerse interessanti considerazioni.
Per correttezza verso il lettore devo sottolineare che queste considerazioni non considerano, tra gli altri, elementi come: il sistema di gioco adottato, gli atteggiamenti e moduli delle squadre avversarie, la situazione di punteggio, le condizioni atmosferiche, le dimensioni del terreno di gioco (ad eccezione della squadra Primavera 3 le cui partite monitorate sono state registrate nel medesimo campo), e molti altri che possono in qualche modo influenzare le azioni e,ettuate dai calciatori.
Fatta questa premessa devo anche sottolineare come il numero elevato di rilevazioni vada a costituire una solida base per i modelli prestativi validi per le due squadre analizzate per cui, sebbene non si possano generalizzare al calcio in generale le indicazioni che ci forniscono, sono validi riferimenti per il confronto e la valutazione degli allenamenti.
Nelle partite esaminate gli scatti che partono da fermo sono una minima parte (circa il 35% di tutti gli scatti), questo aspetto dovrebbe essere considerato nel preparare le esercitazioni per stimolare questa capacità prevedendo che gli scatti siano preceduti da altre azioni.
Le azioni ad alta velocità, pur essendo molto importanti, non sono molto frequenti (circa 1 ogni 2 minuti e mezzo), per cui è molto importante curare l’aspetto qualitativo (raggiungere il 95% della velocità massima in partita) quando si decide di intervenire su questa capacità. Data la tipologia di sollecitazione che comporta correre vicino alla velocità massima è importante programmare questi stimoli in situazioni di recupero relativo, ad esempio, in una settimana tipo con partita alla domenica, un giocatore che ha giocato 90’ non dovrebbe essere esposto a questi carichi prima della seduta del giovedì.
Quando alleniamo l’alta velocità non dobbiamo tralasciare che la metà di queste azioni si svolgono in curva per cui, eventuali integrazioni, potrebbero prevedere delle azioni sulle linee curve del campo (centrocampo, lunetta dell’area di rigore).
Quando invece è richiesto di frenare il calciatore usa varie strategie per ridurre la velocità, solo poche volte frena molto intensamente, meno di 1 volta al minuto e la maggior parte di queste frenate inizia da velocità medio basse (<15kmh). In allenamento non è sempre facile creare situazioni che richiedano frenate da velocità elevate (> 20kmh), se dovessimo integrare
questo stimolo con eventuali azioni “a secco” sarebbe importante considerare che per raggiungere tali velocità un calciatore ha bisogno di almeno 15m di accelerazione.
Nelle esercitazioni a spazi ridotti si sollecita una maggior densità di azioni intense soprattutto delle accelerazioni iniziali nelle fasce di velocità iniziale più basse (0-3.6 kmh e 3.6-7.2 kmh), frenate che iniziano a velocità medio-basse e le riaccelerazioni.
Nelle esercitazioni a spazi ampi sono sollecitate una maggior densità di azioni ad alta velocità e in curva.
Il monitoraggio è cruciale poiché alcuni parametri possono avere risposte molto diverse tra gli atleti, anche se impegnati nella stessa esercitazione, e altri possono variare in modo imprevisto. È importante definire chiaramente il carico individuale svolto dai calciatori per programmare e,icacemente il lavoro. Il confronto tra i valori massimi in partita e quelli assoluti può fornire indicazioni importanti per definire gli obiettivi di allenamento individuali.
Sui dati delle partite osservate le principali di,erenze delle richieste in partita tra la squadra di Primavera 1 e la squadra di Primavera 3 includono la capacità di eseguire un maggior numero di azioni intense, una migliore capacità di accelerazione iniziale e riaccelerazione, migliori strategie di frenata e maggior potenza nei cambi di direzione, che riflettono una migliore capacità di esprimere forza, soprattutto di natura esplosiva. Se questa di,erenza sia dovuta a livelli diversi di capacità fisiche o sia determinata da situazioni esterne (stili di gioco, situazioni di punteggio, maggior tempo e,ettivo di gioco, presenza o meno dei raccattapalle, dimensioni del campo di gioco e molte altre) non è possibile determinarla con i dati in mio possesso.
Tutti i dati e le riflessioni che vi ho proposto non hanno la pretesa di assurgere a verità inconfutabili e valide in ogni contesto, ma sono limitate ai soggetti e alle squadre monitorate in quel momento e con quelle caratteristiche. Alcune osservazioni, poi, possono essere anche ovvie e scontate mentre altre possono risultare sorprendenti rispetto alle previsioni. Proprio da questa variabilità e imprevedibilità nasce l’esigenza di monitorare e con questo percorso attraverso i dati ho voluto condividere uno sguardo da un’angolazione diversa che, con un po’ di fantasia e curiosità, può far emergere elementi poco noti delle prestazioni delle nostre squadre ed avere qualche informazione in più per poter programmare al meglio i nostri allenamenti.
RIFERIMENTI CULTURALI (colloqui, interviste, podcast, corsi)
Prof. Roberto Colli, Prof. Jonas T. Dodoo, Prof. Les Spellman, Prof. Damien Harper
BIBLIOGRAFIA
AA. VV., “Peak performance for soccer”, Routledge, 2023. AA. VV., “multidirectional speed in sports”, Routledge, 2023. Bradley P., “Football decoded”, Bradley, 2020.
Bucheit M., Al Haddad H., Simpson B. M., Palazzi D., “Monitoring accelerations with GPS in football: time to slow down?”, International Journal of Sports Physiology and Performance, 9(3): 442-5, 2014
Caldbeck P., Dos Santos T., “A classification of specific movement skills and patterns during sprinting in English Premier League soccer”, PLoS ONE 17(11): e0277326. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0277326, 2022.
Fitzpatrick J.F., Linsley A., Musham C.; “Running the curve: a preliminary investigation into curved sprinting during football match-play”; Sport Performance & Science Reports, 2019:1– 3.
Tellez T., Lewis C., “The science of speed, the art of the sprint”, 2nd edition, Winning Dimension Sport, 2020.
GABRIELE TOSCHI
BIO Gabriele Toschi:
Nato a Lucca il 19/04/1973
Laureato in scienze motorie, Insegnante di sostegno scuola media.
Preparatore atletico prime squadre maschili (tra le altre Livorno, Pistoiese, Siena, L’Aquila), femminili (Aglianese, Lucchese) e settore giovanile.
Preparatore atletico di prime squadre di basket e pallavolo.
Affascinato da tutti gli sport e dai loro risvolti culturali e sociali.
Appassionato di innovazione e credo che la tecnologia nel calcio possa aiutare ad avere una comprensione sempre più approfondita delle dinamiche di gioco.