MILAN E FONSECA: LA COSTRUZIONE DI UN AMORE

In quel teatro calcistico che è la Serie A, dove ogni squadra è un’opera d’arte in divenire, il Milan rappresenta oggi una casa in costruzione. L’arrivo di Paulo Fonseca come nuovo tecnico segna l’inizio di una nuova era, una fase di transizione in cui giudizi affrettati e sentenze definitive si stanno sprecando e si sprecheranno.

Fonseca pronto a spiccare il volo

Fonseca, con la sua visione calcistica innovativa e la capacità di plasmare il gioco, è chiamato a travalicare le difficoltà e a forgiare un Milan che possa competere ai massimi livelli. La sua missione non è solo quella di riportare i rossoneri alla gloria imperitura che ha contraddistinto la loro storia, ma anche di costruire una squadra che sia in grado di sostenere un progetto a lungo termine.

Il tecnico portoghese è noto per il suo approccio meditabondo, riflessivo e analitico. Non è un semplice condottiero, ma un pensatore del calcio, capace di leggere le dinamiche del gioco con un’intelligenza tattica che abbacinerebbe anche i più scettici. La sua sfida al Milan è quella di integrare nuovi elementi, giovani promesse e veterani esperti, in un mosaico armonioso che possa competere su tutti i fronti.

Stefano Pioli è stato al centro di molte discussioni dopo l’ultima stagione, un’altalena di successi e delusioni. Va riconosciuto il suo merito nel risollevare il Milan dopo la pandemia, ma è innegabile che abbia incontrato i suoi limiti. La squadra, pur rinfrancata, non ha mai brillato per ambizioni scudetto o prestazioni di alto livello in Champions. Le sconfitte, soprattutto nel finale di stagione, hanno suscitato perplessità. Se giocatori come Pulisic hanno prosperato sotto la sua direzione tattica, altri hanno deluso. Il Milan di Pioli non è stato un esempio di raffinatezza, spingendo la società a cercare un tecnico più incline al gioco d’attacco e all’innovazione.

Che sensazione suscita Paulo Fonseca? Pur presentando un approccio tattico radicalmente diverso, il suo potenziale evoca quello di Simone Inzaghi. Il tecnico piacentino ha guadagnato maggior rispetto dai tifosi rossoneri che da quelli nerazzurri, evidenziando una netta supremazia nei derby contro Pioli. Entrambi i tecnici hanno attraversato periodi difficili e sono stati criticati per errori commessi, ma il loro potenziale è sempre stato evidente. Le circostanze hanno giocato un ruolo cruciale nel permettere a Inzaghi di esprimere appieno il suo credo calcistico, così come hanno influenzato la carriera di Fonseca. A Roma c’era fretta di ottenere risultati, ma anche con una squadra superiore, Mourinho non ha fatto molto meglio. Fonseca ha ripreso slancio durante la sua esperienza al Lilla, portando la squadra ai preliminari di Champions. Inoltre, ha rischiato di eliminare l’Aston Villa dalla Conference League, se non fosse stato per un sfortunato incidente tra il portiere Chevalier e un compagno di squadra che ha impedito ai francesi di raggiungere le semifinali.

La visione tattica

Fonseca è noto per la sua capacità di adattare la squadra alle diverse situazioni di gioco, utilizzando un approccio tattico flessibile e dinamico. Il suo Milan non sarà mai un’entità statica, ma piuttosto una squadra capace di mutare e adattarsi, di affrontare ogni avversario con una strategia pensata su misura. Questa visione richiede tempo per essere assimilata dai giocatori e per essere implementata con successo sul campo.

Paulo Fonseca non è un allenatore che si fossilizza su un unico schema o su un dogma tattico. La sua filosofia di gioco è caratterizzata da una fluidità che permette alla sua squadra di adattarsi alle diverse situazioni di gioco. Fonseca predilige un calcio offensivo e propositivo, basato su un possesso palla ragionato e su movimenti sincronizzati tra i reparti.

La sua impostazione di gioco si articola spesso in un 1-4-2-3-1, un 1-4-3-3 o in un 1-3-4-2-1, a seconda delle caratteristiche dei giocatori a disposizione e degli avversari da affrontare. Questi moduli consentono una grande versatilità, permettendo alla squadra di passare rapidamente da una fase difensiva solida a un attacco fluido e imprevedibile.

Uno degli elementi distintivi del gioco di Fonseca è l’enfasi sul possesso palla. Non si tratta di un possesso sterile, ma di un mezzo per controllare il ritmo del gioco e creare spazi. La sua filosofia si ispira ai principi del “tiki-taka” spagnolo, ma con un tocco di pragmatismo portoghese. La costruzione dal basso è fondamentale: i difensori centrali e il portiere sono coinvolti attivamente nella fase di impostazione, cercando di attrarre la pressione avversaria per poi sfruttare gli spazi creati. Fonseca ha subito una profonda metamorfosi tattica. Uscito dal campionato ucraino, prediligeva un pressing aggressivo in fase di non possesso. Tuttavia, l’impatto con la realtà italiana lo ha indotto a rivedere in parte le sue idee. Al Lilla il tecnico portoghese ha dato l’idea di essere decisamente migliorato nella gestione delle transizioni difensive. L’ex allenatore della Roma ha dichiarato espressamente che prevede una divisione del campo in tre zone. Il centrocampo, vale a dire quella nevralgica, è quella più soggetta a flessibilità. Sarà pertanto interessante osservare le dinamiche di gioco con o senza un organizzatore come Bennacer o un incursore come Loftus-Cheek.

Il ruolo della società

La dirigenza del Milan ha dimostrato di avere fiducia in Fonseca, investendo su di lui come l’uomo giusto per rilanciare il club. Questo sostegno è fondamentale, perché permette al tecnico di lavorare con serenità, senza la pressione di dover ottenere risultati immediati a tutti i costi. È lapalissiano che un progetto di tale portata richieda tempo e risorse, e la società deve essere pronta a supportare Fonseca in ogni fase di questo percorso.

Un altro aspetto interessante della visione tattica di Fonseca è la sua capacità di valorizzare i giovani talenti. Durante la sua carriera, ha dimostrato di avere un occhio particolare per i giovani promettenti, integrandoli gradualmente nel sistema di gioco e facendoli crescere sotto la sua guida. Questa attenzione al settore giovanile potrebbe essere un elemento chiave per il Milan, una squadra storicamente legata alla valorizzazione del proprio vivaio.

La società non adopererà una rivoluzione. Il grosso è stato compiuto la scorsa estate. Il Milan sta lavorando per puntellare. Gli acquisti estivi, tra cui giovani talenti e giocatori di esperienza, verranno effettuati con l’obiettivo di costruire una rosa competitiva e versatile. Tuttavia, giudicare questi innesti in modo definitivo dopo poche partite sarebbe quantomeno pleonastico. Ogni nuovo giocatore ha bisogno di tempo per adattarsi a un nuovo campionato, a nuovi compagni e a un nuovo sistema di gioco. Morata è il nome con cui inizierà il calciomercato in entrata. Conosce il campionato italiano ma una parte dei nuovi acquisti potrebbe essere rappresentata da calciatori che non hanno mai militato in Serie A.

Siamo nella seconda metà di luglio e la società rossonera non ha ancora affondato colpi. L’ansia tipicamente italica sul mercato sta portando a giudizi affrettati. A differenza delle squadre inglesi, abituate a muoversi con calma e intensificare i contatti anche in agosto, qui da noi si è radicata l’idea che un tecnico debba avere la maggior parte della rosa pronta per il ritiro estivo. Tuttavia, con Zlatan Ibrahimovic che ha confermato la presenza dei big, l’ossatura della squadra rimane salda. Le priorità sono chiare: un centravanti e un difensore centrale di livello internazionale, poi centrocampista e terzino destro. Morata, protagonista con la Juve, ha avuto una carriera disseminata di alti e bassi ma è stato il centravanti titolare della nazionale spagnola di De la Fuente, trionfatrice all’Europeo, meritando pienamente il suo posto.

L’Importanza della pazienza

L’idea di un Milan già pronto e definitivo è una chimera che può far trasecolare solo i più ingenui. La squadra è ancora in fase di costruzione, e questo processo richiede tempo, pazienza e soprattutto la capacità di adattarsi ai cambiamenti. Fonseca deve affrontare la sfida di creare una nuova identità di squadra, basata su principi di gioco chiari e condivisi, che possano essere interiorizzati da tutti i giocatori.

Il Milan di oggi è un cantiere aperto, almeno a livello di principi d gioco, dove ogni partita, ogni allenamento rappresenta un mattoncino aggiunto alla costruzione di un edificio solido e funzionale. Gli innesti estivi, che crediamo saranno di valore, avranno bisogno di tempo per integrarsi e per capire a fondo le idee del nuovo tecnico. In questo contesto, ogni critica eccessiva risulta essere non solo inopportuna, ma anche dannosa per un progetto che deve ancora trovare la sua piena realizzazione.

Nel calcio moderno, dove tutto sembra dover essere immediato e i risultati devono arrivare subito, la pazienza è una virtù rara e preziosa. Fonseca ha bisogno di tempo per costruire il suo Milan, e i tifosi, così come la critica, devono essere pronti a concederglielo. La storia del calcio è piena di esempi di squadre che hanno saputo aspettare, che hanno lavorato con calma e dedizione, e che alla fine hanno raccolto i frutti del loro lavoro.

I trionfi istantanei del Milan di Ancelotti sono eccezioni, non regola. Poche guide hanno trionfato al debutto. Molte stagioni hanno conosciuto tribolazioni e amarezze. Pioli ha avuto tempo di plasmare la sua squadra. L’avvio non è stato facile, ma i risultati sono giunti. La dirigenza ha optato per un nuovo corso, conscia dei limiti evidenziati dal tecnico parmense. Ora si punta su un tecnico straniero, esperto della Serie A ma con un approccio diverso. Non è un rigido comandante alla Conte, né un gestore di stelle come Ancelotti, bensì un metodico stratega dai principi moderni, noto per la sua maniacale attenzione alle tattiche. Dovrà affinare le sue letture durante le gare, fermo restando che, come accennato in precedenza, l’esperienza al Lilla ci ha consegnato un Fonseca più maturo. Sarà un percorso costellato di errori e battute d’arresto, richiedendo pazienza. Nel primo anno non si chiederà lo scudetto, ma si auspica che Fonseca plasmi un’identità di gioco assimilata dalla squadra. Il minimo obiettivo è la qualificazione in Champions, il superamento della fase a gironi per poi attendere gli accoppiamenti. Naturalmente, si guarda anche alla Coppa Italia e alla Supercoppa. Nel secondo anno, l’asticella inevitabilmente si innalzerà, spingendo la società a un intervento mirato sul mercato.

Conclusione

Infine, è importante sottolineare come la critica debba essere costruttiva e non solipsista. Fonseca non può essere giudicato solo in base ai risultati immediati, ma piuttosto per la capacità di costruire un progetto solido e duraturo. Ogni valutazione deve tener conto delle difficoltà di un cantiere aperto, dove ogni dettaglio è in costante evoluzione.

Il Milan di Paulo Fonseca è una casa in costruzione, un progetto ambizioso che richiede tempo, pazienza, fiducia e amore. La sua figura di demiurgo, capace di travalicare le difficoltà e di abbacinare con la sua visione tattica, rappresenta una garanzia per il futuro del club. In un contesto in cui ogni critica frettolosa risulterebbe pleonastica, è fondamentale concedere a Fonseca il tempo necessario per completare la sua opera e per costruire un Milan che possa tornare a competere ai massimi livelli, con una struttura solida e un’identità ben definita.

Solo con questa consapevolezza, con la pazienza e il sostegno della società e dei tifosi, sarà possibile vedere il Milan tornare a essere quella grande squadra che tutti ricordiamo, capace di far sognare i suoi sostenitori e di imporsi con autorità sul palcoscenico internazionale. Fonseca ha il compito arduo di guidare questa trasformazione, ma con il tempo e il supporto giusto, potrà costruire un Milan all’altezza della sua gloriosa storia.

BIO: VINCENZO DI MASO

Traduttore e interprete con una spiccata passione per la narrazione sportiva. Arabista e anglista di formazione, si avvale della conoscenza delle lingue per cercare info per i suoi contributi.

Residente a Lisbona, sposato con Ana e papà di Leonardo. Torna frequentemente in Italia. 

Collaborazioni con Rivista Contrasti, Persemprecalcio, Zona Cesarini e Rispetta lo Sport.

Appassionato lettore di Galeano, Soriano, Brera e Minà. Utilizzatore (o abusatore?) di brerismi.

Sostenitore di un calcio etico e pulito, sognando utopisticamente che un giorno i componenti di due tifoserie rivali possano bere una birra insieme nel post-partita.

Una risposta

  1. Analisi saggia solida concreta..Fonseca ha diritto ad avere tempo fiducia e pazienza dai tifosi..speriamo lui abbia fiducia impegno totale e credibilità dei giocatori..in questo contesto terrei Bennacer se bene intrigato e integrato…qui deve essere il Ds a capire,diversamente meglio cederlo

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