Si fa un gran parlare del futuro centrocampo del Milan, quello che sarà plasmato da Paulo Fonseca con vecchi e nuovi interpreti. Mi pare di capire che le idee chiare il tecnico le abbia, che i profili inseguiti dalla società seguano (ovviamente) le sue indicazioni, ma siamo in attesa di sciogliere i nodi: Fofana in entrata (solo lui?), qualcuno in uscita.
Il mio ragionamento iniziale è molto semplice e ne ho parlato tante volte, nell’ultima stagione, sia nei talkshow televisivi che in editoriali e articoli vari: Pioli disponeva di 3 playmakers (Bennacer, Rejinders, Adli) tra i quali solo il primo ha una qualche idea della fase difensiva. Un giorno quest’inverno telefonai persino a Flavio Tranquillo per trovare una correlazione tra il basket e il calcio per quanto riguarda, appunto, i play. “Una volta, mi ha detto Flavio, “questo ruolo nella pallacanestro era ricoperto dal giocatore più basso e preposto allo smistamento dei palloni, con percentuali di realizzazione piuttosto basse. Oggigiorno il playmaker lo fanno anche giganti di 2 metri che però devono saper fare anche l’ala, il pivot, la guardia…”. Molto semplice.
Nel pallone il concetto è un po’ diverso. C’è quello che i sudamericani chiamano “il volante”, cioè un regista basso davanti alla difesa, o il trequartista puro, “l’enganche”, dietro alle punte. Diciamo allora che nella mia squadra ideale, a fianco di Rejinders o Bennacer vorrei uno di quelli che chiamo “dobermann”, un feroce inseguitore di fuggitivi.
Nell’anno dello scudetto Stefano Pioli aveva trovato la coppia Tonali-Kessie perfettamente assortita: buoni dal punto di vista tecnico, eccellenti per quanto riguarda la fase difensiva. Con un’alternativa preziosa che era Krunic. Kessie, il quale per paradosso nella stagione del tricolore – nella sua veste di incursore – non risultò particolarmente brillante per lunghi tratti della stagione, fu determinante proprio con le mansioni non tanto di frangiflutti, quanto di mastino a caccia avversari che scappavano via. Con Bennacer e Tonali, il centrocampo più forte d’Italia in quel momento per ricchezza, diversità e concretezza nelle caratteristiche individuali.
Sappiamo com’è andata per Kessie e Tonali, sappiamo che il Milan di fatto non li ha sostituiti, preferendo profili come Loftus Cheek e – appunto – Rejinders decisamente a trazione anteriore. La difesa di Pioli nel 2023-24 era affidata all’occupazione della metà campo offensiva: ha funzionato benissimo nelle prime settimane della stagione, quando c’erano tutti, erano integri e poteva schierare la difesa titolare. E’ franata quando ha avuto inizio la falcidia di infortuni, cosicché la squadra rossonera ha finito col segnare quasi 100 gol subendone quasi 50: uno squilibrio cui adesso Fonseca vuole (deve) porre rimedio.
Nel panorama attuale si dice che, arrivasse Fofana, dovrebbero essere sacrificati 2 centrocampisti. Nel mastello è finito anche Bennacer. Premesso che io un altro mini-Fofana lo prenderei, in attesa di capire o sapere quale sia il vero ruolo di Musah (e casomai Pobega), capisco che l’algerino sia quello che ha più mercato ed è molto richiesto, ma personalmente non me ne priverei mai.
Professionista esemplare, metronomo di rara puntualità, ha certamente il limite di un solo piede, il sinistro, e forse anche di centimetri e chilogrammi, però mi pare francamente unico nel panorama dei playmaker di qualità, sostanza e concretezza, nonché appunto il più completo tra quelli a disposizione. Sappiamo bene che per “difesa”, in una squadra di calcio si intenda anche l’aiuto che a questa fase debbano dare attaccanti e centrocampisti rispetto al reparto preposto, quindi sappiamo altrettanto bene che quel prototipo con Rejinders in mediana, Pulisic e Leao sugli esterni, Loftus alle spalle del centravanti, non sia funzionale. Non sia, appunto, equilibrato.
Confido molto nell’acume tattico di Fonseca, per inciso il suo Lilla l’anno scorso è stata fra le squadre meno battute d’Europa considerati i campionati più importanti, e altrettanto nella scelta numerica e qualitativa degli interpreti dal mercato.
BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.
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