L’11 settembre 2021, al suo esordio in Premier League contro il Brentford, dopo due minuti di partita, Marc Cucurella venne colpito da una violenta gomitata, da fargli temere una rottura del setto nasale.
Cucurella con la maglia del Brighton, club con cui ha esordito in Premier League
Il suo compagno di squadra Alexis MacAllister, quasi sorridente, si avvicinò a lui e gli disse: “welcome to Premier League, lad”, ad annunciargli il benvenuto nel campionato più importante del mondo.
Ora tutti parlano in toni entusiastici di Cucurella post Euro 2024, ma ad inizio carriera e spesso negli ultimi due anni al Chelsea, il tornante sinistro della Spagna fresca Campione d’Europa è stato spesso al centro di nemmeno tanto velate polemiche, per il presunto eccessivo costo pagato dai Blues per acquistarlo dal Brighton, per la sua presunta poca sostanza e poca fantasia, e per una generica “mediocrità” rilevata da tutti i milioni di fanta-allenatori che popolano il mondo del calcio.
Se poi lo “strapagato” ragazzo di Alella che sgroppa sulla fascia sinistra di West London si presenta con una folta e vistosissima chioma di riccioli neri, il gioco è fatto, il tam tam mediatico è servito.
Antropologicamente parlando, la “evoluzione” del look dei calciatori, nei decenni, è cambiata sempre in base alle mode del momento e ai tessuti sociali del tempo. Basti ricordare i capelli lunghi e le basettone di molti giocatori degli anni 70 (l’Olanda tra il 74 e 78, ad esempio), i primi giocatori rasati o con i capelli colorati, fino ad arrivare agli ultimi 10-15 anni con giocatori quasi totalmente uniformati su standard molto fashion, curati con grande attenzione e cura, suscitando anche parecchio interesse in branche di intrattenimento molto lontane dal calcio giocato.
Marc Cucurella invece viaggia controcorrente. Ha alcuni tatuaggi, ma la sua folta e lunga capigliatura stride con la quasi totalità degli altri giocatori, a livello di attitudine visiva e visuale, e questo giocoforza lo porta a distinguersi dagli altri a prescindere dal suo talento, dalla sua bravura e dai suoi errori sul rettangolo di gioco.
Ed è qui che casca l’asino.
Citando le parole di Dennis Rodman, ex stella NBA anni 90 dai capelli stravaganti e dagli atteggiamenti strafottenti:
“Se mi tingessi i capelli di biondo ma giocassi come Chris Dudley (giocatore mediocre del tempo, nda), state certi che nessuno farebbe caso a me”
Parole sante scolpite nella pietra, che spiegano quanto fondamentale e ASSOLUTO sia il giudizio del campo. Alla fine poi si gioca, e le chiacchiere, i capelli e i profili social stanno a zero.
Il campo parla, e non fa distinzioni tricologiche.
Nato e cresciuto nella cittadina di Alella, a nord di Badalona, in Catalunya, Marc a 8 anni era già un fenomeno locale, ed è stato visto giocare per strada da un osservatore dell’Espanyol, che lo ha immediatamente portato in Blanquiazules.
Il Barcellona intanto, che con grande smacco si vide portare via Cucurella dalla squadra concittadina, continuò a seguirlo e monitorarlo, grazie all’occhio clinico di Guillermo Amor e Albert Puig, dynamic duo allora alla guida della fucina di talenti del Barcelona.
Nel 2012 infatti il Barca riuscì a soffiarlo all’Espanyol, mettendolo sotto contratto e facendogli vestire la maglia Blaugrana.
Arrivato al Barca con grandi aspettative, gli venne immediatamente dato il soprannome di “nuovo Puyol”, non tanto per il modo di giocare quanto per la folta chioma ricciola, che richiamava la capigliatura dello storico capitano Blaugrana.
Qualcosa però andò storto.
Marc non riuscì mai ad imporsi al massimo livello, arrivando solo a giocare con il Barcelona B in terza Divisione (raggiungendo la promozione in Liga 2 nella stagione 2016/17), e totalizzando la miseria di 7 minuti giocati con la prima squadra nella stagione successiva, subentrando all’83’ di una gara di Copa Del Rey contro il Murcia, senza mai esordire in Liga.
Nell’estate 2018 le grandi squadre spagnole non sembrarono mai essere particolarmente interessate al ventenne Marc, tanto che fu solo la squadra con il budget più basso della Liga, l’Eibar, ad interessarsi a lui e a metterlo sotto contratto, peraltro in prestito da un Barcelona che non credeva in lui.
Il 25 settembre 2018 Cucurella fece il suo debutto nella Liga, e nella ultima partita della stagione, il 25 maggio 2019 proprio contro il “suo” Barcelona, segnò la sua prima rete nella massima serie spagnola, a coronamento di una ottima stagione.
Quella stessa estate l’Eibar pagò 2.4 milioni di euro per acquistarlo a titolo definitivo dai Blaugrana, che incredibilmente però sborsarono altri 4.8 milioni per riacquistarlo due settimane dopo, onde cederlo in prestito due giorni dopo al Getafe, in attesa di una sua ancor più esplosiva crescita.
E così infatti fu, Marc giocò una ottima stagione nella cittadina a sud di Madrid, utilizzando la vetrina dell’Europa League (Getafe eliminato dall’Inter negli Ottavi di Finale, Inter che poi perderà la finale di Colonia 2-3 contro il Siviglia, con l’autorete decisiva di Lukaku al 74’) per dimostrare il proprio talento anche in Europa.
Il Getafe lo riscattò per 12 milioni nell’estate 2020, onde cederlo al Brighton nell’estate 2021 per 18.3 milioni.
Cucurella disputò una grande stagione in riva al canale della Manica, tanto da vincere il premio Players’ Player of the Season, e confermarsi come uno dei giocatori più duttili nella stagione del Brighton targato Graham Potter.
Nonostante un quinquennale firmato un anno prima, Marc fu stregato dall’offerta del Chelsea nell’estate 2022 (che aveva ingaggiato anche il manager del Brighton Graham Potter), 73 milioni di euro, divenendo uno dei difensori più pagati nella storia della Premier League.
Cucurella con la maglia del Chelsea, la sua seconda squadra in Premier League
La prima stagione a Stamford Bridge fu abbastanza problematica per l’ex giocatore del Getafe, furono parecchie le critiche per lui, che soffrì la enorme pressione per il contratto faraonico che i Blues gli avevano offerto, in aggiunta al fatto che il Chelsea non vinse nulla, a fronte degli onerosi investimenti fatti dalla nuova proprietà di Todd Boehly, subentrata a Roman Abramovič nel 2022.
Dopo il travaglio degli allenatori, con l’allontanamento di Potter ad aprile, Bruno Saltor ad interim e Frank Lampard a concludere la stagione, nella stagione 2023/24 sulla panchina del Chelsea arrivò Mauricio Pochettino, e Cucurella riuscì a guadagnarsi la fiducia non solo del manager ma anche dell’ambiente, disputando una buona stagione (sempre però senza conquistare nessun trofeo) e guadagnandosi la convocazione per gli Europei 2024, dove però era chiaramente sfavorito nel ruolo titolare sulla fascia sinistra, dopo la stratosferica stagione di Alejandro Grimaldo con il Bayer Leverkusen.
C’è da dire che Marc era fuori dal giro della nazionale dal 2021, dopo l’esordio da 45 minuti in amichevole contro la Lituania l’8 giugno di quell’anno.
Rientrato in maglia Roja a marzo 2024 contro il Brasile, e nelle due amichevoli di avvicinamento agli Europei contro Andorra e Irlanda del Nord, quando il 15 giugno a Berlino fu annunciato l’undici iniziale della Spagna contro la Croazia nella prima gara dell’Europeo, la sorpresa di tutti nel vedere Cucurella titolare sulla sinistra al posto di Grimaldo fu immensa.
Per qualche minuto tutti gli scettici diedero addosso a Luis De La Fuente per questa scelta, ma già dopo una piccola prima parte di gara vi fu un vero e proprio plebiscito per il giocatore del Chelsea, plebiscito che durò per tutta la durata dell’Europeo, fino al trionfo, sempre a Berlino, della Spagna sull’Inghilterra in finale.
A prescindere dalle polemiche sul suo fallo di mano contro la Germania (e successive dichiarazioni in conferenza stampa mal digerite dai media e dai tifosi tedeschi), l’Europeo di Marc Cucurella è stato impeccabile, difensivamente ed offensivamente, un torneo di personalità, talento e condizione, sempre al servizio della squadra, qualità e performances che sono valsi alla Spagna il titolo europeo, e a lui la nomination nel Team of the Tournament, tra i migliori 11 dell’Europeo.
Cucurella abbraccia Lamine Yamal al recente Euro ’24 giocatosi in Germania
Alla fine, dopo il trionfo spagnolo di Berlino, l’immensa cassa di risonanza mediatica della vittoria europea ha ovviamente coinvolto il più in vista dei giocatori spagnoli, proprio per tutti i motivi di cui abbiamo parlato in precedenza.
Durante il torneo, per Cucurella si era parlato di taglio dei capelli in caso di vittoria, cosa immediatamente rientrata dopo le sue stesse parole “mia moglie mi ammazza se taglio i capelli”.
Cucurella con i capelli tinti di rosso
Quindi si è optato per la tinta rossa dei capelli cosa che è puntualmente accaduta qualche giorno fa, mantenendo altissimo l’hype extra-calcistico attorno al ragazzo catalano.
Ma quello che vogliamo ricordare, alla fine di questi Europei, a prescindere dai capelli e dalla tinta rossa appena applicata, è l’enorme contributo che il fluidificante del Chelsea ha dato a De La Fuente e alla causa delle Furie Rosse, trascinandoli a suon di sgroppate mancine sul tetto d’Europa, con buona pace di tutti i suoi detrattori.
BIO: Daniele Vecchi è un giornalista, scrittore, commentatore, TV producer e Communication Manager di Ferrara. Ha scritto 12 libri di basket, calcio e narrativa, è appena uscito il suo nuovo libro LUKA DONCIC – IL GIOVANE DELLE MERAVIGLIE.
Ex musicista, da sempre nel mondo dello sport, commenta la Bundesliga per Sky Sport Switzerland, il Guinness Six Nations di rugby, collabora con La Giornata Tipo, con la Lega Volley Maschile e con la CEV (Confédération Européenne Volleyball).
2 risposte
Ottimo articolo , ben scritto dalla sapiente penna di Daniele Becchi
Chiedo scusa
Daniele Vecchi..