“C’è un momento per fare le cose e per entrare in una felicità possibile, tale momento dura qualche giorno, talvolta qualche settimana o persino qualche mese ma si verifica solo una volta, soltanto una, e se in seguito si vuole tornare sui propri passi è semplicemente impossibile, non c’è più posto per l’entusiasmo, la convinzione e la fiducia, rimangono una rassegnazione dolce, una pietà reciproca e rattristata, la sensazione inutile e giusta che qualcosa avrebbe potuto esserci, che ci si è semplicemente mostrati indegni del dono che ci era stato fatto.”
La carta e il territorio MICHEL HOUELLEBECQ
L’editoria del settore ha, con adeguato anticipo, sfornato a profusione manuali pronti all’uso, suddivisi per categorie, età, livello, molto apprezzati e inflazionati evidentemente, frutto di esperienze pregresse di squadre altre e di giocatori che non saranno i nostri. Tutti assicurano a ragion veduta, più o meno, risultati confortanti e consigli a profusione. Vademecum “no perditempo” insomma, che accompagnano i Mister ed i preparatori dello staff attraverso un percorso senza troppe sorprese per ottimizzare ‘sto benedetto periodo precampionato dando a tutti i consigli giusti: “partire con il piede giusto, fare il bene della squadra, meglio comunicare troppo che troppo poco, se ci si allena di più si impara di più, la chiave è arrivare estremamente preparati”…. non ci sono più le mezze stagioni……
Ed ecco che, come i personaggi dei quadri del Louvre che l’altra notte durante la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi se ne sono scesi dalle loro cornici per guardare dalla finestra la vita vera che scorreva, tornano i miei pensieri sparsi. Più domande che risposte. Lo dichiaro subito.
Come è possibile che nel periodo cosiddetto PRECAMPIONATO in cui si fondano le basi di un percorso metodologico lungo un anno non vengano presi in considerazione ma neanche nominati i FATTORI CHIAVE PER INTERPRETARE LE CIRCOSTANZE DEL GIOCO? Come strutturare i lavori delle sedute per far si che i giocatori della squadra gradualmente, potranno far fronte ed adattarsi alla situazione SEMPRE MUTEVOLE man mano che il gioco si sviluppa per comprenderla, interpretarla al meglio nei vari tempi e spazi offensivi, difensivi e transitori?
Come AFFINARE QUESTA SENSIBILE PERCEZIONE della situazione che varia?
PRIMO STEP indispensabile per lo staff sarà riflettere a fondo sul rapporto tra i giocatori della rosa. O meglio alle FUNZIONI CHE DOVRANNO ANDARE AD INTERPRETARE. Non mi riferisco all’aspetto sociale empatico che comunque avrà la sua importanza ma a TUTTO CIÒ CHE DARÀ SENSO A QUELLE AZIONI E A QUELLE DISTANZE : un focus imprescindibile sul dove come e sul perché di quelle distanze, di quali tempi, in quali spazi sarà più opportuno ed efficace muoversi.
Sugli SPAZI DI FASE ad esempio. Invece di riempire il tempo di spiegazioni sarà forse più utile che lo staff, ed in particolare il professionista in campo fisiologico sportivo, preveda fin da subito RIPETUTE E DISTANZE PIENE DI SENSO PERCHÉ CONNESSE ALLA FUNZIONE, PROPOSTE PREPARATE CON CURA SU CUI INSIEME ALLO STAFF IDEARE SET DI GIOCO: le qualità necessarie per osservare e percepire ciò che accade nei 90 minuti si affineranno infatti solo attraverso loop di circostanze infinitamente varie ma inerenti quel modello di gioco lì.
In questi spazi e tempi da giocare, ipotizzati e progettati insieme allo staff, si inserirà una ATTENTA ANALISI DELLE CARATTERISTICHE DEI GIOCATORI ma anche il loro SPECIFIC WAY, le PECULIARI ABILITA’ la propria originale comprensione e interpretazione dei set proposti nel contesto. Paradossalmente, POCO ci si dovrebbe occupare della loro reazione ed esecuzione, maggiormente del loro MODO UNICO DI PRENDERE DECISIONI (PRD) e RISOLVERE quei PROBLEMI che il gioco squaderna.
Questione che ha appunto a che fare con la propria storica esperienza calcistica pregressa, con il MODO UNICO DI SCOPRIRE FAR EMERGERE E ACQUISIRE NUOVE ABILITÀ, con l’interazione con l’ambiente inteso in senso lato: spaziotempo di gioco, compagni, staff. RICHIAMO UN’ULTERIORE VOLTA L’ATTENZIONE DEI RESPONSABILI DELLE SCUOLE CALCIO SUL PROPRIO RUOLO SENSIBILE DOVENDOSI OCCUPARE DEL “GIA’ FATTO” E CORRERE AI RIPARI PER IL” NON FATTO”.
QUESTE saranno le questioni di cui occuparsi PRIMA di addentrarsi nel contenitore denominato GAME MODEL in cui convergeranno le idee chiare e definite non destrutturate e non concluse del Mister in tema di organizzazione, di possessi palla, smarcamenti, prese di posizione, comportamenti nelle fasi di transizione con palla, senza palla nelle Intra-Transizioni. I vari spazi di gioco non più euclidei, traffico e duelli ( termini inflazionati di questo periodo, tanto da far barcollare la famigerata resilienza! ), strategie operative, distanze metriche dei giocatori
Lo STAFF dovrà riflettere sul fatto che il NUOVO SISTEMA che si sta creando in questa NUOVA STAGIONE determinerà in maniera importante, a partire dal periodo iniziale, le scelte e il comportamento successivo. L’analisi che verrà avviata in questo periodo sensibile ma temporalmente ampio, i dati le osservazioni ed i riscontri torneranno poi utili nel futuro per far fronte a cali prestativi o eventuali carenze individuali e collettive. Inoltre è in questo momento che si getteranno le basi per quello che in un articolo del 2009 chiamavo il PIN DI SQUADRA, una sorta di vantaggiosa memoria collettiva in cui CDD, TRX, accelerazioni per arrivare prima sulla palla, dribbling, isoinerziali, rondos, test allenanti o qualsiasi elemento lo staff ritenga strumentale all’uopo VENGONO FUSI nello sforzo condiviso che valorizzerà e farà emergere come utili le qualità individuali ( specialmente quelle che nei manuali di preparazione pre-campionato non vengono nominate come la DETERMINAZIONE, la CAPACITÀ DI SAPER LEGGERE E SCRIVERE IL GIOCO, L’ORIGINALITÀ nell’IDENTITÀ, il SESTO SENSO, la MENTALITÀ ma anche come indicato da Julio Velasco in una recente intervista olimpica, qualità umane palpabili come controllare l’ansia, rifuggire le aspettative poco realizzabili, vivere il presente al meglio). Renderà di conseguenza riconoscibili e quindi anticipabili in campionato le circostanze di gioco. Non solo individualmente ma anche collettivamente. Alle quali circostanze, avendone contezza, la squadra riuscirà a far fronte in maniera efficace.
In un recente webinar uno di quei Mister che incontrare fa bene al movimento calcio perché pone domande che ti spingono avanti per una bella fetta di strada, sollevava il problema della valutazione del carico. Insomma come capire quando basta e quando non basta in ottica sistemica? Come già dicevo, nella complessità si rivela molto più importante la qualità di un percorso che non la quantità. Qualità che si riconosce attraverso le scelte del giocatore quindi l’osservazione è tutto perché è la situazione stessa che va letta e offre la misura delle cose. Essendo la gara il nostro punto di riferimento nel PRECAMPIONATO si procede necessariamente a vista per la ricostruzione di scenari. Per questo si può fare appello ad alcuni parametri che sommariamente anticipo :
–AUTO-ORGANIZZAZIONE Si esaminano e valutano le singole potenzialità in prospettiva longitudinale da cui emergono alcuni aspetti interessanti relativamente all’autonoma capacità di comprendere, decidere, risolvere. Comportamenti emergenti. Risoluzione delle azioni. Emergenza dai vincoli.
–INTERAZIONE: Quanti elementi sono coinvolti nello spazio di fase? Se ad una manovra pensata in base ad un principio di gioco, di 4 giocatori ne partecipano 3, facilmente bisognerà ripensare e rivedere il percorso. La valutazione evidenzia come anche il portiere ad esempio dislocato altrove possa a pieno titolo rientrare, in base alla sua continua capacità attentiva, nella valutazione dell’interazione.
–CORRELAZIONE Chi gioca meglio per occupare? Chi occupa meglio per giocare? Chi sa riconoscere meglio quello spazio? Chi trae vantaggio da quello spazio? Chi crea vantaggio per gli altri al fine della dinamicità interna? Timing, rapidità, capacità di transeare, densità delle connessioni.
–CONGRUENZA fra complessità esterna e interna, capacità organizzative dimostrate e prestazione, capacità di stare sul pezzo, comportamento emergente della squadra
–ENTROPIA capacità di condurre alcuni stati di “disordine” insuccessi, frustrazioni, verso l’organizzazione di stati interiori di maggiore “ordine” autostima, autodeterminazione, motivazione).
Una sessione di allenamento può dare sollecitazioni differenti a seconda dell’INTENSITÀ DELLO SFORZO richiesto, che non sarà uno sforzo a secco, del VOLUME e quindi della DURATA DELLO STIMOLO. STIMOLO che sarà sempre inerente al modello di gioco, rispettoso del rapporto lavoro-recupero all’interno dell’esercitazione o della sessione e anche condizionato dalla calendarizzazione del carico. Non si potrà più ragionare in termini di carico esterno e carico interno come è stato spesso effettuato finora, inscindibili come natura detta.
Non potrà essere sufficiente la quantificazione oggettiva attraverso i mezzi utilizzati nell’allenamento come distanze percorse, numero di ripetizioni, chilogrammi alzati, velocità espresse, accelerazioni e decelerazioni. Il nostro sguardo dovrà cadere sulla COMPRENSIONE DI SCHEMI, SUL SAPER FARE COSE TIPO SMARCARSI, AGGUANTARE LA POSIZIONE, VINCERE I CONTRASTI.
E ancora SAPER INTERPRETARE LE VARIE FASI, MUOVERSI IN ADEGUATO TIMING, ESSERE EFFICACE, FARE GOAL O EVITARE GOAL. Avere sempre in mente i principi di gioco, PIN DI SQUADRA che innescheranno comportamenti collettivi, motori per quella Intelligenza intuitiva utile alla comprensione delle situazioni.
Ogni sistema calciatore ha già in sé tutto quello che serve per dare vita al gioco. Lo spazio da occupare si dilata e si restringe sempre in funzione della circostanza, ma la forma della squadra pur ripetendosi senza ripetere le stesse scelte, sarà riconoscibile nei cambiamenti continui. La questione apre uno scenario decisamente interessante, quello della valutazione da parte dello Staff del proprio lavoro specialmente quando con il lavoro programmato e svolto non si è riusciti a star dentro al modello prestativo, si è andati fuori tema e i risultati non arrivano. E’ ovvio che in base alla premessa, uscire dagli steccati dei parametri fisiologici è d’obbligo in quanto l’allenamento è un fenomeno articolato, da valutare nella pratica esperienza quotidiana e da considerare un progetto che è, già in partenza, unico, originale, irripetibile e non sovrapponibile ad un’altra realtà umana, anche analoga, ad un differente contesto.
Cosa deve contenere quindi la valigia del giocatore per arrivare attrezzato a destinazione e oltre? La preparazione precampionato è, come detto, necessariamente incentrata su un’idea standard di partita, ma poi cosa davvero incontrerà la squadra in campionato? Davvero pretendiamo di poter controllare tutto questo, o peggio di poterlo scomporre o addirittura di arrivare ad ignorarlo ? come valutare il singolo nel complesso ?
Spero prossimamente di riservare, in un articolo dedicato, una cura adeguata dell’argomento relativo al carico dell’allenamento -Training Load ma in generale all’ostico problema della valutazione da parte di Mister e Staff intanto anticipo qualcosa che già nella fase di pre-season potrebbe tornare utile in chiave di AUTOVALUTAZIONE dell’insieme delle sollecitazioni funzionali provocate dal gioco in un determinato periodo di tempo; al termine della seduta di allenamento ho sempre trovato utile sottoporre ai giocatori la SCHEDA TEST RPE che trovate qui sotto, con allegata spiegazione, modelli reperibili ovunque.
SCALA RPE (Rate of perceived exertion)
La scala RPE o stimata percezione dello sforzo è una scala metrica modificata utilizzata per auto-misurare lo sforzo durante un allenamento. Pur con dei limiti, non essendo ovviamente passibile di validazione, la scala fu originariamente sviluppata dallo scienziato Gunnar Borg e costruita attorno a un intervallo di frequenza cardiaca, dato genetico. .
La scala RPE consente una stima dell’impegno percepito dall’atleta durante la sessione di allenamento, di valutare cambiamenti quotidiani basandosi su fattori ambientali esterni e la capacità del giocatore di auto-valutarsi. Proprio perché questi indici si affidano alla percezione personale, la capacità di valutazione si sviluppa con l’esperienza pratica e con il confronto con lo staff e con la squadra per identificare la percezione soggettiva dello sforzo riguardante la seduta appena svolta rispondendo ad una semplice domanda: COME HAI PERCEPITO IL TUO SFORZO NELLA SEDUTA?
Il carico di allenamento o Training Load (TL), si ottiene poi moltiplicando il valore indicato dall’atleta per il tempo della sessione di allenamento. Inizialmente ideata per evitare l’incorrere di sindromi da sovraffaticamento, overreaching e overtraining, potrebbe rivelarsi uno strumento utile per monitorare il lavoro sia nel PRECAMPIONATO che durante l’anno. La scala si dovrebbe utilizzare dopo un periodo di familiarizzazione utile per chiarire con i giocatori cosa valutare e perché auto-valutarsi, per imparare a comprendere e comunicare i livelli di fatica da parte del giocatore che dovrebbe autovalutarsi singolarmente circa 15 minuti dalla fine dell’allenamento, per far si che non si inneschino tutti i
meccanismi della fatica post-, per garantire la privacy, per evitare il self presentation bias. Va chiarito infatti che l’autovalutazione non ha niente a che fare con l’idea di verifica e ovviamente non esiste una risposta giusta.
Il monitoraggio della RPE va fatto quotidianamente da parte dello staff: basterà poi utilizzare un foglio Excel su cui inserire il valore del carico ottenuto per ottenere un grafico individuale. Ciò fornirà una chiara visione del singolo ma anche della squadra in un determinato periodo di tempo. Questo strumento potrebbe costituire una valida indicazione per la differenziazione dei carichi tra giocatori, per constatare l’ intensità dei carichi allenanti post hoc e scegliere l’alternanza degli stimoli. Ripercorrere inoltre con la memoria il lavoro appena effettuato potrebbe rivelarsi utile per la consapevolezza e la coscienza delle azioni del giocatore stesso. Questo tipo di valutazione ha un valore longitudinale monitorando i valori nel tempo e ovviamente non di confronto trasversale tra atleti. E’ capitato in passato che alcuni metodologi cercassero di quantificare matematicamente e validare scientificamente lo strumento. E’ chiaro che la questione rasenta il ridicolo.
Mi saltellano davanti le atlete della ginnastica artistica per le quali l’Olimpiade è il momento clou: a loro stesse e ai propri allenatori non importa tanto il resto, quanto arrivare in giusta forma per questo imprescindibile appuntamento. Molte eseguono al meglio ma nonostante la disciplina closed in cui la variabile è bassissima, alcune commettono errori, tralasciano dettagli, cadono, non performano secondo le aspettative. Senza remissione. Le infinitissime variabili dello sport di squadra trascinano ancor più il giocatore, la squadra, lo staff in oceano aperto dal quale dovranno riemergere senza annegare ogni settimana. Ed è per questo motivo che sia la PREPARAZIONE PRECAMPIONATO che OGNI ALLENAMENTO dovranno essere TRASFORMATIVI: non ci si dovrà occupare solo di giocatori in perfetta forma intendendo FORMA IN CHIAVE EMBODIED, utile incastro nel modello prestativo.
Sarebbe facile la valutazione in questo caso. Il calcio ha invece bisogno di GENTE CAPACE DI GIOCARE BENE, di far fronte a quell’IMPREVEDIBILE che solo in partita potrà accadere. Per farlo l’unico mezzo per lo staff è far confluire nei frammenti di gioco che andrà a proporre nelle sedute di allenamento, contesti, scenari o ambientazioni per far emergere FUNZIONI utili in partita e comprendere il gioco nel suo insieme. Quando parlo di frammenti non intendo ovviamente frammentazione: immagino un PRECAMPIONATO senza l’isolamento analitico degli elementi con lo scopo di “capirli meglio” divisi e poi riassemblati, ma set semplificati a complessità ridotta in cui tutti gli elementi del gioco troveranno sempre adeguato collocamento. Il saggio e competente contributo che potranno dare Mister e staff a questa RICERCA PRECAMPIONATO fatta dagli stessi calciatori sarà quindi quella di riuscire a manipolare adeguati vincoli utili per trasformare quei 25 ragazzi lì in QUOTE DI FUTURO. In un ambiente NO FEAR in cui la squadra sarà incoraggiata a sperimentare movimenti e situazioni che, permettendo anche la TRASGRESSIONE DELL’ ERRORE ed il DUBBIO, potranno declinare TRADIZIONE con MODERNITÀ. Perché sono certa che l’eredità calcistica italiana di cui ci dovremmo riappropriare prima o poi in chiave di IDENTITÀ, dovrà costituire il LUOGO DEL FUTURO risvegliando PASSIONE per il SENSO DEL GIOCO in chi ha scelto di praticarlo. STAY TUNED
Bio: Simonetta Venturi
Insegnante di Scienze Motorie.
Tecnico condi-coordinativo in diverse scuole calcio e prime squadre del proprio territorio ( Marche )
Ha collaborato con il periodico AIAC L’Allenatore, con le riviste telematiche Alleniamo.com, ALLFOOTBALL.
Tematiche: Neuroscienze, Neurodidattica
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Complimenti!