OLIMPIADI – CALCIO: ALLA FINE VINCE ANCORA LA SPAGNA

Erano delusi i due venditori ambulanti, padre e figlio, che ogni giorno incontro al mare e che con il loro carretto pieno di qualsiasi cosa battono la battigia della spiaggia. Ne sanno di calcio e mentre il ragazzino mi gonfiava la ciambella riferiva di una partita sfortunata, di un sogno spezzato, perché aveva davvero sperato che il suo Marocco potesse battere la Spagna e vincere la medaglia d’oro ai Giochi di Parigi.

Ma i marocchini guardano avanti, si consolano con il fatto che organizzeranno la Coppa d’Africa del 2025 e il Mondiale del 2030, in coabitazione con la Spagna. Peccato però, per un attimo Egitto e Marocco hanno fatto sperare in un ennesimo miracolo del Continente africano, riaccendendo l’orgoglio dell’Africa che passa spesso sotto la dicitura di panafricanismo, un concetto riduttivo e per nulla totalizzante, ma che nello sport riesce a riunire popoli differenti. Ciononostante, la loro bella figura, Egitto e Marocco, l’hanno fatta e sono arrivati a giocarsi vis a vis la medaglia di bronzo, un successo per il movimento calcistico africano dal quale si chiede sempre qualcosa in più.

Intanto i miei cari amici ambulanti avranno esultato vedendo trionfare i loro Leoni dell’Atlante che hanno sbranato i Faraoni per 6 a 0, questi ultimi giunti scarichi e delusi dopo la sconfitta contro la Francia per 3 a 1.

Cosa ha detto nel complesso il torneo olimpico? Che intanto sono mancate alcune nazionali importanti come Brasile e Germania, che avevano animato le edizioni immediatamente precedenti, senza considerare la nostra assenza che forse di questi tempi di crisi non merita affatto considerazione.

Ma va chiarito anche che i posti disponibili nel torneo olimpico sono divisi in maniera pressoché identica tra tutte le confederazioni calcistiche e che gli slot a disposizione per l’Europa si riducono ai minimi termini, della serie ci devono essere tutti.

Ha detto poi che l’Europa ha rotto l’egemonia dell’America Latina, Messico compreso, che vinceva il torneo dal 2004 e che ancor prima ha visto la parentesi africana con i successi storici e inaspettati di Nigeria e Camerun.

L’ultima vittoria di una nazionale europea risaliva a ben trentadue anni fa, guarda un po’, proprio con la Spagna allorquando in terra di Catalogna vinse il suo primo oro olimpico. È stata infine una competizione vera e, a volte, dimentica dello spirito olimpico, segnata da clamorose sviste arbitrali e da polemiche come è avvenuto nella partita tra Marocco e Argentina durante la quale l’inno della Seleccion era stato fischiato dai marocchini e l’arbitro Glenn Nyberg si è reso, suo malgrado, protagonista in negativo. Dopo l’invasione dei turbolenti tifosi africani, il fischietto svedese ha sospeso la partita per due ore. Alla ripresa del match, dopo che il VAR ha ravvisato  con colpevole ritardo un presunto fuorigioco nel pareggio argentino, Nyberg ha consultato i monitor ed ha annullato il gol scatenando le animose proteste della squadra di Mascherano. Non proprio decoubertiano il finale della gara tra Francia e Argentina, culminata con la rissa tra giocatori a causa dei cori razzisti dei tifosi dell’Albiceleste nei confronti dei giocatori di colore francesi.

Una massima celebre di Gary Lineker dice che il calcio è un gioco semplice, fatto di ventidue uomini che rincorrono un pallone per novanta minuti, e alla fine la Germania vince. Oggi dovrebbe essere rivisitata quella celebre citazione nella sua parte finale.

Vince sempre la Spagna.

La Francia avrebbe voluto celebrare con una vittoria una doppia ricorrenza: i quarant’anni dalla vittoria del primo europeo, vinto proprio contro la Spagna al Parco dei Principi, grazie anche alla famosa papera di Arconada, e la vittoria della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles. Di questi tempi la Spagna è l’invitata meno ideale per le celebrazioni e le ricorrenze e penso che i francesi lo sapessero.

Thierry Henry è riuscito a costruire un gruppo di fous, di pazzi, che ha messo in evidenza le individualità di Olise e Matete e che si è affidato all’esperienza di Lacazette. Il minimo, l’accesso in finale, l’ha raggiunto con un percorso netto. La Spagna aveva senz’altro nel mirino la finale per l’oro che è pervenuto con il secondo posto nel girone, dietro all’Egitto con cui ha perso, ma non dando scampo poi a Giappone e Marocco, con Fermin Lopez in gran spolvero e alla ricerca di una doppietta leggendaria, Europeo e Olimpiade. E così, la finale tra Spagna e Francia è stata la rivincita della semifinale di EURO 2024, e se vogliamo della finale giocata nello stesso stadio quarant’anni fa, ma soprattutto l’epilogo più logico alla fine di questo torneo, tra due movimenti in grande spolvero.

La Francia parte bene e va in vantaggio con Millot che approfitta di una corta respinta di Baena e calcia senza grosse pretese verso la porta di Arnau Tenas che si fa sorprendere. Lo spirito di Arconada pare aleggiare ancora sul Parco dei Principi e tormentare il povero portiere delle Furie Rosse. Ma quella era un’altra storia perché la Spagna è una squadra capace di ribaltare qualsiasi situazione, anche i ritorni ciclici. E accade proprio questo dal 18’ al 28’: la Spagna pareggia e porta dalla sua parte la sfida con Fermin Lopez e allunga con Baena su punizione. Il primo tempo si chiude 3 a 1 per la Roja.

Nella ripresa tutti gli spettatori francesi allo stadio e non solo attendono l’arrembaggio dei Galletti ma sono attacchi confusionari, che producono tuttavia una traversa con Mateta e mettono alla prova Arnau. Gli iberici in maglia gialla sembrano controllare e si avvicinano al triplice fischio con grande fiducia. La svolta arriva al 78’: un tiro di Olise viene deviato dal compagno Akliouche e riporta i francesi in carreggiata. La rimonta si completa al 90’ inoltrato quando il VAR concede il rigore per i padroni di casa che Mateta, giocatore del Crystal Palace, realizza. Il Parco dei Principi si ravviva e crede nel successo, ma prima dei tempi supplementari è ancora la Spagna con Turrientes a dire che non è d’accordo colpendo una traversa clamorosa. Nel primo tempo supplementare Camello sfrutta un assist geniale di Bernabé e con un colpo sotto batte Restes. Spagna avanti 4 a 3.

La Francia accusa il colpo e non produce una reazione concreta. Viene ancora punita in contropiede da Camello che chiude i conti e mette sul petto della Spagna la medaglia d’oro, la seconda della sua storia.

Niente festa al Parco dei Principi che questa volta, a dispetto di corsi e ricorsi storici, deve chinarsi alla Spagna perché il calcio sarà sì un gioco semplice, ma oggi come oggi vincono gli iberici.

E allora, arrivederci a Los Angeles 2028, sperando che gli Azzurri possano tornare a giocare alle Olimpiadi e vincere una medaglia.

BIO: Vincenzo Pastore

Pugliese di nascita, belgradese d’adozione, mi sento cittadino di un’Europa senza confini e senza trattati.

Ho due grandi passioni: il Milan, da quando ero bambino, e la scrittura, che ho scoperto da pochi anni.

Seguire lo sport in generale mi ha insegnato tante cose e ho sperimentato ciò che Nick Hornby riferisce in Febbre a 90°: ”Ho imparato alcune cose dal calcio. Buona parte delle mie conoscenze dei luoghi in Gran Bretagna e in Europa non deriva dalla scuola, ma dalle partite fuori casa o dalle pagine sportive[…]”

Insegno nella scuola primaria, nel tempo libero leggo e scrivo.

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