Facciamo chiarezza.
Quando perdevo le partite in cortile non ero simpaticissimo.
E da allenatore mi sono mantenuto tale, mi scoccia molto perdere come i miei giocatori possono testimoniare.
Chiaramente si gioca per vincere, chiunque può capire che è meglio vincere invece che perdere, ma pochi capiscono che la vera domanda è COME cerco di farlo.
L’ho già scritto tante volte, si può giocare come si vuole ma con una elaborazione che non sia né banale né miserabile, perché crescere e vincere SI PUÒ anzi si deve.
Ma se il progetto di crescita è sano la vittoria non è l’ unico fine, c’è anche il percorso per ottenerla che ha la stessa importanza del risultato, perché senza questo non si vince a gioco lungo e le ” scorciatoie” che non hanno un’ anima dietro alla lunga non servono.
L’ equivoco nasce proprio da questo, nel settore giovanile io PROVO a vincere oggi (e con tutte le mie forze), ma devo dare gli strumenti al ragazzo per vincere anche DOMANI ed è qui che casca l’ asino.
Il cortocircuito avviene proprio ora, si pensa che risultato e crescita siano due rette parallele che non si possano mai incontrare e invece sono due aspetti che devono fondersi all’ unisono.
Non è eliminando il risultato o il percorso di crescita che si risolve il problema, il problema è invece saperli maneggiare entrambi con cura e con la giusta misura.
Purtroppo ed è ancora più grave, a tanti del percorso non importa nulla.
Il problema è questo, non il risultato che poveretto non ne ha proprio alcuna colpa.
Buona giornata.
BIO: Alessandro Zauli
Classe 1965.
Allenatore UEFA A.
Collaboro con la rivista Il Nuovo Calcio dal 1993 per il quale ho scritto anche 4 libri.
Ho allenato e alleno in settori giovanili dilettantistici/professionistici dal 1985.
Lavoro anche come istruttore sportivo presso la Casa Circondariale di Ravenna e coi ragazzi della salute mentale.
Dal 2009 inoltre svolgo l’ attività di osservatore per i campionati di C e D
3 risposte
Riflessioni da mente eccelsa . Il problema è che la maggioranza degli Istruttori non maneggia con cura e con la giusta misura il risultato ed il percorso di crescita .
A fine partita, che si vinca o che si perda , ci si dovrebbe chiedere : Come ho vinto? Perchè ho vinto? Come ho perso ? Perchè ho perso?
Pezzo breve ma intenso e significativo Alessandro!
Dici bene quando descrivi il
“cortocircuito calcistico” mettendo su rette parallele prestazione e risultato. Spesso è volentieri pur essendo buona la prima retta non lo è nel punteggio la seconda. Ma il segreto del calcio sta tutto nella congiunzione delle due rette:
Il Cortocircuito!
Grazie e buon lavoro!
Massimo 48
io l’ho sempre detto ci sono allenatori che giocano per se ed allenatori che giocano per i ragazzi. io a livello giovanile preferisco i secondi….i risultati sono a mio parere influenti solo per le prime squadre…nelle giovanili si deve cercare la crescita del ragazzo e bisogna provare a dare a ciascuno la sua possibilità che si vinca o si perda…..quante partite si vedono dove l’allenatore non cambia perchè non vede la panchina….bisognerebbe riformare la figura dell’allenatore delle giovanili introducendo nel percorso formativo concetti che oggi il calcio giovanile non sa neppure che esistono….