DA PIOLI A FONSECA UN SOLO REFRAIN: L’ATTEGGIAMENTO

Subito dopo Parma-Milan, in diretta sul canale tematico rossonero ho detto che sono talmente tante le cose che non hanno funzionato, da non sapere come cominciare l’analisi. L’obbrobrio difensivo, la compassata manovra offensiva, le molli geometrie a sghimbescio in mezzo al campo… Lo scoramento e la rabbia dei tifosi adesso prende di mira tutte le componenti, dalla società all’allenatore fino ai giocatori. Alla dirigenza si imputano soprattutto errori di comunicazione, oltre a una strategia di mercato discutibile, sebbene non si abbia alcun elemento per valutare i nuovi i quali – anzi – hanno impattato abbastanza bene, Pavlovic per 90′, Morata e Fofana negli scampoli giocati contro Torino e Parma (un solo punto in 2 gare abbordabili).

Il malumore è crescente, la delusione si somma all’ultimo anno e mezzo avaro di soddisfazioni al di là del secondo posto in campionato. Non solo non vi è stata traccia di progressi, in 180′ di campionato, ma anzi sembra siano stati fatti passi indietro.

E’ un fatto che, dal 3-0 al Lecce il 6 aprile scorso a San Siro (era la quinta vittoria consecutiva), i rossoneri abbiano giocato 9 partite di campionato e 2 di Europa League, vincendone una sola per 1-0 in casa contro il Cagliari. L’unica continuità tra il finale di stagione e l’inizio della nuova è dunque la modestia.

C’è però un altro vocabolo spesso inflazionato – dopo lo scudetto – da Stefano Pioli e da diversi giocatori, riesumato al Tardini nelle dichiarazioni del dopo gara di Paulo Fonseca: l’atteggiamento.

Possiamo discutere eccome delle responsabilità  dirigenziali e di quelle del tecnico, dal quale ci si aspettava una svolta nell’identità di gioco, ma il focus di oggi è sui giocatori.

L’atteggiamento è un bagaglio proprio, è un mantra che appartiene a ciascuno. Lo determinano la predisposizione mentale, il carattere, le motivazioni. Non è francamente pensabile che possano mancare ad atleti di livello internazionale, con la maglia di uno dei club più prestigiosi al mondo, con la pancia vuota dato che nessun trofeo è arrivato da quel maggio 2022. Non è pensabile e non è accettabile.

Prendete il 2° gol del Parma sabato: l’azione parte, è vero, da una sventagliata di Leao che finisce sui piedi di Valeri, pronto rilancio per Halmqvist che parte in campo aperto. Errore di Leao, ma situazione più che rimediabile: in quel momento la metà campo difensiva del Milan è occupata da 6 giocatori rossoneri (più Maignan) e 3 del Parma. Il problema è che in area arrivano un giocatore del Parma marcato in mezzo, ma Cancellieri liberissimo, solo a destra e quindi può segnare assolutamente indisturbato. Se andate a rivedere gli highlights di questa azione, osservando con attenzione la corsa degli emiliani e quella dei milanisti, troverete il significato aderente alla parola “atteggiamento”. I primi scappano, i secondi guardano.

Lasciamo perdere la condizione fisica. E’ un problema mentale, profondo, serio che va affrontato e risolto in maniera terapeutica, non ho idea se con la carota o con il bastone, ma è indubbio che sia un limite sottolineato dallo stesso Morata nelle interviste dopo Milan-Torino e che si sia palesato innumerevoli altre volte nel biennio dopo la scudetto.

La carenza di leadership, cattiveria sportiva, furore agonistico, sono limiti gravi cui non si rimedia sul mercato. Potrei citare Theo Hernandez e Loftus Cheek a Parma, oltre a Leao e all’ingresso di uno svagato Emerson Royal. Se però Fonseca si riferisce – poi – a “problemi di squadra” come spesso fece il suo predecessore Pioli, è evidente che si tratti di una carenza insita nel mantra, appunto, dello spogliatoio.

Ci vorrebbero 11 Pavlovic per grinta e determinazione, è l’unico modo per capire quanto valga e cosa possa fare questo Milan dove, come cantava Sergio Endrigo, la festa appena incominciata è già finita. 

BIO Luca Serafini: è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.

9 risposte

  1. Chapeau grande Luca!
    Elencazione delle nostre magagne che non fa una grinza.
    Timidamente sottolinerei che si corre poco o comunque meno degli avversari e questo è stato ben studiato dai nostri avversari tant’è che due semplici allenatori
    emergenti ci hanno uccellato come polli senza mangime!
    Un caro saluto.
    Massimo 48

  2. Sono d’accordo con la sua analisi,ho come l’impressione che ci siano diversi giocatori di cui non faccio il nome ma li conosciamo tutti a cui il Milan va stretto,per questo giocano senza rabbia agonistica.
    Io ricordo dei grandi campioni come Maradona oppure Messi che a parte le grandissime qualità tecniche avevano un’altra grande quantità che i nostri si sognano,la cosiddetta “cazzimma”Maradona quelle poche volte che riuscivano a togliergli il pallone dai piedi con rabbia ti correva dietro non ti mollava per niente, era un grandissimo campione era determinante segnava gol che il nostro Leao si sogna ma era umile, sempre pronto ad aiutare i compagni in campo.
    Non era la prima ballerina che balla sulle uova e si pavoneggia nel suo io ma era la star che usciva dal campo stremato, menato,ma fiero come un guerriero.l nostri hanno a malapena qualche capello fuori posto dopo aver passeggiato per il campo.
    Forse bisognava rendersi conto prima di questa situazione e cambiare quei giocatori che spesso hanno un atteggiamento passivo in campo come se a loro che si vinca o si perda non gli cambia la vita.

  3. Condivido quanto detto e aggiungo che probabilmente in estate sarebbe stato necessario investire su un tecnico più carismatico del povero Fonseca che al momento sembra essere una riedizione di Pioli in salsa portoghese

  4. Io sono un grande sostenitore che il gruppo, lo spogliatoio sia il motore di una squadra.
    Quello che non so è quanto tempo è necessario perchè questo gruppo raggiunga coesione.
    Ci sono effettivamente dei giocatori in questo Milan che – caratterialmente – sembrano relamente poco, sportivamente parlando, cattivi.
    Forse serve qualcuno che nello spogliatio “appenda” come forse ha fatto Ibra dopo bergamo.

  5. L’esonero di Pioli è stato l’inizio della fine. Pioli è un grandissimo allenatore che fa rendere al 110% i suoi giocatori. Al Milan ha fatto miracoli, anche l’anno scorso. è stato un errore da principianti esonerarlo e sostituirlo con Fonseca. Soltanto Conte sarebbe stato in grado di sostituire Pioli. Adesso, per favore, esoneriamo Fonseca e richiamiamo Pioli.
    #FonsecaOUT
    #rivogliamoPIOLI

  6. Prendo spunto dalla parte finale. Ci vorrebbero 11 Pavlovic. Miglioreremo sicuramente ma, una buona parte di questi giocatori avrà sempre a fasi alterne la cazzimma necessaria, sono proprio così. L’unico allenatore capace trasformarli sarebbe stato Conte. Attualmente sulla piazza non vedo chi a parte Allegri (non mi riferisco a schema e tipo di gioco) possa avere la personalità per impattare su tutto il gruppo.

  7. Grande Luca, condivido pienamente il tuo discorso.
    Aggierei: questa sarà l’ennesima stagione di delusione per i tifosi?

  8. Analisi condivisibile, la “cazzimma” non si compra come “l’amalgama” del presidente Massimino del Catania, ma un allenatore consapevole dei limiti vi pone rimedio. Non li hai in forma li tieni stretti e vicini (centrocampo a 3), hai solo corridori in avanti (ne metti meno e via cosi. Fino a trovare un equilibrio. Senza false speranze dichiarando che si punta allo scudetto. La media costo di ogni giocatore del Milan è 20 milioni (in questo valore si valuta anche la leadership e la grinta sportiva) e qui si torna al progetto nativo. Nelle prime 4 e poi si vende sia i giocatori che il club appena pronto lo stadio. Sempre Forza Milan

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